PRIMI PASSI

Dal gabinetto di riflessione al pavimento a scacchi: l’impatto del neo-iniziato con la Loggia, i suoi simboli, la ritualità, i gesti, i passi… Niente è affidato al caso, tutto ha un significato, perfino dove e come stare seduti. L’iniziazione: un evento che cambierà per sempre la nostra vita. E’ bene conoscere subito i lati luminosi e quelli più oscuri del lungo viaggio che ci si appresta ad affrontare.

inserito il 08 05 2011, nella categoria Apprendista, Iniziazione, Ritualità, Simbolismo, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. A:.  Mu:.

Tre passi sbilenchi, con una mano sotto il mento… il primo impatto con la Loggia.

Un impatto che lascia spesso interdetto l’iniziato. “Ma dove sono capitato? Cosa mi tocca fare?”, in aggiunta alla sensazione di apparire un po’ ridicolo e fors’anche un po’ stupido.

Stupido? Beh, pensando che quegli stessi passi sbilenchi, con la stessa strana postura del braccio, sono stati fatti nel medesimo modo anche da Franklin, Voltaire, Fleming, Fermi ed Einstein, forse ci si potrà sentire un po’ rassicurati sul proprio quoziente intellettivo.

Difficile inoltre riderne, nella forte atmosfera emotiva dell’iniziazione, pur pensando magari a come saranno stati i primi imbarazzati passi all’ordine di grandi comici come Totò ed Oliver Hardy che hanno attraversato così le nostre stesse colonne.

La verità – che al primo impatto il nuovo iniziato non può certo cogliere completamente –  è che tutto ciò che viene fatto e tutto ciò che viene detto all’interno della Loggia ha un suo preciso e importante significato. Anche quegli strani passi, e quella strana posizione della mano sulla gola.

Tutto ha un valore ed una funzione. Anche dove e come sediamo in Loggia nei vari momenti della nostra vita iniziatica. Come percorriamo il perimetro del tempio. Come vi entriamo e come ne usciamo. Ogni frase, ogni virgola, ogni pausa del rituale. Tutto ciò che ci circonda. Tutto ciò che ascoltiamo e tutto ciò che diciamo.

L’iniziazione. E’ un momento fondamentale, indelebile, della nostra vita. E’ l’inizio di una nostra nuova esistenza, è un nuovo parto, che però ha in se anche una valenza di morte. La morte dell’essere che eravamo prima. Un essere che abbiamo seppellito per sempre nella caverna del gabinetto di riflessione, vergandone di nostro pugno il testamento profano.

Una morte di cui portiamo con noi una lucida reminiscenza, ben sapendo da cosa ci siamo distaccati, ed avendo affrontato, in quello stesso antro, tutti i nostri fantasmi, mettendo in gioco tutte le nostre convinzioni, disposti a rivederle e trasformarle, disposti al più assoluto cambiamento.

Non si diventa massoni, non si può nemmeno desiderare di diventarlo, se non c’è la volontà di oltrepassare le proprie personali Colonne d’Ercole, ovvero di scavare profondamente nel nostro intimo e da lì risalire per superare i propri limiti esistenziali.

E’ questo il significato del VITRIOL (visita interiora terrae), dell’estrema introspezione in noi stessi, della fuoriuscita dal nostro ego (rectificando) per ritrovare e svelare una nuova dimensione “segreta” di noi stessi (invenies occultum lapidem).

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OSSERVATI DAL NOSTRO TESCHIO…

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Ebbene, siamo morti. Nel gabinetto di riflessione muoriamo una prima volta (e ci capiterà ancora diverse altre volte nei vari passaggi della nostra nuova vita iniziatica all’interno del Tempio). Oltre a scoprire il monito del VITRIOL impresso sulla parete, ci vuole poco anche per accorgersi che il teschio che ci guarda beffardo sul tavolino accanto, in realtà siamo noi, noi che ci specchiamo in esso altrettanto perplessi, desiderosi di scoprire cosa ci accadrà “dopo”.

C’è un subdolo confine fra la vita e la morte, e viceversa. Così la nostra stessa morte nel gabinetto di riflessione segna anche la nostra uscita dalle tenebre, segna l’inizio della nostra rinascita, il passaggio alla luce, che non può avvenire però in modo repentino (potremmo rimanere abbacinati, e perdere per sempre la capacità di cogliere tutte le sfumature). Così la profonda caverna nella quale eravamo sepolti, si trasforma in un caldo offuscato ventre materno.

Inizia la nostra gestazione iniziatica. Risaliamo bendati i corridoi del tempio, proprio come se risalissimo ad occhi chiusi un utero materno. Ovuli da fecondare. Non ancora nemmeno embrioni iniziatici.

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2001 ODISSEA NEL TEMPIO

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Entriamo finalmente nel tempio, e qui si compie la nostra incubazione, il nostro definitivo travaglio.Una mano esperta e decisa ci trascina, in quattro diversi viaggi, al cospetto degli elementi fondamentali che generano e regolano tutte le forme viventi, i quattro elementi che custodiscono il segreto della Grande Architettura e della perpetuazione della Vita.

Incontriamo nell’ordine Terra, Acqua. Aria e Fuoco.

I loro simboli sono ben visibili all’interno del tempio: a Settentrione, la Terra che incontriamo provenendo dall’antro del Vitriol (il Gabinetto di Riflessione); a Meridione l’Acqua (presso il Secondo Sorvegliante), ad Occidente l’Aria (presso il Primo Sorvegliante) ed infine ad Oriente il Fuoco (presso il Maestro Venerabile). E’ questa la sequenza dei viaggi e delle prove che sosteniamo durante l’iniziazione.

In realtà il viaggio che si compie all’interno del tempio, più che una vera e propria gestazione, è una completa ri-generazione.

Il nostro corpo profano (Terra) deve disgregarsi fino al suo primordiale stato embrionale, nell’atanor materno (rappresentato dal Fuoco), per ricomporsi quindi, attraverso una nuova genesi spirituale, nel nuovo Essere “iniziato”.

Durante l’iniziazione avviene all’interno della loggia qualcosa di molto simile a quanto viene descritto nel finale del celebre film di Stanley Kubrick (ispirato al libro di Arthur C. Clarke) “2001 Odissea nello Spazio” (1968), quando l’astronauta David Bowman che ha scoperto il segreto del grande monolite (“Mio dio, è pieno di stelle”) si ritrova con la sua capsula in un indefinibile ed avveniristico “appartamento-tempio” arredato con mobili settecenteschi, e qui consuma la sua intera esistenza fisica, fino all’estrema decrepitezza ed al trapasso, per poi rigenerarsi in un nuovo “feto-spora”, o “star child”, vagante nel cosmo per disseminare nuova vita ad un livello evolutivo superiore (metamorfosi significativamente accompagnata dalle note di “Also sprach Zarathustra” di R.Strass).

Così l’adepto compie nel tempio il medesimo processo rigenerativo, in chiave alchemica dalla negredo (la cupa esistenza profana seppellita nell’antro del gabinetto di riflessione) all’albedo (la Luce della nostra Aurora iniziatica); corrispondenti al colore Nero ed al colore Bianco, alla Notte ed all’Alba, all’Inverno ed alla Primavera (rinascita).

