DA FERRARA AD ALGHERO: RADICI STORICHE DI UN GEMELLAGGIO MASSONICO

Correva l’anno 1936 quando venne inaugurata Fertilia ad opera dell’Ente di Colonizzazione Ferrarese. Dopo la guerra e la caduta del Regime ben pochi ceppi familiari ferraresi sono ripartiti. Molti riposano sotto quella che era ormai diventata la loro terra.  Ecco perché Ferrara ha un lembo di sé ad Alghero. Ecco perché le logge delle due città sono e si sentono “gemelle”.

inserito il 09 06 2001, nella categoria Gemellaggi, Tavole dei Fratelli

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Vincenzo Sulis

Discorso pronunciato dal fr:. F:. P:. della R:.L:. Vincenzo Sulis n. 1143 all’Oriente di Alghero in occasione della cerimonia di gemellaggio con la R:. L:. Giordano Bruno 852 all’’Or:. di Ferrara, celebrata in Alghero il 9 Giugno 2001 e.v.

 Carissimi Fratelli

Questo gemellaggio nasce da profondi battiti del nostro massonico fraterno affetto, ma anche con autentiche motivazioni storiche e culturali.

Oggi Fertilia è un importante polo turistico e primo satellite di Alghero-città. Per noi Sardi, ma in particolare per gli Algheresi, la presenza dei ferraresi nel territorio ha origini remote, tanto da condividere oggi con i figli ed i coloni di allora le stesse abitudini, lo stesso pensiero.

Correva l’anno 1936 quando, terza delle città fasciste in Sardegna e quinta fra le dodici nel territorio nazionale, venne inaugurata Fertilia ad opera dell’Ente di Colonizzazione Ferrarese, istituito con decreto di Mussolini, con il compito di trasferire in Sardegna e in altre zone scarsamente popolate numerose unità familiari provenienti dalla stessa Provincia di Ferrara, al fine di costituire nuovi insediamenti legati alla coltivazione della terra.

Dopo Mussolinia (oggi Arborea) e Carbonia, si ponevano le basi di una “nuova città”, la più bella e funzionale fra le dodici, almeno secondo gli originali intendimenti urbanistici che, solo un anno prima, nel 1935, avevano visto il loro sviluppo architettonico da parte del progettista, l’ing. Arturo Miraglia.

Nel 1936, agli albori della sua nascita, il Regime credeva fermamente che (cito testualmente) “Fertilia, ultima nata fra le città del Fascismo, sarà una delle più belle: essa assommerà l’esperienza urbanistica di questi ultimi anni ed esprimerà, nel linguaggio del nostro tempo, la rinata potenza della Patria”.

Ed in effetti le prospettive neoclassiche e futuriste, unitamente allo spirito razionale del movimento moderno europeo, trovano nel progetto di Fertilia ampio respiro: negli Anni Trenta Alghero era un paesino povero e marginale, scevro degli attuali arricchimenti turistici, la cui primaria e povera attività era la pesca. In quegli anni in cui a volte risultava difficoltoso il baratto di un’aragosta con un po’ di carne, Fertilia rappresentava o avrebbe dovuto rappresentare l’immagine del riscatto economico,della nuova proiezione.

Tutto ciò è ancora oggi verificabile nell’impronta urbanistica tracciata: si pensava a sviluppi funzionali ed ampi, con una vasta piazza avente termine ad esedra, con ampie terrazze sul mare, e sui cui lati si allineavano i principali edifici pubblici. Alla piazza conducono anche un sistema di strade radiali ed una bella arteria lungomare. Tutto è stato progettato con ambiziose mire future.

Invece, gli sviluppi storici ben noti, la caduta di quel Regime che voleva Fertilia città moderna e polo economico, ma ancor più la guerra e la decapitazione delle opere iniziate, videro mortificare e quindi naufragare il futuro di Arborea, di Carbonia e quello di Fertilia.

Quest’ultima, da città diffusa, fulcro del programma di ruralizzazione della Nurra, finì invece per diventare uno stereotipo di una forma urbana metafisica, non più visione e sogno della città del futuro, ma astrazione ideale della città del passato. Le zone residenziali progettate non vengono nemmeno completate.

Fertilia dà oggi, per chi la scorge con una prima veduta d’insieme, un’immediata idea di incompiuto.

