Accoglienza o Sottomissione

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Tavola del fr:. A:. Mu:.

Noi e l’Islam: un rapporto che andrebbe studiato ed approfondito molto di più, specialmente se per “noi” s’intendono i massoni occidentali.

Un amico ed allievo di Guenon ha scritto che se i massoni conoscessero meglio l’esoterismo che scaturisce dall’Islam, insito nella stessa simbologia dei loro templi in tutto l’Occidente, probabilmente scoprirebbero di essere tutti spiritualmente più mussulmani di quanto potrebbero mai pensare. Ciò che gli vieta di fare tale scoperta è il condizionante “imprinting” che hanno ricevuto dal proprio ambiente culturale fortemente intriso di archetipi giudaico-cristiani, tuttalpiù ellenici-romani.

Così mentre per la maggior parte dei “fratelli” europei il simbolo principe della Massoneria, Squadra e Compasso (Lambda e Gamma), viene interpretato come la rappresentazione del Logos (chiave, sia religiosa che gnostica, della Genesi), per un massone più intriso di formazione islamica lo stesso simbolo suggerisce invece la rappresentazione del nome di Allah (che ad ogni apertura di tornata finirebbe così per sovrapporsi al libro sacro più utilizzato nella ritualità massonica occidentale: la Bibbia!).

E non basta.

Anche il famoso trinomio, scolpito ad Oriente in tutte le logge del mondo, Libertà Uguaglianza Fratellanza, non avrebbe affatto origine dal secolo del Lumi, bensì si tratterebbe di un’eredità tratta dalla tradizione dei “Sufi”, uomini appartenenti ad una corrente iniziatica islamica: lo si trovava inciso all’ingresso dei loro monasteri molti secoli prima della rivoluzione francese,

Al di là di queste riflessioni, che meritano certamente uno strascico di studi iniziatici e simbolici più eterodossi ed “aperti”, è indubbio che il rapporto con l’Islam di tutti noi occidentali, non solo dei massoni, ma anche di tutti i cittadini d’Europa, sta assumendo importanza e dimensioni sempre più rilevanti.

La crescente presenza di mussulmani all’interno dei paesi europei ed il continuo flusso aggiuntivo di immigrati islamici in fuga dalle guerre e dalla povertà di paesi del Medio Oriente e dell’Africa, stanno infatti creando seri problemi pratici e morali alle società occidentali come la nostra.

Sorgono problemi esistenziali anche fra le persone più predisposte alla tolleranza ed all’accoglienza, come ad esempio proprio noi massoni, perché si avverte, latente sotto le ceneri delle polemiche, la brace di un problema irrisolto che, se non affrontato e non adeguatamente governato, potrebbe travolgerci tutti quanti.

Il problema è come rimanere fedeli ai nostri principi di tolleranza e accoglienza (che sono alla base delle nostre conquiste democratiche) di fronte all’innesto, nella società in cui viviamo, di un movimento etnico e religioso che non riconosce tali principi fondanti, e pretenderebbe di vivere in Europa secondo regole e costumi tutti propri, e che non nasconde il rifiuto (fin quasi allo schifo) delle nostre convenzioni, non se ne sente attratto, ed anzi propugna di sostituire le proprie alle nostre, imponendole anche con la forza ed il terrore come tenta di fare una minoranza, mentre la maggioranza, il cosiddetto “islam moderato”, si affida alla paziente via della demografia e della democrazia (sono infatti gli immigrati, specie quelli di religione mussulmana, a registrare la maggior natalità alle nostre latitudini).

Il problema nasce già nei paesi d’origine di questa popolazione mussulmana. Là dove – come scrive Gianni Mariani (Convegno Rsaa di Rimini, 10.03.16) – “l’incapacità degli Stati Nazionali arabi di soddisfare le richiese di una migliore qualità di vita e di una maggiore eguaglianza, il crollo dell’ideologia socialista, la corruzione e la militarizzazione di molti governi,  hanno favorito la rinascita di identità integraliste islamiche”.

