UNA BREVE STORIA DEL TEMPO

Per secoli l'uomo è stato tormentato dalla paradossale coesistenza di caducità ed eternità. Dio è nel tempo o fuori di esso? Un essere umano può sfuggire al tempo e cogliere l'eternità? Galileo fu il primo a considerare il tempo come quantità misurabile nell'attività ordinata del cosmo. Ma solo dopo Newton il trascorrere dei tempo cominciò ad avere un ruolo fondamentale nella descrizione del mondo fisico. Poi è venuto Einstein a sconvolgere ogni precedente teoria.

inserito il 21 03 2012, nella categoria Esoterismo, Scienza, Tavole dei Fratelli, Tempo

Tavola del fr:. A:. F:. 

Questa tavola è dettata da un interesse che ho coltivato negli anni ma in maniera subliminale e che grazie alle riflessioni di questi ultimi mesi sono riuscito a mettere  in parte per iscritto.  Consapevole che il grado di apprendista ha come suo riferimento  simbolico il fuoco e cioè la assunzione di  atteggiamenti tesi allo slancio entusiastico alla conquista del silenzio e al razionale, ho creduto che un piccola disamina su di un tema così vasto e arduo potesse appagare il mio desiderio di miglioramento.

Il tempo si trova al centro di tutto ciò

che è veramente importante per gli esseri umani.

BERNARD D’ESPAGNAT

In un laboratorio di Bonn giace un cilindro metallico a forma di sottomarino di circa tre metri di lunghezza. Si tratta di un orologio o, meglio, dell’orologio.

E’ un dispositivo che , insieme a una rete di analoghe apparecchiature  sparse per il mondo, viene detto   l’orologio standard. I singoli strumenti di cui quello tedesco è attualmente il più preciso, sono orologi atomici al Cesio. questi orologi sono continuamente controllati, confrontati, e perfezionati mediante segnali radio provenienti da satelliti e stazioni televisive. Ecco, dunque, dove nascono i famosi bip, gli inconfondibili suoni del segnale orario trasmessi dalla radio con cui sincronizziamo i nostri orologi.

La rotazione del nostro pianeta, considerata per generazioni e generazioni sufficientemente precisa da poter essere degnamente utilizzata come orologio, non rappresenta più un cronometro affidabile. In un’epoca in cui la tecnologia offre  strumenti di grandissima precisione per la registrazione del tempo, la Terra non tiene il passo. Soltanto un orologio atomico, costruito dall’uomo, è in grado di diffondere i suoi importantissimi istanti  con la precisione richiesta da naviganti, astronomi e piloti d’aereo. Il secondo non è più definito come la 86.400ma  parte del giorno, bensì come 9.192.631.770 oscillazioni della radiazione emessa da un atomo di Cesio.

Ma, comunque sia, che tempo sta segnando l’orologio di Bonn? Il nostro? Il mio? Il tempo di Dio? Gli scienziati stanno controllando la pulsazione dell’universo e registrando con precisione atomica, qualche astratto tempo cosmico? Può esistere, magari da qualche parte su un altro pianeta, un altro orologio che segni con assoluta fedeltà un tempo completamente diverso ?

Gli  orologi non sono necessariamente in accordo tra loro: ma se quello di Bonn è più preciso, lo è rispetto a che cosa? Rispetto a noi? Dopotutto, gli orologi sono stati inventati per segnare il tempo per scopi esclusivamente umani.

Ma gli uomini sentono tutti il tempo allo stesso modo? Molte delle nostre idee sul tempo sono il risultato di condizionamenti culturali tant’è che esistono numerosissime interpretazioni del tempo attraverso la storia. 

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 IL TEMPO DI DIO

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Nella nostra vita quotidiana tutto è soggetto alla tirannia dell’orologio: aerei, treni, lavoro; affascinante è il sistema GPS per il rivelamento della posizione di un oggetto, che utilizza i segnali temporali provenienti da orologi atomici montati sui satelliti. Un valido esempio di come il tempo scandito al miliardesimo di secondo sia entrato nella vita quotidiana.  Ma è sempre stato così? Questa soggezione dell’uomo al tempo è radicata  in una illusione della mente umana, che corre attraverso la storia del pensiero,

Anche il tempo non esiste per sé, ma dalle stesse cose

deriva I’ avvertimento di ciò ch’è trascorso nel passato .

