IL PARADOSSO DELLA LIBERTA’

Libertà: è il concetto evocato per primo nel trinomio massonico, rispetto ad Eguaglianza e Fraternità. In realtà la logica suggerisce una diversa “consecutio” di termini, in cui la Libertà sarebbe piuttosto la conseguenza finale ed armonica degli altri due. Esistono visioni diverse della Libertà: dal “diritto di fare tutto ciò che le Leggi permettono” (Montesquieu) a “tutto ciò che gli uomini hanno il diritto di fare, e che la società non ha il diritto di impedire” (Costant). Anche il tiranno può essere, secondo Burgess, un “demiurgo” della libertà.

inserito il 13 05 2011, nella categoria Filosofia, Libertà, Società, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. A:. Mu:.

 

Libertà: è il concetto evocato per primo nel trinomio massonico.

Una preminenza che deriva probabilmente dagli aneliti e dalle passioni di altri tempi storici in cui la libertà era negata a moltissimi uomini e la sua luce era offuscata da dogmi e poteri assoluti.

In realtà, la nostra logica sembra suggerire un’altra consecutio di termini, dove la Libertà appare come conseguenza armonica e compiuta dell’Eguaglianza e della Fratellanza.

Senza Eguaglianza e Fratellanza, la Libertà – così come la intendiamo in senso moderno e volteriano – non potrebbe probabilmente nemmeno sussistere (se non in un primitivo stato di natura, che vedrebbe l’uomo pericolosamente esposto ad istinti e pulsioni primordiali).

In realtà essa sembra poter acquisire un senso concreto e tangibile soltanto quando la si connota e la si inquadra con altri suoi importanti attributi: Tolleranza, Giustizia, Democrazia…

Un concetto assoluto ed astratto di Libertà sembra infatti contenere un’intrinseca antinomia, una implicita negazione di se stessa:  la smisurata libertà di uno, implicherebbe infatti una fatale sovrapposizione alla libertà degli altri. Friedrick von Hayek (La società Libera, Vallecchi Editore) non a caso sostiene che la Libertà sarebbe inconcepibile in un mondo del tutto privo di vincoli, ma più si concepisce la libertà in senso assoluto (come assenza di interferenze) più ci si rende conto di quante siano, in realtà, le regole che la limitano (e la definiscono).

Forse solo Dante ha potuto concepire un concetto di “Libertà Libera” (o meglio Spontanea) dell’uomo: quella raggiunta con il superamento del libero arbitrio nella padronanza di sé, tramite la ricerca, l’espiazione dei peccati, l’amore e la ragione. Ovvero quando la volontà è completamente libera, non necessità più della critica della ragione, e si può totalmente affidare alla spontaneità del proprio animo MONDATO dai peccati (e dai metalli).

La Libertà ha insomma bisogno di colonne su cui sorreggersi, proprio come la Pace e la Giustizia non potrebbero realizzarsi nel tempio (e nel mondo profano) senza il sostegno della Forza di Boaz e della Stabilità di Jachin.

Anche la più vistosa rappresentazione della Libertà – ovvero la statua che troneggia davanti alla baia di New York, opera dello scultore massone Bartholdy, donata dalla Francia agli Stati Uniti con evidenti sottintesi massonici –  acquisisce senso  e sostanza non solo nelle sua imponente forma corporea, ma soprattutto nello slancio della mano che regge la fiaccola della Ragione. E’ quel Lume che rassicura e trascrive in senso positivo la forza di quel Simbolo. Senza quella Luce, ci apparirebbe infatti solo come un grottesco e fors’anche minaccioso gigante…

Senza  queste colonne, senza il sostegno della Ragione e la contemperanza di diffusi sentimenti di tolleranza ed eguaglianza, la Libertà rischierebbe di implodere in se stessa (come la Storia dimostra in molti casi) e trasformarsi in un paradosso (come tale definito da Karl Popper).
In un paradosso come quello suggerito da Anthony Burgess (l’autore di Arancia Meccanica), che, replicando proprio alla parabola dei coppieri di Platone (che offuscano e immiseriscono la libertà versandola in dosi eccessive al popolo), è giunto  a sostenere che il  vero demiurgo della Libertà potrebbe essere in realtà proprio il Tiranno, il quale negandola al popolo, ne tiene viva la sete e ne corrobora l’amore per essa.

