Rime di Loggia

IL TEMPIO RITROVATO

 

Basta,

finito…

Le carte nautiche,

il sestante

gettati sulla spiaggia.

Le mani indolenzite

a riparar gli occhi dal sole.

 

Appoggiato ad un tronco bianco

perdo lo sguardo

nell’azzurro cielo.

 

I miei compagni

ritrovano le forze,

recuperano sguardi,

pose,

espressioni

a loro consuete.

 

La tempesta è passata.

L’urto,

lo spavento

ci ha nascosto le stelle,

rubato la luce dagli occhi,

dal cuore.

 

Ma

negli stessi sguardi,

negli stessi cuori

abbiamo ritrovato la forza,

la volontà

che solo un fratello,

un amico,

un compagno

ci può dare.

 

Ritroviamo, ora,

le nostre stelle.

Ritroviamo, ora,

la luce

che avevamo perso.

Ritroviamo, ora, noi.

 

Noi…

che siamo tornati

a casa

e aspettiamo la notte.

 

M:. R:.

(8 Gennaio 2013)

 

ARGONAUTI

.

Coltivando l’ortica dei ricordi trovo,

in fondo alle tasche,

sabbia e conchiglie rotte.

.

Nel lento trascorrere

di una vita senza senso

attendo

seduto sulla rena

di una spiaggia ventosa e vuota.

.

Raggi di sole filtrano

fra nuvole pesanti e scure

come pastrani umidi… freddi.

.

Qui, così

attengo gli Argonauti,

i miei compagni di viaggio.

Un viaggio di cui stento

a trovare il senso

ma che senso trova nel suo viaggiare.

.

Compagni…

con cui condividere

sciogliere e coagulare

un sentire comune.

Calcolare e percorrere

una rotta comune.

.

Partiamo

stretti in un abbraccio.

Il coraggio non ci mamca,

una stella non ci manca.

M:. R:.

(28 Ottobre 2011)

.

.

.

ANNI

.

Non  metto ordine

nella soffitta dei ricordi.

Anni…

in cui accantoni

affastelli

accumuli

attimi, sorrisi e sguardi,

risate, sospiri e amori.

Lacrine,

dolori profondi.

.

Dal tavolato sconnesso del tetto,

in grazia dell’0ra e dell’età,

raggi di sole filtrano

illuminando qua e là

un attimo di vita.

.

In questo profumo di legno,

polvere e carta,

assaporo la casualità della scelta

sorprendendomi, sempre,

nel ritrovare, fra altre,

sensazioni profonde

che danno senso

al mio essere.

Io e te,

prima o poi,

 ci troveremo qui.

 

M:. R:.

(28 Ottobre 2011)

.

.

.

FUTURO

 

Un era sta per finire,

un’altra sta per cominciare,

molte altre l’hanno preceduta.

Imperi sono crollati,

l’uomo ha costruito molte case

che fortunali hanno abbattuto.

Ha concepito molte ideologie

la lava della storia

le ha fossilizzate.

Non inveire,

non impietosire,

accendi la speranza.

Che aspetti per levarti,

avanti, avanti

raccogli le tue forze,

occorre Davide

per vincere Golia,

non temere

abbandona la caverna,

esci alla scoperto,

è solo la tua ombra,

non quella dei Ciclopi!

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

.

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LIBERAZIONE

Se si entra si esce,

nel letto nuziale

e nella solitudine,

nell’amore

e nell’odio,

nel timore e nell’agitazione,

nel riso e nel pianto,

nella vecchiaia e nella giovinezza,

nel tempo e fuori dal tempo,

in una spirale infinita,

abbandonando la prigione circolare

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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PROBLEMI ESISTENZIALI

 

Andrò a morire sulle montagne,

ma la capra, ahimè

se n’è impadronita.

Andrò a morire nel vasto mare,

ma il pesce gigante

inghiotte l’anima tremante.

Andrò a morire nel deserto,

ma l’avvoltoio metterà

a nudo le mie ossa.

Falla meno difficile!

disse il gufo al corvo

Che importa il dove,

il quando e il perché?

se si muore, si muore e basta!

