Obbedienza “ragionata”

Tavola del fr:. A:. Mu:.

Abbiamo appena rivissuto, nell’ultima assemblea dei Maestri Segreti, l’intenso viatico del rituale di iniziazione di un nuovo membro della nostra Camera Capitolare, ed ancora una volta siamo stati colpiti da alcuni particolari insegnamenti che dovrebbero penetrare nelle nostre coscienze di massoni come stigmati del grado, ma che  per diventare parte costitutiva della nostra coscienza devono prima infrangere qualche diaframma psichico della nostra personalità individualistica ed arbitraria.

Ci colpisce in particolare il reiterato ed intenso richiamo all’Obbedienza.

Verifichiamo innanzi tutto quando e con che intensità il rituale del IV grado e della relativa iniziazione ci richiede tanta Obbedienza…

L’avete appena sentito:

Il Potente Salomone chiede ad Adonhiram: “Quali insegnamenti avere ricevuto (come maestro segreto ndr)”,

Quelli del segreto, dell’obbedienza e della fedeltà” risponde Adonhiram, che poco più avanti promette di “essere fedele fino alla morte” (“fedeltà” che è un complemento implicito dell’obbedienza ndr).

Poi, durante l’iniziazione, il Potente Salomone si rivolge ancora al recipiendario con una nuova e più enfatica richiesta di obbedienza: “Il (vostro) primo dovere è il sentimento profondo di Obbedienza. L’Obbedienza è l’origine di ogni energia, la sola arma ben temprata”…

Dunque per il Rito l’Obbedienza è una fonte d’energia ed un’arma… ricordiamocelo per le riflessioni che faremo poi.

Salomone, sempre rivolto al recipiendiario contina: “Riconoscere il dovere come una necessità assoluta davanti alla quale ogni Libertà scompare, ogni debolezza è colpa?”

Dunque quella che ci viene richiesta è un’Obbedienza non solo insistita, ma quasi assoluta… Come per altro lascia intendere la formula finale del giuramento cui è tenuto il nuovo Maestro Segreto del IV Grado: “Giuro, infine, Fedeltà ed Obbedienza al SUPREMO CONSIGLIO del 33° e ultimo Grado del RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO per la giurisdizione d’Italia”.

Ma come è possibile sottoporre ad un vincolo così verticale ed aprioristico un maestro massone che si fa vanto di non inginocchiarsi mai ad alcuna imposizione dogmatica. Come può essere?!

In nome di quale principio e di quale ideale il nuovo Maestro Scozzese dovrebbe genuflettere la propria coscienza ad ordini superiori?

Ci si sente indubbiamente un po’ spiazzati. Tanto più che nel passaggio dalla massoneria azzurra (i primi tre gradi) al Rito, una volta sbendati, ci troviamo in uno scenario totalmente diverso da quello in cui sono state ambientate fino ad allora le abituali riunioni della nostra loggia azzurra. (Ed è importante cogliere questa differenza, per evitare di pensare che le riunioni del Rito non siano altro che un’ulteriore tornata della propria Loggia, solo con paramenti diversi…).

Non siamo più all’interno del Tempio, intenti a perfezionarne la costruzione, ma al suo esterno, intenti a proteggerne gli spalti e gli accessi. Ed il tempio che stiamo osservando non ha più le classiche forme hiramitiche-indoeuropee, ma piuttosto quelle di una piramide tronca che nella parte più alta tende ad assumere una forma conica. Ci troviamo insomma al cospetto di un’architettura più orientaleggiante (la piramide, la pagoda… ) che sottintende spesso un atteggiamento più “soggiacente” al divino, al fato, alla natura, all’autorità stessa.

Ci è stato detto poc’anzi dal rituale che l’Obbedienza è un arma… E proprio questa indicazione può essere una utile chiave per comprendere meglio il concetto di Obbedienza che ci viene richiesto.

Abbiamo appena affermato che nel passaggio dalla massoneria azzurra al Rito qualcosa è cambiato nell’ambientazione e nella nostra stessa identità massonica.

Non siamo più essenzialmente una gilda di costruttori, una cooperativa iniziatica di lavoratori della pietra, un’istituzione che esalta essenzialmente i principi ed i valori del lavoro umano; o meglio siamo tutto questo, ma la nostra funzione è cambiata: ora siamo essenzialmente fratelli d’arme, cavalieri, chiamati a difendere il Tempio e tutti i valori ed i principi che ne costituiscono l’architrave.

