LA SCIENZA SCONSACRATA

I Ritmi Magici “dimenticati” della Scienza Sacra.

inserito il 13 05 2011, nella categoria Filosofia, Magia, Mitologia, Scienza, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. A:. Mu:.

 

Una premessa: la tavola che segue rappresenta in pratica l’esegesi del sapiente lavoro di Cludio Lanzi “I Ritmi della Scienza Sacra – Elementi di geometria e metafisica tradizionali” (edizioni Simmetria); vi è quindi molta farina di questo sacco, e appena un po’ di crusca del sottoscritto…

Ordo ab Chao: è il motto impegnativo dei fratelli scozzesi. Un impegno davvero arduo soprattutto nel mondo moderno, così pieno di disarmonie e così vuoto di valori.

Trarre Ordine dal Caos, nel suo senso più profondo ed iniziatico, non può infatti essere inteso come una specie di “pulizia di primavera del Cosmo” con la pretesa di spolverare e mettere in ordine ogni Suo angolo ed ogni Suo elemento, a nostro gusto e misura; non si tratta affatto di imporre un Ordine “umano” al Caos creativo e creante dell’Universo “divino”; si tratta semmai di armonizzarsi con esso, di sintonizzare il nostro sapere ed il nostro mondo interiore con gli elementi e le forze esterne, e con tutte le energie che si sprigionano dal Caos Universale per avvolgerci nei loro eterni misteri.

L’importanza dell’Armonia fra Scienza e Grande Architettura (per dirla in modo iniziatico), o  se si vuole fra Scienza e Divino (o Creato, per dirla in modo più profano), era molto chiara nel mondo antico, come testimoniano gli insegnamenti dei Misteri Orfici e Pitagorici, i cui segreti sapienziali, erano raggiungibili soltanto attraverso tecniche “ritmiche” magiche, tanto che la Mousikè era considerata l’origine e nel contempo la sintesi d’ogni arte, d’ogni techne, era insomma la vera “Scienza Applicata”, e Pitagora stesso insegnava la matematica danzando. Non si poteva insomma raggiungere la Vera Conoscenza, senza un processo ritmico ed armonico di preparazione e di contemplazione.

Stiamo parlando di Scienza Sacra. Una scienza basata su fondamenti filosofici essenzialmente iniziatici. Una scienza molto diversa da quella essenzialmente “tecnica” e “commerciale” dei giorni nostri.

Cito testualmente Claudio Lanzi:

  • Per lungo tempo (per lo meno fino a tutto il Medioevo, e per buona parte del Rinascimento), “scienziato” e “filosofo” sono stati identificati con la stessa persona; poi, per i secoli a seguire, la Scienza si è frammentata, ha perso la “S” maiuscola, ed è diventata specializzazione e tecnologia, ed infine solo ed esclusivamente calcolo.

 

  • Il fatto che il Pantheon sia stato costruito da sacerdoti-artisti che non conoscevano la trigonometria, è quasi un’offesa per la scienza moderna. Invece dopo duemila anni ancora si regge piuttosto bene.

Non parliamo poi delle volte a crociera dei maestri del gotico. E’ quasi un insulto ingegneristico che, senza il calcolo del “momento flettente”, tali capolavori abbiamo resistito a invasioni e terremoti.

  • La ricerca autoreferente che oggi contraddistingue la maggior parte dei campus scientifici, dove si impiegano macchine e mezzi costosissimi per inseguire questo o quell’obiettivo parziale, non è quasi mai “vera scienza”, ma lavoro di tecnici autoproclamatisi scienziati, inseriti in un contesto di mercato necessario per fornire questo o quel prodotto all’industria, oppure, altre volte, ansimanti dietro una “cattedra” o un riconoscimento gerarchico od economico. 

 

  • Oggi si opera su tutto senza che si abbia la più vaga idea di che cos’è il diritto sacro ad operare.. 

 

  • Vengono chiamati  “ricercatore” e, a volte, perfino “scienziato”, quelli che fino a tutto il medioevo si chiamavano più saggiamente “operarii”, o quelli molto ma molto più esperti “mastri”. 

 

  • Negli attuali contesti didattici, Matematica e Geometria assolvono ormai solo la loro “illuministica” funzione di supporto generale a tutte le scienze, ma non appaiono mai, dico mai, nella loro funzione originale, che è religiosa e sacra.

 

  • Oserei dire che forse non  dovremmo neanche studiare da “ingegneri”, o da “avvocati”, o da “dottori”, o da “informatici”, ecc.; ma la logica del mercato oggi chiede proprio questo, e forse anche per tale ragione il dialogo fra gli uomini, quando esula dalle mere specializzazioni, diventa sempre più complicato. Sarebbe necessario che nella scuola esistessero Maestri, e non dei professori. Ed invece esistono ormai soltanto professori.