Le varie prove cui siamo sottoposti durante l’iniziazione, segnano le fasi di questo processo. Dalla Terra della nostra corporeità profana (il Gabinetto di Riflessione), torneremo nel liquido amniotico della condizione fetale (la prova dell’Acqua presso il Secondo Sorvegliante), regrediremo ancora al momento della nostra fecondazione, cioè al momento in cui l’Uomo immette il soffio della vita nel ventre della Donna (la prova dell’Aria presso il Primo Sorvegliante; corrispondente in alchimia alla citrinitas, il colore Giallo del Sole in pieno giorno che fa maturare le messi ed irradia la vita), ed infine, ridotti allo stato di cellula totopotente, affronteremo una nuova germinazione vitale (la nostra reincarnazione cellulare e spirituale, simboleggiata dalla prova del Fuoco sostenuta all’Oriente presso il Maestro Venerabile, da dove avrà inizio la nostra nuova esistenza iniziatica; che in alchimia si genera attraverso la rubedo, corrispondente al colore Rosso, il grado più incandescente della Luce, simboleggiante l’unione degli opposti o le cosiddette “nozze chimiche”).

L’iniziazione è in pratica un viaggio di ritorno e di andata, che ci riporterà apparentemente al punto di partenza (dalla Terra alla Terra, da noi stessi in noi stessi), ma profondamente trasformati.

Niente, infatti, sarà mai più come prima (anche se ci accadesse in futuro di abbandonare o addirittura rinnegare le Colonne del Tempio).

Il nostro aspetto fisico non è cambiato, ma è cambiato per sempre qualcosa dentro di noi.

D’ora in poi sarà fatale vivere in modo diverso ogni aspetto della nostra esistenza: gli affetti, gli amici, i nostri convincimenti, la nostra religiosità, in generale la nostra visione della vita e di ciò che ci attente oltre di essa…

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UN NUOVO BATTESIMO A FIL DI SPADA

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Subiamo in pratica un nuovo battesimo, un nuovo Ego Iniziatico si immette in noi al posto del vecchio e “defunto” Ego Profano.

E  questo avviene al triplice tocco della spada fiammeggiante sul nostro capo, ad opera del Maestro Venerabile.

Infatti se le prove iniziatiche precedenti simboleggiavano la nostra disgregazione profana, i tre tocchi della spada fiammeggiante simboleggiano e sintetizzano il completamento della nostra rigenerazione iniziatica.

Con l’ultima prova, quella del Fuoco, eravamo entrati in una nuova fase di germinazione-gestazione.

E’ tempo del nostro nuovo parto massonico.

La spada del Maestro Venerabile non si limita infatti a proclamarci “fratello libero muratore” (“Ti costituisco”), ma più propriamente ci fa letteralmente rinascere (“Ti creo”, “Ti inizio”).

Veniamo così riconsegnati alla Terra, ovvero a tutte le forze fisiche ed elettromagnetiche che agiscono nel mondo materiale, ma in questo caso non sarà più la Terra profana del Gabinetto di Riflessione, bensì la Terra consacrata del tempio, presso la Colonna del Settentrione, dove si trova la nursery della Loggia, ovvero la colonna dei neo-iniziati, gli Apprendisti.

Eccoci dunque ri-nati, ri-generati. La benda e le tenebre abbandonano la nostra vista. Gli occhi si aprono, e per la prima volta scorgiamo la Luce. Ed al di là del suo riverbero, il Sole, la Luna, il Maestro Venerabile, il triangolo ed il trinomio al di sopra del suo scranno, e tanti altri volti, finalmente disvelati, molti dei quali fino ad allora sconosciuti, ma che da questo momento sono e saranno nostri fratelli per sempre. Un legame del tutto particolare. Superiore ai più intensi vincoli di sangue e di amicizia che abbiamo potuto sperimentare fino ad allora nella nostra precedente vita profana. D’ora in poi sarà questo vincolo fraterno il paradigma delle amicizie e dei rapporti più veri e importanti della nostra (nuova) vita.

Ma torniamo al primo lampo di Luce che ci ha colpito nel tempio. I nostri occhi, prima bendati, stanno adattandosi pian piano alla luminosità del nuovo ambiente. Ed è a questo punto che la  Saggezza della tradizione stabilisce con precisione il punto in cui andremo a sederci nel nostro primo giorno all’interno del  tempio della Luce e dei fratelli liberi muratori.

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PER NON ESSERE ACCECATI

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Veniamo infatti  invitati a sederci a Sud-Est, all’inizio della colonna dei Compagni d’Arte, proprio alle coordinate del Solstizio d’Inverno, il giorno di minor luce dell’anno.

I nostri occhi, la nostra mente, sono ancora frastornati dall’iniziazione. Abbiamo finalmente avuto contatto con la Luce, ma non possiamo abusarne. Un contatto troppo prolungato potrebbe accecarci, potrebbe impedirci di capire realmente ciò che ci sta accadendo, di distinguere tutte le sfumature e le variazioni della nostra nuova condizione di apprendisti. Per questo per quel giorno saremo esposti “parsimoniosamente” alla Luce del Sole e degli altri simboli iniziatici che ci circondano nel tempio.

In questo momento siamo un seme appena piantato. Da interrare con cura e cautela. Ma già dalla successiva tornata (la seconda volta in vita nostra che varcheremo queste colonne per recarci a lavorare nell’officina dei liberi muratori, con il nostro grembiule bianco e la bavetta rialzata sul plesso solare) la Saggezza del Tempio ci collocherà invece a Nord-Ovest, cioè alle coordinate del Solstizio d’Estate, il giorno di maggior luce dell’anno. Luce piena e fertile di cui gli apprendisti hanno bisogno per germogliare, maturare e dare frutti (nei gradi superiori del loro cammino iniziatico).

Ecco, dunque, che anche un semplice posto a sedere svela la sua funzione ed il suo significato simbolico all’interno del Tempio.

Ma torniamo al momento in cui, dopo le prove e le emozioni dell’iniziazione, ci troviamo finalmente seduti a Sud-Est, alla luce attenuata del Soltizio d’Inverno. E’ una luce radente, indiretta, riverberata, come un’alba sulla riva del mare. Una luce che assomiglia molto, specularmente, a quella del tramonto (la Luce del Maestro).

In questo momento Apprendista e Maestro si trovano infatti accomunati nello stesso riverbero.

L’uomo dell’Alba, e quello del Tramonto, stanno condividendo la stessa tonalità di Luce, la stessa comunanza. Accade in quel giorno particolare. Perchè è giusto che sia così. Anche questo serve a sentirsi più intimamente fratelli, indipendentemente dal grado e dall’età muratoria.

Ad ogni latitudine umana, la luce soffusa di un alba, o di un tramonto in egual misura, genera un senso di quiete e di serenità, ricarica le nostre pile emotive, ci fa sentire bene… come ci si sentiva bene nel ventre materno (l’effetto vitale di quella luce radente e riverberata probabilmente richiama nostre esperienze nell’ambiente fetale), come ci si sente bene all’interno del Tempio.