Non si può dire che alcuno avverta il tempo

separato  da movimento delle cose e da quiete tranquilla.

Così scriveva nel I secolo avanti Cristo il poeta e filosofo Lucrezio nel De rerum natura. Una simile concezione del tempo così incerta e confusa, si avvicina molto a quella di chi crede che il  trascorrere del tempo possa essere controllato o addirittura sospeso dal potere della mente , come scopriamo nei seguenti versi, del  XVII  secolo ad opera del poeta mistico Angelus Silesius:

sei tu a fare il tempo: son i sensi le sfere dell’orologio:

Arresta il bilanciere, e il tempo non c’è più.

Per  questi sostenitori di una concezione relativista del tempo, la realtà è costituita da un regno che trascende il tempo: la “terra oltre il tempo” o Eternità o Moksha o Nirvana a seconda delle culture. Non ultimo la trascendenza creata dalle droghe come l’oppio e derivati.

Dice ancora Silesius:

Non contare l’eternità

come anno-luce dopo anno.

Un passo attraverso quella linea chiamata Tempo

ed ecco l’eternità.

Per secoli l’uomo è stato tormentato dalla paradossale coesistenza di caducità ed eternità. Platone giunse alla conclusione che il mondo mutevole dell’esperienza quotidiana è reale solo a metà, un riflesso della sfera senza tempo di forme pure e perfette che occupano il regno dell’eternità. Il  tempo stesso è solo un’imperfetta “immagine in movimento dell’eternità che rimane per sempre incorrotta” ma che noi esseri umani irrimediabilmente rendiamo reale: L’era e il sarà sono forme generate di tempo, che noi inconsapevolmente riferiamo a torto all’eterna essenza.

La costante tensione fra caducità ed eternità pervade le principali religioni del mondo.  Dio è nel tempo o fuori di esso? È transeunte, cioè destinato a perire, o eterno? Diviene o è? Secondo Plotino, filosofo greco del III secolo, esistere nel tempo significa esistere in maniera imperfetta. Il puro Essere (cioè Dio) è quindi caratterizzato da una totale assenza di relazione con il tempo. Nella filosofia di Plotino, il tempo costituisce per gli esseri umani una prigione che li separa dal regno divino, la vera e unica realtà.

La convinzione che Dio si trovi completamente al di fuori del tempo entrò a far parte dei principi teorici ufficiali di molti dei primi filosofi cristiani, come Agostino, Boezio e Anselmo, i quali iniziarono una tradizione che prosegue ancora oggi.  Come Platone, e Plotino prima di lui, Agostino pone Dio nel regno dell’eternità, “altissimo al di sopra del tempo perché è un presente senza fine”. In questa esistenza il tempo non trascorre; piuttosto, Dio percepisce tutti i tempi contemporaneamente:

 

Gli anni tuoi sono tutti in un punto perché immobili,

né quelli che passano sono spinti via dai sopravvenienti,

perché non passano

Il tuo oggi è eternità.

Quindi il Dio della cristianità classica non solo esiste al di fuori del tempo ma, oltre al presente e al passato, conosce anche il futuro.

Tali  idee hanno ricevuto dure critiche da parte sia della Chiesa medievale sia dei teologi e filosofi moderni. Il nocciolo del dibattito sta nello stabilire un collegamento fra la presunta eternità divina e l’evidente caducità dell’universo fisico.

Può un Dio totalmente atemporale avere un qualunque tipo di rapporto logico con un mondo mutevole, con il tempo umano? Siamo sicuri che è impossibile per Dio esistere sia al di fuori del tempo sia all’interno di esso? Dopo secoli di aspri dibattiti, i teologi non hanno ancora raggiunto un accordo sulla soluzione da dare a questo enigma.

