CHE LA FORZA SIA CON NOI!

Parafrasi iniziatica delle grandi saghe di fantascienza: da Star Wars a Star Trek, da Prometheus ad Alien, da ET ad AI...

inserito il 17 09 2015, nella categoria Scienza, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

JODA

Tavola del fr:. A:. Mu:.

Pochi minuti fa abbiamo udito il fratello Secondo Sorvegliante invocare “Che la Forza renda saldo (il nostro lavoro)”… ma ora chiudiamo gli occhi e proiettiamoci in una galassia lontana, lontana… Siamo su un’astronave ed udiamo un altro fratello – con l’inconfondibile mantello dei Cavalieri Jedi, simile ad una clamide con il largo cappuccio che ne oscura il volto – pronunciare una invocazione simile: “Che la Forza sia con noi!”.

E’ chiaro che stiamo viaggiando con la fantasia nell’universo della celebre saga cinematografica di Star Wars, di cui è atteso, fra pochi mesi, il VII Episodio (a quasi 40 anni dal primo film della serie) che narrerà appunto “Il Risveglio della Forza”.

Riaprendo gli occhi, e ritrovandoci nel nostro abituale tempio massonico, la domanda che ci sovviene più spontanea, di fronte a questa strana coincidenza di invocazioni, è se possa esistere un legame fra la “Forza” che abbiamo appena sentito evocare nel nostro tempio e quella percepita ed invocata dal Cavaliere Jedi di Star Wars? E più in generale se vi sono altre affinità simboliche (Casuali? Volute?) fra la Massoneria ed altre saghe fantascientifiche come Star Trek, Alien, Odissea nello Spazio, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, ET, X Files, e tante altre…

Beh, potrebbe non essere una coincidenza casuale il fatto che quasi tutte quelle opere sono state realizzate da personaggi appartenenti o vicini alla Massoneria. Non sempre la loro appartenenza effettiva è stata del tutto comprovata (più fonti della rete sostengono ad esempio che il compianto Gene Rodonderry, l’inventore di Star Trek, fosse un massone scozzese del 33° grado), ma è certamente sempre molto evidente l’ascendente esercitato in questi artisti dal patrimonio simbolico ed esoterico della massoneria stessa, patrimonio che evidentemente conoscevano direttamente od è stato instillato dai loro più stretti collaboratori ed ispiratori. Del creatore di Star Wars, Goerge Lucas, è noto, ad esempio, il forte ascendente steineriano, che lo pone molto vicino alla spiritualità massonica.

Esiste comunque anche una determinante controprova dell’allure massonico di queste opere di fantascienza: si tratta degli immancabili sospetti e delle severe critiche con cui la Chiesa ha “bollato” questi film. Fin dal 2006, infatti, il Gris (Gruppo di Ricerca e Informazione Religiosa, molto impegnato contro le sette) ha messo in guardia i fedeli nei confronti di ET, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, Star Wars e Matrix. L’accusa: sfacciato gnosticismo (mentre Il Codice da Vinci viene definito “nichilista”). Fantascienza e Massoneria sono così accomumate sullo stesso libro nero cattolico.

D’altro canto è sempre esistita una forte connivenza fra il mondo interiore delle logge e le visioni cosmiche della scienza e delle fantascienza: dal fratello Jules Verne (1828-1905) che immaginò la conquista della Luna da parte di un gruppo di uomini letteralmente “sparati” sul satellite da un colossale cannone, agli uomini che vi posero effettivamente piede per primi (nel 1969) e che portarono sulla Luna, oltre alla bandiera stelle e strisce, le insegne massoniche della propria loggia (Neil Armstrong e Buzz Aldrin, entrambi massoni, come lo sono stati moltissimi altri astronauti e scienziati della Nasa fin dalle prime missioni Mercury, Gemini, Apollo, nomi non a caso di forte assonanza latomistica).

Ma torniamo alla Forza della Loggia ed a quella dei Cavalieri Jedi di Star Wars: sì, un forte legame di senso e di significato sembra proprio esistere.

EGGREGORO

Per i Cavalieri Jedi della saga stellare la Forza è la fonte dell’energia vitale che “spira” in tutto l’Universo, un’energia che taluni uomini predisposti ed iniziati ai suoi misteri, dopo un lungo noviziato (come apprendisti, “padawan”, di un maestro Jedi più esperto), possono imparare a percepire ed utilizzare per amplificare i poteri della propria mente e del proprio corpo.

Ma la loro deve essere una percezione assolutamente “pura”, non inquinata da pulsioni o sentimenti negativi (desiderio di vendetta, ambizione di potere, passioni amorose, o altro… i Cavalieri Jedi fanno voto di castità e celibato… ), perché questo significherebbe aprire un pericoloso varco, nel proprio spirito, al “Lato Oscuro della Forza” che li porterebbe inesorabilmente a trasformarsi in Sith, ovvero Cavalieri del Male.

