L’UMILTÀ SENZA UMILIAZIONE DELL’INIZIAZIONE

Bisogna ben distinguere tra essere umili ed umiliarsi. Durante il rito di iniziazione, il candidato sceglie di sua spontanea volontà di farsi mettere un cappio al collo e una benda sugli occhi. Nessuno lo obbliga. Non si umilia, ma dimostra la propria umiltà.

inserito il 16 06 2011, nella categoria Apprendista, Etica, Iniziazione, Ritualità, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. C:. Bo:.

So che una Tavola che tratti dell’Umiltà potrebbe sembrare un paradosso.

Chi infatti avesse la presunzione di insegnare agli altri questa virtù peccherebbe di superbia, dimostrando di non averne colto l’essenza.

Questo mio lavoro vuole infatti essere una modesta riflessione personale, ma che voglio condividere con voi tutti.

La scelta di questo argomento viene probabilmente dal mio ruolo di apprendista, che mi impone il silenzio. Questa imposizione mi è dolce poiché nel silenzio riesco ugualmente ad essere partecipe, compiendo un lavoro interiore e contribuendo, mi auguro, ad un eggregoro positivo.

Trovo giusto che chi si unisca a noi svolga quelle mansioni che sembrano essere secondarie (come allestire il Tempio, compilare i registri…) ma che in realtà sono indispensabili perché tutto sia “giusto e perfetto”.

È bene svolgere tali funzioni con umiltà, pensando che in passato ogni Fratello ha compiuto gli stessi gesti prima di noi.

Anche se l’umiltà non è citata esplicitamente tra le virtù che un buon Massone dovrebbe possedere, ritengo che sarebbe comunque bene che egli la facesse sua, e la vivesse sinceramente sia dentro che fuori dal Tempio. Non è certo una cosa facile, ed io per primo mi rendo conto di non essere in grado di metterla in pratica quanto vorrei. Per questo chiedo il vostro aiuto e consiglio.

Forse umiltà è anche questo: accettare l’aiuto degli altri e della loro esperienza; riconoscere che le proprie verità possano essere soggettive e non universali, e che quindi non vadano imposte ma proposte.

Il Massone, in quanto pietra grezza in continua evoluzione deve operare una levigatura personale. Per farlo bisogna che riconosca le propria debolezze ed i propri difetti. Bisogna incamminarsi con umiltà lungo il percorso massonico, perché “non può esservi conoscenza senza umiltà e volontà di apprendere”.

Nel rito di iniziazione “il recipiendario si presenta con il cuore proteso verso la Massoneria, ponendosi con animo di umile accettazione e sincera convinzione di essere aiutato”. Egli infatti ha la camicia aperta ed il petto scoperto sul lato sinistro. Inoltre ha il ginocchio destro esposto a simboleggiare la genuflessione, che compirà durante il Giuramento Sacro. Genuflessione che è il massimo atto di umiltà di fronte ai misteri massonici.

Già dal principio quindi ci si avvicina alla Luce con questo atteggiamento, che dovrebbe perdurare per tutto il proprio cammino spirituale. “Il Massone sincero infatti sa, anche quando è diventato Compagno e Maestro, che resta ancora Apprendista”.

Lo stesso Maestro Venerabile concede o meno la parola, eppure egli stesso non è portavoce dell’Officina, compito che invece è affidato al Fratello Oratore. Tale situazione ci porta a pensare che “la Sapienza è silenziosa e si serve di altre forze. Non è pettegola e non brama al ruolo di prima donna, è invece umile e caritatevole”.

Bisogna ben distinguere tra essere umili ed umiliarsi. Durante il rito di iniziazione, il candidato sceglie di sua spontanea volontà di farsi mettere un cappio al collo e una benda sugli occhi. Nessuno lo obbliga a togliersi una scarpa e scomporsi gli abiti, ma egli lo fa comunque. Non si umilia, ma dimostra la propria umiltà. L’essere umiliati è un’azione passiva che va contro la propria volontà, mentre l’essere umili è un gesto attivo che si fa con consapevolezza, e che talvolta può richiedere un certo sforzo. L’uomo umile infatti agisce senza rivendicare il risultato come proprio. Egli consegue l’obiettivo ma non vi resta aggrappato. Egli non desidera dimostrare la propria superiorità.

L’umile non si sente superiore a nessun altro. Egli si pone sullo stesso piano di chi ha di fronte. La Livella, simbolo presente nel Tempio e nel cuore dell’umile, ci ricorda che siamo tutti uguali e fratelli. Basti poi guardare cosa è scritto alle spalle del Maestro Venerabile: “Fratellanza” ed “Uguaglianza”. A mio avviso questi sono concetti che vanno a braccetto con la comprensione dell’umiltà.

Non è difficile capire l’importanza di questo valore, ma è la sua applicazione nelle vicissitudini di ogni giorno che lo rende una delle qualità più rare da riscontrare nel nostro prossimo.

C:. Bo:.

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1 Comment for this entry

  • profano

    Van.+ Matt. beatitudini:.. beati gli ultimi che sarranno i primi … beati gli uminili erediteranno la terra..
    credo che per ultimi si intendano non solo i derelittima gli umili: chi consapevole dei propi limiti, della natura fallace dell’uomo e dell’impermanenza e precarietà del quotidiano, chi con prudenza sospende il giudizio

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