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LA FUGA DAL TEMPO

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Un essere umano può sfuggire al tempo e cogliere l’eternità? Un racconto del  fisico e vescovo anglicano Ernest Barnes nelle sue Gifford Lectures del1929   ci dà qualche suggerimento

Ricordo che stavo andando a fare il bagno: mi trovavo su una spiaggia di ciottoli poco frequentata dalla gente del villaggio. All’improvviso il rumore degli insetti cessò. Il tempo sembrò fermarsi. Un senso di pace e di potere infinito mi pervase. Potrei paragonare la sensazione di immobilità del tempo e di straordinaria pienezza dell’esistenza che avvertii in quel momento con quella che si prova contemplando il bordo di un grande e silenzioso volano o la superficie immobile di un fiume profondo e maestoso. Non accadde nulla, eppure l’esistenza era completamente piena. Tutto era chiaro

Mentre nella cultura occidentale tali episodi sembrano nascere da eventi improvvisi e incontrollati i mistici orientali hanno invece perfezionato speciali tecniche che, a quanto si dice, possono produrre tali stati di estasi fuori del tempo. II monaco tibetano Lama Govinda descrive così la sua esperienza:

La sequenza temporale viene convertita in una coesistenza simultanea, I’esistenza delle cose staccate tra loro in uno stato di mutua interpenetrazione, un continuo vivente nel quale spazio e tempo sono integrati.

La filosofa indiana Ruth Reyna sostiene che i saggi dei Veda “possedevano una visione non del presente, ma del passato, del presente e del futuro, della simultaneità e dell’assenza di tempo”. Secondo Reyna, seguendo il cammino dell’autorealizzazione attraverso l’Advaita (realtà non duale) si può raggiungere una realtà veramente al di fuori del tempo ”non nel senso di una durata senza fine, ma come completezza, che non richiede un prima un dopo”, non duale appunto.

In molte culture questa tensione permea l’esistenza degli individui, pur rimanendo a livello subconscio e si traduce in una ricerca ossessiva della “terra oltre il tempo”. Questa ricerca è il mito fondatore di quasi tutte le culture dell’umanità. Il profondo bisogno avvertito dall’uomo di dar conto dell’origine delle cose lo porta a un tempo prima del tempo, un mitico regno di temporalità senza tempo, un giardino dell’Eden, un paradiso primordiale la cui creatività sgorga proprio dalle sue contraddizioni temporali.

Sia nel caso di Atena che nasce dalla testa di Zeus sia in quello di Mitra che uccide il Toro incontriamo Io stesso simbolismo, che indica un regno perfetto ormai perduto, senza tempo, che in qualche modo,  paradossalmente in maniera atemporale, si trova in relazione creativa con il mondo vicino di ciò che è transeunte e mortale.

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IL TEMPO DI NEWTON

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Per secoli il tempo rimase qualcosa di vago e misterioso, un argomento che riguardava la mitologia piuttosto che la matematica. In molte culture antiche, la nozione di tenere il tempo affiorò solo in pochi contesti:. in campo musicale, nelle ciclicità delle stagioni e dei moti dei corpi celesti, e, infine, nel ciclo mestruale e naturalmente nei calendari e in tutte le tecniche di divisione del giorno (12 è il numero più divisibile in assoluto).  Tutti questi temi peraltro erano circondati da un’aura di mistero e di magia, che sicuramente non aveva nulla a che fare con i ben diversi concetti di massa, velocità e volume che vennero posteriormente.

Attraverso lo studio del moto dei corpi, Aristotele giunse ad apprezzare l’importanza fondamentale del tempo tanto che arrivò quasi a introdurre la nozione di tempo come parametro matematico astratto. Per Aristotele il tempo era movimento. In effetti noi percepiamo il tempo proprio attraverso il movimento, sia quello del Sole attraverso il cielo, sia quello delle lancette sul quadrante di un orologio. Ad essere più precisi noi percepiamo le accelerazioni non il moto uniforme. Il concetto del tempo come di una cosa, dotata di una sua esistenza indipendente, emerse però solo nel Medioevo. La presenza di un ordine nella natura era stata ben descritta  da numerose  culture, ma fu solo con la nascita della scienza moderna che a tale ordine venne attribuito un significato preciso e oggettivo.