Non ci vengono più forniti strumenti come la livella, la cazzuola, il filo a piombo, il compasso, lo scalpello ed il maglietto: durante il lungo viaggio di perfezionamento all’interno del Rito dovremmo utilizzare quasi esclusivamente spade e pugnali…

Come costruttori eravamo giunti all’apice e toccava a noi, come Maestri, impartire direttive a Compagni ed Apprendisti.

Ora nel passaggio da Liberi Muratori a Cavalieri del Rito, o aspiranti tali, ci viene richiesta una più militaresca Obbedienza ai gradi superiori.,

Dunque l’Obbedienza del IV Grado può essere declinata in chiave militaresca-cavalleresca, ed al tempo stesso interpretata come un potente richiamo a considerarci nuovamente “Apprendisti”, non più vincolati al silenzio, ma più semplicemente all’umiltà dell’0bbedienza. Insomma un passaggio destinato a temprarci ulteriormente, a depurarci da ogni effimero orgoglio, ed a farci fare un benefico bagno di umiltà, per darci un nuovo inizio, lo stimolo per una nuova scalata.

Il richiamo all’Obbedienza può servire anche per creare una base comune di partenza, più spirito di corpo.  In una schiera di cavalieri è più che mai necessario sintonizzare tutte le individualità, consapevoli che l’Uomo, nemmeno l’Iniziato, non può fare tutto da solo, ma si rende necessaria una più completa e profonda associazione di coscienze. Solo così l’Opera può essere realizzata fra le tante forze ostili che la contrastano.

In questo caso sarebbe semmai necessario che l’Opera stessa fosse più chiaramente delineabile, per ottenere la nostra Obbedienza-Dedizione assolute.

Già per quale battaglia dovremmo tenerci pronti?

La Massoneria, ed in questo caso il Rito, ci forniscono tracce, miti, simbologie, allegorie, ma non specificano mai il Grande Principio che dovrebbe sospingere i nostri passi obbedienti.

Gli antichi cavalieri si ispiravano ad un Grande Ideale (il Graal,la Donna-Madonna, Cristo-Artù. che erano in pratica la stessa cosa,la ChiesaSegreta… ), ideale che elevavano a loro Dogma Esistenziale, oggetto vincolante del loro inviolabile giuramento.

Anche noi, Massoni e Cavalieri Scozzesi, dovremmo forse fare la stessa cosa. Non assumere od ossequiare alcun dogma preconfezionato dai poteri religiosi profani, qualunque essi siano, ma crearci noi stessi un Dogma Laico di riferimento, un Ideale che sia la summa dei principi e dei sentimenti massonici che le varie tappe del nostro percorso nelle Logge, nei Capitoli e negli Aeropago, hanno instillato nei nostri cuori e nelle nostre menti.

Credo che stia  proprio a noi prefigurare l’Ideale al qualche sottoporre il nostro giuramento di Obbedienza. E valutare quindi ciascun ordine ricevuto dai nostri Superiori  in base alla coerenza o meno con tale ideale, che, se di natura massonica, deve per forza contenere principi assolutamente condivisi e condividibili. E del resto il rituale stesso ci assicura che ciò che chi verrà richiesto, fosse anche il nostro sangue per la difesa dei fratelli, non sarà mai in contrasto con la nostra coscienza… beh, almeno fino a prova contraria.

In una recente riunione a Valli Riunite dei Maestri Segreti del IV Grado dell’Emilia Romagna, tenutasi il 28 Gennaio u.s.,  presso il Capitolo “Giuseppe Petroni” all’Oriente di Bologna, Valle del Reno, ho appreso che le assi cartesiane sulle quale orientare la mappa del nostro percorso all’interno del Rito dovrebbero essere essenzialmente l’Ambivalenza (o Ambiguità) e l’Ironia.

Riferimenti decisamente spiazzanti, in apparenza moralmente alquanto friabili, soprattutto per chi, come stavamo dicendo prima, ricerca un Grande Ideale cui votarsi. Ma si tratta in ogni caso di riferimenti altrettanto preziosi per evitare eccessivi Assolutismi, eccessivi Idealismi,  e soprattutto per evitare pericolosi fanatismi.