 

L’obiettivo della Scienza Sacra è sempre stato quello di scoprire i segreti dell’Universo dapprima all’interno del nostro Essere interiore, per passare poi ad enunciare e verificare le conoscenze acquisite sulle grandi leggi fisiche e scientifiche che ci governano.

E per questo non basta un Sapere aridamente tecnicistico o un pensiero scientifico profano. Sostiene infatti l’esoterista-alchimista Schwaller De Lubicz: (amico di Fulcanelli) “Noi non conosciamo scientificamente che l’energia cinetica, mentre l’energia Vitale, che è alla base non alla fine delle cose, non è la stessa energia. Là risiede la chiave”. E poi ancora aggiunge: La Natura è la forma simbolica di ciò che è fuori dalla Natura»

Tutto questo richiede soprattutto una umile e tenace capacità di Ascolto e Contemplazione del Mondo e della Natura, alimentata soprattutto dall’Amore, indispensabile per orientare verso il Bene l’Opera e la ricerca dell’Uomo.

Cito ancora Claudio Lanzi:

  • La provenienza del “diritto” (lo jus latino) dal mondo dei Principi, rende la Scienza tradizionalmente Sacra. E sacro deriva da sacer, nel senso di intoccabile, avvinto dal divino, e perciò anche pericoloso.
  • Conoscere non è  però il solo obiettivo della Scienza sacra. La Scienza Sacra, investita dal proprio Jus etico , esercita un’operazione molto più complessa: decide, discrimina. Discrimina soprattutto chi e come può ritenersi “qualificato” ad apprendere i grandi segreti della Natura, ed operare con e su di essa.

 

Una questione di non poco conto, soprattutto registrando le crescenti e profonde inquietudini di gran parte del genere umano per le pericolose “interferenze” della Scienza Profana (ma sarebbe meglio definirla Scienza Sconsacrata) sull’ambiente (ecologia, clima, ecc.) e addirittura sul nostro patrimonio genetico.

Ciò che fa più paura, è proprio il fatto che non si comprende chiaramente “dove” siano dirette queste ricerche, non si comprende quali sono le intenzioni e le garanzie etiche offerte dai moderni scienziati. E quale possa essere il loro mondo interiore, il loro sistema di valori…  Difficile, veramente difficile, capire oggi qual è la Vera Anima della Scienza e dei suoi artefici. Ci stiamo anzi abituando a considerare con estrema ambivalenza ogni nuova scoperta: incapaci di stabilire se ci porterà verso il Bene o verso il Male.

La rovina dell’ambiente, da solo, la dice lunga su come la Scienza abbia perso la capacità di “ascoltare” e “armonizzarsi” con la Natura, e dei danni che lo Sconsacrato desiderio di “dominarla” sta producendo anche in termini di perdita di umanità.

Mentre la Scienza Sacra si congiungeva in Nozze Mistiche con la Natura, la Scienza Moderna, che non conosce più il Vero Amore, vuole invece esclusivamente “possederla”. Dalle Nozze allo Stupro, il passaggio non è stato di poco conto.

A dir il vero, anche prescindendo da categorie di giudizio come l’Ottimismo o il Pessimismo, la sensazione prevalente più oggettiva è che ogni avanzamento di questa nuova Scienza Sconsacrata aumenti la Disarmonia (il Chaos) dell’ambiente e della società.

Qual è dunque l’origine del divorzio fra Scienza e Sacro?

La risposta potrebbe condensarsi in una drammatica amnesia dei “ritmi” magici che hanno regolato i percorsi della Scienza dai tempi antichi fino alle soglie della modernità. La Cetra del Sapere si è spezzata, proprio come la chiave del Tempio di Hiram, e nessuno sa più farla risuonare.

Lascio parlare ancora Claudio Lanzi:

  • In realtà non hanno senso (e secondo noi non dovrebbero esistere), né una scienza né una conoscenza separabili da una funzione umanistica e sacra. 
  • Nel frattempo la ricerca e la scuola in genere, svincolate dalla filosofia e dall’etica hanno ormai prodotto, a nostro avviso, conseguenze assai sensibili e forse anche inguaribili danni, sull’anima e sul corpo sia dell’Uomo che del Mondo.
  • Parlare di “Virtù” e di “Muse” come strumenti “tecnici” e “scientifici” per comprendere il giusto uso della scienza – matematica e geometria incluse – può stupire! Ma  va ribadito che tutta la scienza tradizionale è sempre stata contrassegnata da soglie, o “passaggi” iniziatici, che contraddistinguevano il grado di coscienza e consapevolezza dell’adepto.

 

  • Tali sistemi che sono densi di riferimenti mitologico-religiosi, possiedono in realtà una ritmica codificata, omologica alla ritmica “celeste”…. …E tale ritmica, qualora sia stata svelata, è esprimibile dalla matematica e dalla geometria, sacralmente intese.