In questo processo di quantificazione il ruolo del tempo si rivelò decisivo.

La storia racconta che Galileo fu il primo a considerare  il tempo come quantità misurabile essenziale nell’attività ordinata del cosmo. Si dice che scoprì la legge fondamentale del pendolo, secondo la quale il periodo è indipendente dalla ampiezza delle oscillazioni, mentre sedeva in chiesa, misurando con il battito del suo polso I’oscillazione di una lampada.

La posizione fondamentale occupata dal tempo nelle leggi dell’universo venne svelata completamente solo nella seconda metà del XVII secolo grazie all’opera di Newton. Egli inserì nella premessa del suo lavoro questa famosa definizione:

“Il tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente”.

L’intera costruzione di Newton si basava sull’ipotesi che i corpi materiali si muovano nello spazio seguendo percorsi prevedibili, soggetti a forze che li accelerano, secondo rigorose leggi matematiche. Avendo scoperto quali fossero queste leggi, Newton fu in grado di calcolare il moto della Luna e dei pianeti, così come i percorsi dei proiettili e di altri corpi terrestri. Si trattava di un gigantesco passo avanti nella comprensione dei mondo fisico e dell’inizio della teoria scientifica così come Ia intendiamo oggi.

Le leggi della meccanica di Newton si dimostrarono così efficaci da ritenersi applicabili a qualunque processo fisico nell’universo. Da questa convinzione ebbe origine l’immagine del cosmo come di un gigantesco meccanismo a orologeria, prevedibile in ogni suo dettaglio. L universo a orologeria custodiva il tempo quale parametro fondamentale di tutte le attività del mondo fisico. Questo tempo  assoluto, universale e totalmente fidato era quello che entrava a far parte delle leggi della meccanica, e che veniva fedelmente tenuto dal meccanismo cosmico. Esso conteneva al suo interno la regola della causa e dell’effetto, e simboleggiava l’effettiva razionalità del cosmo. Da esso derivò per il mondo la poderosa immagine di un “Dio orologiaio”. Pierre-Simon de Laplace, discutendo con Napoleone dell’azione di Dio nell’universo newtoniano disse “Non ho bisogno di questa ipotesi”, si rese conto che, se ogni movimento è matematicamente determinato, allora l’attuale stato di moto dell’universo è sufficiente per stabilire per sempre il suo futuro (e il suo passato). Il tempo in questo caso diventa virtualmente superfluo, dal momento che il futuro è interamente contenuto nel presente, nel senso che ogni informazione necessaria per creare gli stati futuri dell’universo si trova già nello stato presente.

E ancora come ha detto il chimico belga Ilya Prigogine, il Dio orologiaio è ridotto al semplice ruolo di archivista che gira le pagine dei libro della storia cosmica ormai già scritta. Mentre la maggior parte delle antiche culture considerava il cosmo come un misterioso e imperscrutabile organismo vivente, soggetto a ritmi e cicli impercettibili, Newton ci consegnò un rigido determinismo, un mondo di particelle inerti e di forze vincolate da principi regolatori estremamente precisi. Il tempo di Newton è essenzialmente matematico. Partendo dall’idea di un flusso universale del tempo, egli sviluppò la sua “teoria delle flussioni”, una branca della matematica oggi meglio conosciuta con il nome di analisi infinitesimale.