Dal tramonto nascerà un nuovo giorno. Il Maestro offrirà tutto se stesso, fino alla propria totale consunzione, come fertilizzante per la nuova vita massonica che spunta. E’ la legge della vita.

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L’APPRENDISTA PINOCCHIO E LA METEMPSICOSI…

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Ad un certo punto l’Apprendista si accorgerà  che il Maestro che stava con lui, sulla spiaggia, non c’è più. Nessuna sua traccia sulla sabbia. Sgomento lo cercherà allora in mare, nuotando fino ad oltre l’orizzonte. Ma in mare potranno mancargli le forze, e rischierà di essere inghiottito dai grandi pesci degli abissi. E proprio questo accadrà. Proprio come ha raccontato il fratello Carlo Lorenzini, in arte Collodi, nel suo romanzo iniziatico “Pinocchio”..

Il burattino Pinocchio, ancora apprendista, viene inghiottito dalla Balena, e nel suo stomaco ritrova il padre (putativo) Geppetto, il suo maestro, ormai paralizzato. A questo punto sarà proprio Pinocchio a liberare Geppetto dalla balena e poi sarà sempre lui a gestirlo, diventa lui il padre di questo padre diventato bambino; e in questo momento c’e’ il riconoscimento, il burattino si sveglia e diventa un bambino. Il bambino-figlio che si riconosce nel bambino-padre. Ed il ciclo della vita può nuovamente ripartire…

Quel giorno, in quell’Alba simile al Tramonto, l’Apprendista avrà preso il posto del Maestro.

La favola esoterica di Geppetto, evocata in Loggia dalla particolare posizione assunta dal neofita nel tempio, altro non è che una rielaborazione del mito di Giona e della Balena. E questo mito altro non è che la parabola simbolica della metempsicosi, cara ai Pitagorici, ovvero del passaggio dell’anima da un corpo all’altro, di ciò che accade quando la morte (la balena) ci inghiotte.

In questo caso un passaggio di energia e conoscenza da un fratello all’altro, in un’infinita catena di trasmigrazioni spirituali da una generazione di iniziati all’altra.

Ecco dunque un’altra porta simbolica che si apre alla ricerca dell’iniziato. Una possibilità da accettare o da respingere. Un’altra opportunità di ricerca su noi stessi e sul destino dell’umanità. Un altro inizio, fra i mille che l’Antica Sapienza della Loggia può offrirci.

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GOLE TAGLIATE

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Entrando in massoneria formuliamo una promessa solenne di fedeltà ai suoi principi. Che la nostra gola venga tagliata, se mancheremo a questo impegno o tradiremo i nostri fratelli. E’ questo uno dei tanti significati del saluto massonico con la mano tagliente portata alla gola. Un giuramento (o una promessa, chiamatela come volete) che può apparire un po’ truce al giorno d’oggi. Ma da considerare in modo ben diverso se si pensa  ai tempi in cui essere denunciato come massone poteva significare perdere tutti i propri beni e perfino la vita (editto del Cardinale Cirrao, 1739, “contro le conventicole di liberi muratori sospetti di occulta eresia”).

Ricordare quei tempi pericolosi ogni volta che ci poniamo all’ordine e salutiamo i nostri fratelli, può servire, oggi, a porci un’inquietante ma essenziale domanda: avremmo lo stesso coraggio dei fratelli di allora? Il coraggio di frequentare la Loggia correndo gli stessi rischi? O meglio: i nostri ideali, il nostro desiderio di Luce e di Libero Pensiero, sarebbero altrettanto forti?

Fortunatamente, almeno per ora, non c’è alcun impellente bisogno di trovare queste risposte, e stare all’ordine, con un gomito alzato, e la mano sulla gola, (per ora), può essere considerato un semplice stratagemma, volutamente scomodo, per farci percepire la stanchezza fisica di interventi troppo lunghi, per chi parla e per chi ascolta.

O, se si preferisce una spiegazione più simbolica, per trattenere i nostri bassi istinti al di sotto della trachea e delle corde vocali, impedendo loro che raggiungano il nostro cervello, e inquinino il nostro pensiero, quando ci poniamo all’ordine, per parlare in Loggia. Tutto qui non può essere nient’altro che senno, benefizio e giubilo. E’ un preciso impegno che abbiamo promesso di rispettare.

Ma cosa può prometterci in cambio la Massoneria?

Innanzi tutto un metodo, e simboli, ovvero strumenti, per il nostro incessante perfezionamento interiore. In pratica la Massoneria ci promette che non saremo mai uomini peggiori di come eravamo prima di farne parte. Forse non molto migliori, ma certamente non peggiori. Dipenderà, come sempre, dall’impegno profuso da ciascuno di noi.

La Massoneria apre la strada ad innumerevoli percorsi di perfezionamento. Ognuno sarà libero di cercare il proprio sentiero. Ma qualunque direzione prenderemo, la Massoneria ci garantisce che nelle sue logge troveremo sempre compagni di viaggio, pronti a condividere fraternamente pesi, fatiche, dolori, delusioni, e naturalmente anche gioie e soddisfazioni. Pensare positivo: anche questo sarà un prezioso insegnamento della Loggia.

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IL SEME DI OGNI RELIGIONE

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La Massoneria, la sua storia e la sua tradizione, ci offriranno anche altre importanti opportunità. In primo luogo le chiavi per rileggere la Storia e le Religioni come mai ci sono state descritte nel mondo profano.

La Massoneria è una fonte preziosa. Da essa sgorgano ancora acque incontaminate, che possono dissetare gli animi e gli intelletti che non accettano le versioni exoteriche della realtà e cercano le radici del Vero.

La Massoneria è una grande arca. In essa hanno trovato rifugio da sempre idee e uomini perseguitati. In essa si è salvaguardato lo spirito originale del Sacro, qui si è salvata la Religione Naturale degli antichi, quando l’uomo ed il mondo erano più giovani e più vicini alla Creazione. Quando il senso del sacro innato in ogni uomo non era ancora stato soggiogato ed avvelenato dalle tossine teocratiche dei poteri sacerdotali.

Qui è custodito il principio fondamentale, l’origine dei miti, il seme di ogni religione. La Tradizione Primordiale, come la chiamava Guenon. Qui s’impara a distinguere la Vera Religione da ciò che è stato attribuito e sovrapposto ad Essa dall’interessata opera dell’uomo. Qui si conserva la capacità di leggere il Divino nella natura, nel cosmo come nel più intimo recesso di ciascun uomo, depurandolo da tutto ciò che è stato detto e scritto in Suo nome da meschini mestatori (umani) di coscienze.

Man mano che le Grandi Religioni Profane si sovrapponevano (non senza violenza) ai miti originari, la Massoneria ha offerto ricettacolo agli antichi Saperi ed alle antiche credenze, consentendo loro di perpetuarsi.

