UN RE, UN CASTELLO, TANTI MISTERI
Castel del Monte: il sogno di Federico II affidato all'eternità. Ogni dettaglio è plasmato da una combinazione geometrica, determinato dal numero aureo. E’ intriso di riferimenti simbolici ed esoterici. Non una pietra, non una torre, non un perimetro, non una sala è esente dalla divina proporzione. S’intuisce che questo castello ha avuto un architetto d’eccezione: il Sole.
inserito il 16 11 2011, nella categoria Architettura, Arte, Cattedrali, Esoterismo, Simbolismo, Storia, Tavole dei Fratelli
Tavola del fratello L:. G:.
Ottocento anni fa circa, ripeto ottocento anni fa, precisamente neI 1194, nasceva Federico Il di Hohenstaufen, figlio di Enrico VI e Costanza di Altavilla, e nipote di Federico Barbarossa.
Nasce a Jesi, sotto una tenda, durante un viaggio verso la Sicilia. Qui giunto rimane orfano dopo pochi anni, prima di padre e poi di madre, ed affidato dunque alle cure di Papa Innocenzo III.
Il ragazzo è irrequieto, vivace, curioso. Vive i primi anni tra i vicoli di Palermo, assediato da fazioni in lotta, da nemici del padre, persino dai suoi stessi tutori, ma il popolo di Palermo Io adora, lo custodisce, e lui ricambia, impara subito il dialetto del posto, le usanze e i costumi.
A 3 anni è re di Sicilia; a 18 anni re di Germania; a 26 anni Papa Onorio III gli dà la corona del Sacro Romano Impero; a 35 anni si incorona lui stesso re di Gerusalemme.
Re vagabondo, ama spostarsi con la sua corte da una città all’altra, seguito da matematici, filosofi, astrologi, letterati, medici, odalische e animali esotici. Tra tutte le terre da lui dominate quella che ama più di tutte fu la Puglia: viene infatti chiamato PuerApuliae, ed a causa della sua straordinaria cultura Stupor Mundi. L’unica città da cui si tiene sempre lontano è Firenze; una profezia dell’astrologo Michele Scoto aveva infatti previsto che il re sarebbe morto sub fiore, apud portam ferream. Federico interpreta il fiore della profezia come Firenze, la città il cui simbolo è un fiore, il giglio, e che all’epoca veniva chiamata proprio Florentia.
Stupormundi, si, ha stupito si il mondo: uomo illuminato, colto, ha costruito 200 castelli, a testimonianza della sua grandezza; ha fondato la prima univerbità statale a Napoli, a lui intitolata; ha dato impulso alla scuola di medicina di Salerno; ha dato inizio, alla sua corte, alla Scuola Siciliana di poeti a cui si ispirerà Dante; ha scritto testi di ornitologia. Conoscitore di matematica, astrologia, filosofia, medicina, magia, si dice parlasse nove lingue. Protettore delle arti, grande innovatore nel campo dell’economia e della giustizia, temibile nemico della cristianità.
Tutte queste qualità lui volle riversare nella progettazione e realizzazione di un sogno che racchiudesse tutta la sua poliedrica personalità: un castello.
Un giorno il suo caro amico e grande matematico Fibonacci gli manda un dono: una pergamena, con un complicatissimo disegno geometrico contenente tanti teoremi e problemi matematici, dall’aspetto di un fiore. Federico lo osserva a lungo, cercando di interpretarne il significato; ad un certo punto colto da un esplosione di energia creativa grida: ‘lo darò corpo a questo fiore. Ne farò un castello. Un concentrato di bellezza e verità, la casa della sapienza, l’itinerario della conoscenza, l’espressione della grandezza, il luogo della luce. Riporterò nella pietra il numero aureo. Sarà rappresentato il sistema Tolemaico, con la Terra al centro e il Sole che gira intorno. Chi vi entrerà dovrà compiere un cammino iniziatico’.
