XX SETTEMBRE: IL ROVESCIO DI PORTA PIA

A lungo questa data ha coinciso con la celebrazione di un Destino Nazionale finalmente compiuto, la realizzazione di un’utopia medievale (come quella di Federico II), il riscatto del tanto sangue versato (e di tanta carne bruciata sui roghi) per emanciparsi dall’oscurantismo della teocrazia e dei suoi dogmi. Un’azione simbolica di purificazione alchemica della nazione. Ma oggi è in corso un indiscriminato revisionismo storico che rischia di ribaltare i ruoli ed i valori di quel fatidico XX Settembre. Una specie di annessione all’incontrario, dove sembra incidere sul Paese più ciò che è fuoriscito da quella breccia, che i bersaglieri che vi sono entrati per porre fine ai giorni del Papa-Re.

inserito il 20 09 2011, nella categoria Libertà, Religione, Risorgimento, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. A:. Mu:.

La Massoneria celebra Solstizi ed Equinozi. Celebra i ritmi perenni e universali dell’uomo e del cosmo. Raramente si sofferma invece su ricorrenze civili legate alla contingenza della storia e dei suoi episodi. L’unica data incisa con caratteri in rilievo nel calendario massonico italiano è tuttora il XX Settembre, data della famosa Breccia di Porta Pia che 141 anni fa (1870) segnò la conquista e annessione di Roma al giovane Regno d’Italia e la fine del potere temporale dei Papi.

Ovviamente dal punto di vista massonico una simile celebrazione non può indulgere nel semplice fatto storico, pur costituendo un rilevante capitolo del plurisecolare confronto fra la Spada e la Tiara, fra lo Stato e la Chiesa, ma è sugli aspetti simbolici che la massoneria è portata a sollevare anno per anno il velo della memoria.

Ed è proprio sotto questo velo che è possibile scorgere un innegabile “divenire” dei suoi significati che nel corso dei decenni sembrano aver subìto sostanziali mutamenti, sia nel cuore che nelle menti dei massoni.

A lungo, in origine, il XX Settembre è infatti stato sostanzialmente la celebrazione di un Destino Nazionale finalmente compiuto, la realizzazione di un’utopia medievale (come quella del grande Federico II), il riscatto del tanto sangue versato (e di tanta carne bruciata sui roghi) per emanciparsi dall’oscurantismo della teocrazia e dei suoi dogmi. Una celebrazione non priva anche di un certa dose di orgogliosa rivalsa anticlericale, che molti massoni del tempo non si sforzavano nemmeno troppo di dissimulare.

Si trattava quindi effettivamente di “festeggiare” l’esito di una missione: “La liberazione della Foresta dai Lupi” come dicevano i “carbonari”, nati nell’alveo spirituale della massoneria sia pure distinti da essa.

Nella figura del “Carbonaro” come non intuire infatti una simbolica desinenza massonica di tipo alchemico: colui che purifica la nazione con il fuoco del carbone attraverso le tre fasi dell’Opera (l’opera al nero, al rosso ed al bianco). La “carbonizzazione” come simbologia iniziatica di Rinascita, e da qui il concetto di “Risorgimento”, termine coniato proprio attingendo al patrimonio semantico della massoneria.

Risorgimento: concetto escatologico immanente che va ben oltre il concetto della semplice Rinascita, alludendo ad una rigenerazione ancor più profonda che non poteva limitarsi all’ambito iniziatico/individuale, ma che doveva coinvolgere l’intero popolo, fornendogli nuove fonti spirituali, non più vincolate al dogma religioso, ma legate semmai all’etica massonica del buon cittadino e della società laica in cui tutti le fedi sono ammesse, ma nessuna può prevalere od imporre la propria etica a quella dello Stato.

La Breccia di Porta Pia aveva così inverato un’utopia, ma al tempo stesso ne aveva creata un’altra che sembrava alla portata dei tempi, ma che si è poi rivelata ben lungi dal potersi compiere realmente.

Ed è così che nel tempo il compiacimento dell’Opera Compiuta è andato smorzandosi nella consapevolezza della difficoltà dell’Opera ancora da compiere. Mentre si stemperava anche l’acceso anticlericalismo che aveva a lungo marcato la rievocazione del XX Settembre.