La Forza che sorregge l’Universo di Star Wars, e ne preserva l’integrità, contrastando il Male che insidia la libertà e l’esistenza stessa dei Mondi che non si sono assoggettati al suo Impero oscuro (sotto la minaccia della Morte Nera, l’arma letale che può distruggere interi pianeti, fatta costruire dallo stesso Imperatore Sith, Palpatine) è dunque un specie di vento cosmico che trasporta energia positiva e vitale in tutte le galassie. Ed è proprio la similitudine del “vento” che avvicina la Fratellanza Jedi a quella delle nostre logge (in un intreccio simbolico molto simile a quello storico fra massoneria scozzese e templari).

Un nostro fratello forlivese, che con le sue riflessioni iniziatiche tocca sempre toni autenticamente poetici e favolistici, in una sua recente tavola ha definito la Massoneria, ed i massoni stessi, come una sorta di “vento” – capace di spirare ad ogni latitudine e longitudine umana, religiosa, politica – e parlare in termini di fratellanza ed armonia ai cuori ed alle menti di tutti gli uomini, in ogni dove, con lo stesso linguaggio, con le stesse parole, e con gli stessi simboli.

Lo stesso fratello suggerisce inoltre che quando passerà all’Oriente Eterno, il massone non è destinato a ridiventare “polvere” come sostiene l’insegnamento cristiano, ma tornerà ad essere “soffio creativo”, vento cosmico, da dove tutto è cominciato e continua a ricominciare in eterno.

La stessa Forza che ad ogni tornata viene invocata ben due volte dal fratello Secondo Sorvegliante, in apertura e chiusura dei lavori, cos’altro può essere se non “vento”, ovvero atmosfera iniziatica, in grado di dare ossigeno ed energia ai nostri polmoni spirituali, di dare più respiro ai nostri principi, dentro e fuori la loggia.

In altre parole è quello che chiamiamo “Eggregoro”:  Eggregoro Bianco per sottolineare la positività dei valori e dei principi che il nostro lavoro dovrebbe essere in grado di spargere nel mondo, per contrastare l’Eggregoro Nero (il lato oscuro della Forza nel mondo reale) che si spande in continuazione nella società, fiaccando gli animi umani, volgendoli al pessimismo ed alla depressione, facendoci sentire immersi in una sorta di “pece esistenziale” fatta di violenza quotidiana, ingiustizia, diffidenza, egoismo (da qui intolleranza, razzismo, paura della diversità, fanatismo religioso… e perfino odio sportivo, vedi la violenza negli stadi e dintorni). Una percezione negativa del mondo – dovuta appunto a questo eggregoro oscuro – che annichilisce anche ogni volontà di contrasto e ribellione, facendoci sentire soli, isolati, inermi…

Qui sta il punto centrale della questione: se l’eggregoro negativo rischia di prendere il sopravvento, può essere per il fatto che Istituzioni come la nostra non riescono più a produrre sufficiente Eggregoro Bianco.

L’Eggregoro Bianco dovrebbe infatti costituire il PIL, il prodotto interno lordo, della Massoneria.

Dovrebbe far spirare nella società più sentimenti positivi, dovrebbe spargere con più energia i principi di libertà, fratellanza, uguaglianza ed armonia, che coltiviamo con tanta enfasi nelle nostre logge.

Dipende da noi, da ciascuno di noi.

Non si tratta, si badi bene, di mera propaganda massonica, né di diffondere un’immagine più positiva della stessa massoneria in quanto tale. Si tratta di difendere e propagare i principi basilari che sosteniamo da sempre di condividere in loggia, e che fra l’altro abbiamo giurato di difendere.

Rendere respirabile da ogni uomo e donna l’Eggregoro Bianco delle nostre logge, significa anche sospingere e non far sentire solo chi vuol tenere la schiena dritta ed opporsi a quanti minacciano i nostri ideali (che sono gli insostituibili pilastri della Democrazia e di ogni libertà e diritto individuale).

Spesso è proprio il fatto di non percepire il vento di questa comunanza di intenti e di ideali, che ci fa sentire soli e spacciati in partenza, e ci fa desistere dal batterci individualmente contro gli opportunismi ed i conformismi di massa che fanno da scudo ai prepotenti di turno ed ai poteri oscuri che ci condizionano.

