IL TENDINE DELL’APPRENDISTA

Chi è l’Apprendista? Cosa rappresenta? Qual è il suo mondo interiore ed esteriore?

inserito il 13 05 2011, nella categoria Apprendista, Esoterismo, Iniziazione, Ritualità, Tavole dei Fratelli

 

Tavola del fr:. A:. Mu:.

Chi è l’Apprendista? Cosa rappresenta? Qual è il suo mondo interiore ed esteriore?

Osvald Wirth risponde a queste domande definendo il neo-iniziato come colui che si appresta a diventare saggio e pensatore, educato al di sopra della massa degli esseri che “non pensano”.

Per Gerard Encausse, che da iniziato assunse lo pseudonimo Papus, i primi tre gradi massonici – Apprendista, Compagno e Maestro – rappresentano la quadratura ermetica del Cerchio Universale.

Il grado di Apprendista deve quindi insegnare e rivelare il primo quarto di tale Cerchio (quello di Compagno il secondo quarto di cerchio, mentre il grado di Maestro rappresenta il terzo e quarto).

Considerando il Cerchio simbolo del movimento della terra su se stessa, allora il primo quarto starebbe a significare l’uscita dalla Notte; e l’Apprendista rappresenterebbe pertanto la fase della vita quotidiana dell’Uomo dalle Sei alle Nove del mattino (così come il Compagno rappresenterebbe a sua volta la fase che va dalle Nove a Mezzogiorno; ed il Maestro da Mezzogiorno alla Sera).

L’Uscita dalla Notte: è questa dunque la fase vitale dell’Apprendista. Ed in effetti, Egli essendo fra i Fratelli dell’Officina il più vicino, in ordine di tempo, alla prima fondamentale Iniziazione, si trova ancora nell’interregno fra la Notte Profana ed il Nuovo Giorno Massonico.

Ha compiuto il primo passo per uscire dalle Tenebre, e si sta avvicinando alla Luce, ma ancora non può scorgerla nel suo pieno fulgore. Egli è illuminato “solo” dal chiarore dell’Aurora.

Ma presto, se il suo cammino sarà virtuoso, anch’egli conoscerà il Sole di Mezzogiorno… e quando sarà ancora più avanzato nel suo percorso iniziatico potrà conoscere ed essere illuminato anche dal Sole di Mezzanotte (il Maestro, l’Uomo del Tramonto).

Se invece si vuole considerare il Cerchio Universale che quadripartisce i gradi massonici, come l’espressione simbolica del movimento della Terra attorno al Sole, e quindi del fluire delle Stagioni, allora il grado di Apprendista non potrà che simboleggiare la Primavera, mentre il Compagno rappresenterà l’Estate, ed il Maestro compendierà l’Autunno e l’Inverno.

L’Apprendista sarà quindi il seme che germoglia; il Compagno sarà la pianta che fruttifica; mentre il Maestro rappresenterà il Frutto che cade per alimentare e generare nuove piante.

La Vita, ricordano infatti sia il Mago che l’Alchimista, non può nascere che dalla Putrefazione, e,  tramite questa, dal Rinnovamento degli Elementi.

Ecco che dal punto di vista alchemico si svelano nuovi significati simbolici dei primi tre gradi massonici, come preparazione e compimento della Grande Opera.

In questa prospettiva il grado di Apprendista rappresenta dunque i lavori materiali che precedono l’accensione del Fuoco; Fuoco Filosofico rappresentato appunto dai lavori di Compagno; mentre i lavori dei Maestri rappresentano la collocazione nell’atanor del Mercurio Filosofico e, dice Papus, la preparazione del colore Nero da cui devono sprigionarsi tutti i colori smaglianti.

Significativo può apparire a questo punto la stretta attinenza del colore Nero sia con il grado di Apprendista che con quello di Maestro: l’Apprendista ne fuoriesce dal Gabinetto di Riflessione per ricercare la Luce; il Maestro vi fa ritorno al termine della Sua esistenza per rigenerare il Nero Totopotente, lo stesso Nero del Gabinetto di Riflessione da cui sgorgherà nuova vita iniziatica,  con tutti i colori del prisma.

L’intera vita massonica è infatti contraddistinta da continue “iniziazioni individuali”, che segnano continue fasi di morte e rinascita dell’individuo man mano che egli intuisce ed acquisisce nuove conoscenze e nuovi livelli di consapevolezza.

Vi sono poi particolari “iniziazioni corali”, o “rituali” che dir si voglia: si tratta delle Iniziazioni Sacrali e Reali (quelle di Apprendista, Compagno e Maestro).

Per quanto comunemente si è portati a credere che queste Iniziazioni rappresentino “salti di qualità” o “di consapevolezza iniziativa” del singolo Libero Muratore, in realtà, accanto a questa indubbia funzione individuale, le stesse cerimonie costituiscono altrettanti momenti corali di costruzione di livelli condivisi di “inconscio collettivo massonico”.