Qualsiasi ricorrenza storica ha sempre un doppio senso di marcia. Da un lato vivifica il passato nel presente. Dall’altro però stabilisce anche un inevitabile confronto fra il nostro presente ed il passato.

Ed è qui che come cittadini italiani, e soprattutto come massoni, questo confronto ci sottopone ad un impietoso esame di coscienza: avremmo oggi la stessa determinazione, la stessa carica morale, lo stesso coraggio dei fratelli del Risorgimento nello sfidare le convenzioni religiose ed il potere degli Assolutismi e della Chiesa, mettendo a repentaglio la nostra stessa vita, i nostri averi, i nostri affetti?

Una cosa è certa: la sfida non è terminata 141 anni fa; ancora oggi il potere economico e sociale della teocrazia cattolica è tale da rendere la palese “testimonianza” della propria coscienza laica e massonica,  opponendosi alle sue ingerenze nella società e nella res pubblica della nazione, una situazione che può in effetti essere molto “scomoda” per le carriere, per le proprie relazioni sociali, ecc.

A non far tornare i conti della celebrazione del XX Settembre è proprio il fatto di avvertire ancora così pesante e incontrastato l’ascendente ed il condizionamento della Chiesa a più livelli nella vita politica ed economica della nazione (un peso che tende a piegare sempre di più lo Stato Laico per trasformarlo in Stato Etico, basato sulla morale cattolica, “ad escludendum” ogni altra filosofia di vita… ed anche di morte, come nel caso del contrastato testamento biologico).

Non era certamente questo che immaginavano i fratelli del 1870 alle porte di Roma.

Questo disincanto massonico sugli esiti del  XX Settembre non è però certamente un fenomeno recente, se è vero che già undici anni prima della presa di Roma, nel 1859, il conte Piero Guicciardini scriveva perplesso al confratello Bettino Ricasoli che continuando a battere la strada dei compromessi l’Italia non sarebbe mai risorta, “Siano clero o clericali avranno sempre da chiedere e mai saranno soddisfatti finchè tutto non dipenderà da loro”. Quasi profetico.

E fin dalla metà degli Anni Settanta alcuni autorevoli fratelli invitavano ancora a  riflettere sui rischi di un’involuzione dei valori e delle speranze legate a quella data.

Il fratello Carlo Gentile, ad esempio, a proposito di questa ricorrenza scriveva sulla Rivista Massonica del Settembre 1975 “Se l’apertura della breccia  significò l’unica soluzione  possibile per riassorbire in Roma i municipalismi e le rivalità secolari, l’esperienza (degli anni successivi) impone  il dovere di difendere la libertà, non  il conformismo degli agnostici, l’abitudine al privilegio, l’immobilismo degli interessi”.

Gli faceva eco, nello stesso articolo, un altro importante massone, Giordano Gamberini, già Gran Maestro dell’Ordine dal 1961 al ‘70: “Il XX Settembre significa ancora qualcosa per i liberi muratori: sciogliere la pietra dell’involuzione, portare nell’opacità congiurata delle forze  irrazionali e annebbianti, la spinta inarrestabile della Fraternità, essere ovunque sinceri e liberi, vivere la semplicità di un giuramento valido ad ogni ora del giorno…… Affinchè il nostro – sia pure inalienabile – limite umano non divenga strumento di slanci intesi a riportare la massoneria nel catalogo innocuo delle cose da commemorare”.

L’invito della stessa Rivista Massonica era comunque quello di andare oltre. Di proseguire nell’opera di progresso contro le tenebre della superstizione e dell’ignoranza: “Se contando solo l’epoca di Voltaire – scriveva ancora il fratello Carlo Gentile in occasione del XX Settembre 1975 – millequattrocento anni di teologia avevano già prodotto il massacro di più di cinquanta milioni di uomini, qualcosa – nella storia del mondo – può ben significare il fatto che dal 1717 ci si è cominciati a chiamate “fratelli”, fuori dalle disparità anagrafiche, continuando ciascuno a professare la propria o nessuna confessione…  Si ricordi dunque il XX Settembre, ossia il primo tangibile rifiuto di sovrapporre l’imprimatur alla volontà della storia. Ma l’imprimatur esiste ancora…”. Bisogna esserne consapevoli.

