L’INFINITO

E’ simboleggiato dal classico 8 rovesciato, quasi a rappresentare due universi che si succedono eternamente. Pare sia stato John Wallis, un matematico inglese del '600, a diffonderne l'utilizzo per indicare una quantità infinita nei calcoli matematici. Ma sono molte altre le accezioni filosofiche ed esoteriche di questo simbolo che sembra innescare un perpetuo ripensamento, un dubbio ciclico senza soluzione, ma anche la forza dell'infinita catena della fratellanza iniziatica rappresentata dal simbolo omologo dei nodi d'amore presenti in ogni tempio massonico.

inserito il 07 10 2014, nella categoria Esoterismo, Numerologia, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

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Tavola del fr:. G:. P:.

Tra i vari ricordi di scuola, talvolta mi tornano alla mente le prime lezioni di geometria, materia questa, che all’inizio mi risultò alquanto indigesta, ma che, con il tempo, imparai ad amare profondamente. In particolare ricordo ancora il senso di disappunto che provai quando l’insegnante ci spiegò che due rette parallele si incontrano all’infinito… ma se si incontrano, metti pure all’infinito, allora non sono parallele…

Tornato a casa espressi questo dubbio a mio padre, mio primo maestro, il quale, con pazienza, carta e matita, mi chiarì in modo indelebile che, essendo l’infinito una entità astratta, incommensurabile e, di fatto, inesistente, le due rette parallele non si incontrano mai, mentre gli insegnanti di geometria utilizzano il concetto di infinito per dire la stessa cosa, ma in modo più elegante.

Pensandoci bene, col senno di poi, in quel modo la maestra trasferì in noi due conoscenze: la prima quella geometrica di parallelismo, che avremmo in seguito utilizzato  innumerevoli volte: uno dei pilastri fondanti del disegno tecnico e della progettazione architettonica, autentica certezza inscalfibile, almeno fino al giorno in cui un uomo politico, alla fine degli anni ’60, non cominciò a parlare di “…convergenze parallele…”. Il secondo concetto fu quello, ben più complesso, di natura filosofico-matematica, di infinito.

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Il simbolo dell’infinito è il classico 8 rovesciato, quasi a rappresentare 2 universi che si succedono eternamente, uno dopo l’altro: ciascuno di questi è tratteggiato mediante un cerchio la cui direzione inverte la rotta e torna a percorrere il cerchio di origine, quasi a simboleggiare un perpetuo ripensamento, un dubbio ciclico senza soluzione.

Probabilmente il significato va ricercato, appunto, nei cicli della vita, che genera altra vita, o nel tempo senza fine: entrambi fluiscono ininterrottamente, ma recitando sempre lo stesso copione, sempre tornando sui propri passi; non a caso questo simbolo si può tracciare senza mai staccare la penna dal foglio, anzi, il suo andamento è tale che invita lo scrivano a ripercorrere  più e più volte il tracciato.

Esso è diventato di uso comune solo in tempi relativamente recenti, essendo rimasto, per molti secoli, un segreto che solo pochi iniziati potevano spiegare e quindi utilizzare; pare sia stato John Wallis, un matematico inglese del ‘600, che ne diffuse l’utilizzo per indicare una quantità infinita nei calcoli matematici, anche se gli stessi antichi Romani usavano identico simbolo, a volte e a sproposito, per esprimere un “numero di grandi dimensioni”, solitamente superiore a 1.000. Oggi questo limite fa sorridere, ma,  considerando il tipo di scrittura numerica estremamente rozza che si usava all’epoca, questa inadeguata approssimazione può essere benevolmente perdonata.

Anche le religioni hanno attinto a piene mani al concetto di infinito, fin dai tempi antichi: figure di Dei e divinità proprie di culture anche lontane tra loro, sono sempre state proposte al popolo intrise di significati legati ai loro poteri infiniti, o alla loro infinita saggezza e conoscenza.

E’ curioso come nella cultura ebraica, il nome del Signore, YHWH, sia stato studiato alla luce della “ghematrìa”, scienza esoterica che esamina la lingua ebraica attribuendo ad ogni lettera, non solo un corrispettivo numerico, ma addirittura simbolico, e la somma dei numeri corrispondenti alle lettere che compongono il nome YHWH  dà esattamente 8.

Non solo, ma dopo l’analisi simbolica di ogni lettera, nella sua esatta posizione, si arriva a questa frase: “La mano divina ha aperto la finestra del cosmo, impiantato il proprio chiodo, lasciando la finestra aperta”.

E’ straordinario come questo passo poetico si ritrovi pure in una metafora della Genesi ed in proposito, molti studiosi affermano che in esso si celi un significato legato al “Mulino Divino”, o quello che più generalmente viene definito “Vortice Cosmico”.

In altre parole sarebbe l’entrare ed uscire dal mondo materico a quello spirituale, incessantemente. Il punto d’incontro centrale nel simbolo dell’infinito, altro non è che la “finestra” che funge da cancello, e che va oltrepassata per pervenire da una dimensione all’altra: dalla materia allo spirito… e viceversa.

