GIARDINI DI LUCE

Riflessioni massoniche sulla recente mostra di Sorolla al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Dalla luce di un’opera d’arte all’Arte della Luce. Un modo per avvicinarsi all’ineffabile e indicibile “segreto” della Massoneria. Un segreto inviolabile perché, come disse Casanova, assolutamente incomunicabile…

inserito il 23 01 2013, nella categoria Arte, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. G:. P:.

In questi giorni di risveglio primaverile c’è una mostra a Ferrara, dedicata ad un pittore impressionista spagnolo dei primi del ‘900. Il titolo, quanto mai appropriato, è: “giardini di luce”. Enrico, attratto dalla intrigante e colorata locandina, decide di visitarla e si reca a palazzo dei Diamanti.

Leggiadre, si rincorrono con grazia, sapienti pennellate sulle tele, delineando improbabili accostamenti cromatici, eppure così vividi e reali; le figure sono elegantemente fermate, a volte nell’attimo di un gioco, altre nella quiete della riflessione. Spesso, la cornice pittorica è data dalla natura, il verde composito di una siepe, i colori accesi dei fiori intervallati, talvolta, dai riflessi dell’acqua di qualche fontana andalusa.

Il lirismo, assolutamente non di maniera, è così coinvolgente che pian piano, la mente di Enrico si cala in questi paesaggi senza tempo, la razionalità gradualmente si assopisce in una momentanea pausa e, con altrettanta gradualità, cede il passo  allo stupore, si arrende alla metamorfosi del sogno: più volte egli chiude le palpebre, quasi per enfatizzare certe sensazioni luminose, quasi per cercare di carpirne i profumi, i suoni, o i fruscii.

All’uscita della mostra poi, la ragione riconquista la propria supremazia ed egli, incamminandosi lungo i ciottoli di corso Ercole d’Este, compila mentalmente, come è solito fare,  il semplice bilancio della giornata:  Entrate/Uscite.

Entrate: qualche ora di straordinario arricchimento interiore, autentica medicina (o forse meglio: elisir), ottima per lenire l’accumulo di certe disarmoniche ruvidità quotidiane.

Uscite: il costo del biglietto d’ingresso. Che dire? Un bilancio senz’altro positivo, pensa Enrico, provando inizialmente un compiacimento interiore, che mano a mano evolve nell’intima, consapevole convinzione di essere appena stato uno spettatore privilegiato, a tu per tu con l’ARTE.

In un recente film francese, il protagonista, in procinto di acquistare una costosa opera di un giovane artista, chiede all’amico, alquanto rozzo, pragmatico e che non sa capacitarsi dell’esorbitante prezzo richiesto: “ma tu, sai perchè c’è un interesse così vasto per l’arte?” e la risposta, cruda e superficiale, non tarda ad arrivare: “business? Speri che con gli anni questa crosta diventi un investimento?” … “No, pensaci bene, e capirai che siamo così tanto interessati all’arte perchè è la sola traccia che lasciamo del nostro passaggio sulla terra”.

Qualche giorno dopo la mente di Enrico è in subbuglio; ripensa alle suggestioni ricevute durante la visita alla mostra, ripensa a quella frase del film che l’ha così colpito, e sente che non c’è casualità nella successione del percepimento di queste sensazioni. Per di più, queste lo hanno raggiunto, con scandita precisione, proprio in quel momento dell’anno in cui, dopo un  inverno letargico fatto di pigro immobilismo, di sopore fisico e mentale, emerge per reazione la voglia di sentirsi ancora vivo, di partecipare al risveglio dei colori, del cielo… del vento!

E’ un’esigenza, quest’ultima, dettata pure da una certa conoscenza di se stesso, che fa  scaturire la necessità, in primavera, di reagire con energia al  riaffacciarsi di una semi-latente forma di malinconia depressiva che puntualmente gli fa visita in questa stagione, probabilmente causata dalla consapevolezza che è proprio in questo periodo che si concretizza pesantemente, per lui, la somma di un anno di vita trascorso in più.

Enrico quindi, si scrolla di dosso questi pericolosi pensieri e, dopo avere scelto il più bello dei suoi aquiloni, quello più grande e colorato, si avvia, trepidante come un bambino, verso il suo secondo “giardino di luce”.

Il grande parco urbano, intitolato alla memoria di Giorgio Bassani, è gremito: c’è la “vulandra”!