Fra gli errori compiuti, forse anche quello di “aver lasciato la donna ai preti”, rinunciando al formidabile apporto che in varie forme la nostra “polarità contraria” avrebbe potuto dare per una società italiana più laica ed emancipata in un rapporto più intenso e ravvicinato con il mondo massonico.

Insomma già più di trenta anni fa si sentiva impellente la necessità di un risveglio dello spirito vero del XX Settembre. Ed oggi questa necessità appare ancora più categorica, dal momento che da qualche anno a questa parte si sta verificando un fatto disarmante che ci deve porre se non in una posizione di pregiudiziale contrasto (antistorico e contro i nostri stessi principi), sicuramente in una posizione di “allerta”.

Fin dall’anno scorso, ed ancora di più in questi ultimi mesi del 150simo anniversario dell’Unità d’Italia, la Chiesa Cattolica, ed i suoi rappresentanti più in vista (in primis il cardinal Bertone) hanno cominciato infatti a presenziare alle più solenni rievocazioni risorgimentali, compresa quella di Porta Pia, in passato sempre snobbate, cercando invece ora di affermare un ruolo della stessa Chiesa nel processo unitario del Paese. E di farlo apparire come importante e determinante. Ma quando? Ma dove? Vi fu solo una brevissima alleanza anti-austriaca con i Savoia, che di fatto si esaurì nelle fasi iniziali della Prima Guerra d’Indipendenza. Da quel momento il Papa-Re si trovò invece sempre dall’altra parte del Risorgimento nazionale.

Si sta insomma creando un corto circuito nella rappresentazione della storia, che se non viene bilanciato da un adeguato senso critico e da una adeguata difesa dei ruoli e della memoria, rischia di produrre alla distanza un ennesima mistificazione storica, nella quale la Chiesa stessa è maestra. Fin dalle sue origini.

Ben venga qualsiasi riavvicinamento per una condivisione più serena e pacificata della storia comune. Ben vengano i monumenti agli zuavi papalini caduti della difesa della Roma papale. Ma senza travisare le situazioni ed i ruoli che ciascuno ha avuto nella storia stessa.

Se gli storici più seri, ed i massoni con loro, non riusciranno a rendere nuovamente viva la storia reale, c’è il rischio che fra qualche anno l’epopea del Risorgimento venga ascritta totalmente all’operato di Pio IX e della Chiesa, e che perfino la Breccia di Porta Pia venga raccontata come un tenero abbraccio ed una affettuosa accoglienza del Papato al nuovo Regno d’Italia…

E’ la tecnica di sovrapposizione di valori, in cui la Chiesa è maestra fin dalle sue origini, quando inglobò l’intero pantheon pagano e praticamente ogni altra divinità pre-esistente nel proprio complesso “monoteismo”,  trinitario ed al tempo stesso politeista, vista l’affollata schiera dei suoi santi “specializzati” in varie funzioni taumaturgiche che hanno praticamente rubato per suo conto il mestiere agli antichi dei.

Ed in effetti il sospetto che da quella Breccia nella storia d’Italia abbia inciso più ciò che ne è uscito, che i bersaglieri che vi sono entrati, potrebbe avere qualche fondamento concreto. E’ come se la Breccia avesse avuto un suo rovescio. Un’annessione al contrario. Mentre i bersaglieri di Cadorna e Bixio prendevano possesso di Roma, qualche sottile fluido sembra essere uscito dallo stesso varco delle Mura Vaticane ed abbia cominciato a spandersi nel paese, corrodendo a poco a poco la tempra laica della nazione.

Comunque il rischio della mistificazione storica è reale. C’è nell’aria un pericoloso revisionismo del Risorgimento, troppo esposto a pressioni ed interessi politici di qua e di là dal Tevere, fino alle sponde Po e della cosiddetta Padania.