Per me se volete seppellitemi pure

nella banderuola di Garcia Lorca.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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LA NOIA

 

Chi sparge il seme di

divampante gramigna?

È la noia amico mio.

Chi scioglie la volontà come cera

al fuoco splendente del peccato?

È la noia amico mio.

Brucia pensieri

come falò di foglie secche.

Cosparge di zolfo

piaghe pidocchiose,

ferma lo slancio del giusto,

fa spuntare sulle mie mani

i fiori imputriditi dello stagno,

blocca il cuore metà sangue

e metà ferro delle città

e le riveste di vuoto sfilacciato?

Chi insinua i nostri giorni

con il popolo suo notturno

di scarafaggi e farfalle nere,

scende con legioni d’angeli seducenti,

rattoppa con pezze sgargianti il nostro lutto,

alza grate sui nostri cieli,

appanna pensieri splendenti,

eleva le cose più inutili,

soffoca in putride alghe

i nostri paesaggi marini,

scioglie le nostre disgrazie

in una limonata e storpia,

orribilmente storpia,

l’armonia più bella?

È la noia amico mio.

È la noia amico mio,

la noia gialla e viola,

ruffiana spensierata,

puttana dei nostri letti.

La noia che avviluppa città

come una piovra per ingoiarle

in uno sbadiglio immenso.

La noia filtra la nostra

sostanza nei lambicchi

e riempie tini cantanti

della nostra luce

per scaldare il vecchio cuore intirizzito.

La noia come una scarpa rotta,

sorride dalle vetrine dei negozi,

risplende nelle insegne luminose.

Questa madre dall’occhio di civetta,

profanatrice di morti e cimiteri,

che dilapida i nostri giorni.

Questo avvoltoio colorato

appollaiato su mille antenne,

Questa lucente brina corrosiva

diffusa da mille proiettori.

La noia che fuma nella sua pipa nera

radici e la nostra succosa corteccia.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

 

 

 

 

 

UNIVERSO

 

Universo sulla tua pietra dura

ho affilato le mie forze

come una spada.

Sono cresciuto del tuo silenzio,

ho bevuto la tua luce.

Di te echeggio come una conchiglia.

Di tua luce è intrisa la mia carena.

Nei miei sogni splendi,

gigante assiderato

di luccicanti estensioni,

la tua barba di fluente immenso

accarezza la mia anima nera.

Con infinita malinconia ti amo,

mentre in me risalgono i millenni,

fiumi di splendente contemplazione.

 

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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OGNI ATOMO

 

Se ogni atomo

ogni particella

ha memoria

tangibile e abbarbicata

al nostro universo.

Se tutte le signature

del sangue e della rosa

confluiscono

in un’unica memoria

senza tempo e spazio,

allora,

penso io,

il Divino

Architetto,

prima o poi,

sarà certamente

raggiungibile.

Così nell’Infinito

fluirà la mia essenza

in nuovo firmamento.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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FERRARA

 

Conosco una città

d’alte torri d’avorio

e giardini di melanconia.

Fanciulle fissate

in marmi gelidi

intrecciano danze

di bellezza statica.

Città sospesa

in un nulla di nuvola,

pallidi lampioni accendono

pensieri fulgenti,

mentre la luce danza,

vaga ballerina bianca.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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AI NUOVI CITTADINI DELL’EUROPA

 

Aprite le vostre porte di casa,

aprite le frontiere genti d’Europa.

Sia accolto l’esule fuggitivo

ché scopa di miseria e guerra

hanno spazzato

dalla loro terra.

Sia fatta giustizia.

Punite ladri e assassini

ma risparmiate bambini,

date pane all’affamato

come predicava Costui,

e forse l’olio e la farina

non scemeranno

nella vostra madia.

Accettare la sfida d’oggi

è indispensabile

per sopravvivere

degnamente domani.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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IL NUOVO MILLENNIO

 

Si udiva grande clamore di folla

ridente, piangente, invocante.

Qualcuno era molto infelice,

ma i più brindavano con gioia

in attesa del nuovo millennio.