“Tali movimenti  propugnano un ritorno all’unione fra Stato e Società realizzata da Maometto ed invocano un ritorno ai principi del Corano e agli insegnamenti del Profeta, invocano una riaffermazione della morale personale sulla base di una intima e rinnovata adesione all’islam. L’intento è quello di una re-islamizzazione della società e la creazione di un’economia, di una giustizia, di un’amministrazione islamiche”.

“La loro caratteristica saliente è la spinta a rovesciare i governi laici”.

Ad essere in pericolo è quindi soprattutto la laicità degli ordinamenti e degli stati europei.

Si capisce anche da questo perché la Chiesa Cattolica si sente meno insidiata da tutto ciò. Se infatti il confronto si sposta dalla difesa della stato laico, alla contrapposizione fra religioni, la Chiesa stessa sa benissimo che potrebbe diventare il riferimento ovvero la bandiera di una rinnovata egemonia cattolica sulla società occidentale che la (ri)vedrebbe – come 500 anni fa (Lepanto e dintorni) – come l’estremo baluardo della propria difesa dall’espansionismo islamico.

Fra religioni, fra apparati clericali, si farebbe poi presto ad accordarsi per una spartizione delle ingerenze nella scuola, nell’assistenza, ecc. ecc., s’intende sempre a spese dello Stato che perderebbe ogni sua autonomia laica.

Il guaio è che tutte le volte che alla ribalta della Storia si è profilata una situazione simile, le conseguenze sono state tremendi bagni di sangue in nome di Dio o di Allah, che dir si voglia.

Il nostro problema è che il valore laico dello Stato (con rappresentanze politiche così corrotte e così incapaci!) stenta a farsi percepire come valore etico da difendere. Se non c’è la percezione di una sua autorevolezza morale, se non si trova giustizia in Terra, molto meglio, pensano i più, farsi il segno della croce ed affidarsi ad una giustizia e ad un potere Ultraterreni.

Come fronteggiare un simile situazione? Con quali coordinate morali, spirituali e sociali può agire la Massoneria.

Purtroppo se si perde la prospettiva storica delle conquiste laiche, la storia sarà la prima a condannarci a perdere tali conquiste ed a rivivere l’angoscia di un mondo senza libertà di pensiero, schiavi del dogma e dell’intolleranza religiosa.

Difendere la laicità della società, salvaguardarla da insidie e veri e propri attentati religiosi e teocratici, vecchi e nuovi, impone molta vigilanza ed anche qualche coraggioso strappo politico (ad esempio nei confronti del Concordato… ).

Basilare sarebbe infatti difendere il senso laico della convivenza (con la libertà di praticare qualsiasi religione, ma di rispettare sempre e comunque i diritti dell’uomo e della donna – ed aggiungo anche quelli degli aninali – che il mondo occidentale ha conquistato con secoli di lotte sanguinose), imparando a farlo fin dalla scuola.

Scuola che dovrebbe essere essenzialmente pubblica. E solo questa dovrebbe essere finanziata dallo Stato (niente in contrario all’esistenza di scuole private confessionali, ma che se le paghi chi le vuole e chi può permettersele).

E’ all’interno di questa scuola che dovrebbe nascere e diffondersi la coscienza laica di una nuova nazione multietnica e multireligiosa. Dovrebbero cambiare innanzi tutto l’insegnamento e gli insegnanti di religione, che oggi, in base al vecchio Concordato,  sono assunti con le raccomandazioni dei Vescovi  e non certo per concorso pubblico o meriti accademici.

La Chiesa Cattolica non è più (teoricamente) religione di stato, ma in pratica gode di esclusività e poteri condizionanti che perpetuano quella concezione.

Sono queste stesse “esclusività” cattoliche fra l’altro che rendono ancor più difficile l’osmosi sociale con le comunità di altre religioni,  e che le fanno (e ce le fanno) sentire più diverse e ostili di quello che sono veramente.