Proprio quest’anno fra l’altro il Vaticano tornerà in possesso della bandiera papalina (crivellata di colpi) che venne ammainata in quel fatidico XX Settembre 1870 proprio a Porta Pia. Bandiera custodita per tutto questo tempo dai conti Ruspoli, antica aristocrazia vaticana. Chissà perché riesumata proprio ora…

 

Idealmente, ma anche un po’ di fatto, quella bandiera tornerà quindi a sventolare dove si trovava 141 anni fa. Un ennesimo rewind della storia. E su questo occorre vigilare. Non fosse altro per ricordare al Vaticano le morti atroci di De Rolandis e Zamboni (evirato e impiccato praticamente due volte, una prima volta il cappio si mise di traverso sul volto del povero giovane patriota, ma anziché graziare il condannato come era consuetudine quando qualcosa nell’esecuzione si inceppava, il legato pontificio volle che il boia salisse sulle spalle del condannato per riavvolgere il nodo scorsoio), oppure la scorticazione delle mani del povero Don Tazzoli prima dell’impiccagione fra i Martiri di Belfiore a Mantova, come pena aggiuntiva prevista per i sacerdoti che “avevano” toccato e tradito l’eucarestia…

Per questi, come per tanti altri (Ugo Bassi, Ciceruacchio ed il suo bambino, fucilati senza pietà; oppure come le vittime della strage di Perugia del ’59 ad opera degli zuavi papalini che repressero nel sangue la ribellione della città umbra allo Stato Pontificio), non risulta chela Chiesa abbia mai chiesto scusa. Mentre ora anzi vorrebbe quasi quasi farsi vanto di certe figure sacerdoti-patrioti, che essa stessa aveva condannato, per provare l’esistenza di un anima risorgimentale e unitaria all’interno dello stesso clero.

Non sarebbe la prima volta che una religione (non solo quella Cattolica, ma quest’ultima in particolare) riscrive la storia e la modifica a suo uso e consumo.

La stessa vicenda del potere temporale della Chiesa è cominciata, va ricordato, con un colossale imbroglio. Con un falso clamoroso, oggi ammesso dalla stessa Chiesa, ma in passato ferocemente difeso per secoli nonostante l’evidenza dell’inganno.

Si tratta della celebre “Donazione di Costantino”, un atto imperiale (aprocrifo) con cui lo stesso Imperatore nel 313 avrebbe concesso al Papa Silvestro I ed ai suoi successori la sovranità temporale su Roma, l’Italia, l’intero Impero Romano d’Occidente, Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme, oltre alla donazione (sempre fasulla) di ingenti proprietà immobiliari fino in Oriente, e come regalo personale per lo stesso papa Silvestro il Palazzo Lateranense a Roma. Tutto questo per aver procurato, per intercessione divina, la supposta guarigione dell’imperatore dalla lebbra.

Ma la chiesa non si accontentò di questa predazione. In sovrappiù non volle perdere l’occasione anche di diffamare i medici pagani tramandando che questi avrebbero voluto curare l’imperatore facendogli fare bagni in vasche ricolme di sangue di neonati…

Siamo al tempo un cuila Chiesa da setta si stava trasformando in religione di stato, grazie al famoso Editto di Costantino.

La consacrazione del Cristianesimo a religione di stato, per Costantino costituiva certamente una manovra necessaria per salvaguardare in qualche modo lo spirito dell’Impero dal declino morale e politico che rischiava di distruggerlo.

Una nuova religione, carica di energia al limite del fanatismo, serviva perfettamente allo scopo. Ma in realtà Costantino pare che non si fosse affatto convertito al cristianesimo, cosa che avvenne, forse, solo sul letto di morte, mentre per tutta la sua vita rimase fedele al culto del “Sol Invictus”.

Perfino la famosa visione “In hoc vinces” che propiziò, si dice, la vittoria di Costantino su Massenzio nella decisiva battaglia di Ponte Milvio,  è stata probabilmente addomesticata dalla storiografia canonica della Chiesa.

Il “segno” propiziatorio secondo la vulgata della Chiesa sarebbe stata l’apparizione di una grande croce cristiana nel cielo alla vigilia della battaglia. In realtà è molto più probabile che si sia trattato di un vaticinio astrologico dei sacerdoti del culto solare, voluto dallo stesso imperatore Costantino, come si faceva spesso prima di un combattimento.

Si sa infatti con precisione dove avvenne la visione: cioè nel cielo notturno dell’accampamento di Costantino, nei pressi della località di  Saxa (che fu il vero teatro della sanguinosa battaglia, e per questo da allora si chiama “Saxa Rubra”, mentre Ponte Milvio fu semplicemente il luogo in cui ebbe termine l’inseguimento di Massenzio, con il suo annegamento nel Tevere).