Man mano che l’onda più integralista dell’Ebraismo, del Cristianesimo (e soprattutto, più tardi, del Cattolicesimo) e dell’Islam fagocitavano e cancellavano i Misteri, i Miti e le Religioni delle origini, questi ultimi si sono inabissati nelle Logge, nelle Accademie e nelle Confraternite segrete, per sfociare quindi nella Massoneria. Idee ed uomini perseguitati di ogni epoca, qui hanno trovato rifugio. Qui hanno trovato spazio e difesa per la loro libera ricerca. Qui vive ancora la grazia e l’amore di Iside, della Maddalena, della Grande Madre, e del Logos primigenio… Qui si conservano ancora l’onore e le canzoni di Camelot, degli antichi cavalieri, dei trovatori…  Qui vive ancora Merlino, qui la Magia, l’Alchimia, la Kabhala sono ancora al riparo da ogni volgare dileggio profano, e vengono studiate come le matrici più antiche della scienza più moderna… Solo qui Mosè può svelare il suo segreto… solo qui Gesù continua ad essere un vero maestro, e soprattutto un nostro fratello carnale e spirituale…

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LA STORIA CHE NON VIENE INSEGNATA A SCUOLA

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Ma non è solo della storia spirituale dell’uomo che qui, nel tempio, si conservano le chiavi più pure ed originali.

Nel Tempio, in ciò che vi si può apprendere, vi sono anche le chiavi per interpretare in modo diverso anche la storia civile, sociale, intellettuale ed artistica dell’uomo.

Qui si impara a leggere la Divina Commedia come l’intendevano gli iniziati contemporanei di Dante, i Fedeli d’Amore. Qui si impara a leggere la storia delle grandi rivoluzioni , delle nazioni, delle democrazie, e dei principi sociali, in modo assai diverso da come ci viene insegnato  a scuola.

Tutto questo, nel bene e nel male di quanto una istituzione nobile, ma pur sempre umana e fallace, come la Massoneria, può rivelare di se stessa e del proprio ruolo.

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UNA NAVE PIRATA CULLA DELLA DEMOCRAZIA

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Qui s’impara, ad esempio, che la moderna pratica della democrazia (ogni testa un voto), retaggio dell’antica Grecia,  è rinata paradossalmente sulle navi pirata del XVI e XVII secolo, comandate da massoni ed ex templari. Ciurme che eleggevano i capitani e gli altri responsabili della nave per alzata di mano, tenendo conto unicamente dei loro meriti e della loro esperienza. Ed in caso di gravi negligenze, con lo stesso metodo potevano essere revocati. Ciurme che dividevano i bottini in modo equo, in relazione al grado di responsabilità e di attività offerta alla nave. E quando un pirata decedeva, o rimaneva inabile, una parte del bottino era conservata anche per i suoi familiari, come una sorta di pensione reversibile.

Ebbene queste ciurme avevano assunto (non a caso) le antiche insegne della flotta templare, la Jolly Roger, la famosa bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate, inalberata per la prima volta sulle navi cristiane ai tempi delle Crociate.

Se le navi nemiche non si arrendevano subito, accanto alla bandiera nera ne veniva issata un’altra completamente rossa, a significare che non ci sarebbe stata alcuna pietà (da qui l’origine del nome delle insegne pirata, jolie rouge). Ma il più delle volte le navi intercettate si arrendevano alla prima bandiera… anche perchè per i loro equipaggi essere catturati dai pirati, ed unirsi a loro, spesso rappresentava un destino migliore del trattamento che subivano da parte degli aristocratici ufficiali delle Regie Marinerie del tempo.

Il famoso pirata Capitan Kidd fu massone. Uno dei primi Templari-pirati fu Roger de Flor, figlio del falconiere dell’Imperatore Federico II.

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LA COSCIENZA A SCACCHI

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Se l’affermazione della  democrazia, e con essa dei diritti dell’uomo, resta uno dei principi fondamentali della Massoneria, ed uno dei suoi meriti storici più splendenti; fra le sue ombre, oltre alle sanguinarie imprese dei pirati-massoni, figura purtroppo anche un’altra atroce e indelebile macchia: quella di aver praticato tramite quelle stesse navi, la tratta degli schiavi, a lungo tollerata e sfruttata proprio dalle famiglie massoniche più in vista del vecchio e nuovo mondo (prima che scoprissero il più lucroso traffico d’oppio con la Cina), alcune delle quali fanno ancora parte del gotha economico degli Stati Uniti e dell’Inghilterra.

Tant’è che perfino una delle parole più sacre della Massoneria (quella del terzo grado) anzichè riferirsi ad un contesto biblico, come vuole la tradizione, potrebbe invece più prosaicamente alludere ad uno dei principali porti di pirati e trafficanti di schiavi del Nordafrica, Mahadia-le Bon. Un memento tramandato forse proprio per non dimenticare questo vergognoso peccato che grava sulla coscienza della Massoneria.

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LE GUERRE SEGRETE DELLA MASSONERIA

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All’interno delle Logge si può apprendere che, ad esempio, la stessa Unità d’Italia, da Nord a Sud, completata con l’impresa dei Mille guidati dal massone Giuseppe Garibaldi, è stata in gran parte finanziata dalla Massoneria inglese (un milione di piastre turche, destinato a corrompere, con evidente successo, lo stato maggiore borbonico; somma poi sparita in gran parte nel nulla – i soliti misteri italiani –  lasciando conti insoluti presso qualche generale borbonico… ma ormai la storia aveva fatto il suo corso).

Qui, nella Loggia, si può apprendere come all’origine di questo finanziamento ci fosse semplicemente la volontà inglese di salvaguardare le proprie lucrose concessioni sullo zolfo ed il marsala prodotti in Sicilia (che il re Borbone voleva invece trasferire ai francesi, che offrivano ovviamente condizioni molto più vantaggiose).

Un favore, molto “interessato” al nostro Risorgimento, che venne in parte restituito agli inglesi con la crudele repressione operata dal fratello Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi, nei confronti dei contadini di Bronte, sterminati a centinaia con la generica imputazione d’essere briganti e rivoltosi… Così la pace tornò nelle terre di Bronte, terre che in gran parte appartenevano alla famiglia del fratello massone ed ammiraglio inglese Orazio Nelson…

All’interno della Loggia si può apprendere ad esempio che la stessa indipendenza americana è stata in parte comprata dai massoni francesi, rilevando un ingente debito di gioco dell’ammiraglio inglese sir George Bridges Rodney, che si “sdebitò” a sua volta, giungendo in ritardo, con le sue navi, nell’ultima fondamentale battaglia di Washington per l’indipendenza americana, a Yorktown.

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OMBRE RAZZISTE

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Altre luci, altre ombre della Massoneria. Una delle sue figure più famose, il generale Albert Pike, riformatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato e dei suoi rituali, considerato una delle più grandi figure dell’esoterismo americano, citato nei libri di storia della Massoneria, purtroppo lo è anche in quelli della storia politica e militare come uno spietato criminale di guerra. Durante la Secessione americana, militava sotto le bandiere del Sud, e guidava un reparto di guerrieri indiani che si rese responsabile di tali atrocità, da essere richiamato e disperso dalle stesse autorità sudiste.

