GIORDANO BRUNO: L’ULTIMA NOTTE

E’ proprio sul rogo, senza dire una parola, che Bruno vince la sfida di una vita, mentre gira il capo al crocefisso che il carnefice gli porge da baciare, Bruno diventa eterno, quell’immagine attraversa il tempo, luminoso simbolo della lotta ad ogni fanatismo religioso, il suo messaggio diventa universale, recepito da gente di ogni cultura e religione, monito e ricordo perenne di quello che fu la “Santa” Inquisizione.

inserito il 06 03 2012, nella categoria Giordano Bruno, Tavole dei Fratelli


Per gentile concessione del fr:. R:. Mat:. della R:. L:. Felsinea, nr. 846 all’Oriente di Bologna.

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La pesante porta si chiuse alle sue spalle, rabbrividì…come fosse la prima volta che la sentiva… mentre sarebbe stata l’ultima, la sentenza era ormai pronunciata e la risposta data ai suoi carnefici…“tremate più voi nel pronunciarla che io nell’ascoltarla”… gli sembrava già lontanissima.

 

Si accucciò in un angolo, e guardando quella porta ritornò con la mente a quante soglie aveva varcato, si rivide bambino su quella di casa e rivide …con commossa simpatia l’ambiente che la circondava, le rovine del castello, gli ulivi e di fronte il Vesuvio, sorrise ricordando la sua convinzione di allora, che oltre quella montagna non vi fosse più nulla al mondo, e l’insegnamento che ne trasse dopo averlo esplorato: “non basarsi  esclusivamente sul giudizio dei sensi, come faceva, il grande Aristotele, imparando soprattutto che, aldilà di ogni apparente limite …   vi è sempre qualche cosa d’altro”-

 

Rivide la prima volta che varcò la soglia del convento di San Domenico Maggiore per farsi frate… “S.Domenico Maggiore, dove  in soli 3 anni erano state emesse 18 sentenze di condanna per scandali sessuali, furti e financo omicidi…”  e quando dopo poco tempo dopo invitò un novizio a gettar via la Historia delle sette allegrezze della Madonna, una modesta operetta devozionale  di Bernardo di Chiaravalle, e a sostituirlo  magari con lo studio della Vita de’ santi Padri di Domenico Cavalca.

Episodio che, pur conosciuto dai superiori, non provocò sanzioni nei suoi confronti, malgrado ciò dimostrasse chiaramente come egli fosse del tutto estraneo alle tematiche devozionali controriformistiche.

Tuttavia, la possibilità di formarsi una cultura non mancava certo in quel convento, famoso per la ricchezza della sua biblioteca, ma dove, come negli altri conventi, erano vietati i libri di Erasmo da Rotterdam che però in parte si procurò, leggendoli di nascosto, come di nascosto lesse di tutto da Aristotele a Tommaso d’Aquino.

E rivisse quel dialogo con frate Agostino da Montalcino, le sue considerazioni sull’arianesimo… “Ario diceva che il Verbo non era creatore né creatura, ma medio intra il creatore et la creatura, come il verbo è mezzo intra il dicente et il detto… essagerandomi sopra questo… per il che fui tolto in suspetto et processato”.

Da li la fuga da Napoli a Roma, dove poco dopo venne a sapere che nel convento di S. Domenico avevano trovato tra i suoi libri opere di san Giovanni Crisostomo e di san Gerolamo annotati da Erasmo e che quindi, si stava istruendo contro di lui un processo per eresia.

Fu l’inizio delle infinite peregrinazioni, a Genova, Venezia, Padova, Brescia, Brescia con l’incontro nel convento Domenicano di quel monaco «profeta, gran teologo e poliglotta», sospettato di stregoneria per essersi messo a profetizzare, ricorda come lo “guari” così da permettergli di tornare… “il solito asino”.

E dopo quando si rimise il saio dopo esserselo tolto, e quando a Ginevra  di nuovo lo ripose per farsi Calvinista, che in realtà fu indifferente a tutte le confessioni religiose: …“et sarei stato cattolico in Italia, calvinista in Svizzera, anglicano in Inghilterra e luterano in Germania, nella misura in cui una religione non fosse limite alle convinzioni mie filosofiche, et alla libertà di professarle… perché niuna religione è buona”

Niuna religione è buona…ma non negò mai l’esistenza di “Dio”, anzi,    per lui la luce divina era la sostanza assoluta che pervadeva l’universo, senza la quale… “non sarebbero esistite ne la semplice sostanza, ne gli esseri composti”… e gli rimbalzavano alla mente le tante cose che su questo aveva scritto,  che la chiave o codice dei segreti dell’essere, andava cercata all’interno del mondo,all’interno dell’uomo: … “cossi siamo promossi a scoprire lo infinito effetto della infinita causa, il vero e vivo vestigio de l’infinito vigore; ed abbiamo dottrina di non cercare la divinità rimossa da noi, che la abbiamo appresso, anzi, di dentro”…

Quello che oggi definiamo Panteismo, una religione che identifica Dio col mondo, con la natura stessa,in contrasto sia con i “teisti” che con gli “atei”.

E poi, quando lasciata Tolosa per Parigi, dove  per la fama aquisita viene chiamato a corte dal re Enrico III: … “ ricercandomi se la memoria che havevo et che professavo era naturale o pur per arte magica; al qual diedi sodisfattione; et con quello che li dissi et feci provare a lui medesmo, conobbe che non era per arte magica ma per scientia, et con questa occasione mi feci lettor straordinario et provvisionato”..

O in Inghilterra dove ad Oxford insegnava agli studenti le teorie di Copernico, in radicale contrasto con quei conservatori che le giudicavano solo “ingegnose ipotesi”.

In quel momento si trovò a pensare cosa sarebbe stato delle sue opere, del suo pensiero, di una vita dedicata allo studio del grande mistero che tutto accomuna; l’inquisizione  avrebbe sicuramente cercato di “bruciare” la sua opera con lui, di stendere un velo d’oblio affinchè tutto fosse dimenticato, già aveva saputo della mordacchia che i  carnefici gli avevano preparato  ” che quella lingua nemmeno sul rogo si doveva sentire” …

… Ma è proprio sul rogo, senza dire una parola, che Bruno vince la sfida di una vita, mentre gira il capo al crocefisso che il carnefice gli porge da baciare, Bruno diventa eterno, quell’immagine attraversa il tempo, luminoso simbolo della lotta ad ogni  fanatismo religioso, il suo messaggio diventa universale, recepito da  gente di ogni cultura e religione, monito e ricordo perenne di quello che fu la “Santa” Inquisizione.  

Poi si fece l’alba …e la porta si aprì

R:. Mat:.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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    […] Giordano Bruno: il filosofo che s’illuminò d’immenso. Dopo quattro secoli siamo ancora qui ad assistere alle conseguenze violente dei fanatismi religiosi, discriminazioni, violenze, guerre, scatenate in nome di Dio. – Ma è proprio sul rogo, senza dire una parola, che Bruno vince la sfida di una vita, mentre gira il capo al crocefisso che il carnefice gli porge da baciare, Bruno diventa eterno, quell’immagine attraversa il tempo, luminoso simbolo della lotta ad ogni fanatismo religioso, il suo messaggio diventa universale, recepito da gente di ogni cultura e religione, monito e ricordo perenne di quello che fu la “Santa” Inquisizione. – Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo. L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo. ” Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla.” [Giordano Bruno – 1548, Nola – 17 febbraio 1600, Roma] https://www.loggiagiordanobruno.com/20120306-giordano-bruno-l’ultima-notte.html […]

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