LA TAVOLA SMERALDINA, TRA ORIENTE ED OCCIDENTE

Pare sia stata ritrovata in Egitto ben prima dell’età cristiana, il testo sarebbe stato ritrovato in una tomba, scolpito con una punta di diamante su una lastra di smeraldo. Ricompare nel medioevo e viene attribuita dalla tradizione ad Ermete Trismegisto (letteralmente: tre volte grandissimo), re, filosofo, sacerdote e profeta, tenuto in grande considerazione da Osiride.

inserito il 15 05 2011, nella categoria Ermetismo, Filosofia, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. G:. P:.

“E’ vero, senza menzogna, certo e lampante.

Ciò che è  in basso è come ciò che è in alto

E ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i prodigi della cosa una.

E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una,

Così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.

Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo,

La Terra è la sua nutrice. L’origine di tutto, il fine di tutto il mondo è qui.

La sua potenza è illimitata se essa è convertita in terra.

Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente e con grande maestria.

Sale dalla terra al Cielo e nuovamente discende in terra,

E riceve la forza delle cose superiori ed inferiori.

Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo.

Così l’oscuro ti abbandonerà. E’ la potenza  forte di ogni forza

Perché  vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida.

Così è stato creato il mondo. Da ciò deriveranno mirabili adattamenti,

Il cui metodo è qui.

E’ per ciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto,

Avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo.

Ciò che dissi sull’opera del Sole è perfetto e completo”

 

Nel nostro Occidente la Tavola Smeraldina compare nel medioevo e viene attribuita dalla tradizione ad Ermete Trismegisto (letteralmente: tre volte grandissimo), re, filosofo, sacerdote e profeta, tenuto in grande considerazione da Osiride in quanto dotato di grande sagacia nell’introdurre innovazioni capaci di migliorare la vita associata.

A Lui si ascrivono addirittura l’articolazione del linguaggio comune, la denominazione di oggetti fino ad allora privi di nome, la scoperta dell’alfabeto e l’organizzazione dei rituali religiosi fino ai sacrifici divini.

Diodoro, nella sua Biblioteca Storica, riferisce come Ermete fu il primo ad osservare l’ordinata disposizione degli Astri e l’armonia dei suoni musicali; rivolse inoltre particolari cure allo sviluppo ritmico del corpo umano, introducendo l’istituzione della “palestra”.

Osiride ebbe in Lui il suo scriba e sacerdote di fiducia, ricorrendo al suo consiglio per le questioni più complesse.

La Tavola di cui parliamo, pare sia stata ritrovata in Egitto ben prima dell’età cristiana, il testo sarebbe stato ritrovato in una tomba, scolpito con una punta di diamante su una lastra di smeraldo e non è che il più conosciuto di tutta una serie di documenti di vario tenore denominati “Scritti Ermetici”, estremamente apprezzati nel Rinascimento, quando ebbero grande influenza sul pensiero filosofico e sulla ricerca alchemica.

Perché un documento così definitivo come la T. S. è stato redatto in un linguaggio di così difficile comprensione? E’ forse causa delle innumerevoli traduzioni che ha subìto prima di arrivare a noi?

Perché di Ermete Trismegisto troviamo tracce lasciateci anche dalla Chiesa (nel Duomo di Siena Egli è ben raffigurato in una tarsìa marmorea nell’atto di trasmettere ai profani il proprio Sapere)?

Oggi l’Uomo di scienza sa sempre di più sull’Universo infinitamente grande e sulle particelle infinitamente piccole, tanto da riuscire, tecnologicamente, a combinare tra loro singoli atomi per ottenere realmente ciò che fino a ieri si poteva solo supporre su un piano teorico; ebbene, perché quest’uomo tecnologico continua ad interrogarsi sulla propria origine e sull’essenza più intima della propria vita?

Credo che, fondamentalmente, sia giusto che quest’ultimo interrogativo rimanga senza una risposta razionale, così come è giusto che la Tavola di Smeraldo rimanga ammantata in un alone di incertezza filosofica che oscilla in perpetuo equilibrio tra chiarezza ed incomprensione.

Essa è la più importante base di partenza del Magistero Alchemico e dell’esoterismo in generale e non si può assolutamente pensare che sia alla portata di tutti, tanto che, in una versione latina, il traduttore riporta una raccomandazione al lettore, che viene esortato a custodire quanto appreso con ogni segretezza, divulgandone i contenuti solo a uomini di provata buona volontà: stessa raccomandazione quindi che viene rivolta ai Fratelli in chiusura dei lavori di Loggia.