Pike fu in stretta corrispondenza anche con Giuseppe Mazzini, con il quale teorizzò l’esigenza di ben tre guerre mondiali per rigenerare una nuova grande società globale, retta dagli illuminati.

Inoltre, mentre rivedeva i rituali del Rito Scozzese, questo non impedì allo stesso Pike di fornire un supporto rituale e ideologico  anche al tristemente noto KKK, Ku Klux Klan.

Schiavitù e razzismo dunque figurano fra gli scacchi neri delle Logge. Non a caso perfino un massone dal genio poetico come Walt Disney mentre spargeva nel mondo tanta gioiosa fantasia tramite i suoi favolosi cartoni animati in technicolor, in realtà non voleva “neri” fra i dipendenti dei suoi studios.

Tutti questi esempi, certamente non del tutto edificanti, ci dicono che la Massoneria custodisce molte verità, sconosciute ai più, non certo tutte onorevoli. Eppure anche con queste dobbiamo imparare a convivere, sorretti dalla consapevolezza che le pagine luminose scritte dalla Massoneria sono di gran lunga più fulgide e numerose. Non è stato certo un caso se i primi, e purtroppo per ora ancora gli unici accordi di pace, degni di questo nome, fra arabi ed israeliani, siano stati raggiunti quando il presidente egiziano Sadat ed il premier israeliano Rabin poterono stringersi la mano chiamandosi reciprocamente “fratello”. Non è stato un caso che l’artefice della Primavera di Praga, Dubceck, sia stato massone. Né che lo sia stato Allende, l’ultimo presidente del Cile democratico prima della dittatura di Pinochet. O che il padre della principale roccaforte “laica” (almeno fino ad ora) all’interno del mondo islamico sia stato il pur discusso massone Ataturk. Che lo siano stati moltissimi premi Nobel, moltissimi scienziati, filosofi, filantropi… Il Sole dei templi massonici non ha mai smesso di splendere, ma bisogna ammettere che non sono mancate, nel corso della storia, grosse nubi in grado di offuscarne i raggi.

D’altro canto, fin dall’apprendistato, il massone è bene che apprenda subito di non far parte di una istituzione perfetta, né che il suo lavoro ed il suo impegno possono realisticamente aspirare a creare una società perfetta.

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SAPER CAMMINARE NELLA LUCE E NELLE TENEBRE

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In realtà il massone deve battersi per rendere migliore se stesso e la società in cui vive. Ma non può certo presumere di poter cancellare il male dal mondo. Egli deve anzi imparare a conoscerlo e contrastarlo, ma non sempre potrà evitare di commetterlo. Sempre però dovrà imparare a fare i conti con la propria coscienza di uomo e di massone, assumendosi le proprie responsabilità per quello che sono. Un uomo non perfetto, ma mai vile né irresponsabile.

Questo è il significato del pavimento a scacchi, bianchi e neri, luce e tenebra. Alti e bassi della vita,

Come ci dice il fratello Robert Lomas (“La  Chiave di Hiram”, “Il Segreto dei Massoni”), il pavimento a scacchi ci rammenta che l’intreccio di luce-e-vita è strettamente legato a quello di morte-e-tenebre.

Dobbiamo riuscire a camminare sia nella luce che nelle tenebre per giungere alla scala a chiocciola che conduce in alto verso la camera di mezzo, dove il nostro impegno  massonico verrà ricompensato.

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LA SQUADRATURA DEL “TEMPIO MENTALE”

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Il neofita osserva le Luci ed i dignitari che girano in modo ritmato attorno al pavimento  a scacchi. Lo squadrano con movimenti netti ad ogni suo angolo, procedendo in senso orario. Perché tutto questo?

La tradizione insegna che in questo modo le Luci stanno consacrando lo spazio dei Liberi Muratori ai quattro elementi fondamentali della vita e della natura, proprio come facevano gli antichi architetti e gli antichi sacerdoti quando segnavano il perimetro di un nuovo tempio (o una nuova città) da edificare.

Il Lucumone etrusco, oltre al suolo, squadrava anche il cielo, ripartendolo in quattro parti. Come in basso, così in alto.

Quell’operazione, in termini meno aulici, serve comunque tuttora per delimitare un’area mentale e fisica nel tempo e nello spazio, per far convergere su di essa la concentrazione di tutti i presenti.

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L’OCCHIO BENEFICO DEL CICLONE

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La processione attorno al pavimento a scacchi crea in pratica un vortice, che preserva magicamente quello spazio da ogni altra bufera proveniente dal mondo esterno. Quello deve essere un luogo di pace, una specie di “occhio del ciclone”, dove il vento e le forze della natura si acquietano, dove regna la pace, il silenzio, la calda Luce del Sole.

Questa deve essere la sensazione di ogni massone, ogni volta che raggiunge la propria officina, attraversando le intemperie e le difficoltà cicloniche della turbolenta vita profana, per ritrovarsi finalmente in un luogo di pace, serenità, riflessione.

L’unico luogo in cui si affrontano certi discorsi. L’unico luogo in cui si possono esplorare con tanto aiuto e con tanta apertura mentale i segreti del micro e del macro mondo in cui spendiamo le nostre esistenze.

In realtà questo “occhio del ciclone”, questo luogo segreto noto solo ai figli della vedova, diventerà per ciascun fratello una fonte ricorrente di piacere, di benessere, certamente mentale, spesso anche fisico, man mano che si frequenta sempre più intensamente (e intimamente) la propria loggia.

Personalmente cerco di essere presente ad ogni tornata, come fanno tanti fratelli, anche perché sento che mi fa bene esserci. La trovo una piacevole ed insostituibile ricarica. Un piacere che aumenta sensibilmente quando si ha la sensazione che la “tornata” abbia raggiunto e mantenuto un eggregoro maggiore, per la condivisione più profonda della discussione, per l’intensità della concentrazione di tutti i fratelli. E poiché si tratta di un’impressione fisica largamente condivisa, dovrà pur  esserci una ragione oggettiva che la spiega…

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TORNATE  TAUMATURGICHE

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Ed una spiegazione in questo senso viene dal già citato fratello Robert Lomas: un ruolo importante lo gioca il rituale.

“Nel 1992 un gruppo di ricercatori della California State University studiò gli effetti della partecipazione a vari rituali come la preghiera, le funzioni religiose, e l’esercizio fisico collettivo, scoprendo che i benefici includevano una pressione sanguigna più bassa, rallentamento del battito cardiaco e della respirazione, più bassi livelli di cortisolo, ed una spinta positiva al sistema immunitario”.

Altri ricercatori, Newberg e D’Aquili, spiegano che tutte queste questioni sono regolate dall’ippotalamo e dal sistema autonomo e limbico. Comportamenti ritmici abbinati a vari rituali (cori, danze, cerimonie) possono avere un effetto significativo proprio sul sistema limbico e autonomo, e produrre “sensazioni piacevoli”.