Si udiva forte rumore di zoccoli,

barriti, muggiti e altri versi d’animali

levarsi da sterminate mandrie in fuga,

alzando nuvole di polvere sulla terra.

Legioni di cavallette gracidanti

salutavano per città e campagne,

il folgorare del nuovo millennio.

Così sulle piazze il popolo festeggiava

con roghi, morte religioni e ideologie

bruciando fantocci senza batter ciglio.

Marx, Lenin, Hitler, Duci, soldati e Generali,

il Cristo pietoso con la croce,

Maometto bellicoso con scimitarra,

tutti i Santi protettori,

i preti d’ogni confessione,

senza più nessuna gravità

abbandonavano la terra

fluttuando nello spazio.

Il Grande Corpo

antropofago

già orgoglio nazionale,

ma che dico mondiale,

si afflosciava con fischio

di gommone sgonfiato.

Che pianto di giudici supremi

su toghe inutili come diademi

delle smesse corone imperiali.

Che pianti i custodi dei sacri santuari.

Oltraggio di banchieri disoccupati.

Di cambiavalute a corto di transazioni.

Di parlamenti ingoiati dal silenzio.

Il nuovo millennio incombeva

con la sua musica ossessiva

alveare di sinfonie psichedeliche

su astrologi e profeti di sventura,

confinandoli in plaghe desertiche

coprendoli con plastiche sterilizzanti.

Nulla da spartire

nulla da dividere

con lamentazioni

e pianti funebri.

Nuovo, il millennio

appariva bello

folgorante e spregiudicato

come l’anticoApollo,

il novello Dio,

danzante al suono

di cembali meccanici

incoronato di tubature,

alle prese col computer.

Costruire nuove strutture

su ipotesi dell’immateria,

soffusa ideazione poetica di meccano.

Le insondabili frontiere

della nuova scienza,

l’impegno, la passione

su cui fondare il futuro.

Scienza cibernetica

del ciber spazio,

del ciber uomo,

intercambiabile

felice e indistruttutibile.

Le nuove frontiere del cyborg

metà uomo-metà macchina,

navigante solitario

in una cella imbottita

di realtà virtuali.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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ASTRONAVI PER L’ETERNITÁ

 

Su sedili di pietra stavano uomini di pietra del

ventesimo secolo

scolpiti in pietra pomice, tufo, avorio e

levigata palladiana,

nella loro funzione di sogno coi relativi

numeri di catalogo.

Con aureole, stalagmiti ritorte di candida

rena,

tra profumi d’incenso e morsi di cilici,

fiutando i mefitici odori del vaso di Pandora,

incedevano nell’ombra dei portali

sussurrando preziosi consigli,

invocando gli afflati della folla.

Insensati!

La divinità chiaroveggente

si appartava dalla moltitudine:

Gesù nell’orto dei Getzemani,

Budda sotto l’albero di fico.

Accecati!

Non fu la serpe a tradire, ma la fragranza

del frutto

che induce amore e dolcezza infinita,

esplosione di gameti in corsa per la vita.

Su sedili di pietra stavano uomini di pietra del

ventesimo secolo

scolpiti in pietra pomice, tufo, avorio e

levigata palladiana,

nella loro funzione di sogno coi relativi

numeri di catalogo.

E su loro, deposti gli astrolabi e i libri

contenenti scelte e certezze,

l’orizzonte basso avanzava con nubi

d’incombente tempesta,

dilavando pensieri, sbiancando ogni

emozione e sicumera.

Così, generate in bordelli chiassosi, idee,

propositi e speranze proliferavano,

si levavano per l’aria con grande crepitio di

ali secche

vorticando per le pianure del possibile,

illusorie come fuochi fatui.

Così come orche marine nei sogni dei pavidi

ondeggiano,

e i marinai temendo l’Hydra si piegano su

remi di follia

senza procedere in mare di un decubito.

Risorgi dai flutti Mobi Dik

divora l’altra gamba di Acab

e ingoia capitani, folle e città,

convogli di treni e intere regioni,

nel tuo capace ventre di balena

buio, buio senza via d’uscita.

