Gli Insegnamenti dei Maestri Segreti

Arpocrate

Tavola dei fratelli E:. D:. e V:. C:.

Quando il Potentissimo Re Salomone chiede ad Adonhiram quali insegnamenti abbia ricevuto come Maestro Segreto, la risposta è: “quelli dell’Obbedienza, della Fedeltà e del Segreto”.

Il Segreto rappresenta una sorta di sigillo di fedeltà iniziatica, una nuova tecnica di meditazione che ci facilita il tacere delle passioni non ancora risolte e dell’individualità. E pur essendo Fratello del Silenzio non impedisce al Maestro Segreto, di parlare, fin dal primo gradino del Rito Scozzese, mentre nel primo grado della Massoneria Azzurra si viene sottoposti alla prova del Silenzio, e si potrà procedere nel proprio cammino solamente se si sarà in grado di superare questa prova.

Il Segreto è anche codificato simbolicamente, difatti anticamente in Egitto, all’ingresso di ogni tempio, era rappresentato un personaggio che portava un dito alle labbra come facciamo noi. Egli era Arpocrate, Dio del Segreto e del Silenzio; e, secondo Plutarco stava a significare che gli uomini che conoscono gli Dei non devono parlarne in modo inappropriato.

Questo Dio recava dei simboli, che erano: il cane, il gufo e il serpente.

Il Cane era il simbolo di Fedeltà, il Gufo di Saggezza e di Sapienza (perché riesce a vedere nel buio) ed il Serpente della Prudenza e del Sapere Segreto.

Plutarco affermava che, benché fosse rivolto all’ingresso dei templi, il suo messaggio era rivolto agli iniziati soltanto, tanto che l’identità della divinità era ignota. Il Maestro Segreto che ha conosciuto e custodisce i segreti viene identificato con lo stesso Arpocrate.

Uno dei simboli che il Rito ci fornisce per mantenere Silenzio e Segretezza, è la Chiave, simbolo frequente nei templi egizi, ma che nel nostro tempio rappresenta la lingua, il verbo, la capacità di parola.

In antichi rituali la Chiave veniva indicata come legata ad una corda; questo simbolismo denota il limite oltre il quale il Maestro Segreto non si deve spingere per non violate il vincolo di segretezza (segretezza iniziatica, ovviamente – ndr).

La Chiave tuttavia nel simbolismo del Grado è spezzata, ed il compito del Maestro Segreto è proprio quello di provare ad unire i due lati della Chiave usando solamente il proprio ingegno e non gli utensili, assenti nella simbologia del Grado.

Nel collare del Maestro Segreto la Chiave è accanto alla lettera Z. la settima lettera dell’alfabeto ebraico, lettera che ha molteplici significati. Si può comunque affermare che la Zain rappresenti qualcosa di eterno, di divino, di spirituale, la perfezione assoluto a cui vuole giungere il Maestro Segreto tentando di ricomporre la Chiave.

Ma è possibile ricomporre la Parola Perduta?

La leggenda vuole che essa fosse conosciuta solo da Mosè e che lo stesso Mosè avesse promulgato una legge per impedire che la conoscenza della pronuncia potesse diffondersi, in modo da consegnare così la Parola Perduta all’oblio.

Nel Vangelo di Matteo, però, si raccomanda che, chi eventualmente riuscisse a trovare il “Tesoro”, deve nasconderlo, perché il suo valore è grande solo se serbato interiormente e non ne viene divulgata la sua presenza. Questo è il senso del Segreto: conservare interiormente il Tesoro, perché non vada perduto.

Possiamo a questo punto avere ben appreso l’importanza e la potenza della Chiave, e del potenziale che essa contiene. La Chiave deve essere usata scientemente, e il Maestro Segreto ha il dovere di tutelare se stesso e gli altri fratelli da un potenziale uso errato della Chiave stessa. Per questo al Maestro Segreto viene richiesto non solo il Silenzio, ma anche Obbedienza e Fedeltà.

Durante l’iniziazione al Grado viene ricordato che l’Obbedienza è il primo dovere ma è anche fonte di grande energia, e l’arma più potente di cui si può disporre; viene dunque richiesta una Obbedienza completa, totale. Ma come si spiega una imposizione così decisa ad un Maestro che rivendica il privilegio di non piegarsi mai a dogmi di qualsiasi natura? Ed in nome di quale principio egli dovrebbe sottomettere la sua coscienza a così pesanti vincoli?

Indubbiamente tutto questo crea un certo disorientamento. Ma diventa fondamentale sottolineare che è cambiato il contesto: non siamo più solo costruttori del Tempio, come lo eravamo fino al Terzo Grado della Massoneria Azzurra, ora siamo divenuti suoi custodi, fratelli “armati” in difesa di ciò che esso rappresenta. E’ questo che può farci comprendere meglio il concetto di Obbedienza richiesta.

Nel passaggio dall’Ordine al Rito viene richiesta un’Obbedienza più “formale” al suo interno. Questo probabilmente perché è importante superare le individualità ed agire invece in sintonia, tutti insieme, con una sola coscienza. Il Rito fornisce simboli e tracce, ma null’altro che possa fungere da suggerimento.

Ci si sarebbe potuto aspettare, a questo punto, di trovare dei riferimenti o delle indicazioni relative all’”oggetto” dell’Obbedienza.

Ma no, non abbiamo trovato “linee guida”, per cui viene da pensare che siamo tornati di nuovo un po’ Apprendisti; in realtà la sensazione di un ritorno all’inizio è forviante per i Maestri Segreti e non deve distrarre dal duplice impegno di consolidare i risultati conseguiti e di guardare al percorso che sta avanti a noi: abbiamo un lungo cammino da percorrere e nessuno può indicarci cosa e quanto ci sia da fare. Crediamo sia sempre il momento di continuare a procedere, ma a volte bisogna difendere le posizioni raggiunte con Obbedienza, Fedeltà e Segreto lungo una strada che forse non terminerà mai.

Cosa dovremmo fare allora? Affidarci a dogmi che qualcuno ha preparato e previsto per noi? No, non è questo che ci viene richiesto: il Maestro Segreto dovrebbe aver conseguito un’ispirazione, un ideale da perseguire e conservare dentro di sé gelosamente e coerentemente: un’Obbedienza cosciente e permeata dai principi che rendono l’uomo e l’umanità veramente liberi.

L’ultimo insegnamento che ci propone il IV Grado scozzese è quello della Fedeltà. In un mondo in cui i patti vengono continuamente ritrattati e riformulati, tutto appare “contrattabile”. L’interesse di parte nella vita profana prevale sempre sulla visione dell’insieme. Ma la Fedeltà non è mai negoziabile.

Noi massoni dobbiamo cercare una realizzazione interiore e nostra (segreta), e quindi dobbiamo essere fedeli a noi stessi, all’impegno che abbiamo assunto ed ai principi sostenuti dalla Via iniziatica; in quanto Maestri Segreti siamo, come detto prima, guardiani e custodi della inviolabilità della nostra interiorità e dobbiamo misurare ogni giorno quanto siano vivi questi principi.

 

E:. D:. – V:. C:.

 

Ottobre 2019

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