TRIBUTO A HYPATIA

Ipazia scienziata pagana, martire del libero pensiero, scorticata viva da un gruppo di fondamentalisti cristiani, nell’Alessandria d’Egitto del IV Secolo d.C., resta un’eroina dimenticata della cultura laica e dell’antidogmatismo. Questo omicidio ed il rogo della grande biblioteca alessandrina si calcola siano costati all’umanità 1200 anni di mancato progresso. La religione Cattolica considerà tuttora il vescovo Cirillo, istigatore di quel crudele delitto, un santo “dottore della Chiesa”.

inserito il 21 06 2011, nella categoria Astronomia, Femminino, Laicità, Religione, Scienza, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del Fr:. G:. P:.

Sul finire del quarto secolo d.C. Alessandria d’Egitto era forse la più bella città del mondo.
L’avevano preceduta Tebe, Atene, Roma, possedendo probabilmente meraviglie di portata anche superiore ma, in quell’epoca, ognuna di queste città era in grave declino, mentre Alessandria viveva un periodo dorato in cui ospitava e custodiva quanto di meglio l’umanità aveva prodotto fino a quel momento sotto il profilo delle arti e della cultura.

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L’impero romano, sempre più minacciato dai barbari e prossimo alla scissione, le aveva comunque lasciato un ordinamento giuridico chiaro ed affidabile, basato sulla presenza di un esercito agli ordini di un prefetto.

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I greci, grazie al suo condottiero fondatore, avevano in questa città una loro fiorente colonia in cui prosperava, all’ombra di classiche statue di divinità pagane, il culto della filosofia e dell’insegnamento delle scienze, aperto a tutti coloro che volevano abbeverarsene.

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Anche gli Egizi avevano contribuito a fare di Alessandria un gioiello, dotandola di un’architettura esemplare nei monumenti e nelle strade principali, che si chiamavano: Via del sole, Via canopica, Porta della luna….

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Condivideva la cittadinanza anche una fervente comunità ebraica, in cui i giovani venivano avviati, per il culto religioso, nelle sinagoghe e, per il loro apprendimento scientifico, culturale e filosofico, nell’ Agorà, perpetrando così un costume nelle più illuminate tradizioni sia ebraiche che elleniche, in perfetta anastomosi tra loro.

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Si rafforzava inoltre sempre maggiormente la presenza di una comunità cristiana che, inizialmente perseguitata dai romani, consolidava ogni giorno di più il proprio potere, grazie a vescovi come Ambrogio da Milano, la cui forza di persuasione era tale da condizionare perfino l’imperatore Teodosio, il quale, da Costantinopoli, badava più che altro a contenere i danni causati dalle sempre più frequenti invasioni barbariche.

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In questo contesto storico, l’aspetto che faceva di Alessandria un autentico faro per la civiltà, in questo crocevia di culture diverse, era la convivenza delle varie etnìe e religioni che, al caldo sole mediterraneo e accomunate tra mura accoglienti, si confrontavano tra loro, magari anche aspramente, ma, alla fine, riconoscendo sempre il buono che c’era nella cultura dell’altro.

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Un elemento di questo stile di vita, in cui le varie pratiche religiose si alternavano con lo studio delle scienze, era certamente la monumentale biblioteca, dove veniva custodita la maggior parte dello scibile umano fino a quel tempo.

Ubicata all’interno del Tempio di Serapide, essa era la più grande della sua epoca, per quanto ci sia pervenuta memoria.

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Qui insegnava Ipazia, figlia di Teone, rettore della locale università, nonchè amministratore e custode del prezioso tesoro fatto di migliaia di rotoli di papiro: il sapere di secoli e secoli di storia, custodito per essere tramandato ai posteri.

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Maestra nella sintesi filosofica e valente scienziata in campo astronomico, fisico e matematico, Ipazia seguiva la religione pagana solo in virtù delle proprie origini elleniche, ma la vera religione di cui era portatrice era la sapienza che conduce alla verità, supportata dalla sperimentazione e dalle verifiche scientifiche che quotidianamente conduceva con i propri discepoli.