L’Eggregoro Fraterno serve anche a far sentire il massone meno solo ed indifeso quando decide di manifestarsi nel proprio luogo di lavoro e nella propria comunità. L’outing massonico, intendiamoci, è e resterà sempre una scelta individuale. Ma il “sentire” più intensamente attorno a sé l’eggregoro e la solidarietà reale degli altri fratelli può essere il miglior incentivo per fare le scelte più coraggiose.

eggregoroX

L’Eggregoro dunque, ovvero la “produzione” di pensiero positivo, non è un fatto trascurabile. Non lo è mai stato, e quando le nostre Officine sono state in grado di produrne di più, i riflessi sulla storia e nella società sono stati fondamentali ed evidenti. Si pensi ad esempio alla stagione delle grandi rivoluzioni e delle costituzioni democratiche.

L’errore più grave è proprio quello di pensare che le conquiste laiche propiziate dalla massoneria siano perenni. In realtà vengono costantemente erose e minacciate. Per difenderle occorrerebbe un impegno sacrale, come quello dei massoni di un tempo. Occorrerebbe una religione laica, ed occorrerebbero più “missionari” laici nella società. Resta da chiedersi se noi stessi crediamo fino in fondo a questa “religione”…

Oggi, specialmente nel nostro paese e nel nostro continente, sarebbero infatti necessarie nuove rivoluzioni, ad esempio per creare un’Europa Unita degna di questo nome, o semplicemente per creare una società un po’ più tollerante.

Ma questo comporterebbe una superproduzione di Eggregoro Bianco che le nostre logge e quelle del resto d’Europa non sono evidentemente ancora state in grado di sviluppare.

Ci sta provando da par suo questo Papa, Francesco.

A dir il vero è proprio la Chiesa Cattolica ad insegnarci, storicamente, quanto è importante la produzione di Eggregoro (nel suo caso attraverso la preghiera). Proprio questo, per la Chiesa, dà ancora oggi un senso ed un fine, ad esempio, all’opera apparentemente anacronistica dei Claustri e dei Conventi di Clausura: pregare no-stop per generare e diffondere in continuazione il vento benefico della fede.

Ai tempi dell’Impero Romano, prima dell’avvento egemonico del Cristianesimo, il 90% della popolazione era dedito all’agricoltura (oggi il 4%, negli Usa addirittura solo l’1%) per sfamare se stesso ed il residuo 10% della società che comprendeva ricchi, aristocratici, artigiani, filosofi, artisti, ed un esercito che era giunto a contare mezzo milione di soldati.

Nel medioevo, dopo la caduta dell’Impero, quando la popolazione europea si era ridotta a 30-35 milioni di individui, il 90% di essa doveva ancora faticare nei campi per mantenere il restate 10% della società, solo che al mezzo milione di soldati si era sostituito un esercito quasi altrettanto numeroso di preti, frati, monaci e suore (si calcola che intorno all’Anno Mille vi fossero 300-350mila religiosi).

Un esercito ecclesiastico che però il contadino di allora era ben lieto di mantenere e sfamare, perché, era intimamente e fortemente convinto (ci vuol poco ad immaginare da chi… ) che il benvolere divino fosse decisivo e fondamentale per la sua salute, per il raccolto, e più in generale per la sua sopravvivenza da pestilenze e guerre. Quel povero contadino contava quindi disperatamente proprio sulla forza delle sue preghiere e soprattutto su quella delle preci professionali di quell’esercito di preti.

Va detto e riconosciuto che tutti questi preti non si guadagnavano la “riconoscenza” popolare solo pregando, ma anche fornendo indispensabili servizi civili (la celebrazione e la registrazione della nascite e dei battesimi, dei matrimoni, dei riti funebri… ), gestendo ospedali e scuole, e spesso i preti erano anche grandi datori di lavoro (ai tempi di Carlo Magno, ad esempio, una singola abbazia, come quella di Saint-Germain-des-Pres a Parigi, poteva avere ben 15mila dipendenti che lavoravano ben 50mila ettari di proprietà dei monaci).

L’Eggregoro della Chiesa ha dunque tenuto unite le comunità, ha instillato loro consolazione e speranza, peccato però che tutto questo era basato principalmente sulla paura dell’Inferno, sul senso di colpa, sui dogmi, sul plagio sociale, sui roghi.

A noi massoni tocca produrre ben altro eggregoro, basato soprattutto sulla libertà, sui diritti individuali, ma anche sui doveri, sulla responsabilità, sulla necessità e sulla fatica di farsi proprie idee e sottoporle a continue verifiche. Ed è un eggregoro certamente molto più difficile da diffondere.

Ma il massone non può certo temere il lavoro più duro e difficile. Non è stato così in passato. Si spera possa accedere altrettanto nel presente e nel futuro, altrimenti dovremmo dedurne un decadimento generale della “tempra” iniziatica.

Sarà dunque l’eggregoro bianco il propellente che ci sospingerà nel futuro, ad incontrare e verificare quelle visioni che la Fantascienza ha tratto dal nostro stesso patrimonio simbolico.

templari (1)

Parlavamo di Star Wars… l’analogia fra Cavalieri Jedi e Cavalieri Templari (con tutti i loro addentellati con la massoneria scozzese) appare scontata. La parafrasi della Forza e del Lato Oscuro della Forza non può non richiamare con evidenza il simbolismo del pavimento a scacchi, bianchi e neri, che adorna ogni loggia.

