Questioni di Giustizia (Il Processo Massonico)

Giudizio massonicoGIUSTIZIA MASSONICA: in cosa consiste, come si esplica, come ed a cosa si applica?

Ma soprattutto: qual è il senso di giustizia che alberga, o dovrebbe albergare, nelle logge?

Quando e perché un massone può chiedere giustizia ad un tribunale massonico?

Come si compie un rito di giustizia nell’ambito della Fratellanza?

Quali colpe, quali reati, possono, anzi devono essere sanzionati da una corte massonica?

Quali pene possono essere applicate, e, quesito ancor più cruciale, qual è il fine di tali pene?

Eccoci dunque travolti da mille interrogativi sul significato e sulle modalità della GIUSTIZIA MASSONICA, anche alla luce di recenti vicende che hanno visto fratelli dell’Oriente di Ferrara appellarsi al tribunale massonico nei confronti di altri fratelli dello stesso Oriente. Vicende che si sono concluse con volontarie conciliazioni, e conseguenti remissioni delle accuse, nel momento in cui la saggezza dello stesso Tribunale ha consentito alle parti di spiegarsi, scusarsi, comprendersi eristabilire i naturali vincoli di armonia, facendo sì che tutto fosse di nuovo giusto e perfetto.

Vicende dunque che si sono concluse nel migliore dei modi, stabilendo un’equazione – certamente utile anche alla riflessione di questa tornata – fra giustizia ed armonia.

 Non è certamente di questi specifici avvenimenti che il nostro Capitolo vuole comunque discutere stasera, o rinvangare situazioni ormai definitivamente, e felicemente, superate.

Semmai l’attualità suggerisce l’opportunità di oggettivizzare l’accaduto per approfondire la conoscenza dei principi e dei meccanismi con cui funzionano i tribunali massonici.

E’ questo e solo questo il senso che vorrei dare a questa serata, sovracaricandola semmai con un’ulteriore serie di piccole provocazioni sull’argomento:

Innanzi tutto quale dovrebbe essere il giudizio prevalente in caso di controversie con l’Ordine stesso: quello massonico o quello giudiziario?

O meglio un fratello che ritenesse di non aver ottenuto adeguata giustizia da un tribunale massonico può lecitamente rivolgersi ad un tribunale ordinario per cercare di avere soddisfazione?

E’ un fatto accaduto più volte. Un ricorso assolutamente legittimo in linea di pura questione di diritti individuali del cittadino. Resta da domandarsi se lo è altrettanto sul piano “etico-massonico”, visto che simili ricorsi in pratica rappresentano palesi sovrapposizioni profane alla stessa giustizia massonica, che per noi liberi muratori dovrebbe avere comunque valori sacrali ed iniziatici.

Sarebbe come se un cattolico ricorresse al giudice ordinario contro il confessore che non lo ha assolto dai propri peccati. Un’eventualità considerata assurda, anche perché – pensandoci bene –  nessun cattolico ha mai “giurato o promesso” di sottostare alla Costituzione Italiana e alle leggi che ad essa si conformano. Un massone invece sì, quindi si potrebbe dire che implicitamente quest’ultimo con tale giuramento sarebbe portato a riconosce il primato degli ordinamenti civili dello Stato su quelli della propria istituzione, compreso il primato della giustizia ordinaria sugli stessi ordinamenti massonici.

In realtà questa eventualità è stata, anche nel recente passato, al centro di forti contrasti fra giuristi massonici.

C’è chi, come l’ex Grande Oratore Morris Ghezzi, considerava il ricorso alla giustizia ordinaria contro quella massonica di per sé una colpa gravissima, tale da comportare la radiazione perpetua del ricorrente.

La Costituzione e l’Ordinamento Giuridico dello Stato Italiano prevedono in realtà un sostanziale pluralismo degli ordinamenti (a livello di libero associazionismo) e la loro relativa libertà contrattualistica, delegando ad essi (e riconoscendo pienamente) una sostanziale autonomia giuridica interna, fissata da statuti, contratti, arbitrati e clausole compromissorie, che costituiscono di fatto un diritto costituzionale secundum legem e non supercontra legem (statale).

E’ il motivo per cui perfino gli ordinamenti sportivi interdiscono ai propri tesserati il ricorso alla giustizia ordinaria in tema di decisioni arbitrali o federali.

