Il “Progresso” Massonico

progresso

Tavola del fr:. A:. Mu:.

L’idea prevalente di Progresso che ho inteso nei miei passi massonici, dalle tante tavole dei fratelli che ho ascoltato nella mia ed in altre logge, è essenzialmente legata ad un concetto di Passato (o Tradizione) che contiene in sé anche il Futuro. Ovvero una mitologia delle Origini secondo la quale i primi illuminati della storia avrebbero già intuito e compreso le chiavi dei grandi segreti dell’esistenza e del progresso, chiavi che si sarebbero in seguito spezzate (la “parola perduta”) per il prevalere di poteri profani oscurantisti e idolatri, che avrebbero perseguitato gli stessi illuminati, i loro Misteri e le loro scuole iniziatiche, provocando appunto una drammatica interruzione nella trasmissione (allora prevalentemente orale) degli Antichi Saperi, che da allora sono stati celati in Simboli e Riti Segreti.

Antichi Saperi che Scienza e Filosofia in ogni epoca successiva hanno sempre faticosamente tentato di recuperare, con una ricerca che ha comunque assunto connotati sempre più “centrifughi”, come quelli di una cometa che racchiude e porta con sé, nella sua scia, tutto il Passato, dirigendosi a tutta velocità verso un Futuro sempre più lontano dalle originarie “Colonne d’Ercole” del genere umano.

E’ questa distanza fra Origini e Futuro che talvolta stordisce noi massoni, e quanti, anche al di fuori delle logge, sono convinti che senza la salvaguardia di precisi valori la folle corsa del Progresso potrebbe spingerci troppo oltre, verso catastrofici incidenti di percorso (nessuno in fondo può darci alcuna garanzia di sopravvivenza di questa civiltà, e dell’intero genere umano, che fra l’altro ha già una data di scadenza certa, più o meno fra altri quattro miliardi di anni, quando l’implosione del Sole cancellerà definitivamente il nostro pianeta da questo angolo della galassia).

Non a caso, nelle logge, all’inizio di ogni tornata, si ripete costantemente che il lavoro del massone deve sì essere teso al Progresso, ma non può mai separarsi dal Bene dell’Umanità.

Si lega a questo connubio (Progresso e Bene dell’Umanità) anche un concetto implicito di Sacralità della Scienza, ovvero di “Ritmi Sacri” dell’acquisizione ed elevazione del sapere umano.

Lo scienziato non può nutrirsi solo di formule e concetti tecnici: deve anche maturare adeguate conoscenze umane e spirituali che lo rendano conscio del suo legame e dei suoi doveri verso l’intera umanità.

Un Ritmo sacro ed esistenziale che prevede appunto un momento per apprendere ed assorbire, un momento per realizzare e restituire, un momento per fare posto a chi ci seguirà, per divenire consapevolmente “humus” delle nuove generazioni.

Nascere, Crescere, Morire.

Divenire Apprendista, poi Compagno, infine Maestro.

Senza una crescita armonica del proprio sapere scientifico e della propria umanità (“esperienze di vita vissuta”), aumenta moltissimo il rischio di sprofondare nel lato oscuro della scienza sconsacrata e di generare “mostri”, ovvero scoperte che l’Uomo potrebbe avere serie difficoltà a gestire senza “farsi male”, anche molto gravemente, addirittura fatalmente.

Pur essendo ammaestrati fin dal secondo grado al “rischio” delle nuove idee, ma anche al riconoscimento ed alla “rettifica degli errori” (questo il significato, o uno dei significati, del passo da Compagno), raramente la Massoneria è uscita dal binario del progresso scientifico e sociale collegato alla rotaia della Tradizione e del ritmo sacro (ternario) dello sviluppo individuale degli iniziati.

Solo nel Secolo dei Lumi e dell’Enciclopedia la Massoneria si è in parte sbilanciata puntando tutto, o quasi, sulla forza della Ragione, creduta sempre benevola e foriera di progresso positivo dell’Umanità.

Da qui il grande impulso vissuto dalle scoperte scientifiche e dalle innovazioni tecnologiche fra XVIII e XIX secolo, celebrato con l’apoteosi del famoso “Ballo Excelsior”.

Un irruente e salvifico Progresso Scientifico che si voleva promotore anche del Progresso Sociale. Sono gli anni delle grandi rivoluzioni, delle grandi speranze, ma anche degli eccessi che da esse degenerano.

La Massoneria introduce nei suoi templi, proprio allora, il famoso trinomio “Libertà, Uguglianza, Fratellanza” ritenendolo la fonte ispiratrice della palingenesi di una società d’ora in poi più felice e democratica. Ma sappiamo bene che non sarà così.

Un esoterista fortemente legato alla più ortodossa tradizione iniziatica come Arturo Reghini ha sempre considerato il Trinomio di fatto un’impostura romantica. Per Reghini la Massoneria deve creare Uomini Illuminati, e non Società Perfette.

In quegli stessi tempi assistiamo infatti al sorgere di ideologie politiche e sociali, con pretese salvifiche e totalitarie, che nei decenni successivi avrebbero fatalmente travolto interi popoli, utilizzando contro di essi le medesime scoperte scientifiche (in gran parte messe al servizio del Dio della Guerra). E si è arrivati così al Secolo Breve (il ‘900), il più sanguinoso della storia del genere umano.

C’è un autore, legato alla massoneria, che più di ogni altro ha interpretato l’ebbrezza del progresso scientifico nel secolo d’oro delle grandi scoperte e delle grandi invenzioni: Jules Verne.

Ma a dispetto della sua aura fantascientifica e visionaria, Verne, fortemente ispirato dal mito rosacrociano e dalla teosofia, certamente cultore degli antichi misteri, nei suoi viaggi sulla Luna, sotto i Mari, o al Centro della Terra, non ha fatto altro che celare simbologie di viaggi e misteri iniziatici ancestrali (come il Mito della Terra Cava). Verne ha in pratica impersonato il tipico “progressista” massonico: ultramoderno ed al tempo stesso ultratradizionale.

Ma è proprio questo il modello di Progresso che noi massoni moderni sentiamo più “nostro”: guidare verso il futuro, guardando costantemente lo specchietto retrovisore?

Come immaginiamo, come vorremmo rappresentare il Progresso Massonico? Con che foggia? Con quali principi?

Facciamo un esempio: l’attuale progresso scientifico sta galoppando verso l’intelligenza artificiale. Ci sono però scienziati, come Hawking, che da tempo ci mettono in guardia contro il rischio di un vero e proprio esproprio del genere umano da parte di macchine senzienti. Se condividessimo questa paura, questo rischio, ed avessimo il potere, o quanto meno l’influenza per frenare questo “progresso” ritenuto tanto pericoloso, cosa faremmo? Andremo contro i nostri principi di paladini del libero pensiero e della  libera ricerca, ponendo freni e divieti al cammino della Scienza?

In poche parole tradiremo noi stessi, per essere o rimanere noi stessi? Ci batteremo contro il Progresso, o ne accetteremo fino in fondo la sfida?

Sappiamo bene quanto è difficile cercare di portare nel mondo la luce della saggezza, della bellezza e della forza… e se all’Oriente ci fosse una venerabile intelligenza artificiale?

a:. mu:.

Ottobre 2016 e. v.

 


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