L’ESERCIZIO DELLA DEMOCRAZIA IN LOGGIA

Una Loggia massonica, che è composta di uomini liberi, in età matura e di «buoni costumi», percorre il sentiero delle regole della democrazia nel modo più puro. I nemici della democrazia sono l’egoismo, l’invidia, la forza bruta, la violenza, il fanatismo, le faziosità, la privazione della libertà, l’ignoranza, l’arroganza, nonché ogni forma di totalitarismo o estremismo.

inserito il 16 11 2017, nella categoria Costituzione, Etica, Laicità, Libertà, Maestro Massone, Società, Storia, Tavole dei Fratelli

Agorà

Tavola del fr:. V:. G:.

La giustizia democratica basa sul potere del popolo o di una maggioranza 

Non sono poche le preoccupazioni che mi assillano nel dover affrontare i vari aspetti del termine democrazia, parola dai molti significati e non priva d’incongruenze.

Churchill, un po’ serio e un po’ ironico un giorno affermò: «La democrazia è la peggior forma di governo, ma non ne conosco una migliore».

Le origini

Prima di iniziare questo mio excursus sulla democrazia in ambito massonico, e specificatamente come questa si esercita all’interno della Loggia, mi sembra opportuno approfondire l’accezione, l’etimologia e le circostanze storiche che hanno dato origine alla parola democrazia; ci proviene dall’antica Grecia e significa governo del popolo: è infatti composta da due termini, ossia demos = popolo (cioè l’insieme di tutti i cittadini liberi) + kratia = forza, potere, dominio (dunque governo). Il sostantivo descrive una forma di governo in cui la sovranità appartiene al popolo, che la esercita direttamente o mediante rappresentanti liberamente eletti.

La democrazia può essere diretta o indiretta, dunque parlamentare (costituzionale se regolata dalle leggi del paese), rappresentativa poiché delegata dal cittadino a un candidato al parlamento di sua scelta e gradimento.

Il percorso storico dell’interpretazione della democrazia è interessante.

Ci conviene, almeno ad ampi tratti, ripercorrerla nella sua prima fase. Nasce nell’antica Grecia, soprattutto nelle scuole di pensiero di Socrate, Aristotele e Platone per giustificare a quel tempo piuttosto un movimento politico che allora si opponeva all’aristocrazia.

Nel lessico politico greco l’espressione indicava un tipo particolare di sistema, diverso tanto dalla monarchia (e dalla sua degenerazione la tirannide) quanto dall’aristocrazia (e dalla sua forma deteriore: l’oligarchia).

Tuttavia i cittadini che allora godevano dei diritti politici erano soltanto gli ateniesi maschi che avevano superato il 18esimo anno di età ed avevano compiuto gli obblighi militari (due anni). Erano esclusi, le donne, i minori, i nati in Atene ma da genitori di altra origine, gli stranieri, gli schiavi ecc.

Si intendeva contrastare con questa forma, conosciuta come teoria aristotelica, del resto considerata poi non tanto positiva come abbiamo appena visto (rivoluzionaria in quel contesto), l’aristocrazia (governo di pochi) o la monarchia (governo di uno solo). Gli storici definiscono la democrazia ateniese complessa ma ben articolata specialmente dal profilo funzionale. La libertà di decidere è affidata ai cittadini, che finalmente ne esce valorizzata, ma non solo, anche i principi di uguaglianza sono rispettati.

Un’uguaglianza assoluta riservata alle capacità dei singoli cittadini (naturalmente limitata a chi é in possesso dei diritti politici) di occuparsi degli affari di Stato che trova un valido riscontro anche nell’elevata rotazione nei ruoli dirigenziali e nella garanzia costituzionale del rinnovo continuo delle cariche nonché del divieto di rielezione.

È quindi logico che il trionfo della democrazia potesse talora manifestarsi con l’avvento al potere di un limitato numero di «capipopolo». La modesta dimensione e la limitata popolazione delle Città-Stato della Grecia, nonché il discreto numero degli abitanti che formavano il «popolo» spiegano come fosse possibile una democrazia diretta, cioè un’assemblea della cittadinanza (esercitata mediante una suddivisione della polis in rioni). Quest’assemblea (l’adunanza aveva luogo nell’Agorà) che era il simbolo del governo popolare, veniva assistita da altre istituzioni rappresentative come ad esempio l’assemblea dei magistrati eletti direttamente o estratti a sorte in seno al popolo.

