L’ORIGINE DEL MONDO

Nei tempi attuali di incertezza fra una visione scientifica e meccanicista dell’origine del cosmo (Cartesio, Newton, ecc.) ed una visione più sistematica e trascendente, dove il Big Bang resta ancora un fenomeno sostanzialmente inspiegabile, può essere interessante ricordare alcune antiche tradizioni legate al “momento primo” dell’Universo: la tradizione Scandinava; quella mitologica dei Maya Quichè; la tradizione Giudaico-Cristiana; la tradizione Greca; Babilonese; e quella Alchemica.

inserito il 09 05 2011, nella categoria Esoterismo, Genesi, Scienza, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. G:. F:.

Nei tempi che stiamo vivendo, incerti fra una visione scientifica materialista e meccanicistica (Cartesio, Newton, ecc.) ed una visione sistematica e tendente ad interpretazioni dell’origine del Mondo di più ampio respiro dove solo il Big-Bang resta per ora fenomeno inspiegabile e forse, usando una giusta umiltà, “trascendente”,sembra interessante ricordare le varie tradizioni legate a questa inspiegabile origine, tradizioni che pur nella loro diversità concettuale ed etica, riconducono nella sostanza ad una “religiosità” che ogni “essere” dotato di autocoscienza non può rifiutare.
Un’analisi sintetica dell’interpretazione storica di questo “momento primo” dell’Universo è qui riportata attraverso la consultazione dei relativi testi:

La tradizione scandinava
da “Voluspa” o “Predizione della Veggente” testo di antica letteratura nordica riportato nell’”Edda” di Snorri Storluson, uno dei maggiori scrittori scandinavi vissuto tra il XII e XIII secolo scritto con lo scopo di salvare la tradizione religiosa e letteraria pagana al sopravvento del cristianesimo; sono 29 canti di una tradizione orale di epoca vichinga del VII e VIII sec. d.C. scoperta nel 1643 che è l’espressine più poetica del mondo pagano.
Vi fu un tempo remoto                        La terra non era
in cui nulla era,                      e il cielo nemmeno,
né sabbia e né mare                solo abisso profondo,
né gelide onde.                                   e non v’era erba.

 

La tradizione mitologica dei Maya Quichè
da Popol Vuh capitolo I definita come la loro Bibbia
Questo è il racconto di quando tutto era fermo, tutto era calmo, in silenzio; tutto senza movimento, tranquillo, e la distesa del cielo era vuota… .Non c’era né uomo né animale, né uccelli, pesci, crostacei, alberi, pietre, caverne, crepacci, erbe foreste; c’era solo il cielo. La superficie della terra non era ancora apparsa. C’erano solo il placido mare e la grande distesa di cielo. Non c’erano cose messe assieme, non c’era nulla che potesse fare rumore, nulla che potesse muoversi o tremolare, o potesse far rumore nel cielo.
C’erano solo immobilità e silenzio, nella notte. Soltanto la Creatrice, il Creatore, Tepeu, Gucumatz, gli Antenati erano nell’acqua circondati dalla luce. Per la loro natura essi erano grandi saggi e grandi pensatori. In tal modo esisteva il cielo, e anche il Cuore del cielo, che è il nome di Dio, e così Egli è chiamato. Poi verme la parola. Tepeu e Gucumatz s’incontrarono nell’oscurità, nella notte, e parlarono insieme. Essi parlarono, discussero, deliberarono; si trovarono d’accordo, unirono le loro parole e i loro pensieri.
Poi, mentre meditavano, divenne chiaro ad essi che, quando sarebbe venuta l’alba, doveva apparire l’uomo. Allora essi decisero la creazione, e della crescita degli alberi e dei cespugli e della nascita della vita e della creazione dell’uomo. In tal modo fu deciso nell’oscurità e nella notte dal Cuore del Cielo che è chiamato Huracàn.

 
La tradizione giudaica-cristiana
Bibbia —Genesi
In principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era una distesa informe, e l’oscurità era sull’abisso; lo spirito di dio aleggiava sulla superficie delle acque. Dio disse”Sia la luce!”. E la luce fu. E vide Dio che la luce era bene ed Egli divise la luce dalla tenebra. E Dio chiamò la luce giorno, la tenebra notte. E fu sera e fu mattina, primo giorno.

Dio disse:”Vi sia un firmamento in mezzo alle acque, che separi acqua da acqua”. E Dio fece il firmamento e divise le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento
(ricordiamoci il geroglifico del segno zodiacale del Cancro che è composto da due simboli analoghi ma. inversi, uno relativo al dominio delle acque inferiori, l’altro delle superiori e si completano per riprodurre una circonferenza, immagine dell’unità,) e avvenne così. E Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e lii mattina, secondo giorno.
E Dio disse:”Si raccolgano le acque che sono sotto ai cieli in un unico luogo e appaia l’asciutto”: e avvenne così. Allora Dio chiamò l’asciutto terra e chiamò le acque raccoltesi assieme mare. E Dio vide che era bene.

