GLI STRUMENTI DA LAVORO DELL’APPRENDISTA

Tre furono i colpi battuti alla porta del Tempio, che mi introducevano dal mondo profano alla ricerca della Vera Luce. Da subito con i rumori, il buio, l’amaro sapore, la circumbulazione, né nudo nnè vestito, né scalzo né calzato, è iniziato il lavoro di sgrezzamento della mia pietra grezza… Ben presto l’animo si pone alla ricerca degli strumenti necessari per questo lavoro, all’interno della Loggia. Bisogna solo imparare a intuirne la funzione pratica e simbolica.

inserito il 11 05 2011, nella categoria Apprendista, Esoterismo, Ritualità, Tavole dei Fratelli

 

Tavola del fr:. G:. B:.

Nella leggenda di Hiram

Tre furono i colpi battuti alla Porta del tempio che mi introducevano dal mondo profano alla ricerca della Vera Luce.
Da subito con i rumori, il buio, l’amaro sapore,Ia circambulazione, ne nudo ne vestito ne scalzo ne calzato, è iniziato il lavoro di sgrezzamento della mia pietra grezza piena di asperità di scorie, irregolarità e deformità.

Un lavoro lento progressivo, silenzioso, caparbio, da compiere insieme a chi come me da poco tempo o subito dopo ha iniziato il proprio cammino di ricerca.

Una volta in grado di vedere distintamente la prima cosa che mi colpì fu la sensazione di grande fratellanza che percepivo istintivamente guardando i volti dei Fratelli, e la grande quantità di simboli che erano presenti all interno di quella che allora consideravo una stanza e che ora percepisco come l’intero Universo e come tale non definibile in termini spaziali ed eterno temporalmente.
Ebbi lì il primo contatto con quegli strumenti simbolici che avrebbero dovuto aiutare ed indirizzare il mio lavoro di sgrezzamento.

Il termine strumento va astratto dal significato profano ma vela un un significato metafisico proprio e profondo e va inteso quindi come tipologia del tipo di lavoro da svolgere e come finalità dello stesso. Dietro un simbolo pùò celarsi un mondo senza bisogno di spiegazioni ed in grado di parlare ad ogni essere umano

Da sempre alla filosofia delle parole tramite le quali si può dimostrare il tutto e l’opposto di tutto, si contrappone una ricerca della verità che si tramanda tramite simboli, ricerca  esercitata da uomini che rifuggono ai facili fasti profani per ricercare tenacemente in se stessi La Luce.

Costoro non cercano proselitismo e tramandano il loro sapere di generazione in generazione usando i simboli come mezzo di trasmissione del Sapere ed in questo modo la Tradizone continua nei secoli.
Occorre però lasciare che il Simbolo entri lentamente nel proprio io, concedendogli il tempo di Svelare il proprio significato e ciò esula dalla conoscenza accademica del suo significato profano.. Occorre lavorare sia coralmente che individualmente rispettando il Silenzio per non obbligare la mente ad inutili pensieri,
e lasciarla recettiva e libera affinchè l’Atanor possa permeare e incidere sull’Opera svolta dalla simbologia.

In questa epoca edonistica e vana gloriosa in cui sempre e comunque si deve apparire è stata una gioia inaspettata scoprire quanto profonda e rumorosa può diventare una mente quando è fatto obbligo al silenzio, e quanto accecanti sono i pensieri che si affollano caoticamente in ogni momento della veglia. Pensieri che accecano e portano lontano dal se stesso dal proprio io profondo.

Non stupisce quindi che tradizioni antiche come l’Albero della vita siano state tramandate per centinaia di anni e soltanto verso l’anno 1000 siano state sommariamente riversate per iscritto.
Intere dottrine teosofiche
e metafisiche,possono essere tramandate oralmente e con l’uso della Simbologia e così è stato nei secoli creando una catena ininterrotta di trasmissione di sapere.

Gli strumenti di lavoro dell’Apprendista: Il maglietto, lo scalpello, il regolo graduato.

 
Il Maglietto e lo Scalpello

L’ apprendista lavora su se stesso con maglietto e scalpello.
Lo scalpello per forma, per resistenza e per
uso, va idealmente impugnato con la mano sinistra, la mano della intuizione, del sentimento,della luna e va idealmente indirizzato con forza e cura per togliere le rugosità ed asperità della nostra pietra grezza.

Ma a nulla vale la presenza del solo scalpello se su di esso non viene impressa la forza dei colpi del Maglietto, tenuto solidamente con la mano destra, la mano della conoscenza, del lato razionale dell’individuo.
Il maglietto esprime un senso di volontà di comando della stessa,
e di determinazione razionale dell’atto.
Per usare questi due strumenti al massimo delle loro capacità occorre sviluppare il discernimento sensitivo che ti può svelare il punto della pietra da cui staccare le irregolarità e la giusta forza con cui usare il maglietto.

Mi preme specificare che nel lavoro iniziale l’uso in senso metafisico di questi strumenti simbolici sulla propria Pietra abitua a divenire determinativi della propria volontà, ,a non subire condizionamenti esterni, ad esercitare l’uso della sensibilità verso il proprio io profondo, per giungere ad una conoscenza ed ad un affinamento della propria personalità

Sia lo scalpello che il maglietto devono essere usati con discernimento affinchè  i colpi non debbano essere troppo violenti o inutili.
In altre parole, occorre avere grande pazienza e lavorare con costanza per iniziare, come dicevano in tempi passati gli Alchimisti: “11 lavoro sulla pietra bruta” che “è  il principio della reale trasmutazione dal piombo profano all’ oro iniziatico”.