Ridotto il concetto ai minimi termini una nazione può definirsi democratica se conformata e condotta con la compartecipazione attiva dei propri cittadini. In Atene la democrazia veniva praticata da ca. 40’000 cittadini, mentre a Sparta il concetto di democrazia era talmente restrittivo che ben presto rimasero attive solo poche centinaia di cittadini.

Con l’avvento dell’Impero Romano, e quindi con la caduta del periodo ellenico, la democrazia perde di vigore e solo per brevi periodi riappare con forme e dimensioni, in parte diverse rispetto al modello ateniese. Non va dimenticato che democrazia è un concetto astratto, pertanto mutevole e non applicabile concretamente su regole fisse, ma semmai una scuola, un indirizzo, una guida.

Del resto il tema che sto trattando non riguarda la storia della democrazia; semplicemente voglio conoscere e capire le sue origini per comprendere la relazione che intercorre fra la Massoneria e la democrazia.

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Massoneria e Stato

Negli ideali massonici rientra la concezione di uno Stato democratico che trae forza e sicurezza esclusivamente dall’alto grado di civiltà dei suoi cittadini.

Da ciò deriva l’estrema importanza attribuita dalla Massoneria alla divulgazione dell’antico e sempre attuale fine di contribuire, secondo le sue possibilità, all’ aumento e miglioramento continuo del grado di civiltà degli uomini – e quindi, dei cittadini. In questo senso, la Massoneria lavora per il bene ed il progresso della Patria e dell’Umanità.

E’ infatti interesse dell’una e dell’altra che siano sempre disponibili persone preparate e dotate di una visione etica rigorosa ed equilibrata anche nella gestione della cosa pubblica, oltre che, ovviamente, libere e di buoni costumi.

E’ insomma interesse della comunità poter contare su persone culturalmente e materialmente preparate, pronte ad operare per il bene comune, con spirito di servizio, onestà e lealtà nei confronti della comunità tutta.

J.B.Fichte definì la Massoneria una “società separata”.  In essa vengono svolte attività nettamente distinte da quella “principale” (comunque, in funzione del suo miglioramento), e in ciò si gioca tutta la particolarità del rapporto tra Massoneria e Stato.

Oggi, evidentemente, le condizioni culturali e legislative non sono più quelle dell’inizio dell’ 800 – ma il rispetto d’identità e funzioni dovrebbe rimanere immutato.

La “società separata” è sicuramente un laboratorio formativo di uomini, di tipo “evolutivo- adattativo”; lo è da tre secoli, da quando cioè lo spirito dei Lumi dette nuovo impulso, strutturandolo, a quei flussi di idee rinnovatrici che andavano vivificandosi nell’alveo della antica tradizione massonica.

Come laboratorio, è stata sempre metafora maestra della società principale, e come fucina ha sempre fornito uomini che sono stati determinanti nello sviluppo positivo del Paese. E, come è ovvio, affinché il suo lavoro possa progredire positivamente, ha bisogno, come ogni modello di laboratorio, di libertà.

A sua volta, tuttavia, la società separata deve essere sempre attenta a non interferire mai con le leggi e le politiche democratiche del proprio Paese, preoccupandosi esclusivamente di dare, in ogni forma possibile, testimonianza di attuazione di principi, cultura ed ideali – ogni qual volta i fatti contingenti della vita lo rendano necessario.

Ciò, però, non toglie che in varie parti del mondo il legame tra Massoneria e Stato sia molto più stretto che in Italia, e più diretto sia il coinvolgimento della Massoneria.

Pensiamo per esempio alla Gran Bretagna, ove al massimo vertice della Gran Loggia d’Inghilterra troviamo addirittura il re o una sua espressione dinastica.

Ma anche altrove, per esempio in Francia o negli Stati Uniti, la Massoneria è riconosciuta dallo stato come una associazione volta al perseguimento del bene e della libertà.

