Ugo Lenzi: Gran Maestro, grande uomo

Ha avuto un autentico successo di pubblico il Convegno organizzato dal Collegio Circoscrizionale dell'Emilia Romagna (sabato 28 febbraio 2015) per riscoprire i vari aspetti dell'intensa e coraggiosa vita di Lenzi: massone, politico, avvocato, giornalista.

inserito il 17 03 2015, nella categoria Fatti e personaggi, Storia

(dal sito del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna: www.goiemiliaromagna.it)

Ugo_lenziE’ stata una giornata di Luce: quella dispensata da un primo piacevole sole primaverile su Bologna, e quella che si è accesa all’interno della Aula Prodi nel Complesso di San Giovanni in Monte durante il simposio organizzato dal Collegio dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna sulla figura di Ugo Lenzi, massone, politico, giornalista bolognese, per ricordare la sua singolare ed intensa parabola di vita “Dalla Grande Guerra alla Grande Maestranza”.

Il momento più toccante: l’abbraccio dell’attuale Gran Maestro Stefano Bisi ai pronipoti dello stesso Lenzi, presenti fra il pubblico. Un’emozione che ha saldato spiritualmente almeno quattro generazioni di massoneria.

Nato nell’Ottocento, protagonista del Novecento. Ugo Lenzi, nell’ultimo dopoguerra, è stato il Gran Maestro della ricostruzione della Massoneria Italiana (dal ’49 al ’53), alla quale diede una nuova Costituzione. Ma questo fatto, che potrebbe certamente già bastare per passare alla storia, fu solo l’ultima di un’infinita serie di pagine esemplari di un personaggio che ha affrontato a testa alta tutti gli avvenimenti politici e sociali della sua epoca, “sporcandosi le mani” in prima persona nelle battaglie politiche in favore della democrazia e della libertà, senza mai però “sporcare la propria coscienza” con alcun compromesso nei confronti di quei principi che la pratica massonica aveva forgiato nel suo animo.

E sono le pagine meno note della vita di Lenzi, nelle sue molteplici sfaccettature, che il convegno bolognese ha voluto riportare alla Luce. Nell’introdurre i lavori il presidente del Collegio Circoscrizionale dell’Emilia Romagna, avv. Giangiacomo Pezzano, ha infatti sottolineato come “Sono molte le cose che non si conoscono o non si ricordano di Ugo Lenzi, e questa iniziativa vuole appunto riscoprire tutte le dimensioni della sua grandezza: nelle sue scelte politiche di socialista ed antifascista, nella sua attività professionale, nel suo impegno giornalistico; scelte che, come si vedrà dai vari interventi, ebbero sempre un perno fondamentale: la sua convinta e profonda appartenenza alla Libera Muratoria, tantè che quando gli venne imposto di scegliere fra carriera politica e massoneria, non ebbe dubbi ed abbandonò immediatamente ogni potere politico”.

Al tavolo dei relatori, cui si è aggiunto per un estemporaneo saluto il Gran Maestro Bisi, figuravano il prof. Giovanni Greco ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Bologna (chiamato a trattare il tema dell’impegno politico “Ugo Lenzi, l’amico del povero”), il prof. Nicola Palumbo Gran Rappresentante del GOI (per illustrare “Ugo Lenzi massone a Bologna”), il prof. Zeffiro Ciuffoletti ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Firenze (“le Origini della Grande Guerra, l’Italia e le sue conseguenze”), il prof. avv. Angelo Scavone docente di Diritto Costituzionale all’Università di Bologna (“Ugo Lenzi uomo politico”), la dott.ssa Rita Bartolomei giornalista de Il Resto del Carlino (“Ugo Lenzi giornalista”) e l’avv. Federico Canova consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bologna (cui era affidata la relazione su “Ugo Lenzi, l’Avvocato”).

Come si vede una rivisitazione integrale, a 360 gradi, della figura di questo grande bolognese, che almeno per un giorno è stato fatto scendere dal piedistallo del suo monumento per tornare ad essere un’entità “viva” nel presente, in grado di affascinare ancora oggi una vasta platea che lo stesso presidente Pezzano si è detto felicemente sorpreso di aver visto così numerosa (un’Aula Prodi stracolma, con molte persone anche in piedi lungo i corridoi: molti massoni naturalmente, ma anche moltissimi cittadini e molti studenti).

