LO SPIRITO E IL RITO

Possiamo definire il rito come una sorta di collegamento tra il mondo fisico e l’iperfisico. Nelle ritualità ecclesiastiche-religiose viene richiesto di porsi in uno stato di accoglienza per ricevere uno Spirito che l’officiante farà scendere dall’alto. Si tratta quindi di una ritualità di preparazione per accogliere qualcosa di non nostro, di altro, che ci viene offerto e dispensato come elemento purificatore. Diversa è la ritualità iniziatica, ad essa non viene chiesto di creare un Uomo Altro, ma un Altro Uomo.

inserito il 04 02 2014, nella categoria Iniziazione, Ritualità, Tavole dei Fratelli

RITUALITA' MASSONICA

(Illustrazione dal sito tempieterre.it)

Tavola del fr:. N:. P:.

Ci fu un tempo remoto in cui, per qualche motivo ambientale e genetico, una comune scimmia antropomorfa (ma ancora non lo era) smise di muoversi a quattro zampe e di saltellare nella giungla tra un albero e l’altro.

Iniziò a muoversi in modo eretto su due zampe, che divennero gambe, a camminare e correre nella savana, prima in modo goffo e poi, col tempo, sempre più sicura di sè.

Fu quello il momento della nascita di una nuova specie di animale che avrebbe, da lì a qualche milione di anni, universalmente popolato e dominato il nostro pianeta. L’uomo.

Il cammino non fu per nulla facile, l’evoluzione non si risolse attraverso un percorso lineare, come un fiume che scorre sempre nella stessa direzione, al contrario molte specie dovettero prima soccombere, come un albero in cui i rami si intrecciano e cadono sotto il loro peso, per permettere alla specie Sapiens di avere la possibilità di raccontare la propria storia.

Con il tempo l’uomo acquisì la consapevolezza di Se Stesso, e con essa la coscienza di Se.

Ciò che ci differenzia dal resto del regno animale è tutto qua.

L’uomo riconosce se tesso diverso dagli altri esseri, non per esperienza, come può essere per un cane, un gatto o un leone, ma per coscienza, e ciò gli da il diritto di poterne discorrere.

Per un tempo l’uomo condivise con gli altri esseri del creato gli stessi bisogni: la necessità di ripararsi dalle avversità climatiche, di proteggersi dai predatori,di provvedere alla propria sopravvivenza e non ultimo di provvedere al mantenimento della specie attraverso la procreazione.

Ma ben presto, quell’uomo, sentì nascere dentro di sè la necessità di soddisfare altri bisogni, di dare e darsi altre risposte non necessariamente legate alla mera sopravvivenza della specie.

Non più tardi di diecimila anni fa, l’uomo passò da una fase di “cacciatore raccoglitore” a quella che possiamo definire di “organizzatore produttore”, l’uomo diventò sempre più stanziale, organizzandosi in gruppi e provvedendo alla produzione locale dei beni di prima necessità, sia di carattere alimentare che di carattere artigianale, inteso come produzione di strumenti e manufatti.

Contestualmente anche altri aspetti, tipici dell’essere homo pervasero la vita del tempo: come l’arte e le prime forme proto-religiose.

Tralasciando l’arte, da quel momento in poi (ma probabilmente anche prima), il bisogno della trascendenza ci accompagnò in ogni istante del nostro cammino.

Ma da dove nasceva questo bisogno se non dalla necessità di dare risposte al nostro inconscio, di giustificare quegli accadimenti: la vita, la morte, o le avversità climatiche, a cui l’uomo non sapeva rispondere.

La trascendenza, essendo “altro” rispetto all’esperienza quotidiana, porta con sè anche la necessità di mettere in atto tutta una serie di atteggiamenti, gestualità e simbologie evocative diverse dall’uso comune di tutti i giorni.

Nasce il Rito e la ritualità.

Possiamo definire il rito, peraltro imperfettamente,come una sorta di collegamento tra il mondo fisico e l’iperfisico, un insieme, più o meno codificato, di parole, oggetti e gesti simboleggiati, atti all’evocazione e invocazione del sovrannaturale.

Il passaggio da uno stato basso ad uno alto, dal micro al macrocosmo, dal non essere all’essere.

Tutta la nostra società e pervasa di ritualità, non è necessario assistere a qualche manifestazione religiosa per trovare il rito, il semplice farsi la barba alla mattina è una sorta di rito, gli atleti che prima di un incontro si abbracciano in un determinato modo e pronunciano determinate parole, stanno compiendo un rito, cercano una forza supplementare, invocano l’iperfisico affinchè il corpo, la materia, acquisti maggior forza.

