LA LETTERA DI SENECA A LUCILIO n°37

inserito il 24 12 2020, nella categoria Esoterismo, Etica, Filosofia, Tavole dei Fratelli

Una lettura iniziatica. Raffigura una sorta di breviario sull’utilizzo del proprio impegno e della propria vita nella costruzione di un qualcosa che non può più essere teorico o virtuale ma vero, concreto e attivo. Se si traslasse questa lettera nella realtà della loggia, sarebbe come ascoltare il saluto del Maestro Venerabile quando si fa presente all’Iniziando che la via verso la Luce è lunga, faticosa e penosa e che niente è facile.

Tavola del fr:. S:. Man:. (per g.c. della R:. L:. Gerolamo Savonarola n. 104 all’Oriente di Ferrara).

Le Lettere a Lucilio (Epistulae morales ad Lucilium) sono un gruppo di 124 lettere scritte da Seneca tra il 62 e il 65 d.C.

Rappresentano una sorta di testamento spirituale e morale del grande filosofo stoico, ritiratosi ormai dalla vita pubblica e dagli intrighi di corte (morirà suicida per ordine di Nerone nel 65 perché accusato di aver partecipato alla congiura di Pisone).

Sono indirizzate a Lucilio, suo discepolo e governatore della Sicilia e sono lo strumento attraverso il quale Seneca lo istruisce con il suo pensiero e con uno stile rapido e incisivo in modo che i precetti rimangano maggiormente impressi. E’ la trasmissione del pensiero sull’agire umano attraverso l’esperienza e la vita vissuta.

A distanza di 2000 anni, il pensiero di Seneca è ancora drammaticamente attuale come se i suoi precetti fossero (e sono) parte integrante dell’Uomo, indipendentemente dal momento storico in cui sono vissuti.

Si tratta di temi universali, metastorici e metatemporali, quali la libertà, la vita, la morte, la felicità, l’amicizia, l’onore, il coraggio, il bene e il male e naturalmente il tempo, nel suo scorrere e nel come ben impiegarlo.

La lettera 37 raffigura una sorta di breviario sull’utilizzo del proprio impegno e della propria vita nella costruzione di un qualcosa che non può più essere teorico o virtuale ma vero, concreto e attivo.

Proviamo ad analizzarla da un punto di vista iniziatico e scopriremo delle cose interessanti:

37-1 Hai promesso di essere un uomo virtuoso, ti sei impegnato con un giuramento: e questo è il vincolo più grande per arrivare alla saggezza. Se uno ti dicesse che è un’impresa facile e agevole, ti schernirebbe. Non voglio che tu sia ingannato. Le parole di questo giuramento, che è il più onorevole, e di quello dei gladiatori, che è il più disonorevole, sono identiche: “Sopportare il fuoco, le catene e la morte di spada.”

2 Dai gladiatori che prestano le loro mani all’arena e mangiano e bevono quanto dovranno restituire col sangue, si esige che sopportino questi tormenti anche controvoglia: da te, che tu lo faccia volontariamente e di buon grado. A loro è concesso abbassare 3 le armi e invocare la pietà del popolo: tu non potrai arrenderti, e neppure chiedere grazia della vita; devi morire in piedi e invitto. A che serve, poi, guadagnare pochi giorni o pochi anni? Siamo nati per combattere a oltranza.

3 “E come me la caverò?” chiedi. Non puoi sfuggire al destino, puoi solo vincerlo. Ci si apre la strada con la forza, e questa strada te la indicherà la filosofia. Volgiti a essa, se vuoi essere salvo, sereno, felice, e infine, se vuoi essere, e questo è il massimo, libero; non si può diventarlo in altro modo.

4 La stoltezza è cosa meschina, ignobile, sordida, da schiavi, soggetta a molte, violentissime passioni. La saggezza, l’unica vera libertà, allontana da te dei padroni tanto gravosi, che comandano un po’ alternativamente, un po’ tutti insieme. E alla saggezza porta un’unica via e diritta; non puoi sbagliare; avanza con passo sicuro. Se vuoi sottomettere a te ogni cosa, sottomettiti alla ragione; farai da guida a molti se la ragione farà da guida a te. Da essa imparerai che cosa devi intraprendere e in che modo; non ti imbatterai inaspettatamente negli eventi.

5 Tu non puoi citarmi nessuno che sappia come ha cominciato a volere le cose che vuole: non vi è giunto di proposito, vi è capitato seguendo un impulso. La fortuna ci viene incontro tanto spesso quanto noi andiamo incontro a lei. È vergognoso non avanzare, ma essere trascinati e, trovandosi improvvisamente in mezzo alla tempesta degli eventi, chiedersi stupiti: “Come sono arrivato a questo punto?” Stammi bene.

Diversi sono gli spunti e i passi della lettera da cui si possono trarre elementi di riflessione da un punto di vista iniziatico o, perlomeno, quanto più calato all’interno della realtà massonica.

Il giuramento, l’impegno continuo nella ricerca e nello studio, la spinta verso la saggezza (filosofia), il retto vivere, la guida della ragione, l’abbandono delle passioni, delle frivolezze, del futile, dell’apparenza delle realtà “metalliche”. In sintesi, se si traslasse questa lettera nella realtà della loggia, sarebbe come ascoltare il saluto del Maestro Venerabile, o di qualunque altro Maestro al Neofita o, ancora, il rituale dell’Iniziazione in particolare quando si fa presente all’iniziando che la via verso la Luce è lunga, faticosa e penosa e che niente è facile.

Sarà solo con l’impegno costante, con la dedizione e con l’amore nonché anche con la graduale assunzione di responsabilità nel percorso massonico che si potrà ben vivere, evitando anche la stoltezza, cioè la stupidità “cosa 4 meschina, ignobile, sordida da schiavi”. Solo percorrendo incessantemente la via iniziatica tradizionale si potrà divenire liberi e saggi cercando anche di essere attivi e non passivi, aspettando che le cose accadano (È vergognoso non avanzare, ma essere trascinati) ma impegnarsi anche socialmente nella vita di tutti i giorni.

L’insegnamento di Seneca non è mai fine a se stesso ma prevede una concretizzazione nella società, così come il Libero Muratore con il suo esempio deve essere testimone dei valori appresi all’interno dell’istituzione e tramandarli consapevolmente in quella complexio oppositorum al fine di raggiungere la Totalità dell’Essere, l’Uno. Uno stile asciutto, snello e di facile comprensione ha reso e rende ancora adesso, il pensiero di Seneca attuale: le stesse brutture di 2000 anni fa, se ancora oggi lo leggiamo, ci fanno capire come purtroppo l’uomo sia rimasto lo stesso, avvinghiato nelle passioni e nell’ira ma la speranza non può e non deve abbandonare chi, come il Massone ha deciso di intraprendere un percorso irto di difficoltà sicuramente ma inesorabilmente stupendo e ricco.

S:. Man:.

22 Dicembre 2020 e.v.


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