Al di là del muro
inserito il 10 06 2025, nella categoria Tavole dei Fratelli

Per secoli, e ancora oggi, la filosofia si è interrogata sull’esistenza di Dio, e sulla possibilità di dimostrarla.
A questo scopo, sono stati spesi ragionamenti di varia natura.
Si passa da argomentazioni di ordine puramente logico (la prova ontologica di Sant’Anselmo, la causa prima o motore immoto già presente in Aristotele, la teoria “del disegno divino”), a riflessioni di ordine morale: secondo Kant è “moralmente necessario” ammettere l’esistenza di Dio, perché in questo mondo l’uomo virtuoso non è anche felice, e poiché noi dobbiamo tendere al sommo bene, deve conseguentemente esistere un essere onnipotente nel quale virtù e felicità si conciliano.
Altri argomenti li potremmo definire utilitaristici: secondo William James “non possiamo respingere alcuna ipotesi se ne derivano conseguenze utili alla vita”, per cui “se l’ipotesi di Dio opera soddisfacentemente nel senso più largo della parola, essa è vera”.
Di recente, su consiglio di un Fratello della nostra Officina, ho letto un libro, scritto “a sei mani” da due fisici (i fratelli Bogdanov) e da un filosofo cattolico (Jean Guitton), in cui, se ho ben capito, si afferma la seguente teoria.
Esiste un tempo piccolissimo (10-43 secondi), immediatamente dopo il Big Bang, che nessuno studio ha potuto decifrare.
In sostanza, possiamo risalire a ritroso, spiegando la storia dell’universo, fino a 10-43 secondi dalla sua nascita: prima, non sappiamo cosa sia successo.
È questo il cosiddetto “muro di Planck”.
Cosa c’è dietro questo muro?
Secondo Jean Guitton, è qui che troviamo il Creatore, l’energia primaria che ha dato vita a tutte le cose, così come noi le conosciamo.
Anche questa “prova”, tuttavia, si presta a critiche, come tutte le altre cui ho accennato in precedenza.
Se non sappiamo cosa è successo prima del muro di Planck, e se la fisica quantistica ci ha insegnato che possiamo esaminare il comportamento delle particelle elementari solo in termini di probabilità, allora tutto l’universo, ed il mondo che ci circonda, è frutto del caso, di una combinazione caotica e casuale di elementi, di un “Cosmic Jackpot”, per dirla con le parole del fisico Paul Davies.
Non è dunque possibile dimostrare razionalmente, ed ancor meno scientificamente, l’esistenza di Dio, così come non è possibile dimostrarne l’inesistenza.
L’idea di Dio richiede la Fede, un atto spirituale, istintivo, primordiale, interiore: richiede di dubitare, ma di superare irrazionalmente questo dubbio.
Personalmente, non credo al Caso.
D’altra parte, l’uomo è un essere simbolico, che ha bisogno di senso, di logica; non può fermarsi alla conoscenza, all’analisi, ma ha bisogno di significato, di sintesi.
Forse anche per questo, mi riesce difficile pensare che la pura casualità abbia creato il mondo che ci circonda, un mondo che contiene tutte le risorse necessarie per la vita dell’uomo, le cui forze naturali combattono tra di loro senza mai prevalere una sull’altra, in cui c’è un equilibrio che, se non fosse proprio per l’uomo stesso, potrebbe durare in eterno.
Nell’unico suo frammento che è giunto ai giorni nostri, il filosofo presocratico Anassimandro dice: “le cose si trasformano l’una nell’altra secondo necessità, e si rendono giustizia secondo l’ordine del tempo”.
Il mondo appare come regolato da una legge di giustizia: tutti gli elementi (terra, acqua, aria, fuoco) tentano continuamente di estendere il proprio dominio l’uno sull’altro, ma esiste una legge naturale e necessaria che, continuamente, ristabilisce l’equilibrio, così, ad esempio, dove c’era fuoco rimane la cenere, che è terra.
Sembra quindi esserci un ordine nelle cose, ma non nelle azioni e negli eventi: l’uomo è libero di pensare e di agire, di sbagliare, di dubitare.
Questa legge di giustizia, secondo me, è la forza che regola il mondo.
Non un Dio creatore, non un Padre che premia o punisce, ma una regola di armonia e di bellezza; un’architettura.
Questo è il mio Grande Architetto dell’Universo.
Ho detto.