La tradizione greca
Teogonia di Esiodo VIII a.C. che scrive sul formarsi del cosmo e degli elementi primordiali.
Dunque per primo fu creato il Kaos, quindi Gea dal petto ampio, sede sicura sempiterna degli immortali tutti padroni della vetta nevosa d’Olimpo, e Tartaro nebbioso nell’interiora della terra dalle ampie strade. Quindi Eros, che il più bello degli dei immortali, e scioglie le membra, e doma nel petto degli dei e degli uomini tutti il cuore e il saggio volere. Da Kaos furono generati Erebo e nera Notte e, da questa, Etere e Giorno, che concepì unita a Erebo da amore profondo.

La tradizione egiziana
La pupilla del Mondo attribuita ad Ermete Trismegisto
Pose mano senza indugio alla sua opera di artigiano, usando elementi sacri per produrre la creazione. Dopo aver tratto da se stesso neuma sufficiente e averlo mescolato con sapienza al fuoco, lo amalgamò con alcune altre sostanze sconosciute; fuse in un tutto unico questi elementi, agitò bene il miscuglio fmchè sulla sua superficie brillò e sorrise una sostanza più sottile, più pura e più diafana di quelle da cui proveniva: era trasparente e solo l’artefice la vedeva.

 
La tradizione babilonese
Enuma Elish. Poema del VII sec a.C. che risale alla metà del Il millennio a.C. e deriva da una leggenda sumerica del 3.000 a.C.
Quando in alto al cielo non era ancora stato dato il nome,
e in basso la terra non aveva nome,
1’Apsu primordiale, da cui nascono gli dei,
la genitrice Tiamat, che li partorì tutti,
confondevano in un unico insieme le loro acque;

non erano stati ancora stabiliti i pascoli, né erano visibili i canneti,
quando nessuno degli dei era ancora apparso,
né era chiamato con un nome, né provvisto di un destino.
Allora dal seno di Apsu e Tiamat, gli dei furono creati.

Tiamat = Kaos, vinta da Marduk (che aveva per emblema la zappa) che spaccandola in due formò cielo e terra.
Apsu per i sumeri è l’oceano primordiale.
Per gli Accadi è il Dio delle acque primordiali e sposo di Tiamat

Un’ode alchemica

“AI VERI SAPIENTI”: si discorre teoricamente sopra la compositione della pietra de philosophi di Fra MarcAntonio Crassellanie Chinese (dal II torno dello scritto “Stella Fiammeggiante”del Barone di Tschoudy del 1766 ripresi da “La Lumj&e sortant par soi-mesme des Tènebres” del 1686).

Canzone prima

I
Era dal nulla uscito
Il tenebroso Chaos, massa difforme
Al primo suon d’Omnipotente Labro:
Parea, che partorito
Il Disordin l’havesse, anzi che Fabro
Stato ne fosse un Dio; tanto era informe.
Stavano inoperose
In lui tutte le cose,
E senza Spirto Divisor, confuso
Ogni Elemento in lui stava racchiuso.

II
Horr chi ridir potrebbe,
Come formossi il Ciel, la Terra, e ‘l mare
(Si leggieri in lor stessi, e vasti in mole?
Chi può svelar, come hebbe
Luce e moto lassù la Luna, e ‘1 Sole,
Stato, e forma qu’aggiù quanto n’appare),
Chi mai comprender, come
Ogni cosa hebbe Nome,
Spirito, quantità, legge, e misura
Da questa massa inordinata, impura?

III

O del Divino Hermete
Emoli Figli a cui l’Arte paterna
Fa, che Natura appar senza alcun velo,
Voi sol, sol voi sapete
Come mai fabbricò la Terra, e ‘1 Cielo
Da l’indistinto Chaos la Mano eterna.
La Grande Opera vostra
Chiaramente vi mostra,
Che Dio nel modo istesso, onde è prodotto
Il Fisico, compose Elissir in Tutto.

Per completezza dello studio che ho svolto, devo sottolineare che ho volutamente omesso quelle che sono le tradizioni riferite sull’argomento dai popoli indiani delle americhe; tale assenza è giustificata solo dal fatto che le loro tradizioni, non sempre uguali da tribù in tribù, sono numerose, ma tutte sono sorprendentemente simili a quelle riportate.
Dalla lettura delle stesse si evince come l’Uomo abbia da subito cercato di collegare la creazione del mondo ai quattro elementi (terra, aria/cielo, acqua/mare e fuoco/luce) e che questa religiosa consapevolezza nei confronti dei quattro elementi sia il motivo ricorrente nelle tradizioni riportate, nonostante questi popoli fossero tra loro distanti non solo nella storia, ma soprattutto nella geografia per le distanze di migliaia di chilometri di terre e mari, distanze che per quell’epoca potremmo definire infinite.
Traspare da ogni tradizione che ho letto, la consapevolezza della modestia dell’Uomo di fronte ad una inspiegabile, per ora, avvenimento grandioso che ci permette di essere piccoli protagonisti in un Universo immenso, composto da migliaia di miliardi di Galassie, ognuna a sua volta comprendente centinaia di miliardi di stelle e pianeti.
Di fronte a questo (forse infinito) Universo, l’Uomo moderno, consapevole del suo pensiero, si ferma attonito e commosso.
Papa Wojtila ha scritto che, trovandoci immersi in questo straordinario Creato, l’interrogativo che scorre dal “Mistero” all’ “Assurdo”, potrebbe ottenere una ipotetica risposta soltanto dal “Mistero”. Possiamo far nostro questo suo meditato pensiero!

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