I TAROCCHI E L’ALBERO DELLA VITA

Il Matto, Il Bagatto, Il Mondo

inserito il 24 01 2015, nella categoria Tarocchi, Tavole dei Fratelli

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Tavola del fr:. S:. V:.

La vera comprensione dei Tarocchi apre l’essere umano alla conoscenza di sé. Più che ad un comune mazzo di carte da gioco, ci si trova di fronte ad un vero e proprio percorso iniziatico, un libro sulla Natura e sul Cosmo e dunque davanti ad una porta per entrare in una dimensione superiore, in cui il disordine della mondanità progressivamente svanisce e nel cui silenzio si riesce a percepire l’influenza del Divino. Un libro per la cui lettura, però, è necessario un approccio diverso dalla mentalità dogmatica, figlia di quel relativismo scientifico che analizza e schematizza.

Riprendendo la precedente tornata, incentrata sulla chiave spezzata e sulla parola perduta, possiamo dire che il libro dei Tarocchi non vuole essere appositamente razionale. Esso è un percorso riservato esclusivamente a coloro che sentono la necessità di intraprendere un cammino di crescita più profondo, staccandosi dalla razionalità positivista e lasciando navigare il proprio sè in un mare non fatto di azione-reazione. Questo è in fondo lo stesso percorso che si presenta al profano quando entra nel gabinetto di riflessione.

Come sappiamo le formule del cosiddetto “pensiero positivo” non bastano a comprendere il significato dei simboli; esso può essere percepito soltanto da chi vi si approccia con la libertà di quel pensiero creativo e sintetico che stimola l’intuizione del ricercatore. La comprensione dei Tarocchi potrà avvenire solamente per colui che, leggero nello spirito, non è abituato a formulare giudizi; al contrario i Tarocchi rimarranno banali carte per la divinazione per i semplici curiosi, intrisi di profane certezze. Il carattere distintivo del grande libro della natura è, infatti, la libertà.

I Tarocchi sono costituiti da 78 carte:

Le prime 22 sono gli Arcani maggiori, contraddistinti da numeri e lettere ebraiche, anch’esse 22, oltre che da variopinte figure; fra queste, c’è una carta non contraddistinta da alcun numero, che raffigura il Matto. Essa può essere separata dai primi 21 arcani maggiori e considerata, per la sua peculiarità, come un elemento di inizio e fine del percorso iniziatico: il matto unisce, infatti, i primi 21 simboli alle successive 56 carte, denominate Arcani minori.

Gli Arcani minori sono divisibili, a loro volta, in quattro mazzi da 14 carte ciascuno, distinti in denari, bastoni, spade e coppe o quadri, fiori, picche e cuori. Secondo questa suddivisione, ad ogni seme viene analogicamente accostato ciascuno dei quattro elementi: terra (denari, quadri), acqua (coppe, cuori), aria (spade, picche) e fuoco (bastoni, fiori).

I 21 Arcani maggiori (senza il Matto) possono essere a loro volta distinti in tre gruppi da 7, in modo da formare i tre lati di un triangolo equilatero, corrispondenti nell’albero della vita ai 3 pilastri verticali.

I 56 Arcani minori, suddivisi in quattro mazzi di 14 carte, compongono invece i 4 lati di un quadrato, contenuto all’interno del triangolo formato dagli Arcani maggiori; in questa raffigurazione il Matto è il punto centrale, equidistante dalle due figure geometriche.

DIS 1

Il triangolo (Arcani maggiori) rappresenta la dimensione spirituale e cioè l’anima, la componente divina che c’è in noi; il quadrato (Arcani minori) rappresenta invece la realtà materiale, dominata dai quattro elementi, mentre il punto centrale, il Matto, è l’uomo, inteso come punto di unione e perno tra il divino ed il mondo manifesto: egli si pone al centro di una mistica croce che unisce la realtà fenomenica (asse orizzontale) a quella dei noumeni (asse verticale).