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Ogni volta poi che compare il simbolo “infinito” nei tarocchi ci dobbiamo ricordare che la carta in oggetto rappresenta qualcosa che va al di là di un mondo materiale, finito e misurabile, ma trascende verso un piano spirituale che, per sua natura, è illimitato e, quindi, incommensurabile. Esso ci ricorda dunque l’esistenza di altre dimensioni oltre quella visibile, e l’energia infinita che proviene da queste.

Nella carta del “MAGO” e della “FORZA” il nostro magico tracciato è presente sopra la testa della figura principale, nella posizione, sospesa, di una corona che, nella tradizione cabalistica corrisponde a “Kether”, la sfera suprema. Il Mago è un giovane uomo che veste una tunica bianca e rossa, i colori degli alchimisti; davanti a Lui, sul tavolo, vi sono i 4 strumenti dell’arte magica: una spada, un bastone, una coppa ed un pentacolo. Decidi il tuo obiettivo, pianifica, progetta, usa il pensiero per creare, l’intelligenza per superare gli ostacoli. Usa la parola e la ragione per persuadere gli altri a collaborare, coltiva il tuo intelletto, usa positivamente la volontà e trasformerai i sogni in concretezza, accompagna sempre l’azione fisica con quella mentale.

Nell’immagine della Forza invece, le figure sono 2: una fanciulla ed un leone. Lei tiene tra le mani le fauci della belva, che però non appare aggressiva; questo arcano simboleggia due tipi di forza: quella bruta del leone e quella spirituale, che riesce a domare quella materiale con l’autocontrollo, la pazienza e la dolcezza proprie di una creatura che ha resistito alle tentazioni e ha domato i propri demoni interiori. Affronta l’aggressività altrui con la forza della concentrazione e dello spirito, non perdere il controllo, domina la paura, metti a freno le parti di te che vorrebbero vendetta, otterrai così la vittoria, con la forza della ragione.

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Nel “Due di Denari” il simbolo dell’infinito ci avverte che le fortune metalliche vanno e vengono sempre a fasi alterne, come del resto è insito nella natura mutevole del numero 2. E’ anche un chiaro invito a tenere in armonico equilibrio i diversi aspetti della nostra vita, ma sempre tenendo presente che la vera prosperità non è mai quella materiale, che per sua natura è soggetta ad alti e bassi. La vera ricchezza si trova invece nell’universo dello spirito.

Anche nel “Mondo” c’è il simbolo dell’infinito, in modo più discreto, quasi celato, ma presente sotto forma di due nodi d’amore nella parte alta e alla base della ghirlanda  che incornicia una aggraziata figura femminile la cui postura suggerisce il movimento, forse la danza. Questo arcano ci guida al compimento, alla realizzazione, alla conclusione positiva di un ciclo esistenziale o di un progetto: è il momento di celebrare e danzare, assaporando pienamente il qui e ora.

Ci invita inoltre a contemplare l’infinita bellezza della vita, che è pura gioia. Festeggiamo dunque, celebriamo i nostri successi e siamo grati per ciò che abbiamo e ciò che siamo riusciti ad ottenere. Apriamoci al Mondo, stringendo nuove amicizie  e viaggiando. Infine, condividiamo i doni che l’universo, infinitamente prospero e abbondante, ha disseminato lungo tutto il nostro percorso.

Anche nel Tempio Massonico questo simbolo è presente, sempre ubicato nelle parti più alte: le stelle su sfondo azzurro che ornano il soffitto rappresentano una ideale apertura sul cosmo universale e ci ricordano che la costruzione del tempio, mancando quest’ultimo, cronicamente, di una copertura, è in perenne divenire. I fratelli continueranno all’infinito a portare mattoni di saggezza che verranno  posti in opera, pazientemente e con l’antica arte degli architettonici lavori .

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Alle pareti poi l’infinito ripete se stesso 7 volte, prendendo la forma di un cordone rosso intervallato dal “nodo d’amore”, forse il richiamo più suggestivo alla fratellanza, a quella  ideale “catena di unione” che lega, per antiche tradizioni, i  liberi muratori di tutto il mondo.

Il nodo d’amore venne concepito da antichi marinai che avevano l’esigenza di assicurare saldamente le cime alla solida struttura della nave, garantendosi in questo modo di poter solcare anche mari ignoti  con un gradiente di sicurezza in più; non a caso la sua forma è mutuata dal simbolo dell’infinito il quale, in conclusione, ci ammonisce che l’esistenza stessa è infinita, e non si può racchiudere in nessuna filosofia o teoria scientifica, invitandoci nel contempo all’umiltà di fronte al mistero che ci circonda e, quale ultimo auspicio, mi piacerebbe ribaltare il pessimismo cosmico leopardiano in una speranza: che perfino il naufragio possa essere dolce, in questo mare

Ho detto

G:. P:.

6 Ottobre 2014 e.v.

 

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