 

  • GRAZIE, MUSE,  VIRTU’, costituiscono un formidabile tempio virtuale, retto da leggi arcane, difficilmente accessibili ai non iniziati; per lo meno questa era la premessa Tradizionale dei nostri padri, per un ingresso alla conoscenza dei Misteri. Questi erano gli esami preliminari per un ingresso al tempio della Scienza (non della conoscenza profana).
  • Ricordiamo pure che la scienza moderna si è completamente dimenticata di tale “ternario”, proprio in quanto opera al di là di ogni qualificazione iniziatica.

 

  • Vediamo ad esempio il sigillo d’ordine magico ideato da Giordano Bruno, per raccogliere in un unico schema Grazie, Muse e Virtù, secondo la loro potenza, il loro ordine e la loro possibilità “combinatoria”.

 

  • Tali magiche “forze” sono in relazione fra loro, e costituiscono la struttura portante dell’algoritmo cosmico nel quale, per Bruno, si sarebbe dovuto muovere l’adepto.

 

  • Ancora oggi la Scienza profana ricerca super-algoritmi in grado di comprendere e spiegare la dinamica dell’Universo o, strenuo tentativo, quella dell’intelligenza umana. Ma in realtà tali tentativi, basandosi su un prometeico approccio tecnologico e non iniziatico, hanno aperto infinite nuove incertezze più che poche certezze.

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 Le Grazie, le Ore, le Moire

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  • Le Grazie (o Cariti per i greci) sono una triade arcaica, connessa alla ritmica armonica dell’Universo (esse partecipano sia all’entropia che alla sintropia dell’Universo).
  • In origine erano probabilmente soltanto due, connesse con le fasi lunari, crescente (Eufrosine) e calante (Aglae).  In fase crescente accumulavano sempre più “luce” e sempre più forza; in fase calante “restituivano” tale forza. Nella Teogonia di Esiodo diventarono tre: si aggiunse Talia, la terza Grazia, a simboleggiare sia il massimo splendore (Luna Piena) che la totale assenza di luce (Luna Nuova).

 

  • Le Grazie presiedono infatti all’armonia delle relazioni umane ed a tutto ciò che è connesso al dare e ricevere, sia sul piano materiale che spirituale.

 

  • La simbologia triadica della Grazie, distinguendosi nettamente da quella delle Parche, può dunque essere efficacemente connessa alle tre fasi del ricevere-conservare-restituire proprio del ciclo equilibrato di qualsiasi manifestazione.
  • Si nasce, si vive, si muore, restituendo infine ciò che ci è stato elargito, anche se noi “moderni” abbiamo probabilmente perso nel tempo,  per un crescente egoismo materialista-profano-esistenziale,  la consapevolezza della necessità armonica di questo processo, e della morte che lo conclude e lo riavvia (Talia, l’Ultima Luna che combacia con la Prima).

 

  • Parallelamente alle Grazie, le Ore governano la ritmica di tale ciclicità, e quindi sovrintendono al Tempo.

 

  • Ma se le Grazie e le Ore rappresentano due aspetti della ritmica armonica del divenire e della ciclicità, il terzo aspetto, quella della finalità o meglio della ineluttabilità, è connesso alle Moire.

 

  • Le tre Moire (o Parche per i latini) completano ed integrano il senso “esoterico” delle Grazie; filano i destini dell’uomo regolati dalla ritmicità delle Ore. Ed i tre momenti definiti come nascita, matrimonio e morte, possono essere sicuramente collegati al ricevere, conservare e restituire propri delle Grazie
  • Le Moire sono Enti  antichissimi che stabiliscono i confini del mondo visibile ed invisibile.
  • Se non si rispettano questi confini, le “sorelle” delle Moire, le Erinni (guardiane dell’ordine cosmico) si scatenano e rendono sterili le donne e i campi…. Cioè rendono impossibile la riproducibilità della vita, precipitano il Cosmo nel Caos e nella morte; e, come vedremo, innestano quella logica che la fisica attuale chiama entropia.

 

  • Le Muse presiedono alla “pratica”, all’esercizio spirituale.
  • Forse un tempo anche le Muse erano solo tre: Melete (concentrazione), Mneme (Memoria), Aoide(composizione dell’opera o del poema).
  • Come si vede dal significato stesso delle tre Muse primigenie, si tratta di una personificazione degli “stati interiori” che deve in un modo o nell’altro raggiungere colui che prega, che medita, che crea.
  • Anche tale ritmica triadica è facilmente raffrontabile con quella delle Grazie, dove Melete è colei che prende, Mneme colei che conserva, Aoide colei che restituisce.
  • Le Muse sono figlie di Mnemosine che giace per nove notti con Zeus, e, dopo nove mesi, gli dà nove figlie (questa enfasi del nove rappresenta un moltiplicare le valenze delle tre Muse originali per tre volte, secondo la ritmica triadica che assumerà un significato profondissimo nella Scuola Pitagorica).

