UGO BASSI, SACERDOTE FORSE MASSONE, MA CERTAMENTE VERO EROE POPOLARE

I risultati del Convegno Storico che Cento ha dedicato al suo illustre concittadino, protagonista dell'epopea garibaldina. Fucilato dagli austriaci a Bologna, entrò subito nella mitologia risorgimentale.

inserito il 17 05 2011, nella categoria Convegno su Ugo Bassi (2005), Eventi

Cento ha ricordato nei giorni scorsi la figura di uno dei suoi più illustri concittadini, Ugo Bassi, eroe e martire dell’epopea garibaldina e del risorgimento italiano, ma soprattutto sacerdote che fu in grado di coniugare nella sua testimonianza storica la fede cristiana ed il libero pensiero, religione e passione civile, cattolicesimo e massoneria.

Una figura dunque complessa da studiare. Lo hanno fatto, proprio a Cento, alcuni dei più brillanti storici italiani che si sono dati appuntamento al Palazzo del Governatore in occasione del Convegno su Ugo Bassi promossa dall’Ambassador Club di Ferrara, in collaborazione con il Comune di Cento, la Cassa di Risparmio di Cento e la società cooperativa Copma, che aveva già sponsorizzato il restauro del monumento centese ad Ugo Bassi.

Ricevuti i saluti del sindaco di Cento, Annalisa Bregoli, e del presidente del club organizzatore, prof. Pier Giorgio Borasio, la discussione è stata innescata dal prof. Antonio Panaino dell’Università di Bologna, moderatore del convegno, che sia nella sua prolusione che nelle successive conclusioni ha ribadito come l’apparente contradditorietà della personalità di Ugo Bassi – il sacerdote, il patriota, il massone – trovi spiegazione nelle stesse contraddizioni dell’epoca cui appartenne, epoca in cui un solco ideologico divaricò la nuova società post-napoleonica (notabilato liberale, borghesia, aristocrazia illuminata) dall’ideologia restauratrice della Chiesa.

Concetto ribadito anche dagli storici Roberto Balzani (Università di Bologna) e Fulvio Conti (Università di Firenze). Entrambi si sono richiamati al rigore di una ricerca basata su fonti storiche verificate, sfrondate da luoghi comuni storicizzati ma non documentabili. Lo stesso contributo della Massoneria italiana al Risorgimento, ha ribadito Balzani, fu in effetti assai minoritario rispetto a quanto si pensa, sulla base di un retaggio per così dire postumo, dovuto al fatto che molti dei protagonisti del Risorgimento divennero poi Massoni, quando l’unificazione del Regno d’Italia fu compiuta. Ci fu allora una specie riappropriazione ideologica del risorgimento da parte della Libera Muratoria.

La stessa appartenenza di Ugo Bassi alla Massoneria è tesi controversa per gli storici: il prof. Conti ha ricordato infatti che esistono accenni ad una sua iniziazione nella Loggia Concordia di Bologna, ma non c’è nessun altro documento ufficiale che la confermi. Si rende quindi necessaria una certa cautela, anche la figura di Ugo Bassi rientrò infatti in quella operazione di recupero massonico del Risorgimento. Con una variante fondamentale, però:l’indiscutibile tratto popolare del suo mito.

Nel caso di Ugo Bassi non si può infatti dubitare la sua genuina amicizia con Garibaldi, l’eroe appunto più popolare del Risorgimento,  e l’entusiastica condivisione delle sue idee, portata fino all’estremo del sacrificio della vita.

In fuga con lo stesso Garibaldi e Anita dalla caduta della Repubblica Romana, Ugo Bassi venne catturato a Comacchio. Per ironia della sorte non era stato riconosciuto come Ugo Bassi, bensì scambiato proprio per Garibaldi, al quale effettivamente assomigliava.  Avvertito, non volle fuggire, Preferì farsi arrestare (forse per dare ulteriore vantaggio allo stesso Garibaldi). Gli austriaci lo fucilarono pochi giorni dopo a Bologna. Era l’8 Agosto del 1849.

Questo ne fece subito, fin dallo stesso momento dei suo martirio, un’autentica icona popolare del risorgimento e delle più diffuse istanze di libertà (ed anche di un nuovo rapporto che le stesse masse cercavano con la Chiesa, non più Stato, non più sovrastante potere politico).

Interessante infine anche il contributo dello storico locale, prof. Giuseppe Sitta, che ha ricostruito una sorta di “diario minimo” di Ugo Bassi e della sua famiglia durante la permanenza a Cento. I luoghi, le case, le parentele, le relazioni con i suoi concittadini. Eppoi le complesse vicende del suo monumento (le prime sottoscrizioni insufficienti, i problemi burocratici, i progetti artistici più volte riveduti, eccetera).

Nell’accomiatare gli studiosi convenuti, ed il folto pubblico presente (rilevante la presenza centese, ma decisamente superiore quella di “appassionati” per la storia del risorgimento e della massoneria, provenienti da altre città dell’Emilia e della Romagna), il presidente dell’Ambassador, Pier Giorgio Borasio, ha voluto sottolineare il pregio metodologico della discussione: il rigoroso richiamo alle fonti, la rinuncia ad interpretazioni ideologizzate, il coraggio di sfatare, in base a ciò, consolidati ma devianti luoghi comuni della storia che purtroppo continua ad essere superficialmente insegnata nelle scuole. Il Convegno di Cento ha quindi voluto essere anche un’occasione per rivelare ai giovani un diverso approccio al loro passato, che fatalmente contiene anche il loro futuro.

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