L’UOMO GIUDICA L’UOMO

inserito il 03 07 2020, nella categoria Società, Tavole dei Fratelli

“Il dramma della modernità è il dramma di una spaccatura tra un vero che diventa sempre più “arido vero” e un mondo di valori senza più evidenza e visibilità”

Tavola del fr:. A:. Mis:. (per g.c. della R:.L:. Savonarola, all’Oriente di Ferrara).

La modernità di cui si tratta in questa citazione, è quella della fine del 1700, così come percepita da Kant.

A distanza di centinaia d’anni, quanto è cambiato? Quanta distanza esiste ancora tra il “vero” ed il mondo dei valori? E chi può affermare cosa sia il vero e, soprattutto, come si debba trattare il non-vero?

L’attualità ci mostra una realtà immutata, caratterizzata da uomini che decidono cosa sia giusto o meno e come si debba “limitare” ciò che è reputato “giusto”.

In America si è ripresentata (o forse si è solo acutizzata) una forma di discriminazione violenta nei confronti della pppolazione afro-americana, specialmente ad opera di chi, la legge, dovrebbe farla rispettare. Panorama non diverso spetta al mondo degli omosessuali e transgender che stanno lottando per ottenere la garanzia di non essere licenziati dal mondo del lavoro solamente per le proprie inclinazioni sessuali, mentre in Italia si discute una proposta di legge che imponga, nel mondo delle Pubbliche Amministrazioni, ai liberi muratori di dichiarare la propria appartenenza alla Massoneria.

Ma perchè si è arrivati a tanto?

Persone di colore, omosessuali, massoni, messi in un angolo ed, in alcuni casi, a rischio della propria vita. Purtroppo è una situazione già vissuta dai nostri genitori o nonni.

Ritengo che, almeno noi Massoni, di debba reagire, ma senza vittimismi e senza continuare a proclamarci migliori degli altri. In molti casi non lo siamo e spesso abbiamo gravissime responsabilità. E’ finita l’epoca del presentarci come grandi uomini, solamente perchè, nella storia, vi sono stati Grandi Massoni. Se non fossero stati degli iniziati, dubito che Mozart avrebbe scritto solo dei motivetti orecchiabili mentre Quasimodo, D’Annunzio, Carducci, Pascoli, Gozzano, De Amicis, non credo avrebbero scritto solamente semplici favole per bambini e gli esempi sono innumerevoli. E allora credo che si debba affrontare la questione con forte autocritica se si vogliono comprendere gli errori commessi quotidianamente, porvi rimedio e tentare di essere migliori di quanto in realtà non siamo.

La “giusta misura” ritengo sia il metro da utilizzare in ogni circostanza. Non ammetterei di essere accusato di omofobia o considerato razzista solamente per non aver assunto un dipendente che pretende, solo e proprio per la sua inclinazione sessuale o religiosa o per il colore della pelle, un trattamento non dovuto.

Per la Massoneria non deve essere diverso. Non possiamo pretendere di essere accettati, di avere un ruolo di rilievo nella società. o di poter partecipare alle scelte politiche, solo per la nostra appartenenza. Non è dovuto.

Proviamo a metterci nei panni dei nostri interlocutori, di quelle persone che non ci conoscono se non attraverso i media o i “sentito dire”. Ne deriverebbe un infinito elenco di malfattori, corrotti, affaristi, ecc…

Dal loro punto di vista, possiamo dargli torto? Non siamo forse noi, per il comune pensare, la P2, i collusi con la malavita organizzata, i favoreggiatori e sostenitori delle peggiori malefatte del Paese? Come possiamo pretendere di partecipare al mondo politico con queste premesse quando il peggior nemico del Massone… è il Massone stesso?

Se si pretende l’uguaglianza, ci si deve proporre come uguali ed il cammino è lungo. Non basta ed è ridicolo adagiarsi sul ricordo dei Fratelli illustri che ci hanno preceduto, pretendendo rispetto e riconoscimenti riflessi.

Percepisco, alle volte, alcuni di Noi come portatori di verità, uomini con delle certezze assolute. Gli uomini sono giudicati e pesati dagli uomini e questo deve farci riflettere sul cammino da intraprendere, specialmente in un epoca in cui il percorso vale più del fine perseguito.

Credo si possa fare molto per migliorare il “sociale”, ma ci vuole il coraggio di utilizzare lo strumento dell’autocritica e la convinzione che si possa fare il primo passo anche come singolo individuo.

Non aspettiamo che sia l’Istituzione ad organizzare il lavoro. Leviamoci i riflettori di dosso e compiamo il primo passo ricordando che il quadro della società e della storia (quella che conta davvero) è stato dipinto da un insieme di singoli individui e non da un esercito che marciava con passo incerto ed irregolare.

Credo che solamente partendo da una vera autocritica costruttiva si possa puntare ad un futuro migliore.

A:. Mis:.

2 Luglio 2020 e.v.

 


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