 

  • Le Muse  hanno semiologicamente un forte collegamento con la Musica e con la Memoria.
  • Pitagora, saggio promotore della echemythìa (il silenzio che dona attenzione e conoscenza), coltivava costantemente le Muse in quanto solo esse attraverso la vera “memoria” consentono la “visione dell’intero flusso dell’esistenza”, e con ciò permettono di valicare il “divenire” e raggiungere quella Conoscenza profonda, assimilabile alla contemplazione, e non quella dello sterile apprendimento per imitazione (come negli attuali sistemi scolastici)…. Le stesse Muse ono ad ogni effetto “tecniche iniziatiche” accessibili solo a chi si pone nel giusto stato interiore, e ne ha le qualifiche:

 

·         Le Virtù compaiono a profusione in tutte le filosofie, non in relazione all’etica, ma alle qualificazioni necessarie per intraprendere il Viaggio nella Scienza, che è poi viaggio entro se stessi. Viaggio periglioso e incerto, denso di trappole, di Sirene, di Meduse, di Mostri, di Giganti, ma anche di Accompagnatori, di Traghettatori, di Custodi di Anime pietosi

 

  • La presenza di tali Virtù accompagna dunque… l’Argonauta della Conoscenza in tutta la sua Vita…. Che dovrebbe divenire “Virtuosa” (la Virtute e Conoscenza dell’Ulisse dantesco, che sintetizza quell’unica Scienza cui aspira il filosofo neoplatonico Plotino nell’Enneade, in cui afferma: “Ma le virtù (umane) in quanto sono misure per l’anima, si conformano nella misura ideale che èp in loro e posseggono la traccia della perfezione superiore”.

 

  • Nella filosofia cristiana, secondo una sapiente ritmica pitagorica, a partire da Properzio, le Virtù diventano appunto sette. Quattro formano il cardo ed il decumanus del tempio dell’uomo (formano cioè l’ordine necessario al conseguimento della perfezione spirituale), e tre formano l’assoluta perfezione, propria anche dell’elemento trinario Divino.

 

  • In una rappresentazione grafica-simbolica, che assomiglia alla facciata di  un tempio, le quattro Virtù Cardinali si dislocano lungo i cardini di una base quadrata, e le Virtù Teologali sui vertici di una piramide

 

 E’ appena il caso che ricordare che lo Zolfo Alchemico è necessario per  ogni trasmutazione della Materia-Spirito. In altre parole è indispensabile per compiere l’Opera.

Gli antichi alchimisti erano ben consapevoli dei pericoli della disarmonia interiore che poteva pregiudicare l’Opera, o peggio ancora volgerla verso il Male. Erano pertanto molto attenti nel sottoporsi ad “un incessante perfezionamento interiore” basato appunto sui ritmi magici-ternari degli antichi Misteri. E ponevano soprattutto grande attenzione a che i loro segreti non cadessero in mani e menti non qualificate a riceverli…

Lo stesso Albert Einstein, nella sua via di uomo e di scianziato, ha lasciato tracce di un processo di crescita molto simile a quello degli antichi Sapienti ed alla ritmica triadica della loro Scienza, cambiando varie volte opinione (dimostrando in ciò indubbia intelligenza) sul modo di armonizzare il pensiero dell’Uomo e la Natura.

  • In gioventù, nella fase ricevente-accrescente della sua formazione, affermava infatti la “inesistenza di un ponte logico tra i fenomemi ed i relativi principi teorici” (in questa fase stava ancora assorbendo avidamente nozioni e osservazioni).
  • Diversi anni (fase della conservazione-riflessione) dopo scriveva che “per mezzo di costruzioni puramente matematiche… fosse possibile trovare la chiave per comprendere i fenomeni naturali”.
  • Infine, nell’età più matura (fase restutiva-compimento dell’Opera), contraddicendo totalmente quanto affermava (e non avrebbe potuto fare diversamente) in gioventù, giunse a sostenere che “i concetti matematici possono essere suggeriti dall’esperienza, ma mai dedotti da questa… io sono portato a credere che, in un certo senso, il pensiero puro possa dominare la realtà come sognavano gli antichi”.

Non sappiamo esattamente cosa intendesse Einstein, nell’intimo del suo cuore, per “pensiero puro”, ma è certo che tale posizione filosofica lo avvicina moltissimo al “pensiero tradizionale” (iniziatico).

