LA VIA DEI NUMERI

Nell'ottica dell'indicazione di una “via della conoscenza” e non di una “meta del conoscere”, nulla pare migliore di uno studio sui numeri. Lo Zero e l'Uno sono i due elementi base, principi contrastanti del concetto puro di esistenza. Essi rappresentano la possibilità (0) e il potenziale (1), la possibilità è l'assenza di ogni cosa pensabile mentre la potenzialità è la trasformazione del tutto nel suo incessante divenire.

inserito il 21 06 2011, nella categoria Ermetismo, Numerologia, Simbolismo, Tarocchi, Tavole dei Fratelli

 Tavola dei fratelli G:. Bo:. e S:. V:.

Lo scopo che ci siamo prefissati nello stendere questa tavola non è quello  di “comunicare verità”, bensì quello di riuscire a fornire strumenti in grado di condurre alla ricerca della nostra crescita.

Parafrasando una nota pubblicità di un’ altrettanto nota casa automobilistica, ciò che ricerchiamo non è riuscire ad indicare la meta del nostro viaggio quanto, piuttosto, riuscire a far godere della bellezza del viaggio in sé.

Quello che ci preme, e che ci ha spinto a pensare a questa tavola, non è tanto il CAPIRE ma l’atto stesso del conoscere in funzione di ciò che accade all’essere umano durante il “viaggio” di cui prima si parlava.

E’ in questa chiave che abbiamo scelto di parlare di numeri, con l’intento di offrire non certo dichiarazioni dal sapore di dogma (capaci di interrompere il viaggio facendolo già giungere ad una meta senza possibilità alcuna di discussione e di trascendenza) quanto esperienze che porranno le basi di un confronto capace di farci apprezzare il viaggio che stiamo facendo.

Nell’ottica dell’indicazione di una “via della conoscenza” e non di una “meta del conoscere”, nulla pare migliore di uno studio sui numeri.

Essi, infatti, sono l’emblema stesso della razionalità e, contemporaneamente, argomento di pura speculazione filosofica, se considerati non nella loro applicazione quanto nella loro essenza.

Tutti sono in grado di comprendere che un solo oggetto è maggiore di una quantità di nessun oggetto (zero) e minore di due oggetti; ben diverso è cercare di capire l’essenza dello zero, dell’uno del due e dei numeri seguenti.

Ci limiteremo, in questa tavola, ad analizzare lo Zero e l’Uno intesi come “anteprima” dell’inizio (lo 0) e la forza iniziale che ha generato il tutto (l’1). 

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Lo Zero non è un numero.

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Pur non avendo alcun valore proprio apparente, è comunque capace di influire sul valore di ogni altro numero. Lo Zero, per esprimersi, necessita del complemento necessario di almeno un’altra cifra.  Il suo valore apparentemente nullo diviene quindi evidente nel momento in cui consente all’uno di diventare dieci. Lo zero, quindi, non può essere considerato alla stregua della altre nove cifre del sistema decimale poiché egli rimane inespresso se viene considerato singolarmente e si esprime appieno solo se associato al altri valori numerici.

E’ quindi proprio lo Zero a far sì che il ciclo si compia. Lo Zero segna infatti la differenza fra l’Uno (il principio e l’inizio) ed il 10 (il compimento e l’unione dei due numeri generatori del tutto).

Lo zero, paradossalmente, viene quindi prima del principio ed esiste  prima dell’inizio. Lo zero, perciò, è il “vuoto” in quanto esistente prima dell’origine ma è anche il “pieno” in quanto capace di portare l’origine stessa al suo completamento nel numero 10.

La sua natura è quindi l’essenza del  concetto di nulla che comprende in sè l’essenza del concetto di pieno. 

Lo zero non è vuoto e non è pieno bensì è l’insieme di tutte e due le cose e niente di entrambe: è il paradosso, in quanto esso graficamente parlando, è ciò che contiene il vuoto (un cerchio finito) ma è altro dal vuoto (infatti non si può contenere il nulla poiché a contenerlo sarebbe comunque il nulla).

Lo zero rende l’inizio possibile, capace di far iniziare il percorso e portarlo al suo completamento trasformando la possibilità in potenzialità.

Riflettendo sui modi di dire normalmente utilizzati, si è soliti usare la frase “partire da zero” per individuare un’ impresa particolarmente ardua o “sono partito da zero” per individuare un successo particolarmente clamoroso e, associato all’uno, “dieci e lode” per indicare un risultato particolarmente positivo.

Lo zero, anche nell’esperienza profana, segna l’antefatto di una partenza, il prima dell’inizio e, contemporaneamente, l’utile raggiungimento di uno scopo.

Il viaggio inizia distaccandosi dallo Zero ed il cerchio si chiuderà non con il raggiungimento di una destinazione quanto, nella percezione dell’idea  del suo divenire e della sua ineluttabile trasformazione.

Il percorso massonico, ad avviso di chi scrive, è espressione pura di questo concetto.

Non neghiamo che, da apprendisti, l’obbiettivo era nell’arrivare al grado di maestro il prima possibile. Non neghiamo che la meta del “grembiule bordato di rosso” ci abbia, a volte, distratto dal significato del viaggio stesso, portandoci  a trascurare l’essenza di ogni singolo passo nella prospettiva unica della destinazione.

In questi anni, tuttavia, abbiamo capito che è la distanza che ci separa dalle cose che rappresenta la vera crescita, che detta distanza, altro non è che la ricerca incessante che mai ci porterà ad alcuna meta.

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Il percorso è il viaggio ed il viaggio è la meta.