Retrocedendo la posizione delle stelle a quella fatidica notte (con gli attuali computer si può fare con estrema precisione) si può verificare ancora oggi una congiunzione della costellazione del Cigno con quella dell’Aquila, congiunzione che in effetti sembra disegnare una croce ansata nel cielo, e che fu giudicata di buon auspicio dai sacerdoti dello stesso Costantino.

Certo se la battaglia di Saxa Rubra avesse avuto un altro esito, la storia d’Italia e dell’intera Europa avrebbe potuto avere uno svolgimento molto diverso. Forse oggi potremmo essere ancora immersi in mondo di stampo ellenistico. Forsela Chiesa Cattolica sarebbe ancora una piccola setta, guardata con sospetto per il suo fanatismo. Ma il mondo classico in quel terzo secolo era purtroppo difeso da un personaggio debosciato ed imbelle, Massenzio, decisamente non all’altezza del compito che il destino gli assegnava in quel momento.

Ed allora è cominciata un’altra storia, una storia che continua ancora. Niente di nuovo sotto il sole. Nemmeno le visioni di Saxa Rubra, solo che adesso sono diffuse in digitale terrestre dalle parabole della Radiotelevisione di Stato che si è insediata proprio su quei campi che 17 secoli fa cambiarono i connotati culturali e spirituali della nostra civiltà.

La vigilanza laica e massonica sul XX Settembre è comunque necessaria. Così come è necessaria una maggior e più incisiva testimonianza dei nostri ideali. Perché solo manifestandoli con orgoglio e convinzione è possibile contrastare la plurisecolare opera di discredito cui è sottoposta la massoneria.

Se si scorrono le rassegne stampa o le pagine dei motori di ricerca su internet alla voce massoneria, qualche volta ci si sente trattati proprio come “topi di fogna”, per la somma di maldicenze e pregiudizi che s’addensano sui liberi muratori. Ma è esattamente questo stato d’animo che le forze ostili al Libero Pensiero voglio creare attorno a noi, e perfino in noi stessi, proprio per disinnescarci facendoci sempre apparire come oscuri complottisti.

E’ un modo per evitare che anche i nostri momenti più luminosi vengano recepiti e riconosciuti (per cui si può fare un’intera trasmissione su Mozart senza minimamente accennare alla sua appartenenza alla massoneria, oppure si possono sistematicamente ignorare tutti i fondamentali contributi dei massoni al progresso delle scienze, del diritto, della democrazia, dell’arte e perfino dello sport).

Tocca a noi riaffermare tutto quanto. Anche perché in questi tempi di nanismo politico, nessun altro sembra in grado di contrastare lo stato Etico-Cattolico che sta riemergendo proprio dalla fatidica breccia. E guai a contrastarne gli interessi, soprattutto quelli economici, come è accaduto quando il nostro Gran Maestro Raffi, in questo momento di grandi sacrifici per tutta la nazione, ha proposto di sospendere l’8 per mille (che viene regolarmente erogato alla Chiesa con un calcolo presuntivo e naturalmente per eccesso) e far pagare l’Ici alle proprietà della Chiesa non finalizzate al culto. Ebbene la reazione è stata subito quella di gridare al complotto massonico (“La Massoneria vuole tassare la carità della Chiesa” ha scritto il giornale dei Vescovi, l’Avvenire). E naturalmente tutti i partiti politici si sono schierati a salvaguardia degli interessi Vaticani.

Quanto ci è costato e quanto ci costa tutto questo? Beh, il conto di Porta Pia ci è stato presentato l’11 Febbraio 1929, giorno della firma del primo Concordato fra Mussolini e papa Pio XI. Quel giorno ricorreva l’anniversario dell’apparizione della Madonna a Lourdes. La Santa Sede scelse proprio quella data, già con una propria aurea di festa, per solennizzare ulteriormente quell’avvenimento, ed allo stesso tempo per manifestare la soddisfazione vaticana per la “qualità” dell’accordo raggiunto.