C’è tanfo di morte nei vostri ostensori,

le supplici non saranno ascoltate,

via la maschera pietosa dai volti,

il cane muggisca e la mucca latri

finché l’intero mondo

finirà in uno sbadiglio.

Nei secoli futuri

semi e feti viaggeranno

ibernati nella stiva dell’arca

con il cromosoma del dio,

nel caleidoscopio lucente degli Eoni.

Il nuovo Signore di tempo e spazio

nascerà tra i muggiti della greppia

o nel brusio del computer di bordo?

Quale memoria per il messaggio impossibile,

quali oceani astrali solcherà la fertile prua?

I figli del sole

sfioreranno l’eternità

finché “Hal” troverà il pianeta

in cui possa fiorire

nuovamente la rosa,

il profumato limone,

in cui avvampi,

nuovamente,

il fuoco della vita.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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INSODDISFAZIONE

 

Amico mio

dove sono finiti

i nostri propositi?

Volevamo

trasformare il mondo,

ma

abbiamo cambiato

solo

l’auto.

Parlavamo di liberazione,

ma

impressioniamo

solo

pellicole

del carnevale della vita.

Dei nostri progetti resta

solo

qualche

aquilone spezzato:

i rifiuti del labirinto,

e i nostri ideali

come abiti smessi.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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QUALE LIBERTÀ

 

Terra,

variopinta trottola

che giri

sempre più

vorticosamente,

che avanzi

sempre più

velocemente

nello spazio tempo,

trascinandoci

nel grande vortice

del cambiamento,

verso ignote mete.

Fascinosa e psichedelica

Chimera sopravanza il sogno,

appende preposizioni

agli alberi del computer,

e sono alveari logici

e sono ronzanti

gialle api metalliche,

e sono templi al dio Moloc,

e sono sacrifici carne e sangue

nel tabernacolo del dividendo.

Parlano di democrazia,

ma quale democrazia?

Quella del letto di Procuste,

per livellare l’intelletto

alla logica degli indici

d’ascolto?

Faranno di noi

un mondo di maniche bianche

e amen?

Nascerà

un brulichio

di funzionari alla Orwel

programmati in serie?

Sterilizzare,

conformarsi,

programmare,

urge

l’imperativo

socio tecnologico.

Ognuno per se,

nel proprio abitacolo,

fra le proprie mura,

col proprio computer.

Torre di Babele

rifletti le tue guglie

e i bianchi statuari

in schermi analgesici,

al cane che latra

tagliamo, ok

le corde vocali,

spegni il canto

del poeta.

Togli l’amore

dallo stame della vita.

Nel ventricolo morto

di labirintiche città

dove giacciono

cuore e memoria

senza testimonianza,

sonnecchia un cavallo di Troia.

Quando Libertà assopisce

Demos presta il suo fianco,

e dalla botola si affacciano

gli avamposti delle tenebre,

ombre mortali di tiranni,

privi di spermatica sostanza.

Per i dissidenti

si accendino pure

i roghi nel tramonto,

gettata alle ortiche

la toga di Pericle,

il casco di Minerva

ricopre la baldracca.

La moltitudine soffoca

nella culla il Diverso,

rossastra gramigna

violenta

i teneri germogli

dell’ideazione.

Non nascerà il Figlio,

mio Dio!

non potrà nascere.

La moltitudine

brucia bruciore,

in freddi roghi

d’indifferenza

l’Alieno.

Così il dio non si manifesta,

resteranno per sempre Dioscuri.

Così l’Eternità espia

il suo sogno d’eternità,

tra miriadi di esseri

Narciso-affascinati.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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IL DRAGO

 

Non di spada

deve morire il drago.

Guadato il Lete,

raggiunta la caverna

del regno di Ares,

dolcemente toccherai

con asta di scienza

la squamosa fronte

finché l’orrida bestia,

piegato il capo, spenga

la minacciosa vampa

di fanatismo e ignoranza.

Solo allora

potrai bere

dalle fumanti frogie

l’immortale sostanza.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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ANIMA

 

Anima,

ancia

fremente

cosmiche

sequenze.

 

G:. S:.

(da “Dietro la Maschera” Schifanoia Editore)

2004

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