Un esempio moderno di Cavaliere Jedi potrebbe essere quello di Giordano Bruno, con la sua capacità di cogliere la presenza e l’armonia di “Infiniti Mondi” nell’Universo.

Nella mistica dei Cavalieri Jedi si rispecchiano anche molto richiami suggestivi alla Genesi, nonché ai testi gnostici di Quram e degli Esseni.

Come si è detto questo Ordine è una sorta di Fratria di monaci guerrieri, che combattono fin quasi alla loro estinzione, per sottrarre l’Universo al dominio dell’oscuro Imperatore del Lato Oscuro della Forza, Palpatine, il Signore dei Sith (Il “Belliar” degli Esseni) che è stato in grado di sedurre ed attrarre a sé il migliore degli stessi Cavalieri Jedi, Anakin Skywalker, che da rinnegato assumerà il nome di Dart Fener (così nel film, mentre nei libri originali era indicato come Darth Vader), riproponendo il caso non infrequente nella storia umana di un Cavaliere della Luce che si lascia conquistare dal Male e dalle lusinghe materiali del mondo che esso governa.

Alla fine ci sarà una redenzione, allorchè lo stesso Darth Fener si potrà rispecchiare nel proprio sé stesso rimasto integro e fedele agli ideali originali, cioè allorchè dovrà battersi contro il suo stesso sangue, contro il proprio figlio Luke Skywalker, l’ultimo degli Jedi rimasto a contrastarlo. E la scelta del Cavaliere Nero Darth Vader sarà allora quella di morire, per consentire al figlio di continuare a vivere ed alla Forza di risorgere.

Una vicenda che ricorda fin troppo da vicino il racconto (Genesi 6, Libro dei Giubilei 4,14 ed altri testi gnostici) dei Nephilim, gli Angeli Vigilanti mandati a redimere il genere umano prima del Diluvio Universale, Giganti che per un certo periodo di tempo tradirono il mandato divino, alleandosi con il genere umano corrotto ed unendosi con le sue donne, ma che poi si pentirono e tornarono fra le schiere del Signore. Angeli che scelsero il Bene dopo aver conosciuto il Male.

La Genesi dei Giganti primordiali che fecondano le donne umane e danno origine ai primi “Eroi” della stessa Umanità, oltre a trovare riscontro nei miti dell’Olimpo greco, è stata ripresa anche da un recente film fantascientifico di Ridley Scott “Prometheus”.

Si tratta del prequel di un’altra nota saga cinematografica, quella di Alien.

In questo caso assistiamo all’arrivo sulla Terra di un’astronave aliena, da cui sbarca un gigante che si immola sul pianeta, spargendo nelle sue acque il proprio dna ed altro materiale genetico, da cui si innescherà nuova vita e l’avvento del genere umano.

Un salto evolutivo propiziato da una misteriosa civiltà aliena proveniente dallo spazio, del tutto simile, simbolicamente, a quello descritto in 2001 Odissea nello Spazio di Kubric allorchè nel mezzo di un gruppo di primati compare un misterioso monolite in grado di innescare nuovi processi cerebrali negli ominidi con cui entra in contatto. Inizia così l’avventura dell’intelligenza che porterà l’uomo nello spazio.

Odissea Spazio

 

IL DESTINO FINALE: LE PAURE E LE SPERANZE
FRA GENETICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Sarà un “Uomo Nuovo”, in tutti i sensi, ad affrontare l’esodo finale fra le stelle alla ricerca di una “Nuova Terra”. Scienza, Fantascienza e Massoneria di fronte ai grandi dilemmi del Futuro.

STARCHILD

La Fantascienza esoterica non affronta solo il problema dell’Inizio. In maniera assai più intrigante affronta anche il problema del Destino Finale del Genere Umano.

E’ certo che si tratta di un destino fra le stelle, in questo concordano scienza e fantascienza.

Volenti o nolenti fra qualche miliardo di anni (non più di quattro) il genere umano, per sopravvivere, dovrà trovarsi a parecchia distanza da questo povero pianeta destinato ad essere inghiottito dal Sole quando questo esaurirà il proprio combustibile e si trasformerà in una Gigante Rossa.

Già ora l’Uomo sta individuando nuove possibili “Terre” su cui migrare, con non pochi problemi di distanze siderali da superare e di incognite tecnologiche e soprattutto fisiche da risolvere. Troppe radiazioni, troppe problematiche ossee e muscolari da affrontare, per sopravvivere ad una prolungata esistenza nello spazio. Figuriamoci per centinaia, forse migliaia di anni, in volo su astronavi “generazionali”.