Alcuni esempi: chi impone alla Rai di dare tanto spazio a trasmissioni di manifesta catechesi, per non dire propaganda, cattolica?

Si va dalla Santa Messa, all’Angelus, ma anche un’infinità di talk show e trasmissioni condotti da chierichetti e chierichette della Tv di Stato che esaltano preti, conventi, ordini religiosi, santi e miracoli… perché non ridurre ragionevolmente questi spazi sui principali canali pubblici (tanto la Chiesa non manca di propri canali televisivi nazionali e locali), e perché non offrire altrettanto spazio alle altre religioni, o ancor meglio al dialogo interreligioso, nella speranza che diventi anche dialogo intrareligioso per migliorare il senso civico intrinseco delle stesse religioni.

Tutto questo con l’obiettivo di rendere “normale” ed istituzionale non più un unico modo di pregare come avviene adesso, ma di far percepire come normali tutte le altre forme di preghiera, di tutte le fedi presenti in questa nazione. Ma soprattutto affermare che è la laicità dello Stato a rendere possibile e garantire questa pacifica convivenza.

Ci sono tanti altri esempi di derive quotidiane che consentono abusi religiosi all’interno del nostro ordinamento laico.

Se i nostri ordinamenti sanitari e di sicurezza alimentare impongono che gli animali vengano macellati in un certo modo, perché consentire altre forme di macellazione islamica od ebraica?

I cinesi mangiano carne di cane, ma nessuno in Italia consentirebbe loro di macellare cani per farne cibo umano.

Ora non si tratta di negare la possibilità di seguire una diversa tradizione religiosa anche dal punto di vista alimentare, ma serve una legge che lo permetta alla luce di un principio-guida irrinunciabile: che si appuri che le procedure della macellazione kosher non aggiungano inutili sofferenze ai poveri animali.

Un’altra deriva non governata con adeguata attenzione dallo stato laico è quella della struttura familiare della società. Se ne può discutere, ma se il nostro modello giuridico e sociale prevede la monogamia, perché allora consentire un’ipocrita forma di poligamia attraverso la,pratica della ricongiunzione familiare con false indicazioni di parentela?

Se la laicità non diventa un valore da rispettare (ed una garanzia) anche per gli islamici che vivono in Italia ed in Europa, come sperare che salvaguarderanno queste nostre aspirazioni e modelli di vita quando e se, numericamente, dovessero diventare una maggioranza demografica e politica nelle nostre nazioni?

Se un domani il nostro ordinamento consentisse la poligamia (e perché no, la poliandria felicemente praticata dalla donne di alcuni stati centro-africani), questa dovrebbe essere una facoltà concessa a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro orientamento religioso (che i cattolici continuino ad essere monogami quanto vogliono… se lo vogliono naturalmente). Anche in questo caso con un’irrinunciabile discriminante etica e laica: che i diritti della donna, ed i concetti di parità dei sessi, vengano comunque tutelati e rispettati, stabilendo una precisa casistica legale perché ciò avvenga.

Va da sé anche la doverosa proibizione di qualsiasi mutilazione genitale femminile… l’unica sopravvivenza di una simile barbara tradizione non potrebbe essere che meramente simbolica, attraverso rituali “astratti” non certo reali. In Occidente non si mutila nessuno (già stride con questo principio la pratica ebraica della circoncisione, ma almeno questa non pregiudica la successiva “felicità sessuale” dell’adulto).

Figuriamoci poi se questo dovesse avvenire come punizione giudiziaria di reati come il furto, che per la legge islamica (Sharia) dovrebbe consistere nel taglio della mano “colpevole”. Per non parlare poi dei castighi estremi previsti per adulteri (lapidazione), sodomia (decapitazione o impiccagione), apostasia (ancora decapitazione o impiccagione), dissenso (fustigazione) dagli ordinamenti islamici di alcuni paesi (Arabia Saudita, Iran, Pakistan, ecc. … ).