Stupiti da tanto entusiasmo e determinazione i suoi dotti amici gli chiedono quale forma avrebbe avuto il castello. Egli risponde: ‘Avrà la forma di un ottagono, il poligono che fonde il quadrato col cerchio, come la Casa nella Roccia, il luogo sacro dei musulmani, nel recinto del tempio di Salomone a Gerusalemme. Otto! Questo è il numero che ricorrerà nell’opera: otto saranno le torri, otto i lati del cortile, otto le stanze al piano terra, otto le stanze al primo piano, otto i lati della vasca al centro del cortile, con otto sedili concentrici, otto le foglie sui capitelli e otto le foglie sulle chiavi di volta. Ne farò la mia dimora, la mia Corona, lo specchio luminoso di me stesso, questo sarà il segno di Federico nell’eternità’.
Questo sogno diventò Castel del Monte.
In realtà Castel del Monte non può essere definito un castello nell’accezione classica del termine. Non ha fossati, ne ponti levatoi; ha finestre grandi facilmente accessibili; le stanze sono comunicanti tra di loro, non ci sono cucine né cantine o scuderie; i camini sono poco profondi, inadatti a riscaldare un castello così vasto. Non si può pensare nemmeno ad un casino di caccia: troppi sono i dettagli, le decorazioni ed i marmi; né ad una struttura di difesa: mancano le postazioni per archi e balestre e le caditoie per versare l’olio bollente sui nemici. E’ troppo perfetto. Ogni dettaglio è plasmato da una combinazione geometrica, determinato dal numero aureo. E’ intriso di riferimenti simbolici ed esoterici. Non una pietra, non una torre, non un perimetro, una sala è esente dalla divina proporzione.
Per descrivere tutti i simboli esoterici di Castel del Monte, non basterebbe una biblioteca intera. Noi seguiremo solo l’inizio dei lavori.
Ho voluto immaginare di essere lì, insieme ai muratori, agli architetti del tempo, uomini colti e completi, plasmati di superstizioni, magie e sogni: fantastico! Loro muratori hanno calpestato questa terra, hanno progettato, costruito, immaginato, realizzato. Qui, in queste stanze, Federico Il si è seduto, coi suoi adepti; qui ha acceso il fuoco, gli incensi, gli odori; ha praticato la magia, ha riempito di sogni il suo regno.
Ora cominciamo a lavorare, a costruire; bisogna decidere il posto esatto dove costruire il castello. Ci troviamo alla latitudine di 41°, segniamo all’orizzonte i punti in cui sorge e tramonta il Sole alle date dei solstizi d’inverno ed estate e così otteniamo quattro punti: congiungendoli tra di loro si ottiene un rettangolo in divina proporzione. Castel del Monte è collocato all’incrocio delle diagonali del rettangolo aureo. E’ il Sole stesso a collocare il castello lì, in quel punto preciso.
Sempre alla stessa latitudine se noi segniamo le ombre di un bastone (gnomone) dettate dal Sole un’ora prima e un’ora dopo mezzogiorno nei giorni degli equinozi, formiamo un angolo di 45°. Tale angolo, aperto al centro di una circonferenza, sottende una corda che è esattamente il lato di un ottagono. Basta riportare la corda otto volte nella circonferenza e si ottiene l’ottagono interno del castello, anche questo disegnato nientemeno che dal Sole. S’intuisce che questo castello ha avuto un architetto d’eccezione: il Sole.
Però, c’è un però, misurando attentamente l’ottagono del cortile si scopre che esso non è proprio così regolare: se si tracciano due diagonali dal lato Ovest al lato Est otteniamo naturalmente una X con gli angoli che guardano i lati Est-Ovest di 47°, anziché 45° (360: 8 = 45). Errore del progettista Sole? Delle maestranze? No! All’epoca della costruzione del castello l’asse terrestre era inclinato di 23° 33’, rispetto ai 27° che porta al giorno d’oggi.
Si ricorda che ogni 26 000 anni circa (anno platonico — precessione degli equinozi), l’asse terrestre compie un giro completo, come una trottola, descrivendo un cono il cui vertice ha un angolo di 47° 06’, stesso valore dell’angolo che ritroviamo tra le diagonali delle pareti Est-Ovest. Cosa si poteva immaginare di più esoterico al centro del castello se non il cono precessionale, owero l’esatta allegoria della Terra con tutto intorno i simboli aurei, cioè la rappresentazione tolemaica del tempo? La Terra al centro che regola tutto il ritmo biologico del pianeta, l’alternanza delle stagioni, la vita stessa dell’uomo: grandioso!