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Purtroppo, come in ogni tragedia che si rispetti, al termine di un luminoso periodo di apogeo culturale ed artistico, subentra sempre l’evento catartico del sacrificio e della distruzione che, d’altra parte, non fanno che amplificarne l’importanza.

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La storia è tristemente nota: Il vescovo Teofilo, coadiuvato da uno stuolo di monaci parabolani, la cui violenza derivava dal fondamentalismo di imporre il verbo di Dio a tutti i costi, (metodica peraltro piuttosto frequente anche nell’attualità, se pur con soggetti diversi) inizialmente provvede a scacciare da Alessandria tutti gli ebrei, impossessandosi dì ogni loro avere e trasformando le sinagoghe in chiese cattoliche; successivamente si dedica alla comunità dei greci, sua spina nel fianco, in quanto pagani ma soprattutto cultori di una scienza indagatrice che aveva la pretesa di far luce sulle origini, sulle leggi e sulla natura del mondo.., la quintessenza dell’empietà!

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Ecco che allora Teofilo induce il proprio braccio armato ad azioni sempre più violente nei confronti degli elleni, che culminano con l’incendio e la devastazione della biblioteca, nonchè con l’uccisione di Teone, portando avanti crudelmente il patto di sangue tra un impero romano agonizzante ed una chiesa cattolica in piena ascensione verso il potere; questo accordo prevedeva, oltre alla soppressione del paganesimo, anche la cancellazione delle biblioteche, della scienza e di coloro che vi sì dedicavano e, come fine ultimo… l’annullamento del libero pensiero.

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Vale la pena ricordare che nei concili di Cartagine venne proibito a tutti, vescovi compresi, di studiare Aristotele, Platone, Euclide, Tolomeo, Pitagora; alle donne doveva essere impedito l’accesso alla religione, alla scuola, all’arte, agli studi scientifici.

Nonostante tutto Ipazia, grazie all’aiuto di pochi discepoli rimasti fedeli, continua a svolgere la propria opera in un centro studi itinerante, rifiutando più volte di convertirsi al cristianesimo e rifiutando sempre di fuggire dalla sua amata Alessandria, ciò che le avrebbe salvato la vita.

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In quegli anni il centro studi della scuola alessandrina perfeziona strumenti di indagine quali l’idroscopio, l’aerometro e l’astrolabio, pervenendo, dieci secoli prima di Copernico, alla formulazione della teoria elio-centrica.

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Nel 1600, il grande matematico Pierre de Fermat, studiando l’idroscopio della scienziata, rese omaggio “alla grande Ipazia, che fu la meraviglia del suo secolo”.

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Ma il prosieguo della storia è ancora più triste: morto Teofilo, gli succede il vescovo Cirillo. I monaci parabolani hanno quasi del tutto soppiantato con la loro presenza gli ultimi, sparuti, legionari romani, agli ordini di un sempre più debole prefetto, Oreste, una volta discepolo di Ipazia e di lei rimasto fervente ammiratore, anche dopo la forzata conversione, ma che non riesce a risparmiare alla propria maestra il martirio, ordito da Cirillo e fisicamente perpetrato dai parabolani, i fondamentalisti cristiani di allora..

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Nei suoi settecento anni di studi e di archiviazione dei classici, la scuola alessandrina aveva raggiunto vette così elevate nel campo scientifico che sarebbe bastato risparmiare la biblioteca e lasciare liberi di studiare Ipazia ed i suoi allievi, per far acquisire al genere umano 1.200 anni in più di progresso.

Questo delitto segnò la fine del paganesimo, il tramonto della scienza e della dignità stessa della donna, segnò la definitiva affermazione di quella casta di tutori e sacerdoti di una chiesa che, per oltre un millennio, da quel marzo del 415, ha imprigionato, torturato, incatenato le menti degli uomini per manovrarli e dominarli, alleandosi sempre con il potere terreno e regalando all’umanità dodici secoli di oscurantismo.., un medio evo di paure e superstizioni.