A maggior ragione un massone dovrebbe assolutamente circoscrivere il proprio ambito di giustizia (per questioni interne s’intende) alla sola e sacra giustizia massonica.

Tanto più che il pedissequo ossequio – tramite giuramento – alla Costituzione italiana ed alle sue leggi nasconde, in linea di ipotetici principi, una trappola per lo spirito del massone: niente da dire sul rispetto dell’attuale Costituzione, che rappresenta comunque una conquista laica (potremmo quasi definirla un miracolo laico) in un paese così pesantemente condizionato dalla religione (e quella cattolica in particolare). Ma, mi domando e vi domando, cari fratelli, saremmo tenuti allo stesso rispetto della nostra promessa solenne (che per molti di noi continua a valere come un vero e proprio giuramento) se la Costituzione dovesse mutare in senso più integralista o teocratico?

Se fossimo massoni ad altre latitudini dovremmo e vorremmo rispettare una Costituzione che adotta, ad esempio, la Sharia come proprio fondamento giuridico (con tutte le barbare pene medievali che essa comporta)?

Ecco che rispuntano anche qui tutti i dubbi ed il relativismo della pratica massonica.

Forse aveva ragione il massone americano Thomas Jefferson quando affermava che ogni generazione avrebbe dovuto conquistare una propria Costituzione.

Un anelito vagamente utopico, che ci richiama però alla necessità di essere più orgogliosi e gelosi dei principi costituzionali affermati dalla massoneria, principi che è bene non dare mai per scontati, ed anzi continuare ad impegnarci maggiormente per difenderli e riaffermarli di fronte a tante erosive minacce.

Un ultimissimo pensiero:

Se il Diritto è considerato uranico e maschile, perché la Giustizia è invece sempre raffigurata al femminile: una donna bendata che regge una bilancia ed una spada?

E’ come se di fronte alla legge cercassimo, anche noi massoni, non il giudizio di un Padre severo, ma la comprensione di una Madre in grado di amare e perdonare anche le nostre debolezze.

Ma allora dove va a finire la conclamata autosufficienza ed autoreferenzialità della nostra “iniziazione solare”, ad escludendum la nostra polarità “lunare”.

E se fosse anche questa una questione di Giustizia Massonica?

(A:. M:. 30)

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IL PROCESSO MASSONICO E LA GIUSTIZIA MASSONICA

Il processo massonico è un processo governato, dall’inizio alla fine, da un principio di giustizia sostanziale.

Il processo ordinario è un processo ispirato da regole di giustizia sostanziale, contenute nelle carte costituzionali, ma governato e diretto dall’inizio alla fine, da regole formali, con una finalità garantistica.

Che significa?

Significa che il primo preferisce che ci sia giustizia, comunque, il secondo pur ricercando la giustizia è obbligato a farla coincidere con la forma.

La ragione di tutto ciò è solo apparentemente complicata.

Nel mondo profano la complessità dell’ordinamento civile (come funziona una società) ha costretto il diritto scritto ad adattarsi al diritto vivente, nel mondo massonico la semplicità dei precetti che lo governano non ha costretto il sistema ad adattarsi al diritto vivente.

I massoni sono identici da sempre, la società civile profana si evolve costantemente nei suoi meccanismi di funzionamento e costringe il diritto ad adattarsi.

Ci sarebbe un’ottima riflessione sugli effetti di Prometeo e della tecnica sul mondo occidentale e la capacità della massoneria di evitare il predominio della tecnica sulla riflessione filosofica.

Il processo civile è schiavo della tecnica, il processo massonico utilizza la tecnica al proprio servizio.

Pare un dettaglio ma è un dettaglio di sostanza fondamentale.

Il processo Massonico ha saputo preservare i principi che regolano la fondazione di un sistema di giustizia e che ancora oggi lo guidano e lo ispirano: la finalità non è il trionfo della giustizia ma dell’armonia, che è un senso di giustizia universale e non temporale.

La giustizia degli uomini non sempre coincide con l’equilibrio dell’universo.

E infatti il processo massonico profonde energia nella “riconciliazione” intesa come ristabilimento di un equilibrio perduto.

 

(F:. C:. 4)

 

 

 


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