MANIFESTO DEL XX SETTEMBRE 2013

inserito il 21 09 2013, nella categoria Oltre le colonne

Italiani, Fratelli d’Italia,

Molte persone, di fronte alle incertezze del nostro tempo e a una crisi esistente che non è solo socio-economica ma valoriale, hanno scelto di guardare il futuro attraverso le cupe lenti della rassegnazione, ponendosi in balia degli eventi e dei potentati. Ma chi conosce l’Uomo sa che occorre reagire: l’Uomo libero può sempre trovare dentro di sé e nella relazione con gli altri la chiave per aprire la porta di un futuro luminoso. Solo ricercando nel profondo dell’essere umano e del suo mistero, si possono rinvenire le risorse per guardare al domani con fiducia, nonostante tutto.

Il primo strumento utile è la cultura, cioè la capacità di vedere la realtà, di coglierne l’essenza in uno sguardo di insieme, logico, coerente e simbolico. Uno sguardo capace di dare un senso al vissuto, di trovare soluzioni ai problemi, di saltare gli ostacoli che la vita mette sul cammino, di aprire varchi in quelli che sembrano vicoli ciechi, costruendo così una nuova coscienza civile e una storia aperta.

L’essere umano non è un’isola e trova il meglio di sé quando esce dalla gabbia del solipsismo e incontra l’altro. Un ‘altro’ in cui scopre quell’eguaglianza profonda che supera ogni diversità e rende l’estraneo familiare, Fratello del proprio tempo di vita e di ricerca. Scoprendo anche che nell’Italia in cui viviamo il male non è la fragilità delle Istituzioni ma la crisi delle coscienze, la fiacchezza di sentimenti, l’assenza di fede vera nella libertà. Sotto l’apparenza della libertà, domina l’animo del servo e il vuoto interiore. Non è questa la libertà che il XX Settembre 1870 annunciava.

Si può e si deve invertire la rotta, costruendo anche sulle rovine. Cultura e Fratellanza sono due strumenti con cui si può ancora cambiare il mondo. E costruire il Tempio dell’Umanità.

Gustavo Raffi
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

 

Raffi: “Torniamo a testimoniare passione civile”

Nell’Italia in cui viviamo il male non è la fragilità delle istituzioni ma la crisi delle coscienze, la fiacchezza di sentimenti, l’assenza di fede vera nella libertà. Domina l’animo del servo e il vuoto interiore. Non è questa la libertà che il XX Settembre 1870 annunciava. Si può e si deve invertire la rotta, costruendo anche sulle rovine. Il riscatto dell’Italia passa per la forza del pensiero e l’essenza dell’agire. E’ ora di dire basta con i giochi: torniamo a testimoniare passione civile”. E’ quanto ha affermato Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, nella cerimonia con cui a Porta Pia, a Roma, la Massoneria di Palazzo Giustiniani ha celebrato la ricorrenza del XX Settembre.
“Oggi – ha sottolineato Raffi – viviamo una crisi profonda di uomini e di idee. Serve identità e responsabilità contro la confusione: l’Italia ha bisogno di lavoro e diritti, dignità e realismo. Deve riscoprire la propria coscienza civile, e darsi un compito. Il XX Settembre – ha concluso il Gran Maestro – è il simbolo della laicità e degli uomini pensanti, che vogliono costruire. Dobbiamo ripartire dalla scuola e dai laboratori di ricerca”.

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

Apprezzamento per l’impegno nel promuovere cultura e fratellanza: “Riaffermare principi di solidarietà e di contrasto a ogni forma di integralismo”

“Il Presidente Napolitano esprime apprezzamento per i temi affrontati quest’anno, cultura e fratellanza, che testimoniano il costante e meritorio impegno del Grande Oriente d’Italia nel riaffermare quei principi di solidarietà e di contrasto ad ogni forma di integralismo che sono alla base di un’etica civile fondata sul dialogo e sul rispetto reciproco”. E’ quanto si legge nella nota che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, tramite il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, in occasione delle celebrazioni dell’Equinozio d’Autunno e del XX settembre 2013.

Il Capo dello Stato -si legge ancora nella nota del Quirinale- si dice “certo che dagli incontri previsti, che vedranno la partecipazione di autorevoli studiosi, potranno scaturire importanti contributi di analisi e riflessione”.

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CULTURA E FRATELLANZA PER CAMBIARE IL MONDO

E’ tempo di una nuova “Carta della Laicità”

Cultura e fratellanza, pensiero e voglia di costruire. Sono queste le ‘colonne’ su cui si fonda l’azione del Grande Oriente d’Italia, che a Villa il Vascello, a Roma, ha promosso il talk show ‘Cultura e Fratellanza per cambiare il mondo’ condotto dal giornalista e divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone, per celebrare la ricorrenza dell’Equinozio di Autunno. Contro il ‘Sole nero’ dell’intolleranza e della rassegnazione, la Massoneria di Palazzo Giustiniani, guidata dal Gran Maestro Gustavo Raffi, rilancia il confronto con la società civile e si propone come parte attiva della società che vuole costruire una nuova coscienza civile, di partecipazione e impegno. Tante le indicazioni emerse dal confronto: si va dalla proposta di una ‘Carta della laicità’, sulla traccia di quanto è stato recentemente realizzato in Francia, all’azione dei massoni sui fronti della solidarietà e dell’impegno civile.