Quindi, deduce Burgess, il Tiranno illuminato può essere colui che toglie la libertà al popolo per fargliela amare e ricercare più strenuamente.

La Storia in effetti dimostra che ci sono stati diversi momenti di oblio collettivo del senso di Libertà. E che in genere il risveglio da tale oblio, ha sempre comportato sanguinose catarsi.

E quest’ultima considerazione richiama la nostra attenzione su certe pericolose ninna nanne che sempre più spesso ci vengono dispensate (da nuovi e vecchia mass media) al di fuori delle nostre colonne…

A:. Mu:.

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P.S. – Libertà, amica e nemica dell’individuo

 

Un’altra antinomia dialettica del concetto di Libertà, è emersa nell’alternanza di sicurezze e paure che hanno contraddistinto il rapporto fra individuo e società (Istituzioni) nei vari periodi storici.

 

Fra Seicento e Settecento si afferma l’idea di una libertà garantita dalle leggi, già presente in Machiavelli. Ovvero in una protezione dell’individuo rispetto ai suoi simili.

Successivamente con Costant nasce invece l’idea liberale di libertà, per la quale il singolo deve essere protetto soprattutto dallo Stato.

Contrariamente a quanto affermava Montesquieu (“La Libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono), Costant osserva che le leggi potrebbero vietare tante di quelle cose da rendere di fatto inesistente la Libertà, e sostiene quindi che  “essa dovrebbe piuttosto consistere in ciò che gli individui hanno il diritto di fare, e che la società non ha il diritto di impedire”

Cfr. Mauro Barberis – Libertà, Il Mulino.

 

 


2 Comments for this entry

  • Daniele

    La ricerca della libertà è un assioma, la quadratura del cerchio fra questi due pensieri apparentemente inconciliabili:

    1) “L’uomo realizza la sua umanità solo per mezzo di sforzi collettivi di tutti i membri passati e presenti…da ciò consegue che l’individuo realizza la sua libertà individuale…solo integrandosi con tutti i membri della società al di fuori della quale continuerebbe a essere la più stupida e miserabile delle bestie feroci…la libertà non scaturisce dall’isolamento, ma dai rapporti reciproci; non dalla separazione, ma al contrario dall’unità; la libertà di ogni individuo è infatti soltanto il riflesso della sua umanità o del suo diritto umano nella coscienza di tutti gli uomini liberi…Io posso dirmi e sentirmi libero solo in presenza degli altri uomini e in rapporto con loro,…, io stesso sono umano e libero soltanto nella misura in cui riconosco la libertà e l’umanità di tutti gli uomini che mi circondano”

    2) “Le cose che hanno veramente un valore
    sono quelle compiute gratuitamente e liberamente:
    solo i poveri e gli schiavi sono legati dalla necessità al lavoro.
    E solo un idiota pu vivere in questo modo per propria volontà, cioè senza esserne costretto”

    A voi la soluzione di questo compito.

  • Benedetto Degli Atti

    Caro Fratello, consentimi. leggi e rifletti sul periodo che inizia con “Forse solo Dante” specie dove riporti “quando la volontà è completamente libera” e quando accenni al libero arbitrio. Per me il trinomio va bene così ma va letto in termini iniziatici. Sia Montesquieu e sia Costant definiscono concetti profani della libertà. Chiariamo: così la penso io. Faccio parte della Loggia Voltaire all’Or. di Lecce e spesso ripeto un suo aforisma: “Fratello mio non puoi immaginare come amo essere diverso da te perché solo la diversità genera un confronto costruttivo volto al miglioramento nostro e al bene dell’Umanità”. Con un tfa ti saluto e rimango in attesa di tue notizia Fr Benedetto Degli Atti 3495926618

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