L’uomo antico conservava un modo “magico” di parlare con se stesso e con ciò che lo circondava. Molte lingue sacre hanno sempre messo i  un rapporto stretto la successione alfabetica e quella numerica; al punto che spesso lettere e numeri si sostituiscono. Tale modalità attribuiva spontaneamente sia nelle accentuazioni del testo, come nella posizione delle lettere, come infine al significato geometrico e simbolico della singola lettera, un “valore” musicale e matematico che oggi non siamo più in grado di percepire (a meno di rieducarci a farlo)…  Inventando il linguaggio magico l’uomo antico è stato comunque in grado di descrivere per secoli se stesso, il Mondo e l’Universo con tutti i sottintesi magici che lo mantenevano in contatto armonico con la Natura ed il Divino.

L’uomo moderno ha inventato il linguaggio digitale con due uniche valenze numeriche, Zero e Uno; che sta progressivamente sovrapponendosi ad ogni residua traccia di linguaggio sacro.

Resta da stabilire quale Storia verrà scritta con lo Zero e l’Uno. Resta da comprendere quale Umanità, quale Amore, verrà “cantato” e “tramandato” con Zero e Uno.

Concludo, su questa prospettiva, affidandomi ancora a Claudio Lanzi:

  • Guai se l’Uomo non cercasse il particolare, se non si occupasse di indagare fra gli atomi e fra le stelle. Lo ha sempre fatto per migliaia di anni con precisione e curiosità, ma, col passare del tempo e soprattutto negli ultimi tre secoli, sempre con meno… Amore. E dico Amore, e non “curiosità”, o desiderio di potenza. Lo ha fatto smettendo di considerare l’intero pianeta un “laboratorio” e le stelle uno scrigno magico, pieno di onde che non solo lo elettromagnetiche, ma sono onde di bellezza, di grandiosità, di infinito, di sapienza e di amore. L’uomo ha smesso di contemplare e di “stipirsi”.
  • Consideriamo ciò un immane disastro perché, nella sua ansia di “cercare”, l’uomo ha dimenticato il contatto con la Trascendenza, e crediamo che il disastro sia ancora più grave proprio perché nessuno sembra accorgersene.
  • L’uomo ha paura di se stesso, della sua vita, della morte, ha paura di tutto, e dove ha paura cerca di modificare, di cambiare, di sterminare ciò che lo preoccupa, con sempre maggiore efficienza tecnologica e rapidità. E si aggrappa alla “scienza”, come se da questa dipendesse la sua vera salvezza.
  • Per l’uomo d’oggi la Via Lattea è solo un ammasso di corpi radianti e di polvere cosmica e non ha più nulla a che fare con il Latte di Iside.
  • I punti cardinali e gli orientamenti celesti non servono più per fondare città o templi, ma solo per orientare la nostra guida satellitare e farci semplicemente sapere “dove ci troviamo!”.
  • Che disastro se non riusciamo più a capire che la quadripartizione dei cieli da parte del Lucumone non era un atto di superstizioso”. Che disastro se non comprendiamo più il senso della fiaba di Apuleio, dove Psyche (anima conoscente) per conoscere sul serio, deve gettarsi dalla rupe e approdare fra le braccia di Amore. E quando proverà ad “indagarlo”, senza essere qualificata, lo brucerà e lo farà… fuggire.

 

E oggi, ad Amore in fuga, restano certo pochi rifugi… uno però ancora sicuro: il Tempio dei fratelli scozzesi.

A: Mu:.

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APPENDICE

LA SCIENZA SCONSACRATA

(da “I Ritmi della Scienza Sacra di C. Lanzi)

 

Considerazioni numerologiche

  • L’insieme operativo Grazie-Ore-Moire-Erinni, è formato da due doppie terne, con senso equivalente e complementare: il primo, spaziale e temporale, connesso a Crono ed a Giove (Grazie e Ore); il secondo (Moire, Erinni), legato al Fato iperuranio, quindi aspazione e atermporale.
  • Le Erinni, in particolare, consentono compimento e vendetta, e, sotto questo aspetto, compensano l’eventuale squilibrio, ed abilitano la partenza di un nuovo ciclo.
  • In tutto abbiamo 12 entità.
  • Le Muse costituiscono da sole un’enneade completa, che sommata alle precedenti entità, conduce al 21.
  • Notiamo che le Virtù appartengono  a quel magico dispari indivisibile, l’ultimo della decade, composto appunto da 4+3.
  • Quest’ultimo, sommato al 21, porta al fatidico 28 (27 + 1 della grande tetraktys pitagorica).

 

Le Grazie

  • Eufrosine = prende, raccoglie, riceve, abbraccia, dona sicurezza, accoglie, è un porto. (fase crescente).
  • Talia = conserva, protegge, guarda con amore, contempla, cura ciò che ha ricevuto senza attaccamento (Luna Piena, Luna Nuova).
  • Aglae = restituisce, lascia con gioia, regala ciò che ha. (fase calante).