Essa rappresenta lo Smeraldo dei Filosofi, il Vitriol, per mezzo del quale attireremo dall’Alto il Fuoco Astrale, lo combineremo con il nostro corpo solforoso e con la nostra anima mercuriale. Se avremo operato con sapiente maestrìa, dice la Tavola, arriveremo al risultato miracoloso della “Cosa Una”.

A livello interiore ciò significa il distacco parziale dei nostri contenuti psichici, la progressiva diminuzione dell’Ego, fino ad avere la sensazione di avere perduto l’anima, ciò che avviene nel Gabinetto di riflessione: questo è il momento più buio prima di vedere la Luce.

L’origine di tutto è Uno, ed è grazie alla sua capacità di adattarsi  che potremo ottenere il risultato prodigioso, per creare ciò abbiamo bisogno di uno “sperma” da un donatore: il Sole, pianeta maschile, e di un ricevente: la Luna, pianeta femminile. Il Vento poi, in quanto elemento Aria, provvederà a trasferire il concepimento alla Terra che lo nutrirà.

Un altro passo interessante è laddove si dice che, con la forza derivante dalla conoscenza e dalla maestrìa, saremo in grado di penetrare tutte le cose solide in quanto qualunque polvere, gettata sui metalli in fusione, li penetra, così come il nostro “Sale” penetra tutti i corpi col suo fuoco, estraendo loro l’anima, vincendo quindi la sottigliezza degli stessi, modificando la loro struttura atomica e trasmutandoli in metalli perfetti fino all’ultimo gradino: l’oro purissimo.

Allo stesso modo il “Sale” può vincere la sottigliezza del falso profeta portandolo, con opportune manipolazioni, a raggiungere la massima perfezione: la “Pietra Filosofale”.

Qualunque considerazione io possa aggiungere a quanto sopra, risulterebbe in tutti i casi inadeguata, considerando l’immensa portata del documento, pertanto riporterò di seguito solo alcune semplici, personali osservazioni.

Il mondo profano mi relaziona quotidianamente con una cultura piuttosto pragmatica, strettamente legata alla terra ed ai suoi prodotti, tenendomi lontano dagli studi filosofici, per non parlare poi di quelli esoterici. Non ho difficoltà ad ammettere che, prima del mio ingresso tra le colonne, ho sempre sostenuto, con una certa superficialità, l’importanza primaria per l’uomo di soddisfare i propri fabbisogni legati alla nutrizione ed al benessere fisico e relegando quindi le riflessioni filosofiche ad un ruolo secondario e, in tutti i casi, subordinato.

Il mio cammino iniziatico, grazie anche all’apporto positivo, discreto e sapiente di tutti i Fratelli che vi ho trovato,  mi ha portato ad una svolta: la presa di coscienza che il mio sapere, per quanto strutturato e pragmatico, mancava del tutto di una componente esoterica.

I filosofi e le loro opere possono essere letti e studiati da tutti, non solo iniziati; è il loro  significato più recondito che può essere compreso e portato alla luce solo da questi ultimi, i nostri Fratelli, coloro che hanno affrontato le nostre stesse prove: è forse questo il vero tesoro massonico, sconosciuto a qualsiasi profano, ma pronto a rivelarsi all’iniziato.

Di certo la sinergia che si genera mediante la frequentazione ai lavori, l’attenzione e la partecipazione  alle testimonianze altrui e soprattutto quel clima di alchemico amalgama che si crea tra le Colonne, hanno contribuito a far risvegliare in me qualcosa di nuovo, forse definibile “crescita in auto-consapevolezza”, o forse più semplicemente curiosità di esplorare qualcosa che va oltre i confini abituali; è la medesima sensazione che si prova nel momento della partenza per un viaggio di cui non conosciamo la durata, del cui itinerario abbiamo un’idea approssimativa, sicuramente suscettibile di variazioni nel corso dello stesso, dettate di volta in volta dall’evolversi degli eventi,  unica cosa certa: il profondo desiderio interiore di percorrerlo.

Personalmente questo cammino è iniziato da poco, sento di essere ancora molto lontano dal “Sale Fuso”, ma  sicuramente si sta delineando come viaggio denso di nuove, interessanti prospettive.

G:. P:.


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