L’ansia dell’uomo moderno di ottenere una misurazione precisa del tempo può essere ricondotta alla concezione newtoniana del tempo come un flusso continuo rigidamente regolato da leggi matematiche. Dopo Newton, il trascorrere dei tempo diventò qualcosa di più del  nostro semplice flusso di coscienza; esso cominciò infatti ad avere un ruolo fondamentale nella descrizione del mondo fisico, divenendo un’entità analizzabile con estrema precisione. Newton fece per il tempo quello che i geometri greci avevano fatto per lo spazio: lo nobilitò in una dimensione perfettamente misurabile. Da allora non è più possibile sostenere in maniera convincente che il tempo è un’illusione, una costruzione mentale creata dagli esseri mortali in risposta alla loro incapacità di cogliere l’eternità, dato che oramai il tempo entra in profondità nelle leggi stesse del cosmo, principio fondamentale della realtà fisica.

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LA FRECCIA DEL TEMPO

Dalla termodinamica (da caldo a freddo) alla direzione probabilistica

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La cultura Europea fortemente influenzata da quella greca ed ebraica musulmana e cristiana riconosce un postulato che il mondo sia ordinato e razionale. In particolare dalla cultura ebra deriva la nozione di un tempo lineare in contrasto ad esempio con quello ciclico delle culture mesopotamiche e centro-sud americane come i Maya. Principio fondamentale delle religioni monoteiste è quello del “processo storico”  secondo il quale il piano che Dio ha stabilito per l’universo si rivela con una sequenza temporale ben definita. In questo sistema di fede, in un determinato momento  del passato Dio avrebbe creato l’universo, che però si sarebbe trovato in uno stato completamente diverso da quello esistente oggi. La successione teologica degli eventi, creazione, caduta, redenzione, giudizio, resurrezione ha un suo parallelo in una sequenza di eventi fisici diretti da Dio.

Il concetto di tempo lineare implica quello di “freccia del tempo” che oltre alle implicazioni fisiche ne contiene anche di religiose: la Bibbia narra la storia di un mondo che comincia in uno stato di perfezione il giardino dell’Eden e che degenera in seguito al peccato originale.

Questo è in linea con la fisica ove un sistema chiuso va sempre verso lo stato di disordine una sorta di degenerazione universale. Tuttavia la freccia  del tempo delle religioni monoteiste andrebbe anche al contrario perché nel messaggio di speranza e di miglioramento tipico delle religioni il mondo tenderebbe ad uno stato perfetto e quindi termodinamicamente più energetico ed ordinato.

Diverso è il principio della reincarnazione ove secondo me, esiste una ciclicità temporale in grado di migliorare qualcosa che già esiste.   Anche la teoria evoluzionistica di Darwin (sulla quale io non sono d’accordo) prevede che la biologia, attraverso l’evoluzione delle specie, si porti verso un sistema di maggior ordine e che quindi inverta la freccia  del tempo.  Pur non credendo nella teoria di Darwin è comunque affascinante pensare che la biologia sia un sistema in grado di migliorare il mondo e che possa invertire la freccia del tempo. La nascita di un nuovo individuo pone la partoriente nella condizione di essere un “invertitore” del secondo principio della termodinamica.  Prima di riprendere il concetto fisico alla base della freccia del tempo credo sia utile ritornare al tempo di  Newton.

Il moto dei pianeti Newtoniano così come il suo Tempo in generale  ha una particolarità. Non descrive la direzione del tempo.La Terrapotrebbe ruotare da est a ovest o le stagioni andare al contrario che per Newton sarebbe lo stesso.

David Bohm sollevò un problema apparentemente senza senso ma che ha avuto delle implicazioni enormi per la futura evoluzione della storia del Tempo.

Il paradosso è il seguente:   noi diamo per scontato che, quando una stazione radio trasmette un segnale, lo riceviamo nel nostro apparecchio radio di casa dopo che questo è stato emesso dal trasmettitore. Il ritardo non è grande, solo una frazione di secondo, quindi normalmente non ce ne accorgiamo ma,  per lo meno inconsciamente, sentiamo  il segnale radio dopo il suo invio. Infatti normalmente gli effetti non precedono le cause. Il problema nasce dalle equazioni  di  James Clerk Maxwell che descrivono la propagazione delle onde elettromagnetiche, come la luce e le onde radio. La teoria di Maxwell prevede che le onde radio viaggino nel vuoto alla velocità della luce. Ciò che le equazioni di Maxwell tuttavia non dicono è se le onde arrivano prima di essere trasmesse o dopo. Non Prevedono alcuna distinzione fra passato e futuro. Secondo le equazioni, è perfettamente ammissibile che le onde viaggino sia indietro sia avanti nel tempo.