 

Le Ore

  • Eunomia“Buona Legge”, disciplina; cura la gerarchia, l’attenzione, il rispetto dei ruoli, delle funzioni, l’ingresso nell’impresa.
  • Irene = “Pace”; cura il tempo del silenzio, della tranquillità, dell’uscita dalla competizione e dal confronto.
  • Dike = “Giustizia”; cura i ritmi, gli equilibri, il rispetto delle scadenze, l’attenzione nel compimento dell’opera svolta.

 

Le Moire

  • Cloto, “la filatrice” = fila, presiede alla nascita, alla nuova impresa; annuncia l’inizio e la riuscita di quanto concepito.
  • Lachesi, “la distributrice” = avvolge, presiede al matrimonio, all’unione, alla durata (nel tempo umano), alla protezione ed alla raccolta di ciò che era disperso.
  • Atropo, “Colei alla quale nulla sfugge” = taglia, interrompe; presiede alla morte; presiede alla disidentificazione; al non attaccamento egoico, presiede al lasciare, abbandonare.

 

Le Muse

  • Tersicore: danza e poesia;  cura l’estetica e la forma, l’omologia fra forma e contenuto; è attenta al movimento (in tutti i sensi), al suono della parola, al “tono della voce”, e all’intenzione; dal punto di vista filosofico è la coerenza nell’esecuzioone.
  • Euterpe: flauto; ama gli animali, la libertà, la discontinuità; l’ebbrezza, ma anche la contemplazione estatica (sono note le diatribe dei pitagorici sul flauto, che non viene condannato in assoluto come riprovevole, ma come strumento “pericoloso”); filosoficamente Euterpe è l’ispiratrice per eccellenza, è l’intuizione geniale.
  • Urania: astronomia; è in contatto con le stelle, con il Cielo delle origini, con gli abissi primordiali; ama il silenzio e la musica delle sfere, quella che ode solo chi tace; è lo stato di chi fissa l’infinito, di chi non teme l’indeterminato; precede l’ingresso di Saturno e di Giove nel mondo degli uomini, ed è perciò sublime veicolo di trascendenza.
  • Melpomene: tragedia;  enfatizza le crisi, sia positive che negative; crea o scioglie nbodi psichici; richiede sacrificio, vittima e riscatto; è l’esperienza fatale che ricade sulla testa di chi l’ha compiuta; è una specie di “nemesi karmica”; filosoficamente è la discussione finale della “tesi”.
  • Clio: storia; è la memoria obiettiva: ordina, archivia, non interpreta; analizza con distacco; esamina senza faziosità, attitudine difficilissima che richiede un forte distacco “omerico”. Omer canta con uguale Amore e riverenza gli Eroi di entrambe le parti; è il giudizio imparziale.
  • Polimnia: canto sacro; canta per simboli, cura le omologie; inventa la lira e la geometria dei suoni; dove la ragione non trova spiegazioni, entra il simbolismo iniziatici; è il vero ingresso nell’esoterismo religioso.
  • Erato: poesia amorosa; canta l’amore degli uomini; esalta tutto ciò che nell’Eros trova compimento o rinnovamento, ciò che Eros distrugge e rinnova.
  • Talia:; commedia; vive il mondo momento per momento; descrive i sentimenti propri degli uomini, il quotidiano che, anch’esso, va rispettato e vissuto nella sua completezza; integra l’apparenza ed il contingente con gli intrecci fra i destini degli uomini.
  • Calliope: poesia epica: eroismo; esaltazione delle grandi storie; ricordo della memoria degli antichi; rappresenta gli Dei, parla all’orecchio degli Aedi e dei Re; è la Musa che traccia e ricorda la Via Immortale; è la Certezza e la Fede.

 

Le Virtù

  • Forza

Vuol dire impegno quindi anche Volontà. Eì la Virtù di base del settenario.

Serve per vincere e sottomettere il Drago. Il Cavaliere (S.Giorgio, S.Michele), difficilmente lo uccide, più frequentemente lo sottomette e lo domina. A volte con la collaborazione di una Dama, come nei sapientissimi quadri alchemici di Paolo Uccello.

Semiologicamente l’origine di forza è la stessa di dharma (legge) e di fermo.

Gli antichi collocano la Forza nell’area fegato/stomaco, e, in parte, nei genitali (forza procreativa).

Ma la Forza senza Amore e senza Temperanza, è… Forza bruta.

  • Temperanza

E’ allenamento. La radice è la stessa di tempio e di tempo. Tem indica l’azione del dividere, sia il tempo che lo spazio.

Dal punto di vista matematico è la Scienza del Ritmo.

La Temperanza consente di fondare il tempio terreno, di sottoporre le azioni precipitose (e gli istinti) alla cura del tempo, di miscelare i sapori troppo piccanti con diluizioni appropriate.

Per dire “no” a ciò che ci sembra facile e gradevole si devono esercitare Forza e Temperanza.

