“PULVIS ES”: L’UMILTA’ DELL’UOMO, UN VALORE “RELATIVO”

Siamo destinati a morire come individui, e probabilmente a dissolverci come specie quando l’intero Universo tracollerà. Questa consapevolezza impone quindi una certa umiltà nel considerare la nostra funzione a livello cosmico, e nell’accettare le regole naturali che lo governano. Ma perché mai l’Uomo dovrebbe essere così “umile”? In realtà non si è mai inchinato alla Natura, ma ha cercato di conoscerla, di superarla, e quasi sempre c’è riuscito. Ma questa è stata anche la chiave della sua evoluzione e della sua stessa sopravvivenza, e lo sarà anche in futuro quando imparerà a viaggiare fra le galassie prima dell’implosione del sistema solare. L’Uomo non possiederà mai la “virtù morale dell’umiltà”, non perché non lo voglia, ma perché “non può”!

inserito il 09 05 2011, nella categoria Etica, Filosofia, Scienza, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. G:. V:.

L’ affermazione (emozionale per i tempi in cui fu coniata) che I ‘Uomo sia “polvere” è divenuta al lume della Scienza moderna una concreta realtà.
Naturalmente viene fatto riferimento alla “struttura” dell’Uomo la quale, essendo composta di materia più o meno organica, è destinata, per effetto delle varie leggi “necessitanti” nella dimensione spazio-temporale (l’unica a noi nota), a trasformarsi in “polvere” (atomi, particelle, molecole, protoni, neutroni, neutrini etc.).
Questo accadimento si verifica alla luce delle nostre conoscenze attuali (2006), senza alcuna possibilità di “inversione” del fenomeno, per cui con la scomparsa del suo “corpo fisico” (che ho chiamato “struttura”) l’Essere se ne va non solo dal pianeta Terra, dove ha avuto l’occasione dì godere (o di soffrire) questa straordinaria “avventura”, ma (almeno nella configurazione capitatagli) scomparirà del tutto e per sempre dalla dimensione cosmica dello spazio-tempo: i “residui” materiali della sua struttura saranno gli unici “avanzi” di una Entità che si è auto-definita “Homo Sapiens-Sapiens” comprendendo in questo attributo quello, fondamentale, della Auto-consapevolezza (che tuttavia prende “vita” su un piano diverso da quello della struttura).
Ciò premesso va precisato che non si tratta, in questa “tornata’; di discutere sulle origini della Mente e del Pensiero (tema questo di futuri dibattiti) bensì di dialogare sulla “Umiltà quale virtù morale dell’Uomo”.
Mi soffermo qui un attimo per mettere a fuoco la “posizione dell’Uomo” nell’Universo, così come io la vedo, giustificando quindi le successive concezioni quale frutto di convincimenti del tutto personali.
L’Uomo, a “detta” di un prevalente gruppo di scienziati, è una delle conseguenze della Evoluzione che rappresenta a tutt’oggi un punto “fermo” della conoscenza, senza il quale ogni discussione diverrebbe inutile.
Se poniamo infatti l’Uomo (e l’Universo dove Egli vive) nella ipotesi del “Creazionismo” interviene un atto di fede e tutto finisce lì.