Forse, anzi quasi certamente, avremo bisogno dell’ausilio di macchine dotate di un’intelligenza artificiale. E su questo fin da ora lo stesso mondo della scienza pone diverse inquietanti domande.

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Il grande astrofisico Stephen Hawking ha confessato recentemente in un’intervista le sue più grandi paure: è spaventato dal crescente grado di violenza, nervosismo e cattiveria che vede affiorare nelle società moderne. Pensa che sia alto il rischio di guerre dalle conseguenze impensabili e tremende per il genere umano nel suo complesso. L’unico rimedio, sostieme Hawking, sarebbe che l’umanità finalmente volgesse lo sguardo al cielo e pensasse alla ricerca ed all’esplorazione spaziale come una missione unificante per tutte le genti di questo pianeta.

Solo pensando alla Terra con lo stesso sguardo degli astronauti che l’hanno osservata dallo spazio, si può capire quanto sia unico e fragile questo pianeta, quanto siano assurde – viste da lassù – le divisioni ed i confini per i quali ci stiamo lentamente massacrando.

Dobbiamo pensare ed aspirare fin d’ora ad una nuova “casa” per l’intero genere umano, e fino ad allora conservare al meglio possibile la nostra attuale casa, la Terra, come ci esorta a fare l’ultima enciclica papale “Laudato si”.

Invece stiamo compiendo un autentico terricidio, cancellando preziose biodiversità nei mari e nelle foreste. In realtà stiamo divorando fino all’esaurimento anche le grandi “foreste” fossili del sottosuolo, le stesse (ciò che ne resta) di cui si nutrivano i nostri predecessori del Jurassico, i dinosauri (quelli erbivori che a loro volta nutrivano i predatori carnivori), rivelandoci molto più spietati ed affamati di loro, con il nostro insaziabile appetito di energia, petrolio, carbone

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Abbiamo smesso di considerare la Terra come un organismo vivente, l’antica Gea, e ne stiamo facendo scempio. Quel che è peggio essendone perfettamente consapevoli, ed al tempo stesso incapaci di invertire la marcia, cambiare le nostre abitudini, prima che siano gli sconvolgimenti climatici, provocati da noi stessi, ad imporcelo. Evidentemente non manca solo Eggregoro Bianco, ma anche Eggregoro Verde… (la domanda è: come massoni possiamo fare qualcosa?).

In compenso lo stesso astrofisico ha recentemente attenuato un’altra grande paura cosmica: quella dei “buchi neri” divoratori di pianeti e di materia, dai quali, secondo le ultime ricerche di Hawking e della sua equipe, quest’ultima, la materia, non verrebbe più totalmente annichilita ma potrebbe anche riemergere in altri universi o in altre dimensioni. I buchi neri sarebbero quindi tunnel dimensionali, e con questo Hawking avrebbe validato il nucleo scientifico-narrativo di un’altra famosa saga spaziale, “Stargate”, in cui gli uomini si avvalgono appunto di simili portali spazio-temporali per passare da un punto all’altro dell’Universo.

Stargate-shield

Ma Hawking ci mette poi in guardia anche da un’altra incognita sul nostro futuro: il rapporto fra l’Uomo e le macchine, soprattutto quelle dotate di intelligenza artificiale.

Stiamo delegando troppi compiti, non solo fisici ma anche “mentali”, a queste macchine, sempre più connesse fra di loro, sempre più automatiche, sempre più autodiagnostiche, sempre più autodidatte, sempre più autoreferenziali.

Ormai si è creato un sistema molto prossimo a prescindere, per il suo funzionamento, dall’uomo stesso. C’è da inorridire fin d’ora nel pensare a quello che potrebbe accadere se le macchine ci escludessero dal sistema. Se all’improvviso ci disconnettessero dalle comunicazioni, dai trasporti, dai nostri conti correnti on line, dal sistema sanitario… Ormai basta un black out più prolungato del solito per gettare le città moderne nel caos.

La letteratura fantastica ha risolto il problema con le tre leggi della robotica di Isaac Asimov, famoso scienziato e scrittore russo di fantascienza: praticamente dogmi o tabù cibernetici che dir si voglia, imposti dai costruttori umani ai robot positronici: 1) Un robot non può recare danno ad un essere umano, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno; 2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli essere umani purchè tali ordini non contravvengano alla Prima Legge; 3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purchè questa autodifesa non contrasti con la Prima e Seconda Legge.

leggi-della-robotica

La scienza vera e propria comincia solo adesso a porsi il problema di eventuali limiti da dare allo sviluppo di un’intelligenza artificiale che potrebbe anche sfuggirci di mano, o addirittura ribellarsi e porsi in competizione con quella umana.