Forza Temperante è l’immobilità sapiente di chi è consapevole dei propri mezzi. E’ il parlare piano (… il bene non fa rumore, il rumore non fa bene); a volte è il silenzio assoluto.

Il Temperante è in grado di non saturare mai il suo desiderio (qualsiasi desiderio).

Eckhart: “… Il piacere diventa veramente sublime e dona consapevolezza solo quando è “dosato”. E il dolore diventa Maestro solo quando è “accettato”.

Ricordiamo che una delle tre Grazie, la seconda (Talia), è colei che prende e trattiene; conserva, “quanto basta”.

La Temperanza è anche un a grande Maestra dell’Eros: non solo rende sapiente il contatto fisico attraverso la ritenzione, ma nella tensione che c’è prima del rapporto di coppia, esalta l’attenzione.

  • Prudenza

Da providere, anticamente collegato a prudire-prurire (prurito-fuoco), “prurito” che dona attenzione e consapevolezza perché non ci lascia mai.

Confrontare avanti con dietro, futuro con passato, per essere consapevoli del presente e viverlo pienamente.

La Prudenza del serpente è richiamata da Cristo ad esempio degli Apostoli inviati nel mondo, ed è associata al candore della colomba.

E’ espressione di grande Sapienza ermetica. La misura nel fare. L’attenzione vigile. Il non dare perle ai porci.

La Prudenza alchemicamente è fuoco nascente.

L’eccesso di prudenza può però diventare ignavia. Il vero prudente è un uomo d’azione che studia le mosse. Nella Prudenza c’è il “fuoco” dell’azione trattenuta, il fuoco occulto, pronto a bruciare quando sarà il momento.

L’uomo prudente sa ammettere  i propri errori.

Sa guardare l’altro senza aspettative, perché non proietta su di esso, né su di sé, i propri desideri, non modifica i “tempi naturali” dell’azione e della risposta. E’ rispettosissimo del tempo. Ha imparato a non travalicarlo.

  • Giustizia

Giusto viene dall’antico iovestos, proveniente a sua volta da Joves, forma arcaica di Jus, Giustizia Divina..

La Giustizia è un a funzione esercitatile solo dalla Divinità o da chi è in contatto con il Divino. Da chi possiede lo Jus, che si acquisisce con lo studio, l’educazione e l’umiltà.

La Giustizia è armata di una spada a due tagli (discriminazione).

Il gladio è anche un raggio solare. E’ anche potere.

Il Giudice dovrebbe avere una spada a due lame, con cui prima guarire, poi eventualmente tagliare.

Giustizia come philo-sophia. Ha nella mano un libro sul quale scrive le sentenze, ma anche una squadra per misurare la rettitudine.

Ne consegue (e ciò fa sorridere se si pensa agli odierni “togati”) che chi giudica dovrebbe amare nella stessa misura sia il buono che il cattivo prima di giudicarli; esattamente nello stesso modo.

In una Via d’Amore e di Conoscenza, giudicare allontana dalla Via.

I giudici umani, quelli che siedono oggi nelle aule dei tribunali, sono generalmente servi di luoghi comuni,  e cadono nel peggior uso del concetto di misura, creando squilibrio fra Amore e Sapienza.

Nell’antichità e nelle culture Tradizionali, chi giudicava aveva una dirittura morale eccezionale, passava anni in silenzio e meditazione, e solo in età matura osava “giudicare”; disponeva di Gnosi autentica e di sapienza acquisita dietro Maestri eccelsi. Il giudicare era opera “religiosa”, altissima.

Forse oggi non è esattamente così.

La sentenza stessa ci inganna, ci esclude dall’altra persona, dal giudicato.

Giudicandolo rendiamo l’altro inconoscibile, perché poniamo un diaframma fra noi e lui. Noi stessi quando sbagliamo siamo portati a giudicarci, ad architettare qualcosa di compensatorio. Ma è difficile per la mente egoica giudicarsi e misurarsi da sola.

Ecco a cosa serviva il”confessore” di una volta (quello vero). Portava nella coscienza del “pentito” il giudizio distaccato. Pessimo quel confessore che si arrogava il diritto di giudicare per delega, ex cathedra. Ottimo quello che portava il “penitente” a giudicarsi da solo.

  • Carità

Dalla radice indoeuropea ker. Come carne o taglio di carme. Porzione del corpo. Dividersi per il prossimo. Donare se stessi. Nutrire il prossimo. Non volere per sé.

Chi ama sotto qualsiasi forma, Conosce la carità. Chi brama è vittima della gola o dell’invidia, non sarà mai caritatevole

Amare senza chiedere. Donare senza rimpianto. Conoscenza attraverso il non attaccamento. Gioia nel dare. Sacrificarsi nel senso di rendersi sacri.