“La Libera Muratoria  possiede una buona dose di gesti stravaganti utilizzati in modo ripetitivo, rituale. Inoltre lo scenario cognitivo in cui si compie il rituale ha un impatto emotivo diretto sul cervello del partecipante. Qui il senso narrativo del mito si combina con gli effetti emotivi, producendo un potente mezzo per impartire informazioni”.

Nel tempio massonico non bisogna mai sottovalutare l’importanza di un singolo gesto rituale. La stessa parola “gesto”, infatti, non significa solo atto, movimento, azione… ma anche creazione, generazione (come la derivazione “gestazione” lascia facilmente intuire).

Quando ci poniamo all’ordine, quando salutiamo i compagni di loggia in modo consono al nostro grado muratorio, quando per ascoltare assumiamo la posizione dello scriba (o “del faraone”), noi non compiamo un semplice gesto rituale. Noi “generiamo” materia spirituale. Fare quei gesti in modo meccanico, svogliato, inconsapevole, ci rende sostanzialmente “falsari” di quella preziosissima materia. In quel momento di trascuratezza stiamo truffando noi stessi, e quel che è peggio tutti i nostri fratelli.

“La funzione più importante del rituale è prendere una storia spirituale e trasformarla in un esperienza spirituale”.

Il bisogno di riti è talmente forte, da far pensare che siano le principali funzioni biologiche del cervello ad indurre gli esseri umani ad evocare miti (Lomas).

E la Massoneria è la più importante arca dei miti.

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TRE PASSI NELL’ARMONIA

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Per questo è importante sintonizzarsi tutti sul rituale, sui suoi ritmi ed i suoi contenuti. Non tanto per trarne una specie di trance compulsiva, ma per caricare al massimo le proprie batterie cognitive e predisporsi a sfruttare al massimo tutti gli stimoli intellettuali ed emotivi che vivremo nel corso della tornata.

Il tutto comincia da quei primi tre passi nel tempio. E proprio per tutte le ragioni che abbiamo fin qui riportato, è più che mai opportuno farli bene, con attenzione e consapevolezza, quei passi.

Tre passi strascicati e sbilenchi. Non dimentichiamoci che veniamo dalle tenebre. E la nostra deve essere l’andatura incerta  di chi si trascina dagli inferi alla luce del sole. Non dimentichiamoci che al momento dell’iniziazione un solo piede nudo ha toccato il suolo consacrato, per cui ora è solo quel piede che può trascinare l’altro all’interno del tempio.

E non dimentichiamo nemmeno che quell’andatura ricorda anche la zoppia degli antichi fabbri biblici (Tubalcain in particolare) discendenti di Caino, dai quali discendono a loro volta i massoni d’oggi. Fabbri che conoscevano il segreto del ferro e del fuoco, fabbri ai quali veniva reciso il tendine di Achille, perché non fuggissero dalle proprie comunità, che non potevano privarsi della loro insostituibile Opera. E noi siamo qui, come Prometeo, proprio per apprendere il segreto del fuoco, fra i tanti segreti che potremmo intuire all’interno della Loggia.

Tre passi, ma non semplici passi. Con la mano sulla gola. Così entrando nel tempio salutiamo nell’ordine il Venerabile, il Primo ed il Secondo Sorvegliante. Una mera questione di etichetta massonica? Tutt’altro, nella loggia la forma non è mai così banale e fine a se stessa. In realtà salutando le tre Luci noi rinnoviamo a ciascuna di esse la solenne promessa che abbiamo fatto nel momento della nostra iniziazione. Nello stesso tempo stabiliamo con le Luci, e tramite esse con la Loggia intera, una più forte empatia emotiva. Perciò il “saluto” massonico dovrebbe sempre essere un momento di una certa solennità. Un gesto che “ri-genera” la nostra iniziazione.

Con la risposta al nostro saluto, le tre Luci, a loro volta, ci trasmettono influssi di Saggezza, Forza e Bellezza per aiutarci a compiere degnamente i nostri lavori. Perché dunque sprecare questa opportunità, salutando in modo sciatto, compiendo gesti e passi in modo solo meccanico, senza alcuna consapevolezza e partecipazione emotiva? A rimetterci non saremo solo noi, ma l’armonia dell’intera loggia.

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GRAZIE, MUSE E VIRTU’

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I passi che facciamo nel tempio, nelle varie fasi della nostra iniziazione, sono tre, cinque, sette e più…
Ci rammentano che ci vogliono tre persone per guidare una loggia, cinque per renderla completa, sette per renderla perfetta (Lomas).

Ci rammentano anche i gradini che dovremmo percorrere nella nostra ascesa iniziatica: i primi tre scalini da Apprendisti; una scala curva di cinque gradini da Compagni d’Arte; ed infine una scala a chiocciola di sette gradini per accedere alla camera di mezzo dei Maestri… qui col tempo potremmo incontrare un’altra scala, quella di Giacobbe, di infiniti gradini, che dalla Terra conduce direttamente al cielo…

Ci sono quindi varie successioni di passi, di gradini e di batterie. Ma i fondamentali sono e restano sempre  i primi tre: tre per ricordarci le tre virtù fondamentali di ogni buona persona: Fede, Speranza, Carità. Tre per ricordarci la trinità massonica; Libertà, Fratellanza, Eguaglianza. Tre per ricordarci che questo è il ritmo sacro della vita iniziatica e dell’apprendimento.

Mangiare, digerire, restituire. Assorbire, memorizzare, produrre.

Sono le tre fasi parallele della vita profana e iniziatica: infanzia, maturità e vecchiaia da un lato; apprendista, compagno, maestro, dall’altro.

Sono i ritmi ternari delle tre Grazie, delle tre Muse primigenie, delle tre Virtù, che regolavano  la crescita fisica e mentale dell’adepto, ed il suo accesso alla conoscenza dei Misteri. Accesso che non era possibile senza sottostare alle loro leggi arcane (che costituivano nell’insieme un metodo di apprendimento abbinato alle varie fasi della crescita biologica dell’iniziato, un metodo che ancora oggi ispira il lavoro di molte Logge attuali).

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GIORDANO BRUNO E L’ALGORITMO COSMICO

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Giordano Bruno, tramite il Sigillo d’Ordine Magico da lui ideato, cercò di raccogliere in un unico schema Grazie, Muse e Virtù, secondo la loro potenza, il loro ordine e la loro possibilità “combinatoria”.

Tali magiche “forze” in relazione fra loro, costituivano secondo Bruno la struttura portante dell’algoritmo cosmico nel quale si sarebbe dovuto muovere l’adepto.

Ancora oggi la Scienza profana ricerca super-algoritmi in grado di comprendere e spiegare la dinamica dell’Universo o, strenuo tentativo, quella dell’intelligenza umana. Ma in realtà tali tentativi, basandosi su un prometeicoapproccio tecnologico e non iniziatico, hanno aperto infinite nuove incertezze più che poche e relative certezze.

I tre passi che compiamo ogni volta che entriamo nel Tempio, vogliono essere un preciso monito in questo senso.

