IL PAVIMENTO A SCACCHI

Bianco e nero: i colori del pavimento che calpestiamo superando le colonne Jachin e Boaz, è perfettamente ordinato, perfettamente geometrico. Tra i concetti che si affacciano alla mente: il giorno e la notte, il bene e il male, l’uomo e la donna, il corpo e l’anima, la vita e la morte, l’inizio e la fine… unico indiscutibile elemento costante è che si tratta sempre di opposti, inseriti nel gioco di un eterno dualismo.

inserito il 11 05 2011, nella categoria Apprendista, Esoterismo, Ritualità, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. D:. Z:.

 

Bianco e nero: i colori del pavimento che calpestiamo superando le colonne Joachin e Boaz è perfettamente ordinato e preciso, perfettamente geometrico. Tanti i concetti che si affacciano alla mente ad una prima osservazione: il giorno e la notte, il bene ed il male, l’uomo e la donna, il corpo e l’anima, la vita e la morte, l’inizio e la fine, tutti concetti antagonisti fra loro.

Queste per accennarne solo alcune, ma l’elenco potrebbe volgere all’infinito, differente per ognuno di noi, e differente in ognuno di noi a seconda della prospettiva con cui ci si avvicina all’analisi, differente anche a seconda del momento della vita durante il quale lo si esamina.

Unico indiscutibile elemento costante è che si tratta sempre di opposti, inseriti nel gioco di un eterno dualismo.

Ognuno di questi aspetti sarebbe da esplorare attentamente, da scoprire facendone emergere le mille diversità e sfaccettature e sicuramente ne risulterebbe un lavoro importante, quasi infinito, che ha già coinvolto filosofi e pensatori: che dire per esempio in più di quello che è già stato scritto sul bene e sul male, sulla loro coesistenza, sulla loro essenza, che non sia già stato detto o pensato?

No, io preferisco guardare dentro di me e vedere che sensazione, che sensazione è sgorgata in me in un momento ben preciso, all’alba della mia iniziazione.
Credo di poter affermare senza tema di smentite che per ogni Fratello, il momento di brusco passaggio dall’oscurità alla luce, sia un momento che rimane impresso nella mente per sempre, violento nella sua infinita bellezza e come tale indelebile.

Prima le persone che, con il cappuccio, avevo avvertito con le loro voci e quelli di cui avvertivo la presenza seppure silenziosa, ma evidente: eravate intorno, alcuni volti di amici da sempre, conosciuti nel mondo profano e per i quali nutrivo già simpatia, poi nuovi visi sorridenti, poi ancora la Volta Celeste, i segni dello Zodiaco sulle pareti, le Colonne, gli scranni del M:.V:. e dei Sorveglianti, la Bibbia, con il Compasso e la Squadra ed i mille altri simboli che adornano le pareti del Tempio…

Da ultimo sicuramente, il Pavimento: a scacchi, ho notato, che strano, ho pensato dentro di me, forse l’unico elemento visto nel mondo profano allo stesso posto di dove me lo sarei aspettato, un pavimento decisamente classico, particolarmente diffuso, al posto di un pavimento!

E così mi sono soffermato un attimo di più, chiedendomi come mai in mezzo a tanti simboli, a tante allegorie, vi fosse un elemento normale, in un posto normale; mi apparve, cioè come una nota discordante in mezzo alla profusione dei simboli del Tempio.

Non poteva essere certo un caso, visto che non si tratta di un pavimento qualunque, ma del pavimento che sostiene il Tempio ed i passi di tutti quanti i Fratelli!
A poco, a poco la discrezione del suo significato ha cominciato a dare i suoi frutti, ad affiorare: appunto le dualità cui accennavo hanno iniziato ad affacciarsi alla mente, e per una che ne scoprivo, altre due attendevano di essere notate, forse in un rincorrersi all’infinito.

Poi improvvisamente ed inaspettatamente ho colto un significato che nulla aveva a che vedere con l’evidente dualismo, che non mostrava antagonismo, perché unitario: infatti fra gli scacchi ho avvertito la presenza di una linea immaginaria, che divide i due colori e le geometrie con essi disegnate, e mi è parso di vedervi rappresentato il cammino di ogni uomo, in generale, ma soprattutto di un Massone, in particolare, sempre eternamente in bilico tra due momenti antagonisti e contrapposti.