Una delle più celebri e simboliche “ribellioni” di un’intelligenza artificiale nei confronti dell’uomo è stata sicuramente quella del computer HAL di “2001 Odissea nello Spazio” che per non essere disattivato, dopo un proprio malfunzionamento, cerca di eliminare l’intero equipaggio umano della sua astronave. Il nome HAL corrisponde volutamente alle singole lettere che precedono quelle dell’IBM (H-I, A-B, L-M), la più importante società mondiale d’informatica di quegli anni: un tributo ed un monito al tempo stesso.

HAL

La fantascienza cinematografica fornisce un altro monito in questo senso, tramite il primo lungometraggio (1977) della saga di Star Trek (che viene indicata come l’Odissea della stessa fantascienza, paragonata all’Iliade del futuro che sarebbe invece rappresentata da Star Wars) in cui la nostra galassia è sconvolta dall’incedere di una misteriosa ed enorme macchina proveniente dallo spazio profondo, una macchina dotata di una spietata intelligenza cibernetica che distrugge ogni cosa sul suo cammino, sostiene di chiamarsi Vyger e di essere alla ricerca dei propri creatori.

Si scoprirà poi che Vyger è in realtà l’aberrante trasformazione della sonda spaziale Voyager 6 (la corrosione ha cancellato alcune lettere del suo nome originale), inviata nello spazio profondo come messaggera del genere umano.

La vera sonda Voyager, infatti, lanciata dalla Nasa negli Anni Settanta, portava con se una ricca documentazione sul genere umano (frasi di saluto in tutte le lingue del mondo, immagini e dati sul nostro pianeta… ed anche le coordinate per raggiungerlo).

Nel suo cammino ha incontrato un mondo di automi e di macchine (probabilmente l’epilogo, il residuo, di un’altra civiltà biologica scomparsa), macchine che l’hanno accolta, “ascoltata”, modificata e rispedita verso la terra.

Se non sarà in grado di ritrovare e assimilare i propri creatori, la macchina è programmata per distruggere ogni altra forma di vita biologica nell’intero quadrante dell’Universo in cui si trova anche la nostra galassia.

L’apocalisse sarà evitata dal sacrificio di un membro dell’equipaggio dell’astronave Enterprise che accetterà spontaneamente di fondere la propria mente ed il proprio cervello biologico con l’intelligenza artificiale della macchina Voyager-Vyger.

DATA

Nascerà così una nuova forma consapevole di esistenza spaziale, umana ed artificiale. Un equilibrio, però, fra le due nature, difficile da mantenere.

La stessa saga di Star Trek ci fornisce al riguardo due opposte visioni prospettiche: quella “buona” dell’automa Data (magistralmente interpretato per anni dall’attore Brent Spinner), l’essere positronico desideroso di diventare sempre più simile all’uomo; e quella “cattiva” rappresentata dalla minaccia dei Borg, una specie di ibridi biologici e meccanici, in grado di “assimilare” ogni forma di vita e di cultura biologica trasformandola in una schiera di fuchi biomeccanici, che viaggiano in astronavi-alveari e sono comandati da una “mente” comune, naturalmente artificiale. Una dimensione collettiva dell’esistenza. Tanti esemplari bio-meccanici, una sola mente. Ma alla fine sarà la parte umana della specie a prevalere, a staccarsi dall’alveare, ed a recuperare la coscienza (e la libertà) individuale dei singoli Borg.

BORG

Fantascienza, certo, ma non troppo lontana da una concreta prospettiva di effettiva coesistenza esistenziale fra uomo e macchina.

Alla base di tutto questo il rebus più “amletico” dei robot sembra essere quello di afferrare e comprendere appieno i concetti troppo umani di Vita e di Morte.

Proprio su questo si basa la tensione narrativa di un altro capolavoro fantascientifico, “Blade Runner”, film di Ridley Scott (1982) tratto da un romanzo di Philip K. Dick pubblicato una quindicina di anni prima. Il film parla appunto della ribellione di un gruppo di “replicanti” costruiti dall’uomo per svolgere i lavori più pericolosi e le missioni più “impossibili”, androidi che vorrebbero ottenere dai loro creatori umani più “Vita”, ben oltre la scadenza programmata delle loro funzioni (un ciclo relativamente breve di anni, prima del loro  inesorabile “spegnimento”).

Per questo obiettivo uccidono chiunque si pone sulla loro strada (strada che dovrebbe condurli al capo della Corporation che li ha creati, l’unico che potrebbe modificare il programma che regola la loro breve “obsolescenza programmata”). Diventano così estremamente pericolosi, costringendo la Legge a mettere sulle loro tracce l’agente Rick Deckard (Harrison Ford) specializzato nella caccia agli androidi. Una caccia che vede però l’agente umano soccombente nel duello finale con il capo dei replicanti ribelli, Roy Batty , magnificamente interpretato da Rutger Hauer.

