“La Morte in Vita” Prime riflessioni del percorso simbolico di un Fratello Apprendista

inserito il 19 10 2023, nella categoria Tavole dei Fratelli

Non esiste uno stato fisico che faccia più paura della morte.

Qualsiasi essere vivente si spaventa, prova a lottare per evitarla per anni ma alla fine si deve arrendere al destino. Eppure la morte non ha solo un significato di chiusura, di fine ma anche quella di un nuovo inizio, di una rinascita. Fin dall’epoca degli uomini di Neanderthal, la morte è stata vissuta come un evento celebrativo, da accompagnare con canti, riti e celebrazioni. L’uomo non smette di avere paura completamente della morte ma inizia a vederla come un qualcosa che dà accesso ad un altro stato dell’essere. Ora, se l’interrogativo che sta dietro a cosa vi sia dopo la morte rimane ancora senza risposta, partendo dal principio fisico enunciato da Antoine-Laurant Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, possiamo fare nostro il principio di morte e rinascita in senso figurato e rituale. In massoneria questa ritualità, torna in varie situazioni ma emblematica e fondamentale, è la “morte” che il profano deve affrontare prima di fare il suo ingresso nel tempio e “rinascere” come Libero Muratore. La “morte” del profano è il rito basale di ogni Libero Muratore, è la presa di coscienza definitiva, l’andare incontro al mutamento. Personalmente, quando quella sera di maggio, quando fui accompagnato al Gabinetto di Riflessione, tutto accadde in modo veloce. Si può dire che nonostante la mia volontà a seguire questo percorso, la velocità con cui l’ho affrontato era come se la morte fosse arrivata all’improvviso senza neanche rendermi conto di ciò che accadeva intorno a me. Ma non è forse coì che ci si sente quando si muore? La morte non si annuncia, non fa proclami e benché possa essere attesa da un momento all’altra, arriva quando vuole. Quella rapidità e successione di simboli nel Gabinetto di Riflessione, mi avevano lasciato leggermente stordito e ripensandoci ho associato la mia esperienza ad una novella di Luigi Pirandello, dal titolo Una giornata. Il protagonista di questo racconto è un uomo senza nome che arriva ad anticipare in sogno la propria morte, vedendosi violentemente strappato dalla vita, raffigurata in un treno in corsa nella notte. L’espulsione dal treno gli fa vivere un’esperienza straordinaria e surreale, destinata a cambiare in lui la percezione delle cose. Il protagonista senza nome della novella di Pirandello è guidato, dapprima, dalla luce della lanterna del capostazione e poi ritrovatosi in luogo sconosciuto si rende conto, alla fine, della caducità della vita e delle cose terrene. Il “divenire”, devenire in latino ovvero “venire giù”, è sì lo scendere del V.I.T.R.I.O.L., ma è anche l ἀναβαίνω (anabaino) il salire in greco. Aναβαίνω in greco vuol dire anche presentarsi, presentarsi al cospetto di qualcuno per essere giudicato, quindi fa da prodromo al superamento delle prove iniziatiche. Quindi discesa e salita (morte e rinascita) non sono all’antitesi ma complementari. Dante deve scendere all’Inferno, luogo oscuro e di morte (come il Gabinetto di Riflessione, sito anch’esso ad un piano inferiore), dove vede la disperazione del giudizio di Dio e dove deve liberarsi del male rappresentato dalle Tre Bestie che gli impedivano l’accesso al “Dilettoso Colle cagion e principio di Tanta Gioia”. Alla fine del suo viaggio rivedrà le Stelle (come quelle della volta del Nostro Tempio), la Luce. Ma prima di poter salire in Paradiso, luogo dove risiede la Vera Luce, deve passare dal Purgatorio che ha un valore di iniziazione, essendo questo di espiazione, riflessione e pentimento. Sulla cima della montagna Dante colloca il Paradiso terrestre la cui amena selva che lo ricopre è in posizione simmetrica rispetto alla selva oscura dell’Inferno. Qui il ciclo di purificazione viene completato con l’immersione nelle acque del fiume Letè, che annulla il ricordo delle colpe, e dell’Eunoè, che vivifica il ricordo del bene compiuto nell’esistenza terrena. In conclusione da Vostro F:. Apprendista Muratore, non mi resta che affidarmi alla sapiente guida dei miei Fratelli, in questo viaggio da me iniziato verso la Luce.

Ho Detto.

A:.P:.


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