Come a dire che in ogni rito di Iniziazione sia il Recependario che tutti i Fratelli che lo assistono vivono e rivivono un’esperienza fondante che li accomuna sempre più intensamente: ogni volta che un nuovo Apprendista viene iniziato, tutti i Fratelli dell’Officina vengono nuovamente iniziati assieme a lui, creando e rinsaldando così un idem-sentire indispensabile per elaborare poi un linguaggio massonico comune; la stessa cosa si ripete ad ogni successiva Iniziazione ai gradi superiori, con una costante inevitabile: ovvero il fatto che non si possa mai passare da un piano ad un altro senza attraversare e riattraversare il regno dell’oscurità e della morte.

Solo così l’eterna catena d’unione che lega i Fratelli di ogni tempo e di ogni grado può (tras)mutare e rinnovare la forgiatura dei suoi anelli (dal Piombo, al Ferro, all’Oro), senza mai spezzarsi.

Un sapientissimo Fratello del nostro Oriente, il M.V. della R.L. Savonarola,  ci ha recentemente ricordato anche che il Cerchio Universale, simboleggiato dai quattro viaggi dell’Iniziazione al grado di Apprendista, può rappresentare anche i quattro elementi fondamentali che custodiscono il segreto della Grande Architettura e della perpetuazione della Vita: l’Aria, ovvero il soffio della vita immesso dall’Uomo nel ventre oscuro della Donna (“soffio” creativo che ripete nel microcosmo delle nostre esistenze terrene, ciò che è forse accaduto sul piano macro-cosmico con lo sciame fecondante delle comete, come vogliono le più recenti teorie sulla propagazione della vita nel nostro Pianeta e nell’Universo); il Fuoco, ovvero la germinazione della vita nell’atanor / utero materno; l’Acqua, ovvero la vita fetale, immersa nel liquido amniotico della placenta; ed infine, con la cosidetta “rottura delle acque”, la fuoriuscita del feto che giunge a contatto con la Terra, ovvero con tutte le altre forze fisiche ed elettromagnetiche che agiscono nel mondo materiale.

E’ appena il caso di ricordare che l’Apprendista opera all’ombra della Colonna BOAZ, ovvero della colonna che rappresenta appunto il Principio Femminile, ed ancora più distintamente l’atto sessuale (significato ebraico di BOAZ letto alla rovescia), proprio a ribadire esplicitamente come l’Iniziazione significhi una vera e propria nuova nascita dell’individuo (dall’oscuro Gabinetto di Riflessione, passando la soglia vaginale del Tempio attraverso il parto massonico).

Come un neonato l’Apprendista non sa parlare, né sa vedere con chiarezza i simboli che lo circondano, ma con l’aiuto delle Guide Visibili ed Invisibili imparerà dapprima ad ascoltare, quindi a pensare, e finalmente a “vedere” un po’ di Luce attorno a se. Ed allora i simboli cominceranno a schiarirsi ed disvelarsi nella sua mente.

A questo punto, e solo a questo punto, l’Apprendista sarà pronto per acquisire l’uso della parola per trasmettere e riflettere la conoscenza acquisita (non a caso nel significato di “logos” si contempla la doppia accezione di parola e conoscenza).

Ma all’inizio di questo processo, nei primi istanti di vita massonica, uno dei primi impatti, forse il più traumatico, dell’Apprendista con la Vita di Loggia, è certamente quello con i rituali, i segni e le posture che l’Iniziato spesso segue ed esegue senza ben comprenderne il significato.

Mettersi all’ordine, camminare in modo strano all’entrata nel tempio, stringersi la mano in modo particolare… sono situazioni che un po’ stordiscono, un po’ impacciano, spesso intimidiscono l’Iniziato.

C’è, in effetti, se non se ne coglie la vera essenza, anche un certo sottofondo irreale ed umoristico in tutto ciò, cosa che non è sfuggita ad esempio al Fratello Oliver Hardy (il “grassone” della celebre coppia Stanlio ed Ollio) che in uno dei suoi film più comici mise in scena l’improbabile riunione di una Loggia del Giaguaro, i cui membri portavano ridicolissime sciarpe e grembiuli, ancor più ridicoli copricapi, scambiandosi complicatissimi gesti di riconoscimento (mani sul naso, alle orecchie, ecc. ecc.).

Certo una simpatica “presa in giro” dei paludamenti e dei movimenti massonici, che Hardy conosceva benissimo essendo egli stesso un Libero Muratore.

Un’auto-ironia più che lecita, realizzata per altro con maestria, simpatia e leggerezza, caratteristiche oggi pressochè “estinte” nel cinema più demenziale che comico dei giorni nostri.

