IL “FUOCO DI RUOTA” E IL VIAGGIO INIZIATICO

Bruciare lentamente, dolcemente, per trasformare e trasformarsi

inserito il 06 03 2012, nella categoria Alchimia, Cattedrali, Esoterismo, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:.  D:. D:.F:.

È solo grazie a voi, cari fratelli, se dopo un istante di vera luce, (un anno d’era volgare), posso essere oggi un uomo nuovo, capace di affinare la conoscenza degli antichi misteri ed iniziare quindi la mia Opera.

Voi fratelli che, come una scintilla divina, avete, fin dal momento della mia iniziazione, dato vita al fuoco sacro, portandolo ad un regime accorto e sensibile, delicato e regolare, come  può essere il gioco di un bambino.

E’ proprio questa gradualità che caratterizza i processi della via umida, la via ritenuta da sempre come la più idonea per la trasmutazione del piombo in oro. Questo perché, nonostante il passare del tempo e l’evolversi della tecnologia, la conoscenza è ferma lì, dove sono le acquisizioni degli antichi alchimisti.

Fino dalla notte dei tempi l’alchimia ha saputo intendere che in natura niente avviene in maniera brusca, come nella via secca, bensì per gradi, per stadi o, come direbbe secoli dopo Max Planck, per Quanti.

Non meraviglia quindi che, dopo migliaia di anni, la fisica più evoluta altro non dimostra che la vera realtà è dentro di noi, dove, commisti l’un l’altro, si ritrovano anima e spirito, Mercurio e Zolfo. Ed il fuoco di ruota, necessario per separare, depurare ed infine riunificare il principio individuativo (lo zolfo) e l’attività intellettivo-emozionale (il mercurio), trova il suo combustibile nelle forze elettromagnetiche del cosmo, forze troppo deboli per essere percepite da un profano, ma che trovano nel tempio ed in tutti i fratelli il giusto nucleo di condensazione.

Limojon di Saint-Didier afferma “Il fuoco naturale è un fuoco in potenza, che non brucia le mani, ma che dimostra la sua efficacia se è appena eccitato dal fuoco esterno”.

Non ricordo che alla mia mente sia mai bastata l’apparenza delle cose, eppure, in trenta anni d’era volgare, non sono mai riuscito a far confluire dentro di me l’energia necessaria a dar vita a questa fiamma divina, fondamentale per illuminare il sentiero da intraprendere.

Voi pertanto, cari fratelli, avete il merito di aver acceso in me il fuoco interno dello zolfo, agente di tutte le trasmutazioni, cuore di tutte le cose secondo il Musaeum Hermeticum.

Lo Zolfo, che rappresenta il principio espansivo dell’universo, va prima separato dal Mercurio, principio condensativo, e, dopo aver depurato il principio maschile e femminile dell’essere, si perviene a rettificare la quintessenza nascosta dentro noi stessi. L’acrostico Vitriol, che il profano incontra quando entra per la prima volta nel gabinetto di riflessione, nasconde in se questa semplice ed universale verità.

Rettificati entrambi i principi, separandone il puro dall’impuro, gli stessi andranno riuniti in una sola essenza attraverso quelle ”Nozze Chimiche” descritte dagli alchimisti del passato. Ed il frutto di questa completezza dell’essere può essere identificato come la Pietra Filosofale, che svela ogni mistero, ogni conoscenza . Una sorta di  legge universale.

Appare ora chiaro come i grandi maestri abbiano tenuto a rivelare alle generazioni di ogni tempo questo importante segreto, base indispensabile dell’Opera.

L’emblema XII de “Il Mistero delle cattedrali” del Maestro Fulcanelli, mostra un alchimista, seduto con il gomito appoggiato sul ginocchio destro, che sembra meditare e vegliare mentre attorno a lui avviene la lenta azione del fuoco di ruota; atteggiamento questo, che pare  ricordare l’angelo ispirato della Melancolia di Albrecth Durer.

Le varie interpretazioni di chi ci ha preceduto, vedono l’Alchimista di Notre-Dame di Amiens come un filosofo che, compiute le fatiche di Ercole, cioè l’accensione del fuoco sacro, si limita al suo mantenimento. Ma, scolpito nella pietra, sembra anche intravedersi un vecchio Saggio che, trovati gli attrezzi del mestiere ed avendo dato vita al fuoco costante, punto di partenza, si abbandona ad una pura introspezione morale, ad una nigredo psicologica che diventa un momento necessario e fondante nel raggiungimento della luce e della rivelazione. Ciò che Lui vede ed intende (il Verbo), inizia così a rettificarsi dalle impurità della vita ed a ritrovare, piano piano, gradualmente, l’unione con Dio.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…..” 

Quando la parola era con Dio ed era Dio, non esisteva Pensiero che non fosse immediatamente emanazione creatrice divina.

Un po’ come dire “concretizziamo la realtà”

Era Volgare, pochi anni fa:

L’universo comincia a sembrare
più simile ad un grande pensiero
che non a una grande macchina.
James Jeans, astronomo e fisico britannico.

Un po’ come dire “riscopriamo noi stessi in tutto ciò che osserviamo”.

Questa mia relazione, in conclusione, non è altro che un’umile tavola di ringraziamento, in quanto adesso, grazie al Fuoco di Ruota, posso finalmente iniziare questo faticoso ed arcano cammino verso l’Unione, verso il compimento dell’Opera.

E’ proprio come l’alchimista di Notre Dame, o l’angelo di Durer, che voglio trasmettere a tutti voi fratelli, la mia attuale sensazione di melanconia e di tranquillità al tempo stesso: ora so che in questo cammino avrò sempre al mio fianco la vostra universale conoscenza.

Ho detto, D:.D:.F:.

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4 Comments for this entry

  • profano

    In principio era il Verbo …e tutto è stato creato dal Verbo. è una forma di invocazione che troviamo in testi induisti (in pricipio era il Vakc..)comunque, Verbo,credo, sia da intendersi come suono o meglio come “armonia” dove appunto tutto vibra ad unìsono essendo parte del Tutto. ogni parte è armonicamente legata e il tutto è proteso all’Unità UNI-verso invertendo verso l’Unità e l’Uno deve contene tutto altrimenti non uno…(Par. Dante.. e vidi in unico volume ciò che nel mondo si squaterna…)

  • profano

    ha! se anch’io potessi.. avere un pò di luce.

  • P:.agoràs

    La luce bianca è data dalla somma di tutti i colori, il bianco non è un colore, verosimilmente, la somma di tutti i suoni dovrebbe dare il SILENZIO che in sè contiene tutti i suoni.
    Il nero è assenza di luce così come l’assenza di suoni (vibrazioni) dovrebbe essere il niente.

  • P:.agoràs

    Spero, un giorno, ospite, di essere con Voi sotto “la volta stellata”.

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