Questo vuol dire anche fare un particolare, formidabile, utilizzo del proprio corpo: prima Osiride poi Cristo sono l’esempio trans-umano di tale opera di partizione.

La frase evangelica “Siate come me” ha un senso esoterico, per innalzare il nostro corpo e dividerlo in quattro dobbiamo crocefiggerci, sacrificarci con/per Amore.

In verità possiamo essere caritatevoli ed iniziare a dare qualcosa… solo quando non abbiamo più nulla. Se diamo quello che abbiamo non facciamo Carità. Ma solo quando, nudi come vermi, diamo ancora qualcosa, allora possiamo essere considerati veramente caritatevoli.

Dobbiamo però spartire un buon corpo e non una larva. Ciò comporta una ritmica “ecologica” in quanto, perché la carme sia “sana”, è necessario alimentarla correttamente.

Nel concetto di Carità c’è dunque anche quello di sacrum facere, ovvero di sacrificio.

Il caritatevole interviene a colpo sicuro perché sa dove deve agire; basta la sua presenza per modificare lo stato del prossimo.

Se noi non ci trasformiamo in una Croce Vivente, non potremo mai librare noi stessi nel cielo.

Dicono i grandi mistici che, se noi riuscissimo ad amare con Carità, non ci sarebbe più mercanteggiamento o scambio, neanche di affetto. L’uomo che ama non ha bisogno di ricevere amore o affetto. Difficilmente diamo qualcosa senza sapete che riceveremo qualcosa in cambio, e questo uccide la Carità.

  • Speranza

E’ il fondamento della tensione spirituale. Ha la stessa radice sibilante di “Spirito”.

E’ orientamento della propria energia verso il fine superiore. E’ mettere a frutto le proprie capacità. Nella Roma arcaica è associata alla Fortuna. E’ verde come la rinascita.

La Speranza è connessa alla fiducia nella scelta che si sta operando; sperare non è far strategia, ma colui che spera ha un orientamento (inteso come tensione verso) talmente forte, che gli fa preonire ciò che accadrà. Sotto questo aspetto, chi spera non rimane mai deluso.

La Speranza è il Grande Viaggiatore Spirituale che ci consente di attraversare il bosco con gli spettri. Per questo il Grande Guerriero è sempre pieno di speranza. Quando questa viene meno, entriamo in una spirale di ignavia.

Fede e Speranza si alimentano a vicenda.

  • Fede

Universalità. Apertura totale. Immissione del cuore nell’Universo.

La radica di Fides ha il senso di ciò che persuade, che convince a priori. Fede è anche buona fede.

La Fede al berga nei centri della Trascendenza.

Fede è entrare dentro.

Il “Credo anche se è assurdo” caratteristico del tomismo, non è la stessa Fede che intendiamo  in senso esoterico.

Chi segue un a Via autentica entra in confidenza. Crede perché in realtà gli accade qualcosa, perché le porte gli sono aperte, e da questo deduce che può confidare.

In tal senso la Fede non è un’acquisizione mentale, ma uno stato dell’essere.

La Fede “bacchettona”, animata dal desiderio di sicurezza (che non è Amore), o da superstizione, porta in genere verso l’attivazione di fantasmagorie scaramantiche, ma allontana dalla “confidenza”.

La Fede è ammantata di Luce.       

Se la interpretiamo in modo ermetico assume un significato incredibilmente vasto. Se la tocchiamo e la com-prendiamo, percepiamo perché viene con siderata la Grazia più alta.

Dire “Credo in Dio” senza un Amore profondo che sostenga tale affermazione, è dichiarazione di Fede “ipotetica”.

Solo l’Amore è vera Gnosi.

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2 Comments for this entry

  • bissoli sergio

    Bellissimo. Sono scrittore bibliofilo e regista. Mi interessa filmare rituali tradizionali.
    Vedere il mio canale su youtube. Video recente sulla sacralità dell’acqua. Acqua di lago.
    Grazie,

  • Marina Piano

    Solo l’Amore è vera Gnosi….condivido la tua conclusione che è l inizio di ogni azione per me. La mitologia ci soccorre nella conoscenza se solo le concediamo uno spazio, il suo spazio sacro, quello che possiamo trovare nell’Universo e in noi,
    La lettura della tua tavola, laddove identifichi la percepita polarità tra la Scienza e Sacro, hai evocato in me Antoni Gaudi, la prima volta che ho visto le sue opere, tutte, ho percepito la sua tensione, la ricerca di riunificazione attraverso la sua Arte, ciò che il Divino ha sempre ispirato e l’opera dissonante dell’uomo ha diviso per incapacità a comprendere o pura volontà di disgregazione. …la Scienza e il Sacro
    Mi pare, ma è possibile che sia solo una mia proiezione, che la ricerca di Gaudi, fino al suo più totale annullamento nella sua opera, possa essere letta in questa chiave,
    Attendo un tuo riscontro

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