Si tratterebbe quindi – quella che ci viene richiesta al nostro ingresso nel Rito Scozzese – di un’Obbedienza “ragionevole e ragionata”.

Ed ecco quindi che la nostra Obbedienza e la ricerca di un Ideale al quale sottometterla, ritrovano acutamente un metro di misura più relativistico e saggiamente più terreno che astrale.

Siamo pronti ad Obbedire, siamo pronti alla battaglia. Sì, ma quale battaglia? Il Rito ci ha posto la spada in pugno, ma non ci dice contro chi puntarla (tranne che contro i nostri stessi difetti interiori). Il Rito sembra porci perennemente nella riserva, mai in prima linea.

Battaglie massoniche? Certo i fratelli delle passate generazioni ne hanno effettivamente combattute, sia con la spada che con l’intelletto. Ma noi? Quali sarebbero le battaglie per le quali voi stessi, cari fratelli di questo Capitolo, sareste pronti a schierarvi? La salvaguardia della scuola pubblica e laica? La difesa di una sanità pubblica di qualità? Dello stato sociale? Della costituzione e della democrazia che i nostri Padri-Fratelli hanno contribuito a realizzare con lacrime, sangue e sudore?

Pongo solo domande, le risposte le lascio all’intima coscienza di ciascuno dei fratelli Maestri.

Il Massone, il Cavaliere Scozzese proclama insomma un’Obbedienza laica e mai assolutistica, ben diversa dall’obbedienza religiosa imposta ai fedeli dai Dogmi assolutistici della Chiesa.

Ma ne siamo ben sicuri? Il Dubbio ce lo instilla la storica cattolica Angela Pellicciari (autrice del libro Papi e Massoneria, edito del 2007)…

Ispiratrice degli ideali risorgimentali – scrive la Pellicciari – la libera-muratoria è strenua avversaria dell’obbedienza cattolica. La motivazione è lapidaria: «la libertà dei massoni è l’obbedienza ragionata opposta all’obbedienza passiva, segno di schiavitù», così scrive Jean Marie Ragon nel 1853, con l’esplicita approvazione del Grande Oriente di Francia.

Siamo sicuri che l’obbedienza massonica sia molto più ragionevole e libera di quella cattolica? – Continua la Pellicciari – A leggere cosa scrive Leone XIII nell’enciclica Humanum genus non sembrerebbe: «Gli iniziati sono tenuti a promettere, anzi di solito a giurare, di non rivelare mai a nessuno, in nessun momento, a nessun patto, gli affiliati, i simboli, le dottrine […]. I cooptati devono promettere ai capi e ai maestri di ascoltare con riverenza e fede assoluta la loro parola; di eseguire gli ordini, pronti ad ogni loro cenno e indicazione; di non ricusare il più grave castigo e la morte stessa se avranno agito altrimenti».

A giudicare poi dalla corrispondenza fra Giuseppe Balsamo, più noto col roboante quanto falso nome di conte di Cagliostro (1743-1794), fondatore della massoneria egiziaca, ed il cardinale di Rohan, papa Pecci ha ragione.

Nel novembre 1789 il signor Balsamo si rivolge ad un principe di Santa Romana Chiesa in questi termini: «Se voi non volete nuocere a voi stesso, ed anche camminare per la vostra rovina contro il vostro modo di pensare, ed agire nella guisa che noi ve ne abbiamo tracciata la regola, noi vi ordiniamo di risponderci ipso facto. Il che ci metterà nel caso, in virtù dell’autorità, di cui siamo rivestiti, di darvi dei regolamenti saggi, e perfetti, di farvi sapere le nostre intenzioni, e li voleri della Provvidenza Divina […] se voi disobbedirete alli nostri ordini, non tarderete a riceverne il castigo. Sarete sottoposto alla pena, che soffrirono li nostri nemici. In una parola ve ne pentirete per sempre».

La disobbedienza, nella massoneria fondata da Giuseppe Balsamo, è un crimine tanto orrendo da meritare la morte: «ve ne pentirete per sempre», scrive Cagliostro.

Quale l’obbedienza migliore: quella cattolica o quella liberale e massonica?

Così ci interrogano gli scrittori e studiosi cattolici. Così ci interroghiamo noi stessi: Obbedienti massoni scozzesi.

Ho detto

A:.Mu:.

 

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Nella foto: Termopili – Il Monumento a Leonida

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Marzo 2012 EV

 

 


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