E così sono emersi tanti particolari di un uomo che non ha vissuto una sola vita, ma tante vite incredibilmente intense, connesse fra loro da una profonda pratica dei principi massonici: già il suo nome, Ugo, pare sia stato un tributo paterno alla figura di Ugo Bassi, barnabita garibaldino, fucilato dagli austriaci a Bologna.

Nel 1925 toccò poi proprio a Ugo Lenzi difenderne la memoria, respingendo pubblicamente il tentativo di far togliere le insegne massoniche dal monumento di Ugo Bassi, tentativo revisionista da parte di un gruppo che ne negava l’effettiva appartenenza alla massoneria (l’attestato massonico del frate è in realtà tuttora conservato presso il museo del risorgimento).

Con altrettanto coraggio, pochi anni dopo (nel ’29), rivendicherà clamorosamente anche l’appartenenza alla Libera Muratoria di Giosuè Carducci distribuendo centinaia di cartoline dello stesso poeta sul letto di morte con le insegne massoniche, durante una maestosa cerimonia pubblica alla presenza del Re, della Regina e di Mussolini. Naturalmente le autorità fasciste di Bologna non gradirono affatto.

Il tratto principale del suo impegno sociale è stata certamente la vicinanza, l’attenzione, alle classi meno abbienti. Il prof. Greco ha ricordato infatti come questo emerga fin dalla sua tesi di laurea intitolata “Influenza della miseria sulla criminalità”.

Anche le sue prime esperienze giornalistiche furono di questo segno: la prima rivista che fondò si intitolò appunto “L’Amico del Povero”.

La polizia fascista lo scheda come uno dei maggiori esponenti della massoneria italiana, con la postilla “gode di grande prestigio”, postilla che sembra quasi un’implicita annotazione di rispetto.

Nel 1949, in effetti, il prestigio di cui godeva da tempo in seno alla massoneria si tradusse nella sua elezione plebiscitaria, praticamente per acclamazione, a Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, e come tale approvò la prima costituzione massonica del dopoguerra.

Pochi giorni prima di morire, nella primavera del 1953, scriveva “La massoneria non è una congregazione di contemplativi, ma una legione di spiriti forti”.

Per lui, infatti, il principio non poteva e non doveva distinguersi dall’azione. Il prof. Greco concludendo la sua relazione ha lasciato intendere quanto la Bologna d’oggi debba rimpiangere una figura come quella di Ugo Lenzi.

Una tempra quasi sconosciuta alla politica d’oggi, per disinteresse ed onestà intellettuale. Almeno stando all’episodio riportato dal prof. Nicola Palumbo: “Nel 1914 in occasione del congresso socialista di Ancona viene proclamata l’incompatibilità fra l’appartenenza al partito ed alla massoneria. Ugo Lenzi non avrà alcun dubbio: lascerà immediatamente ogni carica pubblica ed ogni incarico di partito”.

Era stato iniziato, a 34 anni, nella loggia bolognese “VIII Agosto”, il 10 Aprile 1909, loggia di cui in seguito fu più volte Maestro Venerabile.

Anche quando le intimidazioni fasciste si fecero più violente, non gli mancò il coraggio di denunciarle pubblicamente: il 12 Settembre del 1924 le squadracce mettono a soqquadro la Casa Massonica di Bologna, depredando documenti, devastando gli arredi, con danni calcolati in oltre 65mila lire del tempo.

Poco dopo la rivista squadristica “L’Assalto” annuncia l’imminente pubblicazione dei nomi di tutti i massoni bolognesi. E’ a questo punto che Ugo Lenzi sfiderà apertamente il fascio bolognese, denunciando sulla stampa socialista che quei nomi non potevano derivare che dal saccheggio del tempio perpetuato nei giorni precedenti, e che se il fascio li avesse pubblicati avrebbe di fatto dovuto assumersi la responsabilità dello stesso saccheggio e di tutti gli ingenti danni che ne erano derivati. “L’Assalto” in effetti fece marcia indietro, e “rimandò” la pubblicazione.