Dopo che il Sole ci ha aiutato a trovare l’esatto luogo dove far nascere Castel del Monte e l’esatta disposizione dei lati dell’ottagono, bisogna dare corpo all’intero castello: semplice! Abbiamo tracciato sul terreno quattro rettangoli in rapporto aureo con il lato il più corto di 22 m e quello più lungo di 35,60 (quest’ultimo naturalmente sezione aurea del primo). E perché proprio di 22 m? Perché è un multiplo di 55 cm, il cosiddetto ‘cubito sacro’, utilizzato da Salomone come unità di misura per la costruzione del tempio di Gerusalemme.
Abbiamo dunque disposto i quattro rettangoli in rapporto aureo: due a croce greca e due a croce di Sant’Andrea, e così magicamente si ottiene l’intera pianta di Castel del Monte; tali rettangoli tracciano i due ottagoni del castello, quello interno (cortile) e quello esterno (perimetro). Non solo, sfruttando le coppie dei triangoli isosceli, che si formano fuori dall’ottagono esterno, ricaviamo i lati delle torri, anch’esse ottagonali, e, se vogliamo esagerare, tracciando dal centro dell’ottagono due rette passanti per i punti di contatto di tale coppia di triangoli con la parete del castello si ottiene le forma trapezoidale delle sale.
Resta da decidere l’altezza del castello. Ora, piantando un lungo palo (20,50 m) sullo spigolo dell’ottagono della parete Sud, proietta a mezzogiorno dei giorni degli equinozi un ombra pari alla larghezza del cortile. L’ombra si estende al perimetro delle sale a mezzodì dei giorni d’ingresso del Sole nei segni di Pesci e Scorpione; all’intera circonferenza del castello nei segni di Acquario e Sagittario e alla recinzione ottagonale (ora distrutta) nel segno del Capricorno. L’altezza è stata così decisa a 20, 50 m.
Cosa manca? Il portale. Concentrato di simboli esoterici, trionfo della divina proporzione. Guarda ad Est. Scaturisce dalla sovrapposizione di un cerchio, un pentagono ed una stella a cinque punte iscritta in esso.
La punta superiore della stessa coincide con il vertice del timpano in divina proporzione. Il cerchio in cui le altre due figure sono iscritte ha un raggio di 5,50 m, ovvero dieci cubiti sacri. Ma è nella stella a cinque punte che troviamo la massima espressione della divina proporzione: tutte le linee che s’intersecano si scompongono secondo il rapporto di 1,618, 1,6182 e 1,G183. Ed è qui, proprio nella stella a cinque punte, che inscriviamo l’Uomo, costruito anch’esso con rapporto aureo. L’uomo che all’ingresso del castello comincia il suo cammino iniziatico.
Anch’io ho attraversato il portale: l’emozione è grande, ti prende, ti guardi intorno e a volte sorridi, capisci, capisci il perché di quei volti severi scolpiti all’ingresso, nella pietra; e poi di quelli sorridenti; delle scale a chiocciola che girano a sinistra; dinanzi a te hai i ricchi portali, i quali, una volta varcatili, appaiano aridi come se stessi andando incontro al bello, alla sapienza e ci si lasciasse alle spalle il povero, il vuoto, il profano. Vieni a sapere che ci sono cinque cisterne d’acqua piovana e cinque caminetti le cui proiezioni su un unico piano disegnano due stelle a cinque punte: monito esoterico per l’iniziando che, per raggiungere la Luce, deve, oltre al battesimo dell’acqua, superare prove più dure con il battesimo del fuoco.
Stai facendo un percorso iniziatico, proprio come l’hanno fatto loro, come l’ha fatto lui, proprio lì si è realizzato ciò che tutti noi vorremo provare almeno una volta nella vita. Torni indietro verso il disadorno. Esci guardi alle tue spalle e osservi il castello, imponente, grandioso, misterioso e lo senti anche un po’ tuo.
Ho detto
L:. GI:.
15/11/2011 e.v.
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