NUOVA PIECE SU GIORDANO BRUNO

inserito il 29 08 2012, nella categoria Oltre le colonne

Giordano Bruno si è già trovato altre volte al centro dell’attenzione di artisti delle muse più moderne (nel cinema, nel teatro, perfino nei fumetti e nella scienza spaziale… gli sono stati dedicati pure un cratere lunare ed un asteroide, segno evidente dell’ascendente di cui Bruno continua a godere fra gli uomini che guardano ai “mondi infiniti” dell’universo senza pregiudizi religiosi circa l’unicità divina dell’Uomo della Terra, come lo fanno  i massoni e come lo fanno gli astronauti, che spesso sono stati la stessa cosa, proprio come nel caso del più famoso degli uomini dello spazio, l’astronauta Neil Armstrong, scomparso proprio in questi giorni, il primo uomo ad aver posato il proprio piede sul suolo lunare, un uomo che dopo tale impresa è tornato con semplicità a suoi studi ed all’insegnamento universitario, rinunciando alle più facili vanità e lusinghe della fama, un uomo ripreso in molte foto con un inconfondibile anello di appartenenza ad una loggia massonica).

Da oltre 400 anni Giordano Bruno continua quindi ad ispirare menti libere e scevre da ogni vassallaggio dogmatico e religioso. Taluni studiosi sostengono che anche il teatro debba molto a Giordano Bruno ritenendolo l’ispiratore di molte opere del più grande drammaturgo del suo tempo, William Shakespeare, conosciuto probabilmente durante il suo soggiorno inglese.(molti vedono il suggello e la prova di questa ispirazione nella figura del mago Prospero, ne “La Tempesta”).

Ed ora ecco un nuovo cimento teatrale sul filosofo nolano, martire del libero pensiero. Si tratta di una nuova opera, in forma di atto unico teatrale, a firma di Gerardo Picardo,  “La Pietra della Bellezza”, il suo titolo, “Giordano Bruno: l’eresia del pensiero oltre il rogo”, il sottotitolo che l’accompagna.

Nel sito del Grande Oriente d’Italia è apparsa una bella recensione, che inizia proprio con l’incipit della piece teatrale di Gerardo Picardo: “Sotto un fragore di fulmini e lampi entra in scena Giordano Bruno in abito da domenicano. Il saio appare sgualcito, rammendato in vari punti. Calza il suo cappuccio nero e reca sulle spalle un sacco di iuta. Porta in mano vecchi libri, rilegati a pelle. Alterna latino e napoletano. Ha un incedere deciso ma a scatti, come se si fermasse per ricordare qualcosa che rincorre continuamente inquieto. Va al centro, nel bel mezzo di un pavimento-scacchiera. Saltella tra il bianco e il nero, mentre dice: “Ecco la vita. Bianco e nero. La verità è non fermarsi. Sono un filosofo, questo ho voluto essere tutta la vita””.

Il lavoro di Gerardo Picardo rende possibile sulla scena quello che era stato il sogno impossibile di Giordano Bruno, lo stesso sogno che lo tradì: andare a Roma per misurarsi con il Papa, Clemente VII, per difendere le sue idee e le sue opere, sperando assurdamente di poter aprire la mente ed il cuore della stessa Chiesa e del suo Sovrano in terra.

Gerardo Picardo fa infatti dialogare in scena proprio Giordano Bruno e Clemente VII. In scena comparirà anche l’amore, Morgana, l’unica forza in grado di dare un senso sia alla vita che alla morte.

La vicenda di Bruno vista da Picardo risulta così una storia senza tempo, la storia di un uomo che, come si legge nella recensione del sito del GOI, “…ebbe una sola paura: quella di non aver più tempo per pensare. E continua a ripetere: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra“..