Nel linguaggio dei fisici, le onde che vanno avanti nel tempo sono dette “ritardate” (perché arrivano dopo), mentre quelle che retrocedono nei tempo sono dette “anticipate” (perché arrivano prima). Dato che non sembra possibile osservare onde radio o altri tipi di onde elettromagnetiche anticipate, le corrispondenti soluzioni delle equazioni di Maxwell vengono in genere semplicemente scartate come “non fisiche”.

Ma non esiste una legge fisica che scarti a priori tali onde cos’altro può indurre la natura a preferire le onde ritardate rispetto a quelle anticipate, dato che entrambi i tipi paiono soddisfare le leggi dell’elettromagnetismo?

Forse due esempi classici possono servire a comprendere la difficoltà della freccia del tempo.  Einstein sosteneva che le leggi dell’elettromagnetismo devono essere simmetriche rispetto al tempo. Secondo Einstein, l’asimmetria delle onde ritardate deriva da considerazioni statistiche. Per capire cosa intendesse con questa affermazione, immaginiamo un sasso lanciato in uno stagno. Esso crea delle increspature che si propagano dal punto di impatto e alla fine si smorzano verso le canne. Queste sono onde ritardate. Un filmato di questa sequenza, visto all’indietro, mostrerebbe onde anticipate, increspature che appaiono lungo i bordi dello stagno e convergono verso un punto in un’ordinata struttura circolare. Una situazione del genere non è assolutamente impossibile. È pensabile, ma altamente improbabile, che le canne si muovano con una coordinazione tale da creare la giusta miscela di piccole increspature che producono una struttura esattamente circolare di onde convergenti. L’azione coordinata coinvolge diverse perturbazioni ondose separate che devono essere disposte in modo tale da arrivare nel centro dello stagno esattamente allo stesso istante e sincronizzate, cioè in fase. In realtà, noi ci aspettiamo che le possibilità di moto delle canne siano in larga misura non correlate e che le fasi delle onde siano casuali.

Traducendo tutto questo in termini elettromagnetici, si può concludere che un’onda anticipata non è impossibile ma solo altamente improbabile.

L”unicità della direzione temporale delle onde radio e delle altre radiazioni elettromagnetiche è solo una parte di un elaborato paradigma dei fenomeni fisici che fissa nell’universo una freccia del tempo. Nella vita di tutti i giorni non abbiamo difficoltà a individuare la direzione di questa freccia, perché siamo circondati da processi apparentemente irreversibili: uno per tutti, l’invecchiamento umano. Boltzmann credette di aver trovato l’origine della freccia nel secondo principio della termodinamica,  Il comandamento che impone al calore di fluire sempre in una sola direzione e cioè da un corpo caldo ad un corpo freddo è chiaramente alla radice di molte manifestazioni “quotidiane” della freccia. Su scala cosmica, questa legge descrive un universo inesorabilmente intrappolato nel cammino della degenerazione e che scivola verso la morte termica finale o entropia che in parole povere è il principio secondo il quale il grado di disordine in un sistema isolato aumenta con il tempo.

Per usare un esempio semplice, un piatto guadagna entropia se si rompe. L’entropia quindi può essere usata per indicare la direzione verso cui si muove il tempo. Non è l’unico esempio. A livello macroscopico vediamo fenomeni come frizione, viscosità, e dissipazione dell’energia, che producono una freccia del tempo, nonostante tutto questo sembri essere assente a livello microscopico.

