Come morì il massone Garcia Lorca: finalmente tutta la verità

Lorca

Le sue colpe: essere massone, socialista, poeta e gay. Quattro motivi per essere odiato dal regime fascista di Francisco Franco. Quattro concause che segnarono fatalmente il destino di Garcia Lorca, fucilato dai franchisti nel pressi di Granada nel 1936, in circostanze che almeno fino a poco tempo fa erano ancora avvolte dalla polvere di polemiche storiche mai del tutto chiarite.

Da un verbale della polizia spagnola, risalente al 1965, riscoperto in questi giorni dalla ricerca giornalistica congiunta di una radio e di un blog spagnoli (Radio Ser ed il sito ElDiario.es), emergono finalmente le vere circostanze della morte del poeta spagnolo Garcia Lorca e, se mai ce ne fosse bisogno, la diretta responsabilità della dittatura franchista nel suo assassinio.

Tramite il verbale dei poliziotti spagnoli degli Anni Sessanta è stato possibile rintracciare il rapporto ufficiale dell’estate del 1936, scritto dalla terza brigata della milizia franchista di Granada, che catturò e giustiziò Garcia Lorca. “Il Glorioso Movimiento Nacional lo sorprese a Granada – si legge in quel documento – dove era arrivato da alcuni giorni, procedendo da Madrid“.

Arrestato in casa di amici, fu portato in prefettura e frettolosamente fucilato. Lo stesso documento non tralascia di annotare (e quindi confermare storicamente) l’appartenenza di Garcia Lorca alla massoneria, ed in particolare alla Loggia Alhambra, nella quale avrebbe assunto il nome iniziatico di Omero. I suoi aguzzini annotano inoltre che l’arrestato “praticava l’omosessualità e altre aberrazioni” (era stato giovane amante di Salvador Dalì).

Tanto bastò per una condanna senza appello, che era già stata scritta da tempo dal regime, ed eseguita mediante fucilazione all’albeggiare del 19 agosto 1936. Il suo corpo venne quindi gettato in una tomba senza nome a Fuentegrande de Alfacar nei dintorni di Víznar, vicino a Granada.

Si è avuta così finalmente la conferma “burocratica” dei fatti, ma esistevano già da tempo ulteriori ricerche, da fonti altrettanto attendibili, che avevano appurato diversi altri particolari sulle ultime ore e sull’esecuzione di Garcia Lorca. Come ad esempio il fatto, decisamente poco conosciuto, che assieme a lui vennero fucilate altre tre persone: gli anarchici Francisco Galandi e Juan Cabeza ed un maestro di scuola zoppo, Don Dioscuro, che proclamava sfrontatamente l’ateismo.

Nel piccolo plotone – sei uomini in tutto – incaricato di quelle esecuzioni, c’era anche un parente dello stesso Garcia Lorca: tale Antonio Benavides, cugino del poeta per parte di madre, descritto come “invasato, violento, ubriacone”. Dopo “quella” mattina pare che, nelle bettole e nei bordelli che frequentava, si fosse vantato più volte di «aver tirato due palle in testa al cervellone!».

A tutti i membri del plotone era stata promessa una promozione ed un compenso, pare di circa 300 pesos. Promessa che non fu mantenuta per tutti.

Garcia Lorca e gli altri condannati furono portati sul luogo dell’esecuzione, in campagna, di notte, su due vetture. Quella su cui viaggiò Lorca era una Buick decapottabile color rosso ciliegia. Pare che quando Lorca capì quale sarebbe stata la fine di quel viaggio, e della sua vita, abbia chiesto più volte l’assistenza di un prete. Forse per lasciare un ultimo messaggio nel segreto di una confessione. Forse per guadagnare alcuni altri istanti di vita. Ma tutto fu vano.

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