Le ultime lettere del fratello Nazario Sauro prima dell’impiccagione

N SAUROIl massone Nazario Sauro, nato a Capodistria il 20 Settembre del 1880, che, per i suoi ideali irredentisti in favore dell’Italia, aveva abbandonato l’Istria e si era arruolato nella regia marina italiana, fu catturato dagli austriaci a Pola, durante una missione nel Luglio del 1916, processato e condannato per tradimento, venne impiccato nella stessa Pola il 10 Agosto dello stesso anno.

Fu consapevole del proprio drammatico destino ancor prima di partire per quella sua ultima drammatica missione a bordo del sommergibile Pullino, che s’incaglio sulle coste istriane e dovette essere abbandonato ed autoaffondato. Nazario Sauro fu catturato durante la fuga su un battellino di salvataggio.

Prima del suo imbarco aveva affidato ad un amico (probabilmente “fratello”), Silvio Stringari, giornalista del Gazzettino di Venezia, due lettere-testamento, una per i figli, l’altra per la moglie, da consegnare solo in caso di morte. E così fu:

Al primogenito Nino di 14 anni

“Tu forse comprendi, Nino, od altrimenti comprenderai fra qualche anno, qual era il mio dovere di italiano. Diedi a te, a Libero, ad Anita, ad Italo, ad Albania, nomi di libertà, ma non solo sulla carta, questi nomi avevano bisogno d’un suggello, ed il mio giuramento l’ho mantenuto.
Muoio con il solo dispiacere di privare i miei carissimi e buonissimi figli del loro amato padre, ma vi rimane la Patria che di me farà le veci. E su questa Patria giura, Nino, e fai giurare ai tuoi fratelli, quando saranno l’età di ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto Italiani. I miei basi e la mia benedizione. Dà un bacio a mia mamma che sarà quella che soffrirà più di tutti, amate vostra madre, porta il mio saluto a mio padre”.

Alla moglie Nina

“Cara Nina, non posso che chiederti perdono per averti lasciato con i nostri cinque bimbi ancora col latte sulle labbra; e so quanto dovrai lottare e patire per portarli e lasciarli sulla buona strada, che li farà proseguire su quella di suo padre: ma non mi resta a dir altro, che io muoio contento di aver fatto soltanto il mio dovere d’italiano. Siate pur felici, che la mia felicità è soltanto quella che gli italiani hanno saputo e voluto fare il loro dovere. Cara consorte, insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo. Nazario”.

E’ evidente da queste lettere quale e quanto acceso fosse il “fuoco” ideale che bruciava nel petto di Nazario Sauro e di tanti massoni come lui. L’ideale di Patria, ma ancora di più quelli di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza non erano solo parole, ma un intimo modo d’essere testimoniato nei fatti, anche con il proprio sangue e con lucida convinzione.

C’è da chiedersi, ora che ad affermare tali ideali non si rischia più alcun danno, se dentro i petti dei massoni d’oggi c’è ancora almeno un po’ di quel fuoco, o se ormai vi è solo fumo residuo.

C’è da dire che perfino la memoria di Nazario Sauro ha subìto autentiche persecuzioni: il monumento a lui dedicato a Capodistria (eretto nel 1935 ad opera dello scultore Attilio Selva ed inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III) fu distrutto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e la sua statua mandata definitivamente in fusione dagli jugoslavi al termine del conflitto. Solo nel 1966, vent’anni dopo, è stato inaugurato a Trieste un nuovo monumento, opera dello scultore Tristano Alberti, alla cui base è incisa questa frase: Nazario Sauro figlio dell’Istria ed Eroe d’Italia”.

.

.

 


Cerchi qualcosa?

Utilizza il campo sottostante per cercare nel sito:

Hai cercato qualcosa che non hai trovato? Contattaci e richiedici l'informazione che cerchi!

Link

Ti raccomandiamo di visitare questi siti web