Sotto il fascismo a Lenzi non fu comunque risparmiato più volte il carcere né il confino nell’Isola di Ponza. Ma nulla riuscì mai a piegarlo, se non la morte che lo colse a Roma il 21 Aprile del 1953. Le sue ceneri riposano tutt’oggi presso la Casa Massonica di Bologna, accanto a quelle del suo mentore e amico Andrea Costa.

E’ a questo punto che ha voluto intervenire il Gran Maestro Stefano Bisi, che ha detto di sentirsi quasi sormontato da una figura come quella di Ugo Lenzi, “Oggi è molto più facile fare il Gran Maestro. Ma figure come quella di Ugo Lenzi fanno comunque parte della nostra identità. Semmai è un peccato che vi sia solo una loggia, in Italia, a portare questo nome illustre. Così come è un peccato che non ve ne sia nemmeno una dedicata alla figura di Giovanni Becciolini, il ferroviere repubblicano, massone, fiorentino, che nel ’25 fu trucidato dalle squadracce fasciste dopo che aveva difeso il suo anziano Maestro Venerabile, consentendogli di sfuggire all’agguato. Alla prossima Gran Loggia ha proposto che venga nominato Gran Maestro onorario alla memoria. Alla cerimonia sarà presente il figlio Bruno, oggi 90enne. E’ così che rafforzando la propria memoria ed il proprio passato, la massoneria rafforza il proprio futuro”.

Nella seconda parte del convegno, si è presa in esame la posizione di Lenzi rispetto alla guerra, ed in particolare alla Grande Guerra, alla quale partecipò con il grado di tenente. La Massoneria fu interventista, ha ricordato il prof. Zeffiro Ciuffoletti, ricordando che si trattò comunque del culmine di una molteplice crisi di sistema (il crepuscolo dei grandi imperi, i nuovi nazionalismi, ecc.). E sappiamo che quella guerra non bastò a risolvere questa crisi. Da essa nacquero i grandi partiti armati che presero successivamente il potere in vari stati, predisponendo il mondo ad un nuovo bagno di sangue. Probabilmente quella fu la stessa matrice di molti pericolosi fondamentalismi armati dei giorni nostri (è di quel periodo, 1928, ad esempio, la nascita dei Fratelli Mussulmani). Il prof. Ciuffoletti ha chiuso il suo intervento con un monito “Ricordate che anche se la dimentichiamo e non la pensiamo, la guerra continua a pensare a noi!

E’ quindi toccato al prof. Angelo Scavone ricordare invece il socialista Ugo Lenzi. Fondamentali in questo suo percorso politico furono sicuramente Andrea Costa e Turati. Con il primo condivise fra l’altro la prima lotta sul campo ed il primo arresto, nel 1898, nella celebre “Protesta dello Stomaco” contro la strage di dimostranti milanesi ad opera del generale Bava Beccaris. Sempre per la sua militanza socialista subì diversi altri arresti, da cui fu comunque prosciolto, anche per le autorevoli testimonianze in suo favore di Carducci e Saffi (che furono anche i mentori del suo ingresso in Massoneria), e per la caparbietà del nonno che mentre Ugo Lenzi era in prigione dava vita ad una silenziosa protesta in piedi per ore davanti all’ingresso del duomo.

Altrettanto limpide le vicende legate all’attività giornalistica ed all’impegno professionale, come avvocato, di Ugo Lenzi, aspetti illustrati dalla giornalista Rita Bartolomei e dall’avv. Federico Canova. Forse l’aspetto più rilevante che accomuna le due relazioni è il fatto che in tempi in cui il pregiudizio nei confronti della massoneria non era certamente inferiore a quello di oggi, la qualità umana di Ugo Lenzi era così conclamata ed elevata che nessuno potè mai abbinare il benchè minimo sospetto morale o materiale alla sua appartenenza massonica. Lo testimonia il fatto che l’Ordine degli Avvocati di Bologna respinse senza esitazioni le dimissioni da presidente che lo stesso Lenzi aveva presentato temendo indesiderate ripercussioni sulla comunità degli avvocati bolognesi in seguito alle sue vicende personali.

Altri tempi? Altri uomini? Altri massoni?

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