Fra i motivi di soddisfazione del papa per il patto stabilito con l’Italia, rientravano certamente anche quelli economici: il nuovo Stato Vaticano era stato infatti totalmente esentato da tasse e dazi sulle proprie merci, ed inoltre aveva ottenuto un risarcimento record di quasi 3 miliardi delle lire di allora (che oggi avrebbero un valore di due miliardi e mezzo di euro): per la precisione “1 miliardo e 750milioni di lire in contanti ed un ulteriore miliardo di lire in titoli di stato consolidati al 5 per cento annuo, al portatore”, tutto questo per i danni finanziari subìti dalla Stato Pontificio in seguito alla fine del potere temporale del Papa.

C’è poi chi fornisce cifre ancora più eclatanti. Ad esempio nel best seller “L’Oro del Vaticano” di Claudio Rendina si parla di un controvalore complessivo, pagato dal Regno d’Italia al Vaticano, pari addirittura a 712 milardi di euro attuali.

Pochi lo sanno, ma quello dell’Italia con lo Stato Vaticano non fu l’unico accordo concordatario stabilito dal Papato. Analoghi concordati, finalizzati a rendere libera la pratica della religione cattolica, furono infatti firmati all’epoca con la Lettonia(1922), con la Baviera(1924), con Lituania e Romania (nel 1927), con la Prussia(1929), con Baden (1932) e con la Germania nazista (1933). Il Vaticano fu di fatto la prima istituzione europea a dare un riconoscimento internazionale ad Hitler.

Il nuovo concordato italiano, rivisto nel 1984 e firmato il 18 Febbraio di quell’anno dall’allora presidente del consiglio Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli, poneva fine alla definizione di “religione di Stato” per quanto riguardavala Chiesa Cattolica e rendeva facoltativo e non più obbligatorio l’apprendimento della religione nelle scuole statali, in compenso garantiva nuovi flussi di finanziamento alla Chiesa, destinando una frazione (l’otto per mille) del gettito fiscale dell’Irpef al cosiddetto “sostentamento del clero”.

Di fatto l’articolo 7 del nuovo concordato ha reso obbligatorio per lo Stato Italiano il finanziamento delle attività e del personale per il funzionamento della Chiesa cattolica in Italia (nel 2000 si calcolava che nel nostro paese vi fossero circa 16.500 istituti religiosi, oltre 27mila parrocchie e circa 16mila enti cattolici di varia natura).

Oltre all’otto per mille, lo Stato è impegnato a garantire la deducibilità delle libere offerte destinate alla Chiesa fino ad importi di due milioni; il pagamento degli stipendi a funzionari/operatori religiosi impegnati in settori della pubblica amministrazione (scuola, forze armate e di polizia, carceri, ospedali); a concedere esenzioni dell’Iva e dall’imposta su terreni e fabbricati e sulle successioni; contributi diretti alle scuole confessionali (materne non statali, elementari parificate, ecc.) oltre a contributi alle famiglie non abbienti che mandano i loro figli presso tali scuole private; finanziamenti pubblici per la costruzione e manutenzione di edifici di culto; contributi a strutture religiose che svolgono servizi sociali; condizioni particolari per istituti bancari e società finanziarie riconducibili al Vaticano operanti in Italia.

In quanti euro si traduce tutto ciò? Un calcolo quasi impossibile da determinare. Ci ha provato qualche tempo fa un’inchiesta del giornalista Curzio Maltese su Repubblica, che è giunto a quantificare in circa quattro miliardi di euro all’anno il volume complessivo di finanziamenti diretti e indiretti da parte dei contribuenti italiani al Vaticano ed alla Chiesa Cattolica.

Un miliardo proviene dall’otto per mille; 650 milioni sono destinati agli stipendi dei 22mila insegnanti dell’ora di religione; 700 milioni è l’importo versato da Stato ed Enti Locali per le convenzioni con istituti religiosi nella scuola e nella sanità. Senza contare gli oltre 10 milioni di euro che costano allo Stato, cioè a tutti noi, gli stipendi d’oro dei 205 cappellani militari in carico alle nostre Forze Armate, stipendi che in base ad una legge del 1961 sono equiparati, non si sa perchè, a quelli dei più alti ufficiali. Altri 7 milioni costano annualmente le pensioni dei cappellani militari già in pensione. E 2 milioni costa pure il mantenimento e la gestione della sede romana dell’Ordinariato, equiparato ad Accademia Militare…