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Nel dare un contenuto al tutto, il nulla prende il suo significato ed è proprio da questa antitesi di elementi che vediamo scaturire l’essenza naturale delle cose. Nella opposizione di questi due concetti si genera il significato dell’esistenza stessa. Potremo anche addentrarci più profondamente nel concetto scientifico di nulla e della materia che struttura.

Probabilmente il concetto di niente o nulla, risulterebbe comprensibile solo attraverso l’annichilimento di una cosa esistente, qualunque essa sia, l’assenza del tutto rimane un estremo inconcepibile alla mente umana come del resto è inconcepibile l’esistenza del tutto.

Lo Zero e l’Uno sono quindi i due elementi base, principi contrastanti del concetto puro di esistenza. Essi rappresentano la possibilità (0) e il potenziale (1), la possibilità è l’assenza di ogni cosa pensabile mentre la potenzialità è la trasformazione del tutto nel suo incessante divenire.

Questo concetto difficilmente spiegabile per l’elevato grado di astrazione, può essere metaforizzato per renderlo più comprensibile. Ipotizziamo di dover dare un contenuto al vuoto, esso in un primo momento si riempirà di cose che un giorno potranno diventare effettive non delle cose stesse.

La stessa creazione della vita e dell’esistere deriva dall’evoluzione della materia.In quest’ottica il numero Uno è inteso come il principio divino. Ogni cosa nasce dall’Uno. L’uno è il tutto, l’Eterno infinito Essere, che non ha forma e possiede la potenzialità di tutte le forme, che non ha nome e possiede tutti i nomi.

Nella scala cromatica il numero Uno è il bianco in esso sono presenti tutti i colori ad esclusione del nero riconducibile allo 0 in quanto privo di ogni colore.

Essendo indivisibile, l’Uno, rappresenta l’essenza dell’unità, la sua forza sta nel suo valore qualitativo di unire e di originare tutto ciò che potenzialmente è stato, è in essere e sarà. Per questi motivi è un numero sacro venerato sin dall’antichità. Tutte le tradizioni parlano di un origine in cui regnava l’unità, il non-manifesto senza divisione, l’unificazione delle energie e la totalità. Da questa origine sono nate tutte le cose e la manifestazione di esse. Dall’Uno scaturiscono due energie uguali e contrarie che formano la materia. L’unione di queste due energie, maschile e femminile, dentro l’Uno, creano la nuova vita. L’unità è il principio armonizzante, ma se questa unità si rompe lascia il posto alla molteplicità. Il pantheon della mitologia antica, contemplava una molteplicità di dei come epifania degli elementi naturali, governata da una divinità suprema, ricordo dell’unità fondamentale.

La rappresentazione grafica dell’Uno è una linea verticale che congiunge il punto estremo in alto con il punto estremo in basso, è il simbolo dell’unione tra il mondo delle idee platoniche che rappresenta il potenziale dell’essere e il mondo reale terrestre. Nell’antichità l’uno raffigurava il congiungimento tra i due mondi e l’uomo impersonificava la linea verticale poggiando i piedi al suolo e proiettandosi nel mondo del possibile con la mente.

L’Uno, in quanto simbolo unificante, ha una grande capacità evocatrice, permette di creare legami riunendo gli elementi separati, come la terra e il cielo, il macrocosmo e il microcosmo.

Il concetto di Uno è un concetto che come lo Zero non è comprensibile per la razionalità umana, in quanto l’uomo è in grado di identificare e razionalizzare solamente elementi che si pongono tra due estremi tra essi complementari, il bene e il male, il bianco e il nero, il principio e la fine, il giusto e lo sbagliato.

L’esistenza non si spiega si constata, l’essere è ciò che è e si palesa ai nostri sensi sotto forma di molteplicità. La sostanza Una è come se non esistesse, la percezione è data dai contrasti e i contrasti sono generati dall’Uno ma non appartengono ad esso. 

Ogni cosa, essere o pensiero che la nostra razionalità percepisce è sempre composta dal mescolarsi di concetti limite. L’Uno è quindi il tutto nella sua infinita potenzialità.

La ricerca dell’Uno è il viaggio che l’Iniziato deve compiere. Egli dovrà comprendere che la natura delle cose è percepita come sintesi del due e che il caldo e il freddo, il bianco e il nero sono solamente elementi che ci permettono di percepire e dare un senso razionale alla natura che ci circonda, ma che il cammino e la crescita dell ‘Io’ avviene allontanandosi dal dualismo cercando l’Uno nel non-Due.

Interessante è l’analisi dell’ arcano maggiore numero uno, in esso è rappresentato il Bagatto, Giocoliere o Illusionista. Un giovane uomo che ha gli strumenti per incominciare il cammino della conoscenza. La sua mano destra, orientata verso il basso opposta alla sinistra orientata verso l’alto, stanno a significare la grande verità dettata dal mitico iniziato Ermete Trismegisto “così in alto come in basso”

Court de Gabelin afferma che la scelta di questo personaggio è essenzialmente filosofica. Essa vuole trasmettere l’incapacità di poter comprendere il tutto come se il tutto fosse magia e prestigio, il creatore dunque nel suo ruolo di causa prima è un prestigiatore, le larghe tese del suo cappello hanno la forma dell’infinito matematico    riconducibile alle infinite potenzialità contenute nel mondo delle idee.

Ed è proprio nelle infinite potenzialità che l’uomo si perde, attratto dalle molteplici possibilità della vita. In questo “mercato” pieno di tutti i beni pensabili, l’uomo saggio e l’iniziato dovranno riuscire ad estraniarsi dall’affanno del divenire per entrare nell’estasi dell’essere.

 Abbiamo detto

G:. Bo:.

S:. V:.

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