OGGI L’ANNIVERSARIO DEL FRATELLO TOTO’

inserito il 15 04 2016, nella categoria Oltre le colonne

paesesera

Una triste notte di 46 anni fa, alle 3.30 del 15 Aprile 1967, ci fu l’ultimo battito del cuore di Antonio de Curtis, principe, attore – in arte Totò – fratello libero muratore.

Battezzato alla nascita (15 Febbraio 1898) Antonio Vincenzo Stefano Clemente, figlio di Anna Clemente e del marchese Giuseppe De Curtis, fu successivamente adottato, nel 1933, dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, ed il suo nome divenne allora ancor più altisonante: “Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio”, ovvero “Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno Bisanzio, principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, duca di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo”, destinato comunque a divenire universalmente noto semplicemente come Totò.

A stroncarlo fu un infarto, al culmine di un travagliato e lungo periodo di malattia (fra l’altro era divenuto anche quasi totalmente cieco). Più volte aveva chiesto al suo medico ed ai familiari di lasciarlo morire. Appena due giorni prima aveva annunciato al suo autista di sentirsi davvero prossimo alla fine. Il decesso avvenne nella sua casa di Roma, ed a Roma fu celebrato il suo primo funerale, con la partecipazione di una folla sterminata di cittadini. Un secondo funerale, con la bara vuota ma con un’altra sterminata folla al suo seguito, fu celebrato a furor di popolo nella sua Napoli alcuni giorni dopo (pare alla presenza di oltre 250mila persone).

In quella occasione l’orazione funebre fu tenuta dall’amico Nino Taranto: “Amico mio, questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi, la tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli, che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l’hai onorata. Perché non l’hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l’avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l’allegria di un’ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno. I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui, ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l’ultimo “esaurito” della sua carriera, e tu, tu maestro del buonumore questa volta ci stai facendo piangere tutti. Addio Totò, addio amico mio, Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori, e che non ti scorderà mai, addio amico mio, addio Totò

Controverso il rapporto con la Chiesa, che creò alcune difficoltà al momento delle esequie romane: la sua compagna Franca Faldini, non essendo regolarmente sposata con l’attore, fu addirittura fatta uscire dalla casa, mentre il prete benediceva al salma.

Quanto all’appartenenza di Totò alla Massoneria, giunto al 30° grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, quando nel 1998 la cosa fu resa pubblica in occasione del centenario della sua nascita in seguito ad una lettera dell’allora Gran Maestro del GOI, Virgilio Gaito, al sindaco di Napoli Antonio Bassolino, perché nell’occasione Totò non fosse ricordato solo come attore ma anche come Libero Muratore, scoppiò una sorta di scandalo: “Come (è possibile) immaginarsi Toto con indosso il grembiulino a compiere rituali sotto l’egida di squadra e compasso?!? “, si domandò incredula La Repubblica. Luciano De Crescenzo non lesinò la sua incredulità ed il suo sdegno. Più comprensivo Renzo Arbore che dichiarò “Credo che Totò avesse molto forte il sentimento della solidarietà ed era in questo senso massone. [ … ] Totò aveva queste due anime. Una voleva elevarsi, affrancarsi dal personaggio. Potrebbe aver visto questa strada, entrare a far parte di un club di persone rette e giuste, un modo, appunto, di esprimere la sua voglia di andare incontro al prossimo
A Totò la massoneria ha in seguito conferito, postumo, il 33° ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, consegnando le insegne alla sua compagna Franca Faldini, che commentò “Era un suo grande desiderio arrivare fino a questo. Sono felice che questo suo sogno si sia potuto avverare”.
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