Hardy ed il suo compagno Laurel, pur parodiandola, non hanno infatti certamente mancato in alcun modo di rispetto nei confronti degli usi e costumi massonici. Hardy, infatti, certamente ne conosceva i significati più profondi.

Quali?

Cominciamo cercando di offrire una spiegazione soprattutto per i “passi” dell’Apprendista: ve ne sono diverse, che ogni Apprendista coglierà da solo nel tempo e che perciò è inutile svelare anticipatamente in questa sede.

Quella più scontata che si può suggerire fin d’ora, è che quei tre passi strascicati rappresentano l’avanzare incerto di Lazzaro, dell’Uomo appena risorto dalla Morte, non ancora del tutto vitale.

E’ l’incedere strascicato  di coloro che sono andati e tornati dagli Inferi.

E’ la riproposizione magica di rituali danzanti, in cui l’andatura anchilosante e zoppicante rappresentava anche lo sforzo prometeico di chi aveva sottratto agli dei il segreto del fuoco e dei metalli, e per tale Sapere doveva fatalmente subire la menomazione del tendine: era infatti proprio questo il destino dei mitici fabbri e dei forgiatori di metalli dell’antichità. Le comunità per non farseli scappare, tagliavano loro il tendine di Achille.

Zoppie magiche, riportate in saghe e racconti mitologioci, che forse affiorano ancora nei rituali massonici, sono anche quelle di personaggi come Giacobbe, Achille, Giasone, Vulcano, Teseo ed altri.

Un’altra spiegazione dei passi è quella che richiama più da vicino il rituale stesso dell’iniziazione: durante la cerimonia solo un piede ha toccato, nudo, il pavimento del tempio. L’altro conservava ancora il proprio “involucro” profano (la scarpa). E per questo, l’Iniziato che vuole allontanarsi sempre di più dalla sua antica condizione profana, e dal peso dei vizi e dei metalli che questa comportava, non può che avanzare con il “piede consacrato”, e trascinare l’altro come se quest’ultimo fosse ancora incatenato alla gravosa palla metallica dei vizi profani (“le oscure prigioni”).

Un  breve accenno, infine, alla postura del “mettersi all’ordine”. Anche qui abbondano i significati e le spiegazioni simboliche.

Ne forniremo solo alcune:

In  primo luogo si tratta di una posizione decisamente scomoda, che resta però la più adatta per far sentire a chi “interviene” in Officina il “peso” della parole, sia quando queste vengono proferite, sia quando vengono ascoltate.

Un modo intelligente per invitare ogni Fratello alla moderazione nella lunghezza degli interventi: evitare che il proprio braccio sospeso si indolenzisca, significa evitare che facciano altrettanto le orecchie e la pazienza dei Fratelli che ascoltano.

Un altro significato evidente è quello di porre un freno alle passioni che giungono dal basso, per rendere più limpido ed elevato il pensiero dei Fratelli riuniti in Loggia. Proprio come il grembiule con la bavetta alzata intende difendere il cuore e la mente del Fratello Apprendista dai più bassi istinti e dagli influssi più negativi.

Il braccio e la mano alla gola, mettono infatti in connessione alcuni particolari gangli delle Sefiroth, ovvero dei punti energetici che agiscono come una sorta di “Elica di DNA spirituale” presente nel corpo umano e nel corpo etereo della Loggia.

La posa dell’ordine mette infatti in connessione tattile i fianchi (Geburah, La Forza, Tipheret, la Bellezza, Hesed, la Misericordia) con le spalle (Hokmah, la Sapienza, e Binah, l’Intelligenza), per dare così più “illuminazione” ed “energia pura” a Kether, la Corona, ovvero la Testa.

Energia Pura” perché filtrata all’altezza della carotide (dove il soffio del cuore e della mente si uniscono per diventare parola) dalla mano guantata dell’Iniziato, in grado di trattenere ogni “scoria” del proprio pensiero.

Ed infine per vincere ogni perplessità dell’Apprendista sui passi e le posture “strane” che è indotto ad assumere durante i lavori della propria Officina, non resta che una disarmante constatazione: quella, cioè, che gli stessi gesti e le stesse posizioni sono state assunte per secoli da tutte le generazioni di Fratelli che ci hanno preceduto, e fra questi personaggi come Mozart, Fermi, Beethoven, Kipling, Washington, Voltaire… e tantissimi altri, che certo “comici” non erano!

Ho detto

A :.  Mu :.

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BIBLIOGRAFIA

 

  • Antonio Morciano “Codice Massonico” (Atanor)
  • Osvald Wirth “La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: vol. I, L’Apprendista” (Atanor)
  • Papus “Ciò che deve sapere un Maestro Massone” (Atanor)
  • Mauro Cascio “Storia (apologetica) della Massoneria” (Bastogi)

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