Il convegno, aperto a un folto e interessato pubblico, ha visto la partecipazione di Santi Fedele (Università di Messina), Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, Claudio Bonvecchio (Università dell’Insubria), del politologo Massimo Teodori e dell’orientalista Antonio Panaino (Università di Bologna, sede di Ravenna). A concludere i lavori, il Gran Maestro Gustavo Raffi. La giornata di studio è stato dedicato a Malala Yousafzai Malala, la sedicenne pakistana che nel suo discorso del 12 luglio al Palazzo di Vetro, sede dell’Onu, ha detto: “Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono l’arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”.

“Nel nostro Paese c’è ormai il massimo dell’incertezza del diritto. Bisogna andare a vedere le cause e fare un’analisi impietosa della società”, ha detto Antonio Baldassarre. “Servono riforme strutturali di fondo – ha proseguito – soprattutto per lavoro, giustizia e pubblica amministrazione (quest’ultima ancora organizzata su modelli ottocenteschi)”. “Non esiste una élite – è stata l’analisi del presidente emerito della Corte Costituzionale – il che non significa essere al vertice della società perché si conta per denaro o potere, ma avere capacità di guida”. “I partiti si sono suicidati – ha proseguito Baldassarre – e la mancanza di una élite è ciò che ci sta frenando nel tentativo di capire come stanno andando le cose. Negli ultimi venti anni nel mondo abbiano vissuto un cambiamento epocale ma non c’è stata una cultura per capire come tutto si sia modificato. L’Italia è andata avanti trascinata dagli eventi, non guidandoli”. “La Germania, ad esempio – ha ricordato l’ex presidente della Consulta – ha capito per tempo che doveva intervenire su alcuni settori, dalla flessibilità del lavoro all’assistenza, che è formazione e aggiornamento di capacità lavorativa”. Anche sul fronte della giustizia, “i cambiamenti prodotti sono risultati solo pannicelli caldi. Occorre cambiare il modo di concepire soprattutto il processo civile -ha rimarcato il costituzionalista – perché molti imprenditori stranieri non si fidano di investire in un Paese in cui i processi civili durano dieci anni”. “E poi occorre intervenire sulla scuola – ha indicato Baldassarre – le riforme sono un problema serio ma in mancanza di una cultura adeguata rischiamo di fare un buco più grande di quello che si vuole riparare. C’è confusione, e in questa situazione rischiamo tantissimo. Il ceto medio è quello che sta soffrendo di più. L’Italia che sta ferma corre rischi enormi. E’ urgente fare le riforme, non si può più attendere”.

Per il politologo Massimo Teodori, “il mondo non si può cambiare senza cultura e valori, senza fratellanza e progetti. Ma il confronto con la realtà è molto duro, perché oggi la parola non riesce a incidere più di tanto. Se cultura e valori non si organizzano in progetti, in battaglie e azioni, rimangono appesi per aria. Con la soddisfazione introversa di dibattere cose belle che però non cambiano la città terrena”. “La storia della Massoneria, soprattutto quando nel Risorgimento è stata centrale – ha ricordato lo studioso – indica che la Libera Muratoria degli uomini del dubbio non è stata solo cultura ma azione organizzata. Anche oggi bisogna tradurre quei valori in battaglie civili, con laicità e progetti. Bisogna immergersi nella vita civile. Al di là del Tempio c’è la Città”. “Una proposta concreta – ha scandito Teodori – può essere la realizzazione della ‘Carta della Laicità ‘, come hanno fatto in Francia. Un progetto che non è politico ma civile, e può essere messo in campo. Ma anche far sentire la propria posizione su diritti e biotestamento”.

“Costruire sulle rovine non è cosa facile. Ma è necessario”, ha detto Claudio Bonvecchio, ricordando l’esempio di Walter Benjamin, che si portava sempre dietro una piccola icona di Paul Klee, l’Angelus Novus, l’Angelo della storia. “L’Angelo vedeva cumuli di rovine – ha fatto notare Bonvecchio – ma non possiamo fermarci a questo. L’Angelo nella tradizione è il messaggero di un dio ma anche dell’essere, cioè della capacità di affrontare le cose. Di scegliere una strada. Oltre le rovine, l’angelo deve guardare con coraggio al futuro. Quello stesso coraggio di Malala che ci ha ricordato come la vera cultura sia il tentativo di fare qualcosa di concreto per gli altri, con i libri che diventano strumenti per cambiare la storia. Dobbiamo diventare angeli della storia, avere la capacità di annunciare nuove cose. Per innalzarsi sulle rovine serve dialogo e fraternità: solo così si potrà dare non quell’aiuto banale che non serve ma lo strumento per essere liberi dentro e forti per costruire il futuro”. “La nostra grande scommessa – ha rimarcato il filosofo – è contribuire a costruire un nuovo modello di cultura, capace di coniugare la tecnologia con l’umanità, il globalismo con il rispetto delle identità. In questo percorso, la Libera Muratoria può e deve avere un ruolo importante”.