Il 17 febbraio dell’anno santo 1600 la chiesa di Roma fece bruciare vivo Giordano Bruno, filosofo e scienziato che, dallo studio di Democrito e degli atomisti greci, tra l’altro, aveva capito l’essenza di quegli “universi infiniti” che anche Ipazia aveva intuito.

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33 anni dopo il rogo di Bruno, la stessa chiesa di Roma fece imprigionare il padre della scienza moderna, Galileo Galilei, il quale aveva proseguito l’opera iniziata dalla scuola alessandrina nella sperimentazione scientifica e che, nel “Dialogo sui massimi sistemi del mondo” aveva avuto il coraggio di proporre l’ipotesi eliocentrica, abiurata poi nell’ufficialità, ma mai nella propria coscienza.

I libri di Ipazia e del suo centro studi furono bruciati, la sua memoria cancellata. Ciò che è arrivato fino a noi si deve principalmente ad uno dei suoi allievi più autorevoli: Sinesio di Cirene, in seguito vescovo di Tolemaide, che le rimase devoto anche dopo la propria conversione; e a Damascio, ultimo rettore dell’Accademia platonica di Atene, che scrisse di lei cinquanta anni dopo il suo massacro.

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Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo d’Alessandria vennero fatti santi; successivamente Sant’Agostino e San Cirillo vennero elevati al rango di “dottori e padri della Chiesa universale”.  Un rango, che almeno per quanto riguarda San Cirillo (mandante di fatto dell’uccisione di Ipazia, accecata e scorticata viva dai paraboloni), era stato nel recente passato sottoposto a revisione da parte della stessa Chiesa Cattolica, ma che l’attuale papa Benedetto XVI ha riconfermato in pieno.

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DIALOGHI IMMAGINARI

Da “Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IVsecolo” di A. Petta e A. Colavito, Ed. La Lepre

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Democrito d’Abdera: “Esistono una conoscenza pura ed una conoscenza adombrata. Appartengono a quest’ultima forma la vista, l’udito, il gusto, l’odorato e il tatto, mentre alla conoscenza pura partecipa un organo di pensiero più raffinato che indaga con questi stessi sensi nel sempre più piccolo al fine di pervenire alla vera natura delle cose: gli atomi. Quando un certo numero di questi si distacca dall’oggetto osservato, colpisce i nostri organi di senso e l’organo del pensiero; le immagini più sottili, a livello dei singoli atomi, sono colte dall’organo del pensiero, mentre le immagini più grossolane sono percepite dai sensi. Infatti ciò che sfugge ai sensi, restando celata a questi l’osservazione diretta degli atomi, in quanto più piccoli di una certa dimensione, viene rivelato alla visione di un organo più raffinato: ecco perchè esiste tutto ciò che è afferrato dal pensiero”.
Ipazia: “Accostati alle cose dapprima con il tuo corpo, devi sviluppare al massimo i sensi, devi essere in grado di toccare, vedere, udire, odorare e gustare totalmente una situazione per pervenire ad un processo di identificazione con l’oggetto osservato. Indi, con lo strumento della sensazione, torniamo in noi stessi e interpretiamone la percezione fisica con le accresciute capacità dei nostri sensi. Possiamo allora noi, padroni d’intelligenza, con l’astrattezza più pura e senza più promiscuità con il corpo, penetrare entro la superficie di questi tronchi, di queste pietre, e di qualsivoglia cosa sia intorno e dentro di noi, per indagare ciò che è oscuro nell’czmbito dei sensi.”