In Italia le cose stanno in modo un po’ diverso.  Siamo una “libera associazione culturale” (senza fini di lucro) e come tale potrebbe essere riconosciuta ufficialmente nel nostro Paese se la legislazione italiana lo prevedesse (come avviene in altre Nazioni).

La mancanza in proposito di chiarezza legislativa ha permesso invece a chiunque di racchiudere in un unico fascio e sotto un’unica etichetta, “Massoneria”, qualsiasi associazione in qualche modo autonominatasi “massonica”, sia che fosse legale o illegale, ricca di tradizione storica o appena sorta, riconosciuta o meno all’estero, in particolare se legata o no a consorelle a loro volta ufficialmente riconosciute in quelle Nazioni che hanno rapporti ufficiali con l’Italia.

Democazia massonica

Democrazia massonica

Cercherò ora di spiegare il nesso che corre tra il nostro Ordine iniziatico e la democrazia attraverso le varie vicende storiche che ho descritto. Premetto che, in quanto Massone, con la mia Iniziazione, i vincoli ai principi fondamentali dell’Ordine (ad esempio gli Antichi Doveri di James Anderson, 1723) sono una valida guida per una interpretazione, il più possibile neutra e libera. La Massoneria, credo si possa affermarlo senza ombra di dubbio, vive su basi democratiche interne.

Ciò premesso, siccome si deve convenire che il pensiero massonico non è l’espressione di una filosofia nel senso più ampio della sua accezione, ma dovrebbe, invece, essere sorretta da una precisa filosofia pratica che riguarda l’uomo, la sua natura e le sue finalità. S’intende con ciò una dissertazione intorno all’individuo umano per precisare e codificare alcune caratteristiche indispensabili che formano le componenti dell’antropologia massonica. In quest’ambito vanno ricordati alcuni concetti ai quali noi siamo saldamente vincolati: la Libertà, la Tolleranza, la Fratellanza, la Trascendenza e il Segreto iniziatico.

Una Loggia massonica, che è composta di uomini liberi, in età matura e di «buoni costumi», percorre il sentiero delle regole della democrazia nel modo più puro.

Tutti i Fratelli sono uguali, hanno deposto volontariamente ogni privilegio all’entrata in Massoneria; essi sono liberi e praticano l’amore fraterno e le regole dell’armonia.

Gli Ufficiali di Loggia sono eletti mediante votazione segreta. Ogni attività nella Loggia può essere realizzata solo dopo una serena discussione e messa ai voti per essere approvata.

La democrazia è senza dubbio un bene sul quale si deve vigilare e che va difeso.

Abbiamo visto come, sin dalla sua nascita, siccome è un concetto astratto, rapidamente la sua interpretazione può mutare, a suo detrimento, e diventare nella sua applicazione più restrittiva, a dipendenza degli uomini che si trovano al potere.

Un altro aspetto fondamentale della democrazia è un’adeguata istruzione. Tutti devono essere in grado di comprendere e possedere gli strumenti ideali, poter accedere alle nozioni indispensabili per migliorare la propria cultura generale, per essere analitici e consapevoli del ruolo democratico che ognuno può e deve svolgere nella società umana. L’istruzione deve essere garantita senza condizioni e libera da qualsiasi ingerenza d’interessi particolari.

Le nostre modalità, la nostra preparazione, i nostri rituali e il nostro comportamento nell’ambito massonico, sono d’esempio per il mondo profano. Noi siamo in grado, attraverso la nostra cultura massonica, impegnati a costruire il «Tempio ideale», di suggerire o proporre gli adeguati correttivi agli eccessi che si verificano nel mondo profano che è, infine, anche il nostro.

Conservando le condizioni iniziatiche e la nostra particolare filosofia, possediamo un valido strumento per frenare le passioni profane ed agire secondo i valori massonici e democratici di «Libertà, Uguaglianza e Fratellanza».

Termino con questa considerazione: i nemici della democrazia sono l’egoismo, l’invidia, la forza bruta, la violenza, il fanatismo, le faziosità, la privazione della libertà, l’ignoranza, l’arroganza, nonché ogni forma di totalitarismo o estremismo.

Ho detto

V:. G:.

16 Novembre 2017 e.v.


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