Quei tre passi sono il ritmo naturale della Massoneria. Del suo rituale fatto di  parole che si inseguono e si rincorrono come un’eco trilaterale: dal venerabile al primo sorvegliante, da questi al secondo sorvegliante… in modo concentrico.

Un andamento a spirale!

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LA SPIRALE DELLA RITUALITA’

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Prendiamo ancora in prestito le parole del fratello Lomas (“Il Segreto dei Massoni”).

“La spirale è un simbolo ancora più antico del reticolato. Rappresenta l’alternarsi delle stagioni unito ad un movimento in avanti. La scala a chiocciola è un passaggio a spirale che serpeggia fra le colonne e mostra la conoscenza segreta a chi ne diviene degno.

La spirale ci fa presente che un rituale deve essere compiuto molte volte prima di poter ascendere alla camera di mezzo, dove acquisteremo la conoscenza nascosta nel centro di tutto.

La pratica è necessaria per la maggior parte delle cose. Il teorico americano Dewey ha parlato dell’andamento spiraliforme dell’apprendimento:  dall’incompetenza inconsapevole passiamo all’incompetenza consapevole, finchè a furia di ripetizioni giungiamo alla competenza consapevole, e solo allora ci chiediamo cosa vi fosse poi di tanto difficile”.

Anche in questo caso l’antica sapienza della Loggia ha preceduto la scienza moderna.

Infine, un’ultima osservazione.

La Loggia è soprattutto un’officina di idee. Il suo massimo compito è creare uomini illuminati, che possano illuminare la società..

Da questo punto di vista, non siamo probabilmente in uno dei momenti più fecondi. L’elaborazione delle Logge, talvolta non sembra essere al passo con le problematiche sociali che restano irrisolte, e che per questo cercano spesso soluzioni (ahimè perniciose) nei dogmi e nelle certezze fittizie delle religioni profane.

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L’ISTINTO DEMOCRATICO DEL MASSONE

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Un massone, io credo, deve essere un laico ed un democratico per eccellenza, deve essere certamente di animo progressista, quanto meno aperto mentalmente, certamente non reazionario. La controprova sta nel fatto che ogni fondamentalismo teocratico, tutte le dittature e  tutti i totalitarismi hanno sempre avversato la Libera Muratoria.

I massoni hanno comunque un debito verso la parte più umile della società. Ce lo ricorda in particolare il rituale del secondo grado, attraverso un’osservazione del già citato fratello Lomas: “Ai Compagni d‘Arte viene chiesto di farsi riconoscere attraverso una parola che simboleggia l’abbondanza del raccolto, e ci rammenta che la nostra libertà di costruire si regge sull’umile lavoro dei contadini, ed attraverso il nostro lavoro dobbiamo dimostrarci degni di essere sgravati dal compito di produrre cibo, per erigere un tempio per il beneficio di tutti. Il grano è la chiave della civiltà: se avessimo continuato a vagare, cacciare e raccogliere, non avremmo mai imparato a costruire”.

La deontologia (un valore elaborato proprio dalla Massoneria), la filantropia, ed un costante impegno democratico, sono quindi il nostro modo di rifondere il nostro debito sociale e morale verso la società dei più umili.

Anche questo viene insegnato, al neofita, fin dal suo testamento profano nel gabinetto di riflessione (con la domanda “Cosa dobbiamo all’Umanità?”), e dalla questua rituale che si compie tramite il tronco della vedova ad ogni tornata. Tronco che potrebbe e dovrebbe forse avere finalità filantropiche più concrete ed ambiziose, quanto meno più consapevoli e degne della tradizione massonica universale (metalli permettendo).

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IL RISVEGLIO DELLA OFFICINA DELLE IDEE

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Dal Gran Maestro siamo invitati ad essere sempre più uomini nuovi., uomini del nostro tempo, ad opporci sempre più apertamente al declino degli ideali e delle conquiste laiche dell’uomo. Se necessario ad elaborarne di nuovi. Nuove weltanschauung per una società sempre più inquieta, disorientata da una globalizzazione che rende rapidamente merce scaduta idee, identità e tradizioni non solo del passato, ma anche addirittura del presente. Proponendo come alternativa solo business e nuovi prodotti da consumare. Un mercato unico, che produce troppo spesso un  pensiero unico.

Le tensioni sono sempre più acute. Governi, terrorismo e fondamentalismo sembrano fare a gara per soffiare sul fuoco. La leggenda dice che il mondo sarà salvato dall’Apocalisse finchè esisteranno almeno dieci persone buone e sagge, anonime ed inconsapevoli del loro ruolo. Un numero minimo fissato da una vera e propria contrattazione fra Abramo e Dio alle porte di Sodoma.

Queste dieci persone, questi “giusti” profetizzati sia dalla bibbia che dalla kabala, potrebbero trovarsi proprio nelle nostre logge. Tocca a tutti noi far sì, che qui trovino spazio, rifugio sicuro e ispirazione per continuare la loro opera. La salvezza del mondo potrebbe in definitiva dipendere proprio dai nostri tre passi sbilenchi e dalla nostra mano goffamente protesa sotto il mento.

Dal modo in cui agiremo all’interno del tempio, dall’armonia che sapremo creare al suo interno, dipende infatti la possibilità di trattenere e far perdurare la Saggezza fra le nostre colonne.

La Massoneria ha elaborato valori immortali. Ma ha anche saputo sempre proporli e coniugarli, come avanguardia, alle società ed alle epoche storiche  in cui operava. Questa è una capacità che si è un po’ assopita, e che dovremmo risvegliare.

Riuscirci significa, come ho detto, salvare il mondo. Significa più propriamente che il destino dei nostri figli non debba mai più tornare ad essere quello di tanti giovani delle generazioni precedenti, per i quali morire nella guerra di turno era una specie di legge di natura. Significa evitare che la causa più ricorrente di morte per le donne fra i 16 ed i 40 anni di tutto il mondo sia la violenza da parte dell’uomo, spesso del proprio partner maschile. Quasi una dannazione genetica.

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EDUCAZIONE SESSUALE

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E’ indubbio, infatti, che la Massoneria comporta anche un’intrinseca educazione sessuale e sentimentale. Le colonne della Loggia ci separano dalle donne, ma semplicemente per farcele re-incontrare in un modo nuovo e più profondo.

Che il percorso di perfezionamento della Massoneria riguardi anche la sfera delle relazioni sessuali fra Uomo e Donna, è dimostrato anche dal fatto che man mano che si sale nei gradi massonici, il fulcro dei relativi “segni” si abbassa (da Kether, la mente, verso Yod, la sfera genitale): dalla mano sulla gola degli Apprendisti, alla mano sul cuore dei Compagni, al braccio sui lombi e la mano sull’ombellico dei Maestri.

Un viaggio verso lo hyeros gamos, il matrimonio mistico, le nozze sacre,  ovvero l’incontro fra l’Uomo rettificato (Vitriol) e la sua polarità complementare, la Donna, base indispensabile per una società più giusta ed equilibrata.