RITUALITA' MASSONICA 1

Ricordo, quando ero un bambino, che mi crucciavo quando veniva a piovere perché ciò mi impediva di uscire a giocare con i miei amici, e chiedevo con insistenza a mia nonna quando sarebbe tornato il sole. Allora lei mi prendeva forte tra le sue braccia e dondolando in modo ritmico cantava una filastrocca in cui chiedeva alla Madonna di intercedere con Gesù affinchè non piovesse più. Ogni volta che pioveva io ripetevo sempre quelle parole nello stesso modo in cui mi erano state insegnate. Naturalmente la pioggia non cessava, e quando capii che ne sapeva più il colonnello Bernacca di mia nonna e della Madonna messi assieme, smisi quel rituale.

Che cosa è dunque il rito, quale funzione acquisisce la ritualità?

Possiamo definire la ritualità e la simbologia ad essa collegata, come una sorta di invasione dello Spirito, come il Teurgo (creatore di Dei) che ci porta  a possedere una forza superiore, ci indica la strada verso la Potenza.

La porta di ingresso verso uno stato in cui la Spiritualità prende finalmente il sopravvento, l’uomo si fa finalmente tutt’uno con il proprio Spirito.

Una sorta di processo interiore, che una volta conseguito, porta ad una revisione completa della propria vita e della propria condotta su basi completamente nuove.

Si tratta di un processo “iniziatico” destinato a realizzare interiormente nell’individuo il passaggio da uno stato dell’essere giudicato inferiore, a uno stato superiore, dall’essere non nato al nato, dall’incompiuto al compiuto.

Pur non scomodandoci a trattare della storia dei riti, e di quanto questi si intreccino tra loro nel corso della storia, possiamo tuttavia distinguere, per me, due importanti livelli di ritualità: quella exoterica e quella esoterica, quella tipica dei riti religiosi e quella”pagana”, che possiamo trovare nelle associazioni di stampo iniziatico-esoterico come la stessa Massoneria.

Nelle ritualità ecclesiastiche-religiose, al soggetto viene chiesto di porsi in uno stato di accoglienza: egli dovrà essere disposto ad accogliere e a ricevere uno Spirito che l’officiante gli farà scendere dall’alto.

Si tratta quindi di una ritualità di preparazione per accogliere qualcosa di non nostro, di altro, che ci viene offerto e dispensato come elemento purificatore.

L’essere si trova in uno stato di passività, egli non dovrà chiedere, ma semplicemente accettare uno Spirito che si fa verità rivelata.

Il compimento sarà dunque un Uomo Altro e non il compimento dell’Uomo.

Diversa è la ritualità iniziatica, ad essa non viene chiesto di creare un Uomo Altro, ma un Altro Uomo, nel senso della compiutezza: è lo stesso soggetto che deve ricercare in Sé la Sua spiritualità; ad egli viene chiesto di ricongiungersi con il Suo Spirito, non di accogliere qualcosa di non suo.

E’ evidente quanto diverse siano queste forme di ritualità, passiva la prima, attiva la seconda.

All’uomo iniziato non vengono date verità, per quanto alte esse siano, viene chiesto di porsi in uno stato superiore suo proprio e non di altri. L’iniziato deve aprirsi non per accogliere, ma per creare e realizzare il Suo Spirito.

Questo è il compito della ritualità esoterica ed iniziatica, questo è il compito del rito tipicamente massonico.

Ne deriva che chi officia questi riti, a differenza del sacerdote, svolge un ruolo indeterminante: non è lui che ci offre lo Spirito, il suo compito sarà soltanto quello di gettare in noi i semi, che sarà nostra cura far germogliare in noi.

All’inizio del mio percorso massonico non riuscivo a comprendere il senso e il significato della ritualità che si svolge all’interno del Tempio, anzi la vedevo come un’inutile perdita di tempo.

Solo successivamente ne ho compreso interamente il significato e il ruolo, e solo allora questi semi simbolici si sono svelati in tutta la loro forza.

La prima cosa che mi venne detta dai miei fratelli fu che nel tempio si cammina sempre in quel senso, devi squadrare.

La cosa non mi risultò del tutto chiara , ma ora mi fa comprendere il significato del silenzio e di quel percorso.

Solo ora, dopo tempo e studio, più che capire comincio a sentire quanto sia importante la ritualità e quanto mi sia di aiuto nel trovare in me il giusto stato d’animo per affrontare i lavori di loggia.

Sono frasi e gesti lanciati nel mondo dello Spirito, il mio, che ad esso parlano più di tante parole.

Attraverso la ritualità riesco a parlare alla mia anima, e a far cadere il velo che mi teneva separato dallo Spirito, mi permette di vedere e di sentire qualcosa che forse era presente ma mi sfuggiva.

La mia attenzione non si posa tanto al significato “tecnico” che quella ritualità e gestualità rappresentano, per altro importante, quanto piuttosto alla sensazione di comunanza di spirito che mi tramite essa lega agli altri fratelli.

Il vivere il rito con questa conoscenza sento che riesce a creare in me una sorta di elemento magico, mi sospinge a crearmi uno spazio interiore illimitato in grado di allargare i miei orizzonti e di viverlo in modo collettivo, dal micro al macrocosmo

Ho detto

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