Uomo del mio tempo
Il fratello Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura, nato nel 1901 a Modica in Sicilia, è stato iniziato, all’età di soli 21 anni, il 31 Marzo 1922, nella Loggia “Arnaldo da Brescia” di Licata, la stessa di cui era già stato membro il padre. Con l’adesione alla comunione massonica la Parola, nella sua poesia, acquistò la valenza di vero e proprio strumento per decifrare il mistero del cosmo e dell’umana esistenza, alla “luce” dell’esoterismo e dell’intelligenza laica affinata fra le colonne della Loggia.
Nel 1927 il fraterno amico Giorgio La Pira, membro del rito di York, gli scrive: “essa (la parola) ti serva per imprigionare l’infinito nei tuoi versi… per aprire le mistiche cose dell’anima… Sii ladro di gemme che splendono nella vita eterna… Un verso perfetto è un frammento di eternità”.
Nel 1959 fu insignito del premio Nobel per la letteratura. Morì ad Amalfi nel 1968.
.
.
Uomo del mio tempo
.
.
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo
.
.
.