Senonchè con un improvviso colpo di scena sarà lo stesso automa a salvare in extremis il suo antagonista umano, quando in un ultimo sprazzo di esistenza e di funzionamento lo stesso replicante sembrerà aver improvvisamente colto il vero senso della Morte (consentire alla Vita di rinnovarsi con nuove esperienze di nuovi individui), da cui il celebre monologo: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi gamma balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”.

L’ultimo atto dell’automa sarà quindi quello di liberare una colomba che teneva fra le mani (che potrebbe essere appunto il simbolo della sua illuminazione finale, il volo della Shekhinah, la sapienza superiore che dovrebbe aleggiare anche nello nostre logge) ed afferrare il polso del poliziotto Harrison Ford salvandolo dalla caduta nel vuoto che avrebbe decretato la sua fine.

BLADE

Torniamo comunque all’ipotesi iniziale del grande esodo cosmico del genere umano verso una Nuova Terra individuata dai satelliti e dalle sonde a diverse migliaia di anni luce dal nostro attuale pianeta.

Sarà già un enorme problema tecnico e scientifico da risolvere quello del vettore, del mezzo (e dell’energia) che potrà portarci alla meta.

Ma un problema che potrebbe rivelarsi ancor più insormontabile per il genere umano, così come è morfologicamente connotato attualmente, sarà senz’altro quello dell’adattamento e della sopravvivenza del nostro corpo alle insidiose radiazioni ed alla prolungata assenza o rarefazione della gravità in una nave spaziale, da sopportare non solo per una singola esistenza, ma probabilmente addirittura per molteplici generazioni.

Quasi certamente si renderebbero necessarie modifiche genetiche, per altro difficili da attuare su scala planetaria (con l’implicito rischio di dover selezionare solo una parte elitaria della popolazione mondiale cui sarà riservata la chances di nuova vita nello spazio: è la trama di un altro famoso film,  “Gattaca” del 1997, titolo che deriva dalle lettere iniziali delle quattro basi azotate che compongono il DNA, guanina, adenina, timina e citosina). Per giunta rendendoci compatibili con un’esistenza spaziale, i nostri parametri biologici potrebbero diventare  automaticamente inadatti alla vita sul nostro stesso pianeta.

Per conquistare le stelle occorrerà dunque un “Uomo Nuovo”, geneticamente e spiritualmente modificato. Occorrerà certamente un lungo processo di perfezionamento in questo caso non solo interiore, ma anche esteriore (fisico, morfologico). Un percorso denso di insidie, con molti pericoli di fallimento, come ad esempio ci insegna la atavica vicenda del Golem (che pure appartiene ad uno dei carsici filoni sapienziali della stessa Massoneria, in questo caso la scienza cabalistica ebraica).

Sarà questa la più grande sfida prometeica dell’Uomo al suo Creatore o alle leggi cosmiche che hanno determinato la sua esistenza confinata su questo pianeta, la povera vecchia Terra.

Per vincere questa sfida l’Uomo dovrà conquistare e probabilmente violare molti Misteri, fra questi il Codice ed il Significato della Vita stessa.

Sarà solo o “guidato” a farlo?

Il creatore di Star Trek, Gene Rodonderry, ha immaginato ad esempio che l’umanità fosse accompagnata nei sui primi passi a “curvatura spaziale” da una saggia civiltà aliena, quella del vulcaniano Spock (cui ha prestato il volto… e le orecchie, inconfondibilmente a punta… il mitico attore Leonard Nimoy, recentemente scomparso).

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Oppure sarà un Dio intergalattico a salvarci? A questo proposito sta espandendosi negli Usa la credenza di molti Cristiani nella profezia del cosiddetto “Rapimento”, in base alla quale pochi istanti prima della fine del mondo Dio dovrebbe appunto rapire in cielo, o in un nuovo Eden, tutti i “buoni” del nostro mondo, lasciando invece sulla Terra tutti i “cattivi” a godersi le pene dell’Armageddon finale, ovvero l’annichilimento del nostro sistema solare. Una profezia forse un po’ fuori dai canoni, ma è pur vero che l’apostolo Pietro aveva parlato espressamente di una “promessa”, da parte di Gesù, “di nuovi cieli e di una nuova terra” (Seconda Lettera, Pt 3,13).

Un’altra risposta molto più densa di esoterismo viene invece da un celebre e magnifico film “2001 Odissea nello Spazio” e dal suo enigmatico finale, quando l’astronauta David Bowman, l’Iniziato che ha scoperto il segreto del grande monolite (“Mio dio, è pieno di stelle”) ed è stato ammesso al suo Mistero, si ritrova con la sua capsula in un indefinibile ed avveniristico “appartamento-tempio” dove si “compirà la sua Opera alchemica”, sempre in presenza del misterioso monolite che funge in questo caso da “pietra filosofale”, consumando la sua intera esistenza fisica, fino all’estrema decrepitezza ed al trapasso, per poi rigenerarsi in un nuovo “feto-spora”, o “starchild”, vagante nel cosmo per disseminare nuova vita ad un livello evolutivo superiore (metamorfosi significativamente accompagnata dalle note di “Also sprach Zarathustra” di R.Strass).