Ci sono poi i benefit fiscali della Chiesa che si traducono comunque in mancato gettito per l’erario italiano: dai 400 ai 700 milioni di esenzioni Ici; fino ai 500 milioni per le esenzioni da Irap, Ires e altre imposte,

L’inchiesta di Repubblica parla inoltre di altri 600 milioni di elusione fiscale legalizzata per altre attività, quale ad esempio il turismo religioso che muove ogni anno, tramite agenzie e strutture dello stesso movimento cattolico, circa 40milioni di visitatori e pellegrini.

Il totale, sempre secondo il quotidiano La Repubblica, farebbe dunque circa quattro miliardi di euro sostanzialmente quasi un Ponte sullo Stretto di Messina che ogni anno con un transito di sola andata raggiunge l’Oltretevere.

In questo scenario pretendere il pagamento dell’Ici sugli immobili non di culto? Pazzia, anzi eresia! Figuriamoci: dal 1929 lo Stato Italiano non riesce nemmeno a farsi pagare l’energia elettrica, l’acqua e le bollette del telefono del Vaticano che da sempre finiscono a carico dei contribuenti italiani!!!

Consapevolezza dei privilegi di cui si gode? Un pizzico di gratitudine verso le istituzioni italiane? Da parte della Chiesa sembrerebbe proprio niente di tutto questo. Anzi, esponenti della Curia sono giunti a criticare aspramente alcuni enti pubblici della nostra regione, l’Emilia Romagna, per aver concesso minimi patrocini per iniziative culturali pubbliche della massoneria.

L’ultimo caso a San Leo, dove il giovane ed incauto sindaco di quel Comune, aveva incluso una conferenza massonica nel programma del locale Festival dell’Alchimia.

Oltre alle critiche di qualche vescovo si è sorbito anche l’ostracismo del prete locale che ha chiuso la parrocchia in segno di protesta per l’iniziativa massonica.

Tutto questo a San Leo, proprio dove incombe la famosa fortezza in cui fu torturato e rinchiuso a vita il povero massone Cagliostro. La stessa fortezza papalina nei cui sotterranei venivano messi ai ceppi presunti eretici, presunte streghe e tanti poveracci, in modo che rimanessero perennemente immersi per una trentina di centimetri nelle putride acque di fogna del castello, in mezzo a topi ed escrementi.

La stessa fortezza in cui è custodito, in forma di museo, un ampio campionario di tutti gli strumenti di tortura alacremente usati dall’inquisizione, per storpiare, mutilare, scorticare, bruciare, far soffrire ed infine uccidere altri esseri umani. In nome di Dio naturalmente. Ed il parroco di San Leo ha il coraggio di protestare per alcune decine di massoni convenuti per un incontro culturale sull’alchimia?!?

Forse è ora di restituire al mittente un po’ di quella vergogna che certa stampa e certe forze illiberali vogliono far subìre alla massoneria con una ininterrotta tessitura di menzogne su di essa. Forse è ora di riscoprire davvero il Risorgimento. Forse è ora di tornare a celebrare il vero significato del XX Settembre.

Andrea Prediani, nel suo libro “Le 101 Battaglie che hanno fatto l’Unità d’Italia” scrive: “Nessuno si è mai preso la briga di appuntare esattamente quanti morti è costata l’Unità d’Italia, dai moti  iniziali fino alla prima guerra mondiale, con la quale il paese ha raggiunto i suoi confini naturali. … Ma si tratta certamente di cifre esorbitanti. Una cifra che andrebbe esposta nell’ufficio di ciascun rappresentante delle istituzioni, perchè ricordi quanto sangue è costata la costruzione del nostro Paese…”, una cifra che dovrebbe essere incisa anche nei nostri cuori perché molti di questi caduti erano fratelli come noi.

L’Unità d’Italia, non a caso, è stata fatta quando la maggioranza dei parlamentari, di tutti gli schieramenti, erano massoni.

Oggi in Parlamento ce ne sono molti, molti di meno… e si vede!

Ho detto

A:. Mu:.

 

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20 Settembre 1870: la Breccia di Porta Pia

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