Da questi brevi cenni, si comprende come il Libro dei Tarocchi possa essere considerato una sorta di enciclopedia delle scienze sacre. Nelle carte degli Arcani maggiori possono trovare riscontro la sapienza ermetico-alchemica e quella ebraico-cabalistica, ma anche l’astrologia e la magia cerimoniale, così come la psicologia sacra, compresa così bene dai custodi degli antichi misteri ed oggi pressoché dimenticata.

In esse è indicata la stessa via del Libero-Muratore, il cui scopo è quello di costruire il proprio Tempio interiore mediante un cammino iniziatico dove ad ogni passo corrisponde una lama dei tarocchi, un percorso che, analogamente a quello cabalistico composto da 22 sentieri, permette all’iniziato di introdursi nelle porte della Verità superiore.

I simboli espressi dai Tarocchi indicano al ricercatore molteplici percorsi per l’ottenimento dell’unico risultato; il percorso iniziatico dunque è quel cambiamento del proprio stato, vero scopo di tutte le Iniziazioni, di tutte le scuole esoteriche e del sapere occulto delle stesse religioni.

Non è un caso che i Tarocchi vengano definiti come un libro di contenuto filosofico e psicologico, una sorta di sintesi delle scienze ermetiche in cui la cabala, l’alchimia, l’astrologia e la magia sono sistemi simbolici paralleli di psicologia e metafisica. Essi rappresentano, sotto forma di complessi simboli, un grande sistema psicologico, che si basa sulla dimensione spirituale come chiave interpretativa del mondo fenomenico: un mezzo complesso e completo per conoscere se stessi e tracciare un intimo percorso che porti l’essere, disgiunto e frammentato, alla dimensione dell’uomo totale.

Lo stesso percorso che possiamo trovare nel VITRIOL, dove attraverso il recepimento dei simboli massonici andiamo a lavorare sulla nostra pietra interiore. Seguendo questa traccia, appare chiaro come la comprensione non debba essere ricercata sui libri, ma nasca da un lavoro reale sul proprio sé.

Tarocchi e cabala ebraica

Possiamo trovare un chiaro parallelismo tra lame dei Tarocchi e la Cabala ebraica; infatti 22 sono le carte dei Tarocchi, così come 22 sono i sentieri che uniscono gli stadi dell’albero delle Sephiroth (detto anche “albero della vita”). L’iniziato, in entrambi i casi, dovrà percorrere 22 passaggi prima di giungere all’equilibrio interiore, o felicità assoluta.

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Il primo di questi passaggi è rappresentato nei Tarocchi dal MATTO e nella Cabala dal Malkuth, che risiede alla base dell’albero della vita.

 IL MATTO Tarocchi

Quando nasciamo, in noi si esprime Malkuth, la materia, mentre tutti gli altri sentieri dell’albero della vita sono presenti come percorsi in potenza riguardanti lo spirito. Nei Tarocchi, come il Malkuth nell’albero delle Sephiroth, il Matto è distaccato dal vero e proprio percorso iniziatico; esso rappresenta lo zero totipotente, il viaggio in potenza, punto di partenza dove la sola razionalità non riesce a darsi pace, ma emerge una chiara necessità di anelare a qualcosa di più alto. Il Matto (si chiama matto probabilmente perché sta credendo a qualcosa di apparentemente irrazionale e quindi impossibile) è colui che nel buttarsi all’interno di questo sentiero iniziatico, cerca di dare risposta al proprio stato di insoddisfazione. Egli cerca di elevarsi dalla pura condizione materiale ed il suo percorso avviene attraverso 22 potenziali passaggi, che lo porteranno a 10 successivi stadi di elevazione (corrispondenti alle Sephiroth).