È stato affermato che la freccia del tempo così come è percepita da noi, fornendo passato e futuro distinti , è il risultato dell’influenza della seconda legge della termodinamica sull’evoluzione del cervello. Per ricordare qualcosa, la nostra memoria passa da uno stato disordinato a uno stato più ordinato, o da uno stato ordinato a un altro. Per assicurarsi che il nuovo stato sia quello corretto, deve essere consumata dell’energia per svolgere il lavoro e questo aumenta il disordine nel resto dell’Universo. C’è sempre un maggiore aumento di disordine rispetto all’ordine guadagnato dalla nostra memoria, quindi la freccia del tempo nella quale ricordiamo le cose ha la stessa direzione di quella rispetto alla quale il disordine dell’Universo aumenta.

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IL TEMPO CICLICO E PROBABILISTICO
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Dalla teoria dei gas di Boltzmann si evince che le molecole di un gas vanno incontro ad un processo di ciclicità  energetica secondo il modello del tempo simmetrico di Newton. Tale affermazione se applicata alla percezione del tempo implica che esiste un tempo eterno ciclico del tutto insensato e senza scopo.

Nietzsche nel suo nichilismo vede la vita umana senza scopo, proprio perché se il tempo è insensatamente ciclico e deve tornare al suo stato iniziale , qualsiasi progresso umano deve alla fine subire una regressione. Ciò lo ha portato appunto a dire che “Dio è morto”.  

Il tempo ciclico è anche probabilistico perché ritorna al principio quando, per motivi statistici, si ricreano le stesse condizioni di partenza. E’ quindi estremamente lungo. L’esempio classico è quello del mazzo di carte che inizialmente è ordinato per seme e valore numerico. Se viene rimescolato perderà il suo ordine, ma visto che esiste un numero finito di stati possibili, alle fine verrà ripristinato l’ordine iniziale. 

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IL TEMPO DI EINSTEIN
La dilatazione del Tempo

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La distinzione fra passato, presente e

Futuro è solo un’illusione, anche se ostinata,

ALBERT EINSTEIN

 

Al di là delle sue rigorose implicazioni matematiche, il tempo di Newton è anche il tempo del senso comune occidentale. Inoltre è facile da capire. Per Newton non esiste che un tempo universale onnicomprensivo. Non può essere condizionato o alterato in alcun modo; continua ciclicamente a scorrere con ritmo costante. Qualunque sensazione di variazione del ritmo del tempo è da considerarsi una percezione erronea. Dovunque siamo e in qualsiasi momento, comunque ci si  muova, qualsiasi cosa  si faccia, il tempo avanza sempre per chiunque allo stesso passo, segnando ovunque nel cosmo, senza colpo ferire, i successivi momenti della realtà.

Tra le altre cose la concezione Newtoniana ci invita a suddividere il tempo, in modo assoluto e universale, in passato, presente e futuro. Dal momento che l’intero universo condivide un tempo comune e un comune osservatore in qualunque luogo si troverebbe d’accordo con gli altri osservatori nell’individuare gli eventi che appartengono al passato e nel riconoscere che cosa deve ancora accadere. Questa immagine ordinata del tempo, che scandisce una successione di istanti presenti universali, ha rilevanti implicazioni circa la natura della realtà. Infatti, nella visione newtoniana del mondo, solo ciò che accade ora può essere definito davvero reale. In effetti, è questo il modo in cui si percepisce istintivamente la realtà. Il futuro viene considerato come “non ancora esistente’, e forse non ancora deciso, mentre il passato è scivolato via in un ombroso stato di semi-realtà, forse ricordata, ma certamente perduta per sempre e filtrata alterata dai ricordi della nostra mente. “Agisci, agisci nel vivo presente” scrisse Longfellow, perché è il solo stato fisico del mondo a sembrare concretamente reale.

Questa elementare visione del tempo come qualcosa di rigido e di assoluto, per quanto possa risultare convincente e conforme a ciò che suggerisce il buon senso, è però fondamentalmente imperfetta.

All’inizio del XX secolo, utilizzando il concetto newtoniano di tempo universale si cominciarono a trarre conclusioni assurde e stravaganti riguardo al comportamento dei segnali luminosi e al moto dei corpi . Così, nel volgere di pochi anni, la visione newtoniana del mondo crollò fragorosamente, trascinando con sé la nozione di tempo legata al senso comune. Questa profonda trasformazione, fu opera principalmente del lavoro di Albert Einstein.

