STIPENDI D’ORO AI CAPPELLANI

inserito il 04 05 2016, nella categoria Oltre le colonne

cappellani_militari

Non bastassero gli stipendi dei 10.000 insegnanti di religione entrati in ruolo senza alcun concorso, e spesso senza nemmeno titoli adeguati, semplicemente con una segnalazione dei Vescovi, oggi un’ìnchiesta del settimanale “L’Espresso” permette di scoprire che lo Stato deve pagare ogni anno anche 10 milioni di euro per gli stipendi d’oro dei 205 cappellani militari in servizio nelle nostre Forze Armate, preti con le stellette che un legge del 1961, non si sa perché, ha equiparato come trattamento economico agli ufficiali di più alto grado, fino a quello di generale.

 

Ci costano poi altri 7 milioni annui le pensioni altrettanto dorate dei sacerdoti militari in quiescienza, mentre lo Stato deve contribuire con altri 2 milioni pure al mantenimento della sede romana dell’Ordinariato, equiparato ad una vera e propria Accademia Militare.

 

In tutto 20 milioni solo per questa “voce” delle tante servitù concordatarie (ma anche post concordatarie) che lo Stato Italiano rende alla Chiesa Cattolica. Tradotte in euro, secondo un’altra inchiesta del giornalista Curzio Maltese su La Repubblica di qualche tempo fa (quindi probabilmente da aggiornare in sovrappiù), il conto sarebbe di oltre 4 miliardi all’anno. Vale a dire una reiterata e continua manovra finanziaria a carico dei contribuenti italiani che si perpetua da anni, e continuerà a perpetuarsi finchè i rapporti fra Stato e Chiesa non saranno riveduti, facendo prevalere laicamente il bene di tutti ed anche ma non solo di chi “crede” (o crede di credere).

 

E’ vero che sono al lavoro apposite commissioni per rivedere alcuni aspetti di questi rapporti finanziari fra Stato e Chiesa Cattolica, ad esempio i meccanismi dell’”8 per Mille” ed appunto quelli del trattamento dei cappellani militari. Ma è altrettanto vero che l’assetto di queste commissioni non appare affatto sgradito alla Chiesa. Difficile quindi prevedere cambiamenti sostanziali: per i cappellani militari si parla ad esempio di una “spending review” di appena il 3% (350mila euro su 10 milioni di stipendi, senza toccare le pensioni considerate “diritti acquisiti”).

E il risanamento dello Stato? Forse non su questa terra, ma nell’aldilà. Amen.


1 Comment for this entry

  • Paolo Abbate

    E’ inutile…il buonismo autoreferenziale di tutte le istituzioni, tutte senza esclusione alcuna, comprese quelle massoniche ovviamente, mantiene una sovranità di fatto e di diritto su un’intera società e su ogni forma di organizzazione comunitaria, associativa, politica ed economica. La Chiesa Cattolica DEVE relazionarsi con l’Italia come un qualunque altro Paese. Abrogazione in toto degli attuali accordi/trattati/concordati. Il principio deve essere “ognuno padrone a casa propria”. “Ognuno si governi come crede. FUORI i preti dalle scuole ed ogni altra istituzione pubblica, sostituiti da docenti di storia delle religioni e di filosofie (tutta, anche quelle orientali). Le proprietà del Vaticano soggette alla normale normativa fiscale, ad esclusione di quelle per il culto (ma con controlli per la verifica della effettiva destinazione). Fine. Ogni altra ipotesi è solo retorica, intellettualismo e inconcludenza. Bisogna abolire la supremazia asfissiante sul Paese, mai diventato un Paese laico, e molte istituzioni, presuntuosamente libere, in realtà reggono il moccolo a questo sistema clericale.

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