L’AUMENTO DI SALARIO

Grado-salario-merito è nell’attuale mondo profano un trinomio completamente avulso da regole, nell’errata convinzione che la standardizzazione porti alla stabilità, l’appiattimento alla pace sociale, il controllo dei ruoli alla controllabilità degli individui e dei gruppi sociali... Nel mondo Massonico si dovrebbe invece assistere alla sublimazione del concetto di aumento di grado, poiché il “salario”, che è simbolo dell’aumento di grado, è nient’altro se non Luce.

inserito il 07 09 2017, nella categoria Apprendista, Compagno d'Arte, Maestro Massone, Ritualità, Tavole dei Fratelli

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Tavola del fr:. E:. C:.

Siamo abituati nella vita profana a conoscere il termine salario, poiché qualsiasi lavoro subordinato vede una figura ben precisa (datore di lavoro) corrispondere ad una serie di soggetti (lavoratori dipendenti di ogni categoria) un corrispettivo alla loro prestazione (il salario appunto).

Gli imprenditori, gli operai, i quadri, i dirigenti, i sindacati, i giuslavoristi sono avvezzi a discutere di aumenti di salario, in modo quasi sempre conflittuale; questo perché il salario è inteso esclusivamente sotto il suo profilo metallico ed, allorquando è configurato all’interno di una contrattazione, individuale o collettiva (CCNL, AEC), è oggetto di contrasti, manifestazioni, scioperi ed a volte perfino tumulti.

Nell’ambito pubblico e nei grossi gruppi privati nazionali ed internazionali, è prevista una sorta di “cursus honorum”, un passaggio di grado vincolato e predefinito, con corrispondente aumento di salario.

Caso tipico è quello della magistratura: tot anni come G.o.t. o V.p.o., tot anni come magistrato di ruolo presso un Tribunale, poi l’ “aumento” all’interno della medesima curia e l’applicazione in Corte d’Appello, in Cassazione, Corte Costituzionale o altra magistratura di grado superiore; e ciò a discapito della stabilità dei ruoli giudiziari (e quindi degli interessi civili e penali della collettività) ed indipendentemente dal merito (accade anche se il magistrato ha condannato un innocente o preso decine di decisioni giuridicamente inappropriate)!

Grado-salario-merito è nell’attuale mondo profano un trinomio completamente avulso da regole, nell’errata convinzione che la standardizzazione porti alla stabilità, l’appiattimento alla pace sociale, il controllo dei ruoli alla controllabilità degli individui e dei gruppi sociali…

La tradizione occidentale invece ha sempre assegnato un ruolo fondamentale al merito, unico faro nella scelta di chi dovesse occupare i ruoli portanti della comunità (dal merito “militare” di Sparta, al merito “civile” di Atene, al merito “funzionale” della Roma della prima Repubblica, con il suo massimo esempio nella civiltà ellenica); il limite non superato da queste civiltà era che i gradi importanti ed i corrispondenti salari potevano essere raggiunti sì per via elettiva dai più meritevoli, ma pur sempre nell’ambito di una ben precisa cerchia di appartenenti ad un rango, quello più elevato, comprendente solo famiglie ricche.

Nel mondo Massonico si dovrebbe invece assistere alla sublimazione del concetto di aumento di grado, poiché il “salario”, che è simbolo dell’aumento di grado, è nient’altro se non Luce.

Il Massone che si distingue all’interno della propria Loggia acquisisce, con il passare della sua esperienza iniziatica, la capacità di avvicinarsi via via sempre più alla Luce; dipana sempre più le tenebre dell’ignoranza e si vede quindi riconosciuto il giusto salario, slegato completamente da contenuti e connotati metallici. Per tendere alla Luce, il massone studia alacremente le tenebre, poiché solo nelle pieghe e nei limiti di queste ultime è possibile trovare la via verso la Luce.

Il primo paragone che mi è venuto in mente è stato con il Bushido, l’antica Via del Samurai, una via che non porta alla perfezione guerriera, ma alla conoscenza e perfezione di tutto. La ricerca incessante e metodica della perfezione in ogni singolo gesto, della Luce in ogni cosa.

Così dovrebbe essere, anche se la Massoneria, in quanto pur sempre comunità di uomini (seppur liberi e di buoni costumi…), fa prevalere all’interno della propria Istituzione criteri differenti che si affiancano al puro merito; l’aumento di salario viene quindi correlato allo scorrere del tempo iniziatico, legato alla frequenza del fratello in Loggia o, addirittura, nei gradi superiori dei riti, legato alla volontà del fratello stesso di sostenere gli oneri finanziari dei passaggi di grado.

A differenza che in qualsiasi altra istituzione, però, in Massoneria avviene una sorta di magia: ogni fratello, indipendentemente dal grembiule che indossa, trova la sua collocazione all’interno del Tempio, come pietra sapientemente posta da un magnifico Architetto.

Ciò accade con maggiore naturalezza e spontaneità in quelle Logge dove il Maestro Venerabile  è più attento al percorso di ogni singolo fratello  e maggiormente dotato di quella iper-visione che lo ha condotto a sedere ad Oriente.

Il Maestro Venerabile però non è solo, nel caricarsi questo onere fondamentale, per la crescita della Loggia e di ogni singolo fratello, l’appoggio gli viene dato dai Sorveglianti.

E’ il Secondo Sorvegliante, infatti, che relaziona il Venerabile  circa i progressi, le difficoltà ed, in generale, il percorso massonico degli apprendisti.

E’ il Primo Sorvegliante poi che svolge le medesime funzioni con riferimento ai fratelli Compagni d’Arte ed, inoltre, al termine di ciascuna tornata, si assicura con attenzione che tutti i fratelli delle Colonne manifestamente attestino di aver trovato soddisfazione nell’espletamento dei lavori di Loggia, sempre presso di lui, tutti i fratelli si recano per ricevere il proprio salario.

