PIU’ DI 150 SINDACI MASSONI

Le loro biografie in un doppio volume curato dal prof. Giovanni Greco e pubblicato dall'editrice Tipheret. La ricerca è ancora in corso e potrebbe ampliarsi ulteriormente.

inserito il 15 04 2019, nella categoria Oltre le colonne

 

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Un solo volume non è bastato. Per contenere tutti i profili dei massoni che hanno assunto fra Ottocento e Novecento la carica di “primi cittadini”, ovvero di sindaci delle proprie città, è stata infatti necessaria la stampa di un secondo volume, e già se ne annuncia un terzo.

Sono più di 150 i sindaci massoni di cui lo storico Giovanni Greco, già docente dell’Università di Bologna, ha ricostruito le biografie. Ma ulteriori ricerche fanno pensare che questo numero possa presto ampliarsi notevolmente, fin quasi a raddoppiare.

Nei due volumi già editi da Tipheret, con il titolo significativo “Maestri per la città”, si fornisce un quadro di personaggi di indiscusso rispetto nelle proprie comunità, ed in molti casi anche di prestigio nazionale, che smentiscono ampiamente chi ancora oggi, anzi soprattutto oggi, ritiene che l’appartenenza alla massoneria sia inconciliabile con il servire lo Stato e la democrazia in tutte le sue articolazioni.

Chi promuove crociate, discriminazioni e addirittura leggi contro i massoni, ignora del tutto il fatto che ogni “fratello” al momento del suo ingresso in massoneria sottoscrive una promessa solenne, che in realtà è vissuta come un vero e proprio giuramento, nella quale s’impegna a rispettare la Costituzione e tutte le leggi che ad essa si conformino.

Il fatto che poi la stessa Massoneria si sta opponendo ad una legge discriminatoria della Regione Sicilia (che imporrebbe ad ogni massone nella pubblica amministrazione di autodenunciarsi), sta proprio nel fatto di considerare anticostituzionale tale norma,  nell’attesa che anche tribunali amministrativi e la stessa Corte Europea si pronuncino sulla questione. E non sarebbe la prima volta che l’Europa censura l’Italia per provvedimenti simili.

La ricerca sui sindaci massoni del professor Greco non vuole avere un aspetto provocatorio, ma piuttosto restituire verità a decenni di storia sommersa del nostro paese che spesso ignora (o meglio viene tenuto all’oscuro) il contributo fondamentale dato dalla massoneria alla libertà ed alla democrazia dell’Italia, spesso versando anche il proprio sangue, sia durante le persecuzioni nazi-fasciste sia in tempi più recenti durante la delirante stagione del terrorismo (con l’uccisione del sindaco di Firenze, Lando Conti, ad opera delle Brigate Rosse).

Leggendo i volumi sui “Maestri per la città”, dove il termine “Maestri” è evocato sia in senso profano (come Guide per le comunità) sia in senso iniziatico (come Grado massonico), si apprende innanzi tutto che tutti gli uomini in esso citati hanno sempre e comunque riscosso un’unanime fama di “persone per bene”.

I due volumi ricostruiscono un patrimonio di idee e di realizzazioni veramente straordinario, dove ognuno di questi sindaci ha portato una parte cospicua di sé riuscendo spesso a concretizzare i sogni della propria vita: la gente di talento è la risorsa più grande di una nazione, dal conte di Cavour a Gabriele Albertini, da Giuseppe Zanardelli a Francesco Angelini. È un viaggio verso la libertà attuata da amministratori locali noti o meno noti, dai tre sindaci della capitale (primo tra tutti Ernesto Nathan, per due volte Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia) con circa tre milioni di persone a piccoli comuni con poche anime, ma tutti sindaci operosi, onesti e liberi sotto ogni profilo. E questi sindaci, insieme a tanti altri, hanno fatto brillare le loro luci, a maggior ragione nel contesto politico attuale dove spesso più marce sono le mele e meno i cittadini italiani pretendono dal cesto”.

Fra i sindaci della provincia di Ferrara emerge la figura di Giuseppe Borselli (1809-1892), primo sindaco di Cento al compimento dell’Unità d’Italia ed in seguito Senatore del Regno, fondatore della Cassa di Risparmio di Cento, di cui fu a lungo presidente, nonché benefattore e finanziatore di importati opere cittadine (scuole, asili, ecc.) e post-mortem, tramite un suo generosissimo lascito ereditario, dell’intero Ospedale di Bondeno, che reca ancora il suo nome.

 


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