Personalmente ritengo che la Forza Evolutiva (che mi sento di poter identificare con la “Forza forte di ogni Forza” di ermetica memoria) possa dare elementi dì grande credibilità alla Storia dell’Uomo: ne deriva che sul pianeta Terra in questo periodo storico l’Uomo rappresenti la “punta di diamante” dei sistemi viventi possedendo, rispetto ad ogni altro “essere”, la capacità di “saper di pensare” la quale, secondo il premio Nobel prof. Delbruck, si configura come una “folgorazione” della evoluzione stessa.
Ed eccoci al punto! Al di là (e forse al di sopra) della sua struttura materiale l’Uomo è consapevole di se stesso, sa che un giorno o l’altro, dovrà “morire”, che il suo “corpo”, come abbiamo detto, sì dissolverà ma questa consapevolezza della Vita e della Morte inevitabile, lo spaventa, lo rende timoroso e spesso, dentro di sé, sofferente per cui rifiuta, ponendo uno schermo al pensiero, l’idea della sua fine non solo come struttura ma anche (anzi soprattutto) come Programma, respingendo quindi l’ipotesi di dover perdere la sua “realtà oggettiva” di persona, unica ed irripetibile.
A questa eventualità, presentatasi sin da tempi lontani, i vari gruppi di studio, soprattutto religiosi, hanno cercato di far fronte in vari modi, proponendo fra l’altro anche l’esistenza di un’Anima che, essendo immateriale, sarebbe “imperitura” e consentirebbe all’Uomo di affrontare il “limitar di Dite” con più tranquillità e serenità.
Ma il terna “Pulvis es” può comprendere nella sua complessità anche la “polvere della ragione” o intende fermarsi solo al “corpo materiale”?
Mentre scrivo queste righe, io non sono a conoscenza dei contenuti della Tavola del
F:. Laghi e mi esprimo quindi ad “occhi bendati” tuttavia estendendo la tematica anche alla “mente” dell’Uomo e di conseguenza alla misteriosa dimensione del mondo delle “Idee”, mi sento obbligato, interrogando me stesso, a non condividere il concetto di “umiltà” quale virtù morale dell’Uomo. Sorvolando sul significato da “attribuire” alla “morale umana”, che aprirebbe un abisso di considerazioni forse in prevalenza negative, non mi pare che l’Umiltà sia prerogativa dell’Uomo né mi pare che l’assenza di questa prerogativa si configuri in qualche modo come “assenza” di qualsiasi tipo di virtù morale.
Perché mai l’Uomo dovrebbe essere “umile”?
Per Chi mai l’Uomo dovrebbe chinare il capo battendosi il petto?
Non è un invito, questo, né all’Orgoglio né alla Superbia!
È una semplice constatazione derivante dall’Orizzonte della Storia e degli Eventi.
Se partiamo infatti dal presupposto che l’Uomo sia il frutto di una Evoluzione che sembra essere il “Leit Motiv” di tutto il nostro Universo, avrebbe dovuto sin da tempi remoti inchinarsi alla Natura, suprema “ratio” di un Cosmo inspiegabile, e starsene fermo lì ad osservarla, ammirarla e rispettarla, quale fonte della vita in genere (ed è vero!) e della sua esistenza personale (ed è altrettanto vero!).
Ma l’Uomo non ha fatto nulla di tutto questo! Si è dato invece da fare per uscire dalle caverne, ha migliorato le sue condizioni ambientali in tutti i sistemi, ha creato città, nazioni, continenti, si è messo le ali sulle spalle ed ha imparato a volare, sta conquistando lo Spazio, cammina dritto in avanti combattendo battaglie non sempre giuste ma comunque per ora vincenti.
Non si è inchinato umilmente alla Natura ma ha cercato di conoscerla, di superarla e quasi sempre vi è riuscito!
È vero, ha commesso e sta ancor più commettendo degli errori che potrebbero compromettere la stessa vita sulla Terra: una guerra atomica potrebbe annientare ogni forma di esistenza sui Pianeta.
Ritengo che queste ipotesi facciano comunque parte di un “Fattore Necessitante” di cui raramente si tiene conto!
L’Uomo non possiederà mai la “virtù morale dell’umiltà”, non perché non lo voglia ma perché “non può”!
L’Umiltà, secondo il mio punto di vista, non fa parte del DNA dell’Uomo, il quale proseguirà per forza il suo cammino abbandonando, se sarà necessario, anche il proprio pianeta “natio” (la Terra), per proiettarsi nell’immensità del Creato.

L’Evoluzione Cosmica non può fermarsi, essa prosegue ”necessariamente” e con essa proseguirà il cammino dell’Uomo verso confini che non ci è dato, per ora, in alcun modo di poter prevedere.
L’Umiltà, così come l’Amore e tutti i sentimenti attribuiti all’Uomo come “valori” (positivi e negativi) sono configurazioni “fittizie” create per motivi di opportunità, onde giustificare determinati rapporti con il mondo che ci circonda.
Sono decisamente “relativi” e quindi, come valore assoluto, non esistono.

G:. V:.


1 Comment for this entry

  • fiorella

    si l’uomo per vivere per la mia esperienza deve essere umile difronte al suo Maestro interiore e gli altri esseri umani l’umiltà se ben espressa è una virtù che porta il Maestro interiore a comunicare con te ad insegnarti la via migliore per vivere un saluto ed un abbraccio fiorella

1 Trackback or Pingback for this entry

Lasciaci un commento

Cerchi qualcosa?

Utilizza il campo sottostante per cercare nel sito:

Hai cercato qualcosa che non hai trovato? Contattaci e richiedici l'informazione che cerchi!

Link

Ti raccomandiamo di visitare questi siti web