Dell’originario progetto di rappresentare l’espressione più avanzata delle città fondate durante il Ventennio, Fertilia mostra invece un volto rugoso, tutta la crisi del mito mitico della fondazione, proprio nel momento in cui sembrava raggiunta, nella forma urbana, l’utopia della bellezza.

Nata in campagna, dopo aver rubato alla Storia le idee per inseguire nuove forme architettoniche, Fertilia muore nella sua piazza porticata, spogliata dei suoi sogni.

Nel dopoguerra, ridimensionate le ambizioni, si abbandona l’idea della centralità urbana e si va nuovamente verso le città diffuse, con insediamenti radi e minuti, in nuovo rapporto col territorio e le risorse economiche.

Ed i ferraresi?

I ferraresi, qui arrivati con solenni promesse ed allettanti prospettive, pur non riconoscendole poi nel naufragio dello sviluppo finale, tuttavia sono rimasti qui, nella loro Fertilia, in questa terra che li aveva ormai legati con un anello arcano, che, come un sortilegio inchioda a questi paesaggi, così diversi dal loro, eppure tanto ospitali da farli sentire propri.

Ben pochi ceppi familiari ferraresi sono ripartiti. Molti riposano sotto quella che era ormai diventata la loro terra.

La gran parte di loro, dei figli dei figli, è oggi parte totalmente integrante della cittadinanza algherese. Cognomi come Bernardi, Venturi, Gnani, Ballarini, Peretto, Gavioli, Tagliatti, Pavan, Finetti e altri ancora, sono familiari ai nostri fratelli di Ferrara, ma ormai lo sono anche per noi Sardi, ed ancor più per gliu Algheresi ed i loro figli, coi quali hanno già assimilato in simbiosi dialetto, usi e aspirazioni comuni.

Ecco esplicitate le ragioni storiche e culturali di un gemellaggio.

Ecco perché a maggior ragione, Ferrara ha un lembo di sé ad Alghero.

Ecco perché i fratelli della “Giordano Bruno”, oggi non più ospiti, ma sedenti nella loro Loggia gemella, possono respirare un po di aria di casa in questa splendida Alghero.

Quest’oggi è per me un giorno speciale: ho avuto il piacere di vedere riunite nei Lavori, ed ancor più nel futuro gemellare, le mie due logge: quella madre, la “Vicenzo Sulis” (che mi ha visto massonicamente nascere e crescere) e la “Giordano Bruno” che mi ha visto entusiasta ed assiduo frequentatore in un anno di lontananza, per motivi di lavoro, dalla mia città, nel “Continente”.

Solo un Sardo può capire quanto possa pesare la lontananza dalla propria terra, che senza sfarzose ridondanze di luci e colori, senza la prosperità della Penisola, ghermisce però il cuore dei suoi figli, fino a farli ammalare di nostalgia.

Solo chi è vissuto qui, nell’aridità più acceccante, capisce cosa significhi il nostro detto “In Sardegna si arriva piangendo e si va via piangendo”.

Questa è la nostra magia, questa è la recondita unione che ci fa sentire popolo, così come il nostro parlare assume dignità di Lingua.

Lontano da questa terra, spariscono i campanilismi, le differenze di accento, le diverse culture educative, persino ogni ceto sociale. Lontano dalla Sardegna, Terra Madre, i suoi figli prima sparsi e disseminati nell’area geografica più grande e più lontana d’Italia, sono suoi figli e basta. Ovvero: si sentono fratelli, figli di quella madre povera e spoglia, ma avvolgente come un manto di luce viva. Questo è quanto accade a ciascuno di noi quando da qui emigra. E solo ai Sardi accade di sentirsi così accomunati da un’invisibile ma indissolubile e saldo legame.

Oggi, giornata memorabile di festa, tutti i Massoni Sardi sono idealmente qui rappresentati e stringono la loro catena d’unione.

Ebbene nel trovarmi sradicato dalla mia terra, ho avuto in un anno di lontananza  la possibilità di verificare personalmente la fraterna accoglienza dei fratelli della “Giordano Bruno” n. 852 all’Oriente di Ferrara; in quel periodo mi si sono dischiuse ancor più, con tangibili dimostrazioni, le porte della Fratellanza, di quella Fratellanza Universale che lega ancor più dell’accento, ancor più dell’origine, a volta ancor più dello stesso sangue.