La nostra Europa, la nostra Italia,  sono la terra di Beccaria, una terra che ha in gran parte ripudiato la tortura e la pena di morte. Inaccettabile qualsiasi passo indietro. Purtroppo il pericolo di brecce o cedimenti è sempre dietro l’angolo: perfino la democraticissima Inghilterra ha consentito la creazione di tribunali islamici per giudicare alcuni reati in base all’etnia di appartenenza (pur non ammettendo, ovviamente, l’applicazione di brutali pene fisiche).

Quello in cui l’Occidente incespica è semmai il senso di Autorità che il suo spirito laico ed i suoi ordinamenti dovrebbero far percepire a tutela della libertà di tutti.

Dalle nostre parti, e specialmente in Italia, si tende a rendere sempre più lieve il peso dell’Autorità laica dello Stato e delle sue Leggi. Mentre nei paesi islamici sembra che accada il contrario. Che, almeno sotto il profilo dell’analisi storica, l’Autoritarismo sia cercato ed apprezzato come elemento regolatore della società. Quasi tutte le società arabe hanno espresso e continuano ad esprimere regimi autoritari, se non vere e proprie dittature, sia di natura teocratica (Iran) sia di natura politica (Siria, Egitto, ecc.). Non a caso durante l’ultimo conflitto mondiale vari leader arabi si erano apertamente schierati con il Nazismo, come ad esempio il mufti di Gerusalemme, Muhammad Amīn al-Ḥusaynī, precursore del fondamentalismo islamico.

C’è un celebre romanzo, “Sottomissione”, dello scrittore francese, Michael Houellebecq, in cui si descrive appunto nei prossimi anni in Francia l’ascesa al potere di partiti islamici,  in maniera democratica, colmando i vuoti della nostra denatalità e supplendo con la propria immigrazione alla parallela emigrazione di massa degli ebrei europei (in questo caso quelli francesi) verso Israele.

Scompaiono nello stesso tempo anche i tradizionali partiti di centrodestra e centrosinistra, quest’ultimo schieramento paralizzato dal suo stesso antirazzismo. Si diffonde nella società autoctona europea un rassegnato senso di rottamazione. Solo i cinesi paiono indenni (nel romanzo di Houellebecq).

Tutto questo – secondo lo stesso romanzo – nel giro dei prossimi dieci anni.

Il protagonista del libro, un giovane professore universitario, si convertirà ovviamente alla nuova religione dominante, l’Islam, anche per poter continuare a lavorare, ben pagato, nell’Università ora finanziata da petrodollari arabi, e soprattutto per ritrovare una forma di tranquillità borghese nel nuovo conformismo religioso.

Dopo aver perso la sua prima fidanzata ebrea (emigrata in Israele) lo stesso professore avrà due mogli mussulmane. Ed instaurerà così un tran tran esistenziale, che non conoscerà vera felicità, ma nemmeno infelicità.

Il suo mentore, un amico professore di nome Renard, gli spiegherà “La Felicità umana risiede della sottomissione assoluta. C’è un rapporto fra sottomissione della donna all’uomo come è descritta in Histoire d’O, e la sottomissione dell’Uomo a Dio, come l’immagina l’Islam”.

Il romanzo finisce con uno sguardo dalla finestra, uno sguardo sul futuro: mentre Occidente e Islam si fondono in  un ibrido esangue di cittadino sottomesso, le città europee continuano a riempirsi di ristoranti, negozi, empori, aziende, grattacieli, quartieri sempre più vasti di cinesi, indifferenti alle problematiche sociali e religiose del vecchio mondo. Nel nuovo mondo l’unica religione sarà probabilmente quella di… vendere. Vendere di tutto. Ogni cosa. Probabilmente anche se stessi.

E noi, massoni, che prezzo avremo?

 

A:. Mu:.

 

14 Giugno 2016

 

 


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