Il Matto è la carta numero zero degli Arcani Maggiori ed è l’unica lama che può occupare 2 posizioni all’interno del percorso espresso dal libro dei Tarocchi: esso può avere una posizione iniziale oppure può essere posto alla fine. Quando occupa la prima posizione, il Matto rappresenta la pura follia che permette di cominciare la vita da zero per ricrearla dal principio. Il suo sguardo perso indica il distacco dalla realtà illusoria. L’animale che gli morde la gamba (lince) rappresenta gli istinti materiali che tentano di legare l’uomo al mondo profano: questo animale tenta di trattenere il Pellegrino e di impedirgli di proseguire nel suo cammino verso la Verità. Il fagotto che il Matto porta sulla spalla rappresenta tutto l’insieme delle esperienze passate che gli rendono difficile il cammino verso la vera conoscenza. Il bastone che tiene nella mano destra ed a cui si sorregge è l’Axis mundi (inteso come asse di collegamento tra il regno della materia e dello spirito): Il Matto è inizio e fine dell’Opera, è anche il saggio che è uscito dagli affanni del mondo ed ha rinunciato a ciò che il mondo poteva offrirgli.

Il Matto dà le spalle al mondo ed ha il coraggio di avanzare verso la conoscenza e la sua figura suscita l’ilarità del popolo, ma egli è indifferente alla derisione altrui derivante dalla sua diversità. Egli è l’eterno pellegrino che cerca di sbarazzarsi delle passioni, dei legami ed è indifferente a ciò che lo circonda, egli cerca il distacco dalle cose terrene e materiali ed affronta il viaggio verso mete irraggiungibili dagli altri.

La figura del Matto, se posizionata alla fine del percorso dei Tarocchi, ha un’interpretazione diversa, in cui il bagaglio del Matto può essere anche, al contrario di quanto detto prima, l’alleggerimento dalle cose inutili, in alchimia espresso dal coagula, una sintesi che permette di portare la Sapienza sempre con sè, avendo sempre in sè il Tempio interiore; e l’animale alle sue calcagna può essere interpretato come stimolo e spinta costante, un fuoco perpetuo, che dà l’energia di andare avanti. Sarà grazie a questo desiderio ed anelito che il Matto (e quindi l’uomo) si spingerà verso il sentiero scelto dalla propria anima.

Il Matto è anche il Filosofo di Platone (mito della caverna, Libro VII della “Repubblica”), che uscito dalla caverna deve ritornavici, pena un suo eventuale e possibile peccato di superbia. Egli è l’inizio di ogni cosa, il vivente nella sua primitiva purezza, l’entusiasmo e l’incertezza, la libertà perfetta e spaventosa, al di là di qualsiasi legame, prima di ogni relazione. Questo è il suo potere, il coraggio o la follia dell’andare avanti, senza pensieri, lasciandosi alle spalle ciò che non serve più.

* * *

La prima vera carta del cammino iniziatico espresso nei tarocchi è quella del BAGATTO, raffigurato nella Cabala ebraica dal primo sentiero che da Malkuth porta a Yesod: primo passo che il matto fa quando si rende conto di avere bisogno di innalzarsi ad un livello di comprensione superiore.

BAGATTO Tarocchi

Il percorso esoterico continua nella carta della PAPESSA, dove l’iniziato scopre il valore dello studio e la capacità di crescita delle proprie potenzialità latenti; nelle lame dell’IMPERATRICE e dell’IMPERATORE egli percepisce la forza insita in lui di dominio sugli eventi e sugli istinti, ed acquisisce, nella carta del PAPA quella saggezza necessaria a compiere la scelta giusta in virtù della quale conosce le gioie del trionfo espresse nell’Arcano maggiore del CARRO.