E’ quella Fratellanza che cementa con la nostra Cazzuola d’Amicizia e che, con la corda cingente il Tempio, lega il nodo dell’Amore fraterno-

Questa è Massoneria, questo è il nostro Universale, fortissimo, vincolo. Ed anche per questo sono grato a tutte le Logge del mondo, alla Massoneria Universale, a tutti Voi carissimi fratelli.

Alla Gloria del Grane Architetto dell’Universo.

F:. P:. della R:.L:. “Vincenzo Sulis 1143 all’Or:. di Alghero

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L0015152 Portrait of Giordano Bruno in "Opere" Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images images@wellcome.ac.uk http://wellcomeimages.org Portrait of Giordano Bruno Opere [2 volumes] Bruno, Giordano [edited by A. Wagner] Published: 1830 Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Giordano Bruno

UN NODO D’AMORE FRA LE LOGGE

Dopo il 25° Anniversario di fondazione delle nostra Loggia e la commemorazione dei 400 anni dal rogo di Giordano Bruno, avvenuti nell’anno 2000, il nuovo millennio si apre con un abbraccio solidale fra l’Emilia e la Sardegna. E’ il nostro primo gemellaggio, ), un momento storico da non lasciare fine a se stesso.

 Discorso pronunciato dal fr:. An:. Z:., Maestro Venerabile della R:. L:. Giordano Bruno 852 all’’Or:. di Ferrara, in occasione della cerimonia di gemellaggio con la R:.L:. Vincenzo Sulis n. 1143 all’Oriente di Alghero, celebrata in Alghero il 9 Giugno 2001 e.v.

 Rispetabilissimi Fratelli

E’ con infinito piacere che, dopo aver ammirato la vostra terra come turista per tanti anni, mi trovo oggi da Voi, per dividere quel sentimento che dovrebbe essere caratteristica di tutti gli appartenenti alla nostra Istituzione: l’Amore Fraterno.

E’ un sentimento semplice, spontaneo, che sgorga dal cuore e che non conosce confini.

E’ il sentimento che ha portato il fr:. F:. P:. a frequentare le tornate della nostra loggia di Ferrara e che in essa ha trovato l’amalgama sfociata nell’iniziativa del gemellaggio.

Così dopo il 25° Anniversario di fondazione delle nostra Loggia e la commemorazione dei 400 anni dal rogo di Giordano Bruno, avvenuti nell’anno 2000, il nuovo millennio si apre con un abbraccio solidale fra l’Emilia e la Sardegna.

Abbraccio solidale che per la nostra loggia rappresenta un’esperienza nuova (è il nostro primo gemellaggio), un momento storico ed un passo da non lasciare fine a se stesso.

La Leggenda di Hiram, il simbolismo del Tempio, esprimono il concetto della Resurrezione, della Rigenerazione dell’Uomo che, iniziato, si consacra allo sviluppo dei principi fondamentali dell’Arte. Egli lavora per uscire dall’impurità e tende alla virtù, riflette sugli errori profani e, lentamente, sale i gradini che lo portano alla conoscenza.

Questa scala che ciascuno di noi sta percorrendo con l’amorosa assistenza di tutti i Fratelli e sotto la guida di quelli più saggi ed anziani per evitarci di cadere nell’errore, è lunga e lastricata di pericoli.

Noi sappiamo che non sta scritto da nessuna parte dove ci porterà, ma sappiamo che il risultato sarà proporzionale all’impegno che ci metteremo. Mi piace ricordare a questo punto quanto diceva Platone “Non si scrive nelle anima con la penna…”. L’Uomo va conquistato con le parole, con l’esempio, con l’amore, e qual è l’amore vero se non quello dei fratelli?

Una dimostrazione di ciò, credo, la stiamo dando noi, che pur vivendo nella stessa nazione e parlando la stessa lingua, in realtà abbiamo origini e culture diverse, ma sentiamo anche forte il desiderio di confrontare le reciproche esperienze, per il miglioramento di tutti noi.

Coltiviamo quindi tutti insieme questi sentimenti profondi e portiamoli avanti con orgoglio e lealtà, affinchè divampi in tutti  i Figli della Vedova, il vero amore.

Il gemellaggio fra le nostre logge sia d’esempio per quanto ho appena detto, ma suggelli anche, con un saldo nodo d’amore, i nostri sentimenti fraterni per il nostro miglioramento e per quello dell’Umanità.

An:. Z:.

Maestro Venerabile della R:. L:. Giordano Bruno 852 all’Or:. di Ferrara

 

 


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