Un cammino quindi difficile, irto di insidie e di trabocchetti, ma che deve essere fatto, perché è il cammino della vita, che ci è predestinato dal giorno della nostra nascita, sino al momento in cui stanchi ci fermeremo, e ho pensato alle gioie ed alle tristezze di questo viaggio, alle infinite avversità ed alle fortune, di quelle già conosciute, e di quelle che arriveranno.

Si, perché ad un certo momento, questo viaggio, che ha avuto inizio un giorno ormai lontano, avrà una fine, spero altrettanto lontana e remota, ma certa.
In quel momento, il mio atteggiamento di paura verso l’epilogo certo della vita materiale è mutato improvvisamente; non ho avvertito più con dolore e rassegnazione questo istante, che avevo sempre tentato di nascondere per non confrontarmici, di riporlo in un angolo della mente, pur scoprendolo sempre e costantemente incombente, riscoprendolo anzi ogni volta più intensamente e prorompente della precedente.

Questa volta l’ho inteso più serenamente, sicuramente come elemento ineluttabile, contingente, ma nell’ordine naturale delle cose, senza più nessuno struggimento, esattamente come mi aveva descritto un Fratello, prima della mia iniziazione.

Ed ora devo fare un passo indietro, per spiegarvi il perché di questa mia dissertazione, del perché questi pensieri erano così insistentemente negativi e sempre ricorrenti, forse in conflitto con l’aspetto che mostravo della mia personalità, ritengo, per fusa da una evidente vitalità ed interesse per la vita quotidiana e contingente.

Io sono nato figlio senza fratelli, e, nella mia vita, ho sempre avuto modo di credere che, dalla mia nascita in avanti, non sarebbe mai potuto accadere nulla rimanendo accanto ai miei genitori; sempre presenti con la loro solidarietà e la loro presenza attiva, mi garantivano una vita senza solitudine, indipendentemente da quello che sarebbe potuto succedere nel mondo esterno.

Il cammino era sì lento ed i progressi erano limitati, ma la vita così si svolgeva tranquillamente, pervasa da un senso di sicurezza, ed apparentemente, in modo inesorabile: i risultati comunque arrivavano, anche se con qualche ritardo sulla normale, ammesso che esista una scala temporale comune, sulla tabella di marcia.

Poi, d’un tratto, una mattina di inverno ho salutato mio padre che andava la lavoro e dopo qualche ora sono stato investito dalla notizia della sua scomparsa: in un attimo tutto è cambiato, il mio atteggiamento nei confronti della vita era profondamente mutato e la prospettiva, vi assicuro, era completamente differente.

Poco più avanti, una notte, anche mia madre mi ha lasciato solo: in un attimo la mia famiglia era scomparsa e mi avevano abbandonato presto, entrambi troppo giovani, non hanno avuto forse modo di raccogliere appieno le gioie di quello che avevano seminato in vita.

Per quello che mi riguarda se dapprima con la scomparsa del papà avevo dovuto diventare capo famiglia, poi senza la mamma ero capo di niente, mi sono sentito improvvisamente solo e sono stati anni terribili.

Con questo nulla voglio togliere agli affetti che mi legano alla mia compagna, che ha vissuto sino ad oggi al mio fianco ed io al suo, il nostro viaggio quotidiano, è effettivamente l’altra metà del cielo.

Ma il mio pensiero era sempre rivolto al momento in cui non più presente, l’avrei lasciata sola, a continuare il cammino senza alcun appoggio se non il proprio, o, ancora peggio, se fossi rimasto nuovamente solo io.

Dico che sono stati anni difficili perché, inaspettatamente e, lasciatemelo dire, incredibilmente, ho scorto davvero una Luce: quando mi è stato tolto il Cappuccio ho scorto davvero uno spiraglio luminoso: ora lo stesso cammino, lungo quella linea immaginaria e sottilissima fra i mille contrasti della vita, certamente ancora pieno di insidie, sempre in bilico fra il bene ed il male, non lo percorro più da solo, perché ho la certezza di avere al fianco quei Fratelli che non ha avuto prima, ma che ora fanno parte della mia Famiglia; e non ho più paura.

D:. Z:.

 


1 Comment for this entry

  • profano

    La spiegazione nel “pavimento a scacchi” mi sembra un pò manichea.
    Forse è da considerare tutta la scacchiera e guardando bene lo “scacco nero” è venato di binaco e lo scacco bianco è venato di nero.
    Come mai?…

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