Buoni Costumi

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Tavola del fr:. S:. Man:.

Uomo libero e di buoni costumi… sono ormai 300 anni che questa frase risuona nelle logge massoniche di tutto il mondo e ciascuno di noi è stato presentato, tegolato e scelto perché corrispondeva a questi requisiti.

Abbiamo creduto di capire che bastasse non avere riportato condanne, che la nostra fedina penale fossa pulita e che, tutto sommato, non fossimo –al momento dell’ingresso- dei delinquenti: ma siamo davvero sicuri di avere correttamente interpretato tutto ciò? Abbiamo realmente creduto che bastassero due pezzi di carta e un’apparente convinzione di onestà per essere degni di far parte della più antica organizzazione iniziatica e tradizionale occidentale?

Ancora, chi ci ha tegolato, ha davvero fatto un attento lavoro di analisi, ha scavato in profondità dentro di noi per scoprire le nostre reali intenzioni?

Proviamo a riflettere un attimo su quest’asserzione e consideriamola sia da un punto di vista storico, cioè quando fu concepita (ricordiamolo era il 1717 in Inghilterra) sia per le possibili implicazioni oggi, nel XXI secolo: ebbene, secondo me, questo concetto mantiene intatta la sua enorme valenza ideologica e pratica nonostante i suoi trecento anni.

Se nel XVIII secolo la quantità e la qualità di persone che potevano accedere alle logge di mestiere prima e a quelle “speculative” poi era limitata, essendo pochi coloro i quali possedevano un livello culturale sufficiente, oggi che il livellamento delle masse e la spersonificazione dell’individuo ha raggiunto livelli più che preoccupanti, immersi come siamo nel modernismo, nel consumismo dimentichi della Tradizione e obnubilati da falsi miti e soprattutto falsi bisogni, è necessario ancora di più selezionare e non essere schiavi della fretta o della necessità di fare numero. La storia ma soprattutto la Tradizione, ci ha insegnato che i gruppi iniziatici basano la loro forza più sulla qualità degli adepti che sul loro numero.

Non dimentichiamo che la Libera Muratoria oltre che un metodo, uno strumento di pensiero e di vita per ogni affiliato è anche un mezzo per contribuire al bene e al progresso dell’Umanità, quindi si presuppone che ognuno di noi sia senza macchia e che tale rimarrà, almeno per tutto il tempo di appartenenza attiva all’Istituzione.

Allontanarsi dalla schiavitù delle passioni, resistere alle tentazioni del “metallo” e rinchiudere il vizio in una prigione buia e profonda rappresenta per noi una sfida quotidiana; significa affrontare ogni istante della nostra esistenza i propri demoni ed esorcizzarli.

Dando per scontato che chi entra in Massoneria sia uomo libero e di buoni costumi, perché cosi risulta dai certificati richiesti, siamo sicuri che lo sia davvero anche moralmente e che la sua libertà e i suoi costumi siano davvero puri?

Siamo uomini e come tali soggetti ai condizionamenti della vita e tentati dalle numerose opportunità che essa ogni giorno ci presenta e, non neghiamocelo, pure noi cerchiamo di perseguire il successo, i soldi, la fama o l’effimero. Direi che questo è inevitabile e del resto chi non vorrebbe essere ricco, avere un bel lavoro, una famiglia perfetta, una bella macchina, o un bell’ abito fatto su misura? La realtà quotidiana ci spinge ad affrontare tutti gli aspetti o i problemi se vogliamo, che la vita ci presenta e non possiamo fare finta di niente e vivere solo di squadra e compasso.

Se, quindi fuori, nella profanità siamo dilaniati da questi conflitti, nello spazio esoterico massonico come ci poniamo? Qual è la nostra dimensione? E quale l’orizzonte?

Se siamo entrati “puri” e per caso, a seguito degli eventi, dovessimo macchiarci e perdere l’innocenza, cosa e come dobbiamo fare?

Può capitare a ciascuno di noi che per un qualsiasi motivo – per sbaglio, per necessità e così via – di fare delle cose “non giuste”. Alcune situazioni possono diventare di dominio pubblico e in quel caso non può che esserci la sospensione da parte del GOI sino a quando non si avrà il giudizio definitivo, ma se per caso dovessimo incorrere in qualche evento avverso che non diviene pubblico cosa fare? Per prima cosa andrebbe informato il Maestro Venerabile che, chiunque esso sia, è sempre e comunque la massima espressione dell’autorità iniziatica e farsi guidare dalla sua indiscussa saggezza, poi prestiamo ascolto al Fratello che esce dalla retta via e aiutiamolo a superare la crisi, siamogli di sostegno ma anche dolcemente inflessibili quando il limite che è stato superato è senza ritorno.

Ciò che può accadere al di fuori del sacro recinto del Tempio può verificarsi anche all’interno, mi spiego: quando siamo stati accolti e ci siamo vincolati per la vita, abbiamo giurato di soccorrere il Fratello, di tenere sempre candidi i nostri guanti e di seguire il metodo massonico per il perfezionamento nostro e di tutti gli altri Fratelli, eppure quante volte ci siamo dilaniati tra di noi? Quante volte abbiamo piantato il coltello nella schiena del Fratello? Quante volte ci siamo offesi e abbiamo creato fazioni, gruppetti e abbiamo complottato tra e contro di noi? Quante volte abbiamo mentito, prima di tutto a noi stessi e poi al Fratello? E per cosa…per un grembiule? Una carica? Per cinque secondi di gloria? Eppure noi dovremmo essere coloro i quali sanno ascoltare, comprendere il punto di vista differente e con serenità discutere, facendo della critica uno strumento di crescita e non di distruzione. Noi siamo – o almeno ci vantiamo di esserlo – il faro dell’Umanità, la luce che sorgendo a est irradia di sapienza, amore e pace il mondo portando l’ordine dal caos.

Pertanto, se siamo uomini liberi e di buoni costumi dobbiamo esserlo sia fuori che dentro, anzi forse è proprio tra di noi che dovremmo imparare ancora di più a sgrezzare la nostra pietra facendo delle differenze una inesauribile fonte di ricchezza, quell’oro alchemico che tanto ci affanniamo a cercare e creare davvero la Grande Opera.

Occorre uno sforzo continuo, quotidiano, sempre e comunque per adattarci a questo principio e se è vero come è vero che siamo Fratelli, allora riprendiamo a vivere come tali perché lo sappiamo fare; è solo che ogni tanto ce ne dimentichiamo. Scordiamoci i rancori, le ipocrisie e lavoriamo tutti allo stesso progetto nell’unità della diversità; ritorniamo ad essere davvero sempre uomini liberi e di buoni costumi. Sarà difficile, ci costerà molto ma forse solo così riusciremo a dare un senso ancora più aureo e sacro alla nostra appartenenza.

In sintesi essere uomini liberi e di buoni costumi non si limita solo al momento della nostra affiliazione ma deve essere un processo continuo, senza sosta che va perseguito e proseguito per sempre.

Io non ho verità da proporre né risposte, forse ho ancora più domande di quante me ne sono fatte in queste righe e ancora più dubbi ma su una cosa ho la certezza: credo che noi siamo forti e potenti perché la nostra forza e il nostro potere derivano da quella catena di unione antica di secoli che creiamo quando insieme percorriamo il cammino iniziatico e della Tradizione, uniti da quel vincolo unico e bellissimo che è la Libera Muratoria, lontano da ogni retorica, rinnegando l’ipocrisia ma coltivando sempre e comunque il sogno di essere unici e di essere qui, in questa vita per uno scopo altrettanto unico.

S:. Man:.

Novembre 2016

 


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