Abbiamo quindi compreso che il salario può essere tradotto, oltre che come Luce, come Conoscenza, massima aspirazione del Libero Muratore.

Se nella vita profana l’aspirazione, la ricerca, è quasi sempre rivolta al conseguimento di gratifiche materiali, nella vita massonica l’unico incessante e constante obbiettivo è la conoscenza, l’accrescimento dell’individuo all’interno di se stesso ed all’interno della propria Officina.

Abbandonati i metalli, compiute le necessarie riflessioni che all’interno del Gabinetto di Riflessione portano alla stesura del proprio Testamento profano, l’iniziando dichiara, per il tramite del Maestro Esperto, di essere “libero, di buoni costumi, che cerca la Luce”!

Solo di fronte a tale professione di fede, laica, nonché dopo aver compiuto i viaggi che attraverso l’acqua, l’aria ed il fuoco gli consentono di “rectificare” al centro del percorso vitriolico, il profano meritevole viene accolto nell’eggregoro massonico, ammesso nella propria Loggia al grado e con il salario dell’Apprendista.

Chiunque abbia compiuto questo percorso consapevolmente, senza alcun’altra mira se non quell’obbiettivo, irraggiungibile, della Luce, è destinato a non uscire più da quell’eggregoro, nemmeno con il suo passaggio all’Oriente Eterno.

Diventato apprendista, mesi di silenzio cosciente e ricettivo (che a seconda del fratello dovrebbero poter essere anni o più), corroborati da uno studio costante dentro e soprattutto fuori dall’Officina, portano quest’ultima a deliberare il passaggio di grado e l’aumento di salario a Compagno d’Arte.

Sono sempre rimasto, personalmente, molto affascinato da tale grado, spesso trascurato ma a parer mio la vera fucina del lavoro massonico, il grado nel quale, indipendentemente dai vari passaggi, il Libero Muratore trascorre di fatto la maggior parte della propria vita massonica. Impara a padroneggiare gli strumenti, a confrontarsi con gli altri fratelli non solo all’esterno del Tempio, ma anche e soprattutto all’interno delle sue Colonne, impara a vedere ogni argomento trattato, ogni discussione, ogni simbolo, ogni aspetto della vita profana, sotto una prospettiva diversa ed “altra”.

La parola che gli viene restituita, come un dono prezioso, lo disorienta ed è quindi spesso incerta; reca il retaggio di una vita profana dalla quale il Compagno d’Arte non si è ancora distaccato completamente, ma allo stesso tempo quest’ultimo è smanioso di avvicinarsi (illudendosi addirittura di poterla conquistare) a quella Luce che ha già intravisto, e tutto ciò lo porta a sbagliare. A compiere un passo falso…

Ciononostante, il Primo Sorvegliante lo osserva, insieme a tutti gli altri Fratelli Maestri è a sua disposizione per consigliarlo, per coprirlo con il grembiule della tolleranza, ed il Compagno riceve, alla fine di ogni tornata, sempre il suo salario. Al termine del proprio percorso come Compagno d’Arte (in realtà, ho detto, formalmente ben prima) il massone giunge all’agognato grembiule rosso, al ruolo di Maestro, con un salario inestimabile che lo accresce al termine di ogni lavoro.

E’ il punto di arrivo della Massoneria Azzurra, il compimento di un percorso che, se vissuto davvero, può rappresentare il compimento di ogni grado: ora il massone è davvero pronto a relazionarsi col mondo, per portare nella società al di là delle Colonne i valori che ha appreso, con le doti che ha raggiunto (e cioè con la tolleranza, il rispetto per le idee altrui, la fratellanza e l’amore per la libertà di pensiero, con la necessaria cultura ed esperienza oggetto della sua formazione nell’Arte Reale).

Allora, al Maestro che ha ancora brama di aumento di salario (inteso nel senso di ulteriore sete di conoscenza, desiderio di Luce) si aprono le porte delle Logge di Perfezione, con l’ingresso nel Rito Scozzese Antico ed Accettato o negli altri riti di York o di Misraim.

Tutto ciò, all’interno di un percorso che è destinato a rimanere “aperto” e che non termina nemmeno nell’ultimo grado conosciuto e codificato; poiché nella realtà, il massimo salario (insuscettibile di ulteriore aumento) è un bagliore lontano, un obbiettivo che si raggiunge, forse?, solo quando la vita massonica termina al pari della vita profana nel ricongiungimento con il G:.A:.D:.U:., il massimo salario di Luce, il grado più elevato di conoscenza pura – Logos.

Luce e Verità sono i due elementi di analisi del Libero Muratore o meglio i suoi ineluttabili obiettivi. Sappiamo che la sua velocità (ca.300.000 km/sec) è la massima consentita nell’Universo e non può essere raggiunta, perché qualsiasi corpo a quella velocità acquisterebbe una massa infinita. Albert Einstein ha intuito e dimostrato che, quando un corpo viaggia alla velocità che tende ad avvicinarsi a quella della luce, la realtà “spaziotempo” varia in modo tale che si deve parlare di spazio curvo, di dilatazione del tempo. Luce e tenebre sono due aspetti di una stessa realtà e sono così intimamente legati che non si potrebbe completamente avere coscienza dell’una senza averne dell’altra e viceversa” (FR:. Tiziano Mauri, R:.L:. Il Dovere di Lugano).

Anche se questa tavola è ultimata e sembra indicare delle certezze, quanti dubbi nello scriverla e, spero, in voi Fratelli nell’ascoltarla…

Ho detto.

E:.C:.

7 Settembre 2017 e.v.


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