RISCOPRIRE ITALO CALVINO

inserito il 02 04 2020, nella categoria Oltre le colonne

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In questi tempi di coronavirus e di conseguente segregazione domiciliare per salutari motivi cautelativi, arriva un consiglio di lettura direttamente dal sito del Grande Oriente d’Italia: riscoprire Italo Calvino, scrittore, saggista, giornalista (ed anche vignettista satirico), nato a Cuba nel 1923 da genitori italiani, morto a Siena in seguito ad un ictus cerebrale il 19 Settembre del 1985.

La nascita a Cuba, per la precisione a Santiago de Las Vegas, è dovuta al fatto che il padre Mario, quotato agronomo, era stato chiamato in quel paese per dirigere una stazione agronomica sperimentale per la coltivazione della canna da zucchero, seguito dalla moglie, Eva Mameli, che per amore aveva rinunciato ad una cattedra di botanica all’Università di Pavia.

La sua era indubbiamente una famiglia di indole estremamente laica e libertaria, lo stesso Italo Calvino descriverà così i suoi genitori “mio padre di famiglia mazziniana, repubblicana, anticlericale massonica, era stato in gioventù anarchico kropotkiniano e poi socialista… mia madre di famiglia laica era cresciuta nella religione del dovere civile e della scienza, socialista interventista nel ’15, ma con una tenace fede pacifista”. Il padre Mario in effetti era massone, assecondando una tradizione di famiglia che aveva visto il proprio genitore Giovanni Bernardo (nonno di Italo Calvino) partecipare alla presa di Porta Pia, il XX Settembre del 1870.

Il libro di Calvino che il sito del GOI consiglia di leggere (o ri-leggere) è “Il Barone Rampante”, scritto nel 1957, secondo capitolo della trilogia “I Nosti Antenati”, insieme al “Visconte Dimezzato” (1952) ed “Il Cavaliere Inestistente” (  ).

Questa la recensione del sito massonico:  La storia è è narrata da Biagio, fratello del protagonista, Cosimo Piovasco di Rondò,  giovane, rampollo di una famiglia nobile ligure di Ombrosa, che all’età di dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa per non scendervi più per il resto della vita.

Cosimo dimostra ben presto che il suo non è solo un capriccio: spostandosi solo attraverso boschi e foreste e costruendosi a poco a poco una dimensione quotidiana anche sugli alberi. Lo stile di vita alternativo di Cosimo si traduce col tempo in un percorso di formazione e maturazione. Il romanzo si chiude con l’ultimo colpo di scena: anziano e provato dagli anni sugli alberi, Cosimo non si arrende e non scende a terra, rispettando fino all’ultimo la propria promessa. Al passaggio di una mongolfiera, si aggrappa ad un cima penzolante e scompare all’orizzonte.

Per Calvino la scelta che il protagonista compie non è una fuga dal mondo, né dai rapporti umani e dalla società: la storia di Cosimo rappresenta la volontà di un uomo che vuole seguire fino in fondo una regola che si è autoimposto, perché senza di questa non avrebbe un’identità da presentare a se stesso e agli altri.

Cosimo decide di salire e vivere sugli alberi non come un “misantropo”, ma come un uomo coinvolto nei suoi tempi e che partecipa alla vita degli uomini, agisce altruisticamente e aiuta gli altri; nella consapevolezza che “per essere con gli altri veramente, la sola via era d’essere separato dagli altri”.

La vicenda del “Barone Rampante” rispecchia nitidamente l’indole a la vita del suo autore. Calvino infatti ha testimoniato per tutta la sua movimentata esistenza la capacità di mutare profondamente le proprie idee, rimanendo comunque sempre coerente a se stesso. Lo specchio del più genuino ed onesto “relativismo” massonico ereditato probabilmente dal padre (Italo Calvino non ha comunque mai fatto parte direttamente della Libera Muratoria).

Lo dimostrò partecipando alla Resistenza nella fila di una formazione comunista (“Santiago” il suo nome di battaglia, in ricordo del luogo di nascita) ed aderendo successivamente allo stesso Partito Comunista, da cui si distaccò nel 1957 dopo i fatti di Poznan e di Budapest, non prima di aver aspramente criticato dall’interno lo stesso partito per la chiusura culturale dei suoi dirigenti durante il XX Congresso del PCUS nel ’56.

Sul piano intellettuale una traccia profonda lasciata nell’animo di Italo Calvino è stata quella di Cesare Pavese che elesse a sua guida umana e culturale,  guida che venne drammaticamente meno quando lo stesso Pavese si suicidò nell’Agosto nel 1950. Un’altra amicizia (ed un altro lutto) che ha inciso nella vita di Calvino è stato quello di Elio Vittorini morto nel 1966.

Fra gli incontri più significativi, a livello esistenziale e culturale, nella vita di Italo Calvino figura certo anche quello con Eugenio Scalfari che fu suo compagno di scuola a liceo classico e che nel 1979 lo chiamò a collaborare con il nuovo quotidiano “la Repubblica” da lui fondato  (in precedenza Calvino aveva scritto a lungo sul Corriere della Sera).

Rilevante anche l’incontro con il comandante Che Guevara, conosciuto da Calvino durante un suo ritorno nella nativa Cuba, nel febbraio del 1964, per celebrare il matrimonio con Esther Judith Singer, detta Chichita, traduttrice argentina e funzionaria Unesco, conosciuta a Parigi.

Tre anni dopo, quando Che Guevara fu ucciso in un agguato in Bolivia, Calvino dedicherà all’amico un commosso articolo in spagnolo pubblicato sulla rivista “Casa de Las Americas”, articolo che sarà pubblicato in italiano solo trent’anni dopo.

Quella di Calvino è stata dunque una vita estremamente movimentata, con frequenti cambi di residenza (a Cuba, in Italia, in Francia a Parigi dove strinse una feconda amicizia letteraria con Raymond Queneau, a New York, a Roma… ), e con una vastissima gamma di interessi, dalla letteratura, al giornalismo, al teatro, al cinema, alla fantascienza… Insomma un incessante rinnovamento, ma con un punto fermo, sottolineato anche nel citato “Barone Rampante”: la speranza riposta nel “motore fondamentale” dell’esistenza, l’Amore: “Cosimo non conosceva ancora l’amore, ed ogni esperienza senza quella, che è?”. Amore indispensabile anche nei momenti più aspri della vita, come lo stesso Calvino scrive ne “Il Cavaliere Inesistente”: “La guerra la combatti bene soltano dove tra le punti delle lance intravvedi una bocca di donna, e tutto, le ferite, il polverone, l’odore dei cavalli, non ha sapore che di quel sorriso”. (a:.mu:.)

 

 

 

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