E’ una trasmutazione intellettuale e morale, tappa fondamentale ed iniziale per cercare di cogliere la luce ,per cercare di illuminare il proprio spirito.
Il lavoro dello apprendista non cesserà mai perché mai dovrà esimersi dal continuare per sempre il proprio perfezionamento.
Per tutta la vita lo Scalpello deve insegnare ad apprezzare in modo saggio mentre il Maglietto equivarrà alla decisione che scaccia dallo spirito tutto ciò che lo ingombra inutilmente e lo inganna.
Il sapiente studia fino all’ultimo anelito di vita
e misura ogni giorno la propria ignoranza.

Regolo graduato 

Il regolo è  un simbolo che sempre mi ha affascinato forse perché ho tanto da apprendere da questa simbologia.
E’ un segno di rettitudine, come retto deve essere il comportamento dello Apprendista.
Il regolo rappresenta una linea

Idealmente tale linea potrebbe prolungarsi all’ infinito, ma la graduazione e le misure stabilite, mi ricordano che nulla deve prolungarsi all’infinito e che una azione non può  portarsi oltre ogni misura e tendere all’ infinito.

Il  regolo mi riporta al concetto di assoluto e di relativo.
Ogni volta che uno scultore crea una forma parte dall’assoluto dello spazio
e si porta al relativo della forma.
Così come la forza creatrice maschile, dirompente ed assoluta nel suo
essere viene resa relativa dalla forza femminile, che nell’atto di plasmare la vita ne determina la forma, la misura, e implicitamente la morte.
Un ideale di rettitudine non può  essere perseguito senza riserve, negli spazi infiniti, ma il regolo graduato ricorda che il nostro esistere è  sulla Terra, ed
è qui che l’Apprendista deve operare, mettendosi al riparo dalle speculazioni metafisiche troppo ardite, ma lavorando nel proprio modesto spazio con modestia e alacrità.

Il regolo tiene i piedi per terra ed aiuta a non portare i ragionamenti all’infinito, allorquando divengono pura speculazione al di là della logica.

L’Apprendista dunque si deve esercitare in un duro lavoro e in quei momenti tocca con mano e intuisce la forza delle simbologie ma deve impugnare il regolo per impedirsi di perdere il contatto con la realtà, per rendere concreti e misurati i propri pensieri, per sfuggire alla astrazione pura.

In altre parole l’apprendista apprende dal regolo la misura, e non deve vestire i panni dell’ ideologo utopista ma deve applicarsi con modestia e cercare di giudicare correttamente ciò che sta nei limiti della sua possibilità di valutazione.

Il regolo e’ graduato in 24 tacche.
Ciò può ricordare le 24 ore della giornata che devono essere suddivise saggiamente fra studio lavoro e riposo.
Ma anche che ogni cosa ha la sua misura,
e che la misura in tutto è aristocrazia, come dicevano le Scuole Pitagoriche.
La misura del tempo in 24 tacche ricorda anche il concetto che per maturare occorre tempo e che non occorre procedere con fretta.

La Pazienza di Hiram 

Alcuni degli strumenti simbolici su menzionati e fondamentali nel lavoro dell’Apprendista si trovano nella leggenda di Hiram.
Costui era l’Architetto che sovraintendeva i lavori di costruzione del Tempio di Re Salomone.
Aveva alle proprie dipendenze maestranze suddivise in gradi che progredivano in essi a seconda della capacità  e conoscenza. Il passaggio di grado avveniva mediante la comunicazione di una parola segreta del grado.

Hiram visitava il cantiere del tempio a mezzogiorno circa quando gli operai erano a riposare.
Tre compagni lo attesero a quell’ora nascosti vicino alle tre uscite del Tempio per farsi comunicare la parola che consentiva a loro di passare al grado di Maestro.

Hiram disse loro di aver pazienza e che a tempo debito avrebbero avuto l’avanzamento di grado, ma per tutta risposta venne colpito tre volte due non mortali con scalpello e riga mentre il colpo decisivo venne inferto con il maglietto. I tre cattivi compagni uccisero Hiram che comunque non rivelò loro la parola della Maestranza.

L’uso di questi strumenti in questa leggenda meriterebbe una trattazione a se.
Ma ciò che mi ha colpito è l’invito alla pazienza che l’Architetto Hiram ha rivolto al primo dei cattivi compagni e l’uso degli strumenti dell’apprendista da parte degli assassini del Figlio della Vedova.

Sono certo che l’interpretazione varierà  negli anni e sarà diversa a seconda del grado di conoscenza raggiunto.
L’uso di questi strumenti Io interpreto come un monito velato a non avere fretta,a lavorare con modestia ed abnegazione, a non cercare scorciatole nella ricerca della conoscenza,a crescere in modo iniziatico lentamente senza vana gloria e con misura.

E’ un monito che ricorda che non si deve cercare la approvazione degli altri necessariamente ma che l’Apprendista deve lavorare costantemente in silenzio e che la maturazione naturalmente traspare Indipendentemente da concetti temporali.

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