IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS
inserito il 16 02 2022, nella categoria Esoterismo, Filosofia, Genesi, Tavole dei Fratelli
Tavola del fr:. d:. mil:.
“En Arché hen o Logos, kai o Logos hen pros ton Theòn, kai Theòs hen o Logos”
Queste che avete sentito sono le parole del vangelo di Giovanni con le quali si aprono i nostri lavori nella loro lingua originale, il greco. E appartenenti alla filosofia greca sono anche i concetti espressi in queste parole: l’Arché, il Logos, il Theòs.
Cari fratelli, mentre ho scritto questa tavola, mi sono reso conto della mole enorme di cose che possono essere dette intorno a questi argomenti: ho perciò pensato che la cosa più saggia da fare sia quella di sbozzare la pietra, fornendo alcune basi di partenza, per poi ascoltare i commenti dei fratelli compagni e fratelli maestri che, partendo da quanto ho scritto, potranno poi lavorare di fino.
Partiamo quindi da alcune basi: cosa sono questi tre concetti ripetuti nei versi? Arché è un termine che significa “principio”, inteso come forza primigenia da cui tutto è originato, la forza generatrice del mondo. I filosofi classici ragionavano su cosa fosse l’Arché, con ad esempio Talete che individuava l’acqua come origine di tutte le cose e della vita, Anassimandro che riteneva che l’Arché fosse l’Infinito, o Eraclito che vedeva l’Arché nello scorrere continuo di tutte le cose, il panta rei, simboleggiato dal fuoco che non può mai essere fermo.
Altro concetto importante è il “Theòs”, cioè il Dio. Nella lingua e nella mentalità greca il termine quando è usato al singolare non si riferisce a una singola divinità, ma al concetto di essenza divina, ciò che è al di là del mondo materiale e fisicamente conoscibile dall’uomo.
Per ultimo, il Logos. Tradotto solitamente come “Verbo”, è un termine che indica la Parola in senso lato, ma anche il discorso, il ragionamento, ciò che insomma ha un senso ed è sottoposto a leggi immateriali che ne governano il funzionamento. Così come una parola, una volta pronunciata trasforma un concetto immateriale in un qualcosa che possiamo udire e comprendere, così il Logos può indicare nella filosofia platonica il passaggio tra la Forma perfetta di una idea e la Materia imperfetta.
Per capire come mai questi concetti puramente greci si ritrovano in un vangelo occorre dare un’occhiata alla storia. Sappiamo in base allo stile del testo che il Vangelo di Giovanni è stato scritto tra il 100 e il 120 dopo Cristo, cioè tra i trenta e i cinquanta anni dopo che il Tempio di Gerusalemme fu distrutto dai romani. Gli ebrei si ritrovano a essere cacciati dalla loro terra, e si aggregano in comunità di profughi. In questo marasma si leggono e si diffondono le opere di un filosofo ebreo, Filone di Alessandria, morto nel 50 DC, che unisce la tradizione ebraica interpretandola in modo simbolico e allegorico attraverso la filosofia greca.
Filone parte dall’idea di Platone secondo la quale il Logos è il mezzo che il Theòs – cioè il Divino – utilizza per agire sul mondo fisico rimanendo un’entità immateriale, e per la prima volta usa il termine “Logos” per indicare un demiurgo, una entità intermediaria tra il divino e l’umano, che chiama prima l’Angelo di Dio – “angelon” in greco significa messaggero – e poi il “figlio di Dio”. Ovviamente Filone non parla di Gesù, ma di un concetto astratto che, in quanto tale, è sempre esistito e non può essere limitato né dallo spazio né dal tempo.
I primo versi di Giovanni sono fortemente influenzati dalle idee di Filone e da questo humus culturale. Il Logos è il centro e il soggetto di tutti e tre questi versi. Proviamo ora a rileggerli, con una premessa: quando nel secondo si dice che il Verbo “era presso” Dio” questa è solo una delle possibili traduzioni, quella più simile nelle lettere a “hen pros”. Ma “hen pros” è traducibile anche come “essere conforme a, esistere a cagione o in conseguenza di”.
“Nell’Arché esisteva il Logos; il Logos esisteva a ragione del Theòs, e Theòs era il Logos”.
Ho detto.
D:. Mil:.
16 Febbraio 2022 e.v.