La teoria della relatività di Einstein introduceva nella fisica una nozione di tempo intrinsecamente flessibile. Anche se non arrivò a restaurare le antiche concezioni mistiche del tempo, che lo descrivevano come qualcosa  di essenzialmente individuale e soggettivo, essa ancorò saldamente l’esperienza del tempo all’osservatore individuale.

Non era più consentito parlare del tempo, ma solo del mio tempo  e del tuo tempo, a seconda di come ci stiamo muovendo.  Per usare  una frase a effetto: il tempo è relativo.

Tipi diversi di orologi possono misurare diversi tipi di tempo? Esiste un orologio (o una misura del tempo naturale) per l’universo nel suo insieme? C’è stato un inizio del tempo e ci sarà una fine? Che cos’è che imprime al tempo una chiara direzionalità, una asimmetria tra passato e futuro? Da che cosa dipende la sensazione dello scorrere del tempo? È possibile viaggiare nel tempo e, se lo è, come si possono risolvere i paradossi associati ad un viaggio nel passato ?  Non potendo e non volendo trattare le teorie di Einstein relative al tempo, mi limito a ricordare la base della relatività ristretta che è la dilatazione del tempo. Secondo tale teoria il tempo è influenzato sostanzialmente da due cose, la massa e la velocità. Più un corpo è veloce più il suo tempo è rallentato rispetto ad un osservatore esterno e più ci si trova in prossimità di oggetti con maggior massa più il tempo rallenta. Vi sono una serie di esperimenti atti a dimostrare fisicamente questi fenomeni, dalla velocità degli elettroni sul sole alla desincronizzazione degli orologi sullo Space Shuttle al viraggio del colore delle stelle.  Ciò che mi interessa in questa sede è il fatto che il tempo è relativo e che quindi sarebbe possibile viaggiare nel tempo. Viaggiare nel futuro è più semplice da immaginare perché in fondo si andrebbe verso qualcosa che ancora non c’è ma che arriverà, come se il futuro ci venisse incontro e che noi, andando verso di esso, seguissimo un processo naturale. Il viaggio introrno ad un buco nero e il paradosso dei gemelli spiegano ampiamente queste teorie sul viaggio nel futuro.

Ma più affascinante è meno “famoso” è il viaggio nel passato.. Per realizzarlo dovremmo trovare un sistema in grado di farci tornare indietro a velocità superiore a quella della luce. Dato che nulla viaggia più veloce della luce neppure il tempo, se avessimo a disposizione una “scorciatoia” potremmo arrivare in un sistema temporale prima della luce stessa e quindi nel nostro passato. Alcuni identificano nei warmhole o ponti di Einstein-Rosen la chiave per il viaggio nel passato. 

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IL TEMPO DELL’AMORE

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L’amore è quel desiderio o sentimento della vita

di viaggiare insieme nello spazio e nel tempo.

Si deduce che, quando la distanza nello spazio è zero

o il tempo è infinito, l’amore è infinito.

Visto al contrario, quando l’Amore è infinito,

la vita è eterna.

 

Mª JOSE T. MOLINA

Mi fermo qui cari fratelli, spero che queste mie modeste considerazioni aiutate da una serie consistente di voci bibliografiche siano in grado di stimolare il vostro interesse per la conoscenza.

 

Ho detto

A:. F:.

20 Marzo 2012 EV

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Bibliografia

  1. Amis M : La freccia del tempo. Einaudi, 1991
  2. Calder N : L’Universo di Einstein. Perove e conferme delle attiali teorie di Einstein. Zanichelli, 1981
  3. Davies P : I misteri del tempo. L’universo dopo Einstein. Oscar Saggi Mondatori, 1997
  4. Donini A: Breve storia delle religioni Breve storia delle religioni. Roma, Newton Compton 1991
  5. Lucrezio : De Rerum Natura
  6. Netwon: De Motu Corporum 1684

 

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