La stessa recensione prosegue: “… Scrive nella prefazione Claudio Bonvecchio: “Frate Giordano non era un uomo facile. Sicuramente era un uomo “scomodo”, come ebbe modo di sperimentare il cardinale Bellarmino – prefetto della santa inquisizione e oggi venerato come santo – nei sette lunghi anni in cui cercò, con tutti i mezzi, di riportarlo nell’alveo della chiesa romana. Invano. Perché Giordano Bruno, se era aspro e spigoloso come la sua terra natale e furbo come chi deve lottare per sopravvivere, aveva il culto della libertà: una libertà interiore al limite dell’anarchia, sulla soglia del misticismo. Sicuramente una testimonianza laica di orgoglio intellettuale. Questo era il suo centro nascosto: la sua Pietra della Bellezza, come felicemente intitola Picardo questa avvincente pièce teatrale su Bruno”.

In pagina come sulla scena, il filosofo “difende a spada tratta la sua visione di un mondo in cui ragione e pensiero, ricerca e ombra, dubbio e certezza, bellezza e natura si fondono in un’unica verità: quella di un uomo libero da vincoli, che vive in piena sintonia con se stesso e il mondo”. Il lettore-spettatore viene cosi’ catturato nella vicenda del Nolano, fino a scoprire il segreto della sua ricerca. E le sue parole che invitano ad andare oltre: “Morgana, amore mio, guarda in fondo al pavimento di pietra: dove ci saranno uomini liberi, la mia filosofia vivrà ancora. Vieni. Laggiù c’è la pietra della Bellezza”…”

La Pietra della Bellezza, di Gerardo Picardo, con prefazione di Claudio Bonvecchio, è edito dalla Stamperia del Valentino, Napoli, info. stamperiadelvalentin@libero.it).

 

In conclusione un’ultima riflessione. L’opera di Picardo aiuta fra le altre cose a dare una risposta all’interrogativo esistenziale di fondo su Giordano Bruno, ovvero quale forza l’abbia sostenuto nell’affrontare la morte in un orribile supplizio, pur di non abiurare alle proprio idee… forse solo l’amore e la fiducia nell’essenza positiva del genere umano, la speranza che un sacrificio come il suo potesse aiutare l’uomo dei suoi tempi e dei tempi futuri ad emendarsi dalla schiavitù dei dogmi… una liberazione che dopo oltre 400 anni non è ancora compiuta, ma che nonostante tutto avanza… Per arrivare a tanto ci vuole davvero una fede infinita nell’Uomo, certamente molto più coraggiosa di quella in Dio.

Picardo ci fa capire fino a che punto.
a:. mu:.

 

E’ stato fatto molto, dalla Chiesa e dagli intellettuali a lei più vicini, per “smorzare” il dirompente ricordo di Giordano Bruno, e per sottrarne il peso della sua uccisione alla coscienza cattolica (che ancora sotto il pontificato di Giovanni Paolo II si è limitata ad esprimere rammarico per il suo rogo, senza però ammettere l’ingiustizia delle accuse e di quel verdetto, confermando così di non volere né potere riabilitare il filosofo nolano… era il 18 Febbraio del 2000, appena varcate le soglie del nuovo millennio).

Per il momento l’unica consolazione rimane il fatto che la piazza in cui fu arso Giordano Bruno (Campo dei Fiori, il 17 Febbraio 1600), ed in cui è stato eretto il monumento che lo commemora (voluto principalmente dalla Massoneria)  resta l’unica piazza di Roma antica in cui non vi è alcuna chiesa cattolica….

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3 Comments for this entry

  • Giovanni Iannuzzo

    Infinitamente, totalmente d’accordo… Giovanni Iannuzzo, G.O.I:. R:.L:. Giordano Bruno n. 1376. Oriente di Termini Imerese (PA)

  • francesco

    Grazie infinite, cercavo i rete una recensione al libro di Picardo, che ho acquistato poi in ebook dal sito di Betti. Un racconto che mette davvero i brividi. Va portato in scena.

  • Enrico Semeraro

    Ricordo che per la scusa dalla Chiesa cattolica, ci è voluto il Concilio Vaticano II. Ricordo che il monumento fu eretto anche perché vi è un altro monumento a Roma, ma cattolico, l’Immacolata Concezione del 1857 da Pio IX Papa che è soltanto Beato ma che dovrebbe essere Santo visto i miracoli attribuiti.

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