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Ambrogio da Milano: “E’ ora di farla finita di considerare la Chiesa e il cristianesimo come un’appendice del potere imperiale. Per fare in modo che in tutto l’impero regnino l’ordine e la pace, Teodosio ha finalmente capito che il cristianesimo deve essere il faro di ogni creatura. Ma solo Noi, uomini di Chiesa, conosciamo questo disegno; per questo l’imperatore deve seguire la nostra parola, per vegliare sui popoli affinchè abbraccino la croce e per far sì che questa vita sia quanto più simile a quella eterna! Ipazia, incantevole, ingenua sognatrice, abbandona il tuo inutile centro studi e dedica la tua intelligenza alla preghiera verso il vero Dio…”

 
Ipazia: “E’ la mia ragione che mi impone di dedicarmi completamente allo studio del mondo che mi circonda e che ho dentro di me. E voglio mettere i risultati di queste mie ricerche al servizio della gente… della gente, vescovo! Cristiani, ebrei, elleni, tutti hanno diritto alla conoscenza. Ragione e religione possono bamminare assieme e rispettarsi; i secoli addietro, quelli dei nostri padri, quelli di Talete, Pitagora, Aristotele, Euclide, Democrito, hanno visto questi maestri vivere la loro religiosità in libertà ed armonia, pur continuando la loro ricerca filosofica e scientifica, ebbene, questo esercito di studiosi, che hanno, in otto secoli di progresso, cambiato il corso della storia, sta a dimostrare che una coesistenza tra Ragione e Religione è possibile.”

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Agostino da Ippona: “Ipazia, somigli a me, com’ero prima della rivelazione, prima che Dio mi parlasse al cuore, e mi rivelasse la verità e cioè che Dio è l’essere immutabile ed eterno, e quindi è Lui l’unica verità. Leggo nei tuoi occhi che sei sincera, ma esattamente com’ero io una volta: cieco! Ora non capisci, ma un giorno l’umanità intera dovrà essere grata ad Ambrogio per avere imposto a Teodosio la distruzione dei templi pagani, dove si celebravano riti ai falsi dèi! Epoi, l’abolizione dei giochi olimpici… tutti quei corpi ignudi che lottavano tra loro solo per la vittoria della carne!, D’altra parte è vero, riconosco di avere vissuto una vita nel peccato, ma ora i miei occhi sanno riconoscere la luce e il bene.., e il mio cuore sa finalmente riconoscere nel corpo di una donna l’immondizia del peccato!”.

Ipazia: “Agostino, in me non c’è una sola briciola d’immondizia, come non c’è immondizia nella donna che ti ha amato per tanti anni e che t’ha dato un figlio, come non c’è stata immondizia in te, quando ne hai ricambiato l’amore. La vera empietà morale sta in Ambrogio, che ti ha plagiato, convincendoti a scacciare la tua compagna, la madre di tuo figlio! E poi, Agostino, non capisci che nella storia di questi ultimi anni Cristo non c’entra niente? Qui si tratta semplicemente di scelte politiche, di potere sugli uomini. Il vostro disegno è che i popoli di tutto l’impero, e a seguire quelli del mondo intero, dovranno essere tutti cristiani, ma senza che nessuno possa ragionare o pensare… tutti devono dipendere da voi, per salvarsi. Ma è meglio tenerlo separato quest’esercito di schiavi, e così ne cancellate la metà: la donna. Non dimenticare che ai primordi c’era un mondo senza armi nè eserciti, un mondo in pace dove l’arte, la medicina e le altre scienze erano anche patrimonio della donna: la grande Madre Terra! E nei templi pagani, che ora voi distruggete, le donne andavano per partorire. Ora invece state predicando che, tra le gambe della donna, c’è un nido di immondizia, e sapendo perfettamente quale forza naturale scorre nel sangue di un uomo, voi afferrate quella forza e ne fate un simbolo del male, riuscendo a sporcare perfino l’evento umano più bello: l’amore che fa proseguire la vita”.

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 L’ UNESCO, nell’anno internazionale dedicato all’astronomia, il 2009, dietro richiesta di 190 stati membri, ha creato un progetto internazionale che intende promuovere piani scientifici al femminile.

In un campo in cui opera solo il 5% di donne, è stata ravvisata l’urgenza di un migliore equilibrio di entrambi i sessi alla scienza ed al suo progresso.

L’UNESCO ha chiamato questo progetto

“HYPATIA”

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Ho detto

G:. P:.

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