ODISSEA SPAZIO 1

Un processo che a livello simbolico, in fondo, non è dissimile da quanto avviene ad ogni Iniziazione massonica: nel Gabinetto di Riflessione l’adepto consuma quella che sarebbe dovuta essere tutta la sua residua vita profana, e risale nel Tempio per confrontarsi con i Quattro Elementi, rigenerarsi, e subire una completa metamorfosi con cui si avvia la sua nuova Esistenza Iniziatica. E ricordiamoci che il Tempio non ha un tetto, ma una grande volta stellata…

Ed allora? Allora, probabilmente, nello spazio potremmo andarci adeguatamente “iniziati” solo come anima, e non come corpo.

Nel cosmo reale, verso la Nuova Terra probabilmente potremo inviare il nostro corredo genetico, disgiunto dal nostro corpo. A viaggiare fra le stelle sarà la nostra essenza ridotta a fialette ben custodite in contenitori criogenici a prova di qualsiasi radiazione cosmica, mentre la nostra mente dovrebbe forzatamente essere travasata in una nuova memoria digitale, che sarà probabilmente una macchina a custodire e risvegliare quando raggiungeremo la meta.

Solo SE la macchina stessa deciderà che è il momento ed il luogo giusto per farlo. SE deciderà… appunto.

Una decisione che potrebbe richiedere capacità di calcolo, ma anche di discernimento… sensibilità …sentimento …. intuizione e senso del rischio (un sesto senso, molto umano).

Una macchina che non “pensi” solo a se stessa, ma si dimostri fedele e generosa nei confronti dei suoi creatori umani, che dovranno affrontare una nuova e lunga genesi biologica.

Una macchina che diventerà la nuova Grande Madre del rinato genere umano, in un diverso punto dell’Universo.

Ci vorrà bene e ci proteggerà come una Madre (in una nuova gestazione/clonazione/parto in vitro)? O penserà che non siamo abbastanza perfezionati per sopravvivere? Ci vorrà bene come una madre umana può volerne ad un figlio handicappato (perché per la nostra Grande Madre Cibernetica noi, nuove scimmie in una nuova terra, appariremo fatalmente come esseri fragili, gracili, “diversamente abili” per esistere e resistere)? Vorrà aiutarci e proteggerci nell’affrontare le insidie di un nuovo lungo percorso evolutivo?

Anche in questo caso la fantascienza ci ha lasciato una visione, commuovente ma fortunatamente positiva: la capacità di una macchina – un bambino robot – di nutrire amore per una madre biologica: ovvero la trascrizione fantascientifica della favola iniziatica di Pinocchio nel film di Spielberg “AI – Intelligenza Artificiale” (2001). Un film che ci ha fatto vedere che anche le macchine ed i loro orsacchiotti possono piangere. Ed in quelle lacrime c’è tutta la speranza del genere umano.

AI 2

Fin qui abbiamo comunque fatto i conti senza l’oste. Il nostro futuro potrebbe anche non essere totalmente nostro. Sulla nostra strada potremmo incontrare anche altri compagni di viaggio: altre specie, altre civiltà aliene. Buone? Cattive? ET o Alien? Indipendence Day o Incontri Ravvicinati?

Magari, a dispetto di ogni convinzione gnostica, potremmo incontrare altri Dei, altri Architetti di universi paralleli, altri angeli, altri diavoli… Ma questa non sarebbe più fantascienza, bensì fantateologia o fantamassoneria (già, come sarà la massoneria fra qualche anno luce?)…

Decisamente troppo per massoni stressati da questa lunga tavola. Che la Forza ci aiuti a sopportala.

Ma poichè tutti noi siamo in Massoneria soprattutto per cercare nuove domande, chiudo proprio con una domanda in più rispetto alle prime tre che sono state fatte a ciascuno di noi nel Gabinetto di Riflessione, poco prima della nostra Iniziazione, quando abbiamo dovuto vergare il nostro testamento profano (Cosa dobbiamo all’Umanità, all’Essere Supremo, a noi stessi): e se aggiungessimo “Cosa dobbiamo al futuro?”

Ho detto

a:. mu:.

17 Settembre 2015

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Per approfondire leggi anche:

LA MASSONERIA GUARDA ALLE STELLE: ASTROLOGIA, SCIENZA E FANTASCIENZA

 

 

 

 

 

 

 

 

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