Al termine di questa fase, nella carta della GIUSTIZIA, l’iniziato può tirare le somme avendo acquisito la facoltà di discernimento tra le cose giuste e quelle sbagliate, la consapevolezza di se stesso, della propria spiritualità e delle potenzialità di cui dispone (che troviamo nell’arcano dell’EREMITA). Ha potuto inoltre comprendere la vacuità e temporaneità delle cose materiali e la facoltà di imporre il proprio dominio sulla materia (RUOTA DELLA FORTUNA) e sugli eventi descritta nella carta della FORZA. Se l’iniziato, di fronte alla scelta impostagli dal Destino, descritta nella lama dell’INNAMORATO (carta che spinge a una scelta emotiva) non avesse operato la scelta giusta si sarebbe trovato a percorrere una via – la seconda – ben più faticosa e complessa.

Questi sono i primi passi di un percorso iniziatico che vede il suo compimento nella carta del MONDO; ventunesima ed ultima carta dei tarocchi, essa rappresenta la fine del percorso intrapreso dal Bagatto. Il Mondo è il piano divino a cui aspiriamo, la Luce pura, la Forza che emaniamo quando siamo sul sentiero giusto. Plutone è il pianeta che la governa, principio primo di trasmutazione profonda.

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Il Mondo, corrispondente al KETER nella CABALA, appare così com’è, racchiuso dalla ghirlanda del tempo ciclico che ritorna all’origine, contraddistinto dai quattro elementi; si tratta di una nuova visione del percorso non più disseminato da ostacoli, come nei precedenti viaggi e che per questo non intimorisce più il ricercatore, poichè lo ha vissuto nella sua interezza sperimentandolo direttamente. Il triangolo adesso è tracciato dentro di sé, perché in colui che ha preso coscienza della propria nullità si è cristallizzata l’influenza spirituale.

DIS 2

Egli ora è parte del tutto, dell’assoluto ed è come il Matto ed è quindi equivalente allo zero. Lo zero metafisico è l’Ain Soph della tradizione ebraica, che è al di là del cosciente e del razionale, l’assoluto che avvolge il relativo, antenato degli dei e degli uomini, al di sopra del bene e del male. La condizione finale è quella dell’individuo assoluto, colui che unisce il Divino (Arcani maggiori) con la realtà fenomenica (Arcani minori), figlio del Padre e al tempo stesso madre di questo mondo, nel quale il tutto è uno e l’uno è tutto.

Il Mondo indica il compimento dell’Opera (equilibrio) iniziata quando il Matto, con le vesti del Bagatto, ha dispiegato davanti a sé il contenuto del sacchetto per giocare. È il risultato del Gioco, la ruota dei Tarocchi giunta al compimento.

Al centro della carta è raffigurata una donna che pare danzare al centro di una corona di foglie verdi, tenendo la mano destra aperta, principio ricettivo, e nella sinistra una bacchetta, principio attivo. La bacchetta è la stessa del Bagatto: ciò che era all’inizio ora è stato compiuto. Sebbene il personaggio sia innegabilmente femminile, questa figura suggerisce l’unione dei due principi, l’androgino realizzato.

Nella ghirlanda di foglie la Dea della Vita corre come uno scoiattolo che fa girare la sua ruota; in questa divinità la giovane donna nuda dell’Arcano è pudicamente velata da un leggero drappo rosso (colore dell’attività). Con la sua corsa incessante, essa rimane fissa al centro del movimento rotatorio da lei stessa mantenuto.

Il risultato è quindi il Mondo generato dall’azione creatrice permanente; la realtà che crea questa azione non è circoscritta a ciò che ricade sotto il dominio dei nostri sensi (strumenti non adatti all’interpretazione del mondo reale), ma soltanto alla materialità fittizia del povero mondo sublunare nella cui penombra allucinante noi ci dibattiamo. Di tutto ciò che esiste noi percepiamo solo il mondo morente, composto da scorie che stanno per fissarsi ed immobilizzarsi nell’apparenza e nell’illusione. Quando finiremo il nostro percorso vedremo il mondo meno grossolano, lo vedremo come un vortice, una danza perpetua in cui nulla si ferma.

Tutto vi gira incessantemente, perché il movimento è il generatore delle cose.

Ho detto

S:. V:.

22 Gennaio 2014 e. v.

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