UN TRIANGOLO IN BEMOLLE: IL “SEGNO” MUSICALE DELLA MASSONERIA

Anche nella musica massonica sono riscontrabili alcuni specifici elementi di riconoscimento: risultano ad esempio paradigmatici gli accordi ripetuti in triplice sequenza dell’Ouverture del Flauto Magico che ritornano in vari momenti dell’opera, nella tonalità di Mi bemolle Maggiore.

inserito il 23 05 2011, nella categoria Musica e Massoneria, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. S:. M:.

Maestro Venerabile, carissimi fratelli,

La musica è mia compagna di viaggio fin dall’adolescenza. Il mio interesse si è incentrato sulla musica vocale, lirica e da camera, con un percorso di studio del canto, che mi ha permesso di avere alcune esperienze come interprete anche in occasioni pubbliche.

Posso dire di avere avuto un duplice approccio alla musica, soprattutto come fruitore e in piccola parte come esecutore, che mi ha comunque insegnato a capire cosa vuoi dire “stare dall’altra parte” e a rispettare maggiormente chi della musica e della voce ha fatto un’arte oltre che un mestiere.

A differenza della musica strumentale nelle sue più diversificate espressioni, la musica vocale mette in campo il testo, che arricchisce e integra il tessuto musicale, anche se, va detto, nella musica vocale esistono capolavori su testi a dir poco mediocri (ma funzionali al disegno musicale) nel contenuto poetico e solo in pochi casi il contenuto musicale e poetico vanno di paro passo nella realizzazione del capolavoro.

Con l’età si è venuta a modificare la sensibilità dell’approccio musicale, ricercando maggiormente i significati del messaggio musicale e meno l’esteriorità esecutiva che nella musica vocale mantiene in ogni modo un indiscutibili supporto ai contenuti più significativi.

La mia entrata tra le Colonne ha significato anche l’inizio di una nuova lettura della personale esperienza nel settore musicale. Avevo avuto in precedenza occasione di leggere saggi o testi che parlavano di musica, composizioni e compositori massonici, captandone alcuni messaggi e significati, ma restando al di fuori di una reale partecipazione intellettuale e/o emotiva; ora invece spero di cominciare una nuova esperienza in questo ambito.

 
La musica è stata presente da sempre all’interno del Tempio, accompagnandone la ritualità, in forma di musica strumentale e vocale diversamente intrecciate.

L’ambiente culturale anglosassone e francese durante il ‘700 era propizio all’utilizzo della musica anche in occasioni rituali, in ragione della sensibilità e dell’abilità esecutiva di molti fratelli, nonché per la presenza di numerosi compositori di rilievo nella Massoneria di quei Paesi.

Sono riscontrabili nella musica massonica, al di là del contenuto specifico dei testi di cantate o di lieder, alcuni specifici elementi di riconoscimento:

• La tonalità di Mi bemolle Maggiore e la sua relativa di Do minore: i tre bemolli in chiave sul pentagramma formano in triangolo con il vertice rivolto verso l’alto;

• Il ritmo ternario  – breve – lunga – lunga – eventualmente ripetuto tre volte consecutive, che ne esplicita l’ascendenza massonica all’interno del brano;

• L’impiego di strumenti a fiato, quali in particolare il corno di bassetto/clarinetto, il fagotto e il corno, che conferiscono ai brani un calore e una espressività significativi nell’impasto dei rispettivi timbri. Nella tradizione inglese, veniva usato anche l’organo, non usuale nella tradizione continentale, in quanto considerato troppo ecclesiastico

Risultano paradigmatici di quanto sopra esposto, gli accordi ripetuti in triplice sequenza dell’Ouverture del Flauto Magico che ritornano in vari momenti dell’opera, nella tonalità di Mi bemolle Maggiore.

Nel percorso di rilettura della mia precedente esperienza musicale, ho desiderato ricominciare da Mozart, la cui vera essenza di uomo e di compositore è stata in passato volutamente travisata per una serie di motivi, anche extramusicali:
• Per la sua appartenenza alla Massoneria;
• Per la sua cultura laica e rivoluzionaria;
• Per la sua geniale ironia ed irriverenza.

Questi elementi che lo contraddistinguono da altri compositori contemporanei e successivi, emergono chiaramente sua produzione musicale e nel ricchissimo epistolario.

Nel catalogo delle sue opere musicali (contraddistinte dalla lettera K) sono numerose le composizioni massoniche, in forma di cantate, lieder, sonate per strumenti a fiato e altrettanto numerosi sono i riferimenti a temi cari alla Massoneria presenti nelle opere liriche, e non solo nel Flauto Magico, considerato anche dai profani un più che esplicito .riferimento alla Massoneria.

Per le opere liriche, ritengo di evidenziare alcuni punti:
• I riferimenti esoterici ed alchemici del Così fan tutte, nel contesto di una trama di scambio di coppie amanti molto frequente nella letteratura antica e specialmente cara agli autori settecenteschi;
• L’elogio della tolleranza nella sua ultima opera, La clemenza di Tito, e nel più giovanile Ratto dal serraglio, dove la figura del pascià Selim assume un rilievo che lo avvicina alla figura di Sarastro del Flauto Magico;

• Gli elementi illuministici e rivoluzionari delle Nozze di Figaro, oltre al fascino alchemico della notte del IV atto dove le coppie si disgiungono per riattrarsi nella perfezione dell’Unità.

Se si passa a considerare, all’interno della sua pur cospicua produzione di opere di carattere religioso – le Messe – nel Credo il passo “et unam sanctam catholicam ecclesiam confiteor” è sempre contraddistinto da un improvviso passaggio in tonalità minore, fatto che non poteva passare indifferente sia agli addetti ai lavori sia agli ascoltatori più sensibili.

Sempre a proposito del Credo, in una lettera alla cugina scrive come commiato: “ti bacio tutta, visibilia omnia et invisibilia”!

Al di là degli stereotipi che gli sono stati attribuiti e che continuano tuttora ad essergli attribuiti (vedasi il film di Forman di fine anni ‘80) emerge chiaramente la profondità del suo pensiero e della sua musica, l’attenzione ai testi delle sue opere vocali, in stretta collaborazione con poeti e librettisti che ne condividevano la sensibilità e spesso l’appartenenza massonica.

La serenità e l’apparente leggerezza e semplicità, piene di contenuti carichi di significato, hanno nella loro essenza un richiamo di natura alchemica (coincidentia oppositorum) che esplicita la vera personalità dell’autore.

Accanto alla rilettura di Mozart, che continuerà ancora a lungo, mi sto dedicando allo studio, veramente ex novo, di Jean-Philippe Rameau, compositore francese del ‘700, cominciando dalla sua opera lirica Zoroastre.

E’ un’opera esplicitamente massonica, a cominciare dal compositore, dal librettista E. de Cahusiac, segretario del Gran Maestro della Grande Loge de France, e dal soggetto stesso: la lotta tra il Bene e il Male, tra la Luce e le Tenebre

L’Ouverture del Zoroastre è articolata in tre parti che raffigurano rispettivamente il Caos primigenio, la Materia e infine la Luce, secondo uno schema che troverà altrettanto chiara esplicitazione ad esempio nell’oratorio “La Creazione” di F.J. Haydn.

Zoroastre, che è poi la stessa figura di Sarastro del Flauto Magico (giova notare l’affinità semantica dei nomi stessi), trionfa sulle forze del Male che lo avevano esiliato, corona il suo amore per Amelite e annuncia nel finale che innalzerà le Colonne di un Tempio per la sua nuova Religione.

Ho detto!

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Nella foto: il Tempio di Sarastro (il Flauto Magico)

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