L’orientalista Antonio Panaino ha posto quindi l’accento sulla promozione della cultura come “elemento fondamentale della tolleranza, coerente con i propri principi valoriali. Una cultura è un grande valore ma è anche un modo di coniugare e incarnare i principi valoriali nella storia. Un’Istituzione come la Massoneria non è chiamata a intervenire a gamba tesa nella politica, perché questo non ci appartiene, ma deve costruire su un nucleo forte di sociabilità, dialogo e tolleranza. Non giriamo la testa quando qualcosa non funziona. Le parole sono formazione e massima libertà: la cultura non è quella dei superprofessori che si abbattono con la criptonite ma di persone che hanno creato un’aderenza forte tra idee e pratica di vita. Solo così si diventa ‘pietre viventi’ per costruire una nuova coscienza civile”. Cultura e scuola sono allora “terreni di impegno della Libera Muratoria in un discorso di prospettive programmatiche. Siamo per tutte le garanzie e le tutele, ma non possiamo non guardare al fatto che c’è un disimpegno strutturale nella formazione, già in quella di base. La cultura è avere sensibilità di investire nella conoscenza. La Massoneria ha il diritto e dovere di dire che per noi questo è un problema strategico per il futuro del paese ma anche per l’etica”.

“I massoni praticano la tolleranza come componente intrinseca alla fratellanza – ha detto nel suo intervento Santi Fedele – La tolleranza è del resto componente basilare di quella vocazione cosmopolita e umanitaria della Libera Muratoria Universale che si esalta nella concezione massonica della società aperta, in cui il pluralismo non viene inteso come statica separatezza di diverse comunità nazionali o religiose ma come convivenza e dialogo di più posizioni: uno spazio condiviso in cui gli uomini possano vivere in armonia e collaborare al miglioramento dell’umana famiglia”. Gli uomini del dubbio, ha sottolineato lo storico dell’Università di Messina, hanno un obiettivo preciso: allargare la pratica della fratellanza a tutti gli uomini e a tutte le genti, e adoperarsi perché le Colonne del Tempio progressivamente si dilatino sino ad abbracciare l’intera umanità”. “Vi è un paradosso – ha fatto notare – nell’operare del massone: lavora per la fine della Libera Muratoria, cioè per un futuro, per un tempo ultimo in cui l’affermazione dei principi massonici avrà pervaso il mondo sino al punto da rendere superflua l’esistenza della massoneria come istituzione separata rispetto al resto del mondo profano, pervaso dai nostri ideali. E’ utopia? Certamente. Ma l’utopia è il sale della storia, il fuoco interiore che riscalda i nostri cuori”.

Maurizio Viroli, dell’Università di Princeton, in un intervento inviato per il convegno e letto al pubblico, partendo dalla lezione di Machiavelli, ha sottolineato la necessità di una “redenzione dell’Italia che parte dal riscatto civile” e dalla capacità di sentirsi una comunità di destino.

A concludere i lavori, il Gran Maestro Gustavo Raffi, che ha puntato il dito contro “lo spread culturale che esiste oggi in Italia. Un Paese dove non abbiamo più una classe politica degna di questo nome perché si continua a tagliare su cultura, ricerca e innovazione”. “Francesco, il Papa ‘venuto dalla fine’ del mondo lancia messaggi di umanità che stanno spiazzando perché sono veri – ha proseguito il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – i Liberi Muratori sono costruttori e da sempre il nostro invito è stato quello di uscire dalla catacombe, parlando alla società. Le riflessioni non devono essere circoscritte all’oggi ma costruire il domani. Questa è una Massoneria vivente, che parla alla gente”. Da qui l’invito del Gran Maestro: “Massoni, tornate in politica. A essere cioè uomini della polis, costruttori di senso impegnati per battaglie di libertà e di giustizia sociale. Dando testimonianza che la Massoneria non è fatta di uomini manovrati da un ‘grande vecchio’ che muove i fili ma da coscienze libere che hanno il senso delle istituzioni, cittadini responsabili che hanno un unico segreto: voler costruire. Impegnarsi per cambiare la storia. Il nostro compito – ha concluso Raffi – è mobilitare le coscienze. Perché l’altro non è un nemico ma un compagno di viaggio. Il dialogo è il presupposto per una società migliore. Bisogna crederci. E continuare a costruire, nonostante tutto. Guardando sempre avanti”.

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(Interventi tratti dal sito del Grande Oriente d’Italia)

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