Il cielo è sterminato, come solo può esserlo quello della provincia più piatta d’Italia, ma, nonostante ciò, le centinaia di aquilonisti lo trafiggono più e più volte con le loro entusiastiche entità volanti, a volte imponenti e pretenziose, a volte nervose e scattanti,  in

altri casi ironiche ed irridenti nei colori e nelle forme. E’, tutto questo, uno straordinario, armonico ed elettrizzante disordine in cui le individualità si mischiano, si cercano, interagendo tra loro in mille modi.

L’atmosfera generale porta i partecipanti ad assaporare un insieme di sensazioni che vanno dal senso di fratellanza che li accomuna nell’intento di avvicinarsi al cielo, fino a quello, umanamente inevitabile, della competizione per la migliore acrobazia, per la quota di altitudine maggiore… Enrico, dopo un numero imprecisato di voli, eseguiti con entusiasmo altalenante, riavvolge i fili, ripiega la sottile vela e si concede questa volta un momento più interiore: si sdraia nell’erba e si fa ricognitore di quanto accade attorno a lui, e, mentre contempla il cielo affollato di colori in libertà, medita e rimugina ciò che gli è chiaro già da un po’: la sua età gli sta fisiologicamente riservando un futuro sempre meno da protagonista e sempre più da passivo, ma, spera obiettivo, osservatore.

I giorni si susseguono con regolarità e, finalmente, arriva quel tanto atteso martedì sera. Egli prepara la cartella che contiene il suo grembiule, i candidi guanti, e si appresta a recarsi presso la propria Loggia: il suo terzo “giardino di luce”, il prediletto.

E’ già da qualche anno che frequenta la Casadei Liberi Muratori, ma è consapevole che il cammino iniziatico è ancora lungo. Enrico, per la verità, conosce già buona parte della simbologia e della storia della massoneria, per avere molto letto, non sempre in modo rigoroso e sistematico ma, di certo, sa che la via del perfezionamento conduce ad un passaggio obbligato, difficilissimo da superare: anche maestri con anzianità massonica e conoscenze ben superiori alle sue, ne sono ancora al di qua: è il passaggio dalla condizione di sapienza a quella di “saggezza”.

Forse, pensa, è proprio questa la scriminante che ancora lo separa dal fatidico “segreto massonico”, argomento questo, che lo sta intrigando già da qualche tempo e di cui ha trovato una delle definizioni più belle, ancorchè ermetica, scritta da Giacomo Casanova: “Coloro che entrano nella Massoneria solo per carpirne il segreto, possono ritrovarsi delusi: può infatti accader loro di vivere per 50 anni come Maestri Massoni senza riuscirvi. Il mistero della Massoneria è per sua natura inviolabile: il Massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso. Egli lo scopre frequentando la Loggia, osservando, ragionando e deducendo. Quando poi lo ha appreso, si guarda bene dal trasmetterlo a chicchessia, sia pure il suo migliore amico Massone, perchè, se costui non è stato capace di penetrare detto mistero, non sarà nemmeno in grado di approfittarne se lo apprenderà da altri. Il mistero rimarrà sempre tale. Ciò che avviene nella Loggia deve rimanere segreto, e chi è così indiscreto e poco scrupoloso da rivelarlo, non rivela l’essenziale: come potrebbe, se non lo conosce? Conoscendolo, non lo rivelerebbe!”.

Nel raccoglimento del Tempio quindi, mentre la tornata rituale volge al termine, Enrico guarda con amorevole empatia i fratelli apprendisti e riflette sulla loro condizione di silenzio. Gli torna così alla mente una  serie di definizioni sentite di recente; in particolare ne ricorda 3:

IL SILENZIO…

–    E’ l’inizio del tempo che crea il tempo.

–    E’ la fonte zampillante della parola.

–    E’ la memoria della Pietra.

E così, mentre rientra alla propria abitazione, portando ancora con sé l’afflato positivo e rassicurante da poco trasmessogli dai propri fratelli di Loggia, sente l’impulso di farli partécipi, fissando sulla carta le sensazioni che, in successione, gli hanno regalato questi ultimi giorni.

La tastiera è pronta; è vero che è molto tardi, magari per ora può buttare giù le battute d’esordio… ha già qualche idea per il titolo… e così, Enrico inizia a tracciare la propria tavola…

G:. P:.

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Se vuoi approfondire, leggi anche:

PITTURA ED ESOTERISMO

ARTE, BELLEZZA ED ARMONIA DALLA SEZIONE AUREA

IL MIO VIAGGIO

UN RE, UN CASTELLO, TANTI MISTERI

NOTRE DAME, ALCHIMIA E SEGRETI

 

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