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L’INFLUSSO DEL FEMMININO

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Questo significa far rivivere, nelle logge e nel mondo profano, l’Esagramma del saggio Re Salomone, dove l’intersezione di due triangoli (quello maschile con la punta all’insù, la spada; e quello femminile con la punta all’ingiù, il triangolo di Venere) conciliavano i valori maschili/patriarcali (il diritto, il potere, il progresso scientifico) con quelli femminini/matriarcali (l’eguaglianza, la tolleranza, il rispetto della natura). Nella Loggia molti simboli e molti strumenti propiziano questo benefico incontro fra Sole e Luna, fra Maschile e Femminile. Un incontro nel quale il maschio placa la sua hybris, e la femmina rende più temperante la società.

Questo avviene per l’interazione di simboli, valori ed energie – maschili e femminili – che permeano tutta la loggia, costituendo una specie di elica del suo dna esoterico, elica che corrisponderebbe all’antico albero delle Sephirot, gangli di energie spirituali: prevalentemente maschili quelle che agiscono sul lato destro di Kether, la Corona, ovvero il Trono della Sapienza occupato dal Venerabile; prevalentemente femminili quelle che agiscono alla sua sinistra.

Non a caso, in quasi tutti i parlamenti occidentali, il lato destro, maschile, è di solito quello dei conservatori, più affini alle elites; mentre il lato sinistro, femminile, è quello dei progressisti, più affini agli “anawin”, i più deboli della società nelle sacre scritture.

In Massoneria s’impara ad intrecciare ed equilibrare questi valori, proprio come li troviamo intrecciati nel sigillo di Salomone, nei nodi d’amore alle nostre pareti, o come vengono simboleggiati anche dal Compasso e dalla Squadra sull’Ara, per essere uomini migliori (dal punto di vista morale, ed anche, perchè no, sessuale e sentimentale).

Anche in termini sociali la Massoneria ci insegna infatti a crescere in armonia. Ci sottopone all’autorità ed alla gerarchia quando siamo apprendisti, e la squadra è totalmente sottoposta al compasso. Ci insegna ad obbedire, prima di assumere responsabilità, ed essere di guida per gli altri. Consapevolezza che si acquista già  nel secondo grado (quando il compasso è solo parzialmente soggetto alla gerarchia della squadra). Ed infine ci viene insegnato ad espandere totalmente il nostro spirito sociale, e ad accettare le eventuali responsabilità che derivano dall’esercizio di una leadership, quando raggiungiamo il terzo grado, e possiamo assumere cariche rituali all’interno della Loggia stessa.

Così nel tempio, come nella società. Lo suggerisce l’antica sapienza smeraldina.

Sapienza che non pone limiti all’opera ed agli influssi dell’iniziazione, nel tempo e nello spazio.

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SENZA LIMITI, TRANNE LA DISCREZIONE

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Tre semplici passi, se ben fatti, se ben compresi nel loro significato possono proiettarci nel più lontano universo. L’iniziato sa scavare nei più profondi abissi, così come sa raggiungere le stelle (lo dimostrano fra l’altro i nomi decisamente “latomistici” dei grandi progetti spaziali americani: Mercury, Gemini, Apollo, ecc.). Non c’è argomento, non  c’è realtà, che l’iniziato, con il proprio impegno e con l’aiuto degli altri fratelli, non possa cogliere e comprendere. Dipende dalla qualità del lavoro che la Sua loggia è in grado di esprimere. E questo dipende dall’intensità della sua frequentazione, dall’armonia e dalla comunità d’intenti che si determina al suo interno. Dalla sintonia che un rituale bene interpretato e ben gestito riesce a stabilire tornata dopo tornata fra tutti i fratelli che frequentano la loggia.

Una loggia con questi requisiti non  ha praticamente limiti di azione. Ancora una volta, per confermare questo concetto, ricorriamo alla descrizione del fratello Lomas:

“La loggia  ha la forma di un parallelepipedo regolare che si estende da Oriente ad Occidente, e da Settentrione a Meridione. E’ profonda quanto il centro del nostro mondo, e raggiunge le sfere celesti. Le logge  sono così grandi per illustrare la completezza della nostra Arte. La magnanimità di un massone deve conoscere come unico limite la discrezione”.

La cosa che più siamo in grado di sperimentare (in questo grande parallelepipedo)  è il Mistero.
E’ questa l’emozione fondamentale alla base della vera Arte e della vera Scienza. Colui che non riesce più a sorprendersi, nè a stupirsi è praticamente morto, è una candela spenta.

Parole di un altro grande iniziato: Albert Einstein.

Quindi coraggio. Benvenuti nuovi fratelli apprendisti, portatori sani di future speranze. Che le vostre candele, e quelle di questa Loggia, non siano mai spente!

Ho detto.

A:. Mu:.

 

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Bibliografia

 

  • Robert Lomas – “Il Segreto dei Massoni” – Mondatori (2007)
  • Steven Sora – “Il Libro Nero delle Società Segrete” – Newton Compton Editori (2006)
  • Rivista Hiram Edizione Speciale nr. 1 – 1993 “Massoneria: Quale e Perché” – pagg. 21-27 “Natura della Massoneria“.
  • Gustavo Raffi e Antonio Panaino– Rivista Hiram, nr. 1/2003, pagg. 3-12, editoriale “La fierezza trasgressiva di essere Massoni“.
  • Lorenzo Del Boca – “Maledetti Savoia” ppgg. 61-74 (Edizioni Piemme, 2001), riprendendo una relazione letta al Convegno di Torino (24-25 Settembre 1988) “La liberazione d’Italia a opera della Massoneria” da Giulio Di Vita, toscano, ricercatore e docente di economia politica presso l’Università di Edimburgo. Gli atti del Convegno sono stati pubblicati a cura di Alessandro Mola (Foggia, 1990).
  • Kenneth S. Kleinknect – “La Massoneria nell’era spaziale” – Rivista Massonica nr. 3 Marzo 1972 – Vol. LXIII – VII della nuova serie – Pagg. 175-178.
  • Arturo Righini – “Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre gradi ed il Massimo Mistero Massonico” – Atanor (2002)
  • Claudio Lenzi – “I Ritmi della Scienza Sacra” – Edizioni Simmetria)
  • Jean Tourniac – “Simbolismo Massonico e Tradizione Cristiana” – Atanor (2005).
  • Antonio Marciano –  “Codice Massonico(Atanor)
  • Osvald Wirth  – “La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: vol. I, L’Apprendista(Atanor)
  • Papus  – “Ciò che deve sapere un Maestro Massone(Atanor)
  • Mauro Cascio  – “Storia (apologetica) della Massoneria(Bastogi)

Maggio 2008


2 Comments for this entry

  • ellena pioli

    chiederei informazioni sulla influenza dell’illuminismo sulla massoneria

    • redazione

      Non si tratta tanto di stabilire l’influenza dell’illuminismo sulla massoneria, quanto l’esatto contrario: fino a che punto l’illuminismo è una rivoluzione culturale nata dalla massoneria stessa.
      Sull’argomento riceverà comunque una risposta privata più argomentata. Grazie comunque per la Sua domanda e per la Sua attenzione nei confronti del nostro sito.

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