FRETTA E VELOCITA’

Considerazioni sull’uso del Tempo prima e dopo la pandemia

inserito il 05 05 2020, nella categoria Società, Tavole dei Fratelli, Tempo

fretta

Tavola del fr:. A:. Mis:. (per g.c. della R:. L:. Savonarola all’Or:. di Ferrara)

“…ho scoperto che tutta l’infelicità degli esseri umani deriva da una sola cosa e cioè non saper restarsene tranquilli in una stanza…” (Blaise Pascal).

 Come nelle trame dei migliori film catastrofisti, ci siamo ritrovati catapultati in una dimensione surreale, caratterizzata da un elemento: LA RESTRIZIONE DELLA LIBERTA’…

Per chi, come me, ha avuto la fortuna di non vivere direttamente la guerra, credo ne abbia avuto un’immagine: “Coprifuoco”, povertà improvvisa e diffusa, code per ottenere un pasto in cambio di un “buono” del Governo, centinaia di morti ogni giorno, che ormai non ci fai più caso, fosse comuni per seppellire, senza un saluto, un amico piuttosto che un corpo qualunque.

Di colpo la nostra vita, senza un preavviso, è stata radicalmente stravolta. Ricordo che fino ai primi giorni di marzo, la mia vita era scandita da pensieri pressochè. costanti e sempre uguali. Mi svegliavo, dopo la doccia mi facevo la barba, sceglievo la camicia meglio abbinabile alla giacca, mi recavo in studio o in Tribunale per sbrigare le incombenze professionali e più ne facevo e più mi accorgevo che avevo dell’altro da fare e che il tempo non sarebbe stato sufficiente.

Allora iniziavo a “scegliere” in base all’urgenza cosa fare subito e cosa nel pomeriggio. Il tutto sempre con la massima attenzione a riconoscere, qualora si fosse presentata, l’occasione professionale del giorno, della settimana o della vita. Sì, quella pratica che porta i soldi veri e se non soldi, porta quella visibilità e pubblicità che potrebbe essere il volàno per l’ingresso di nuove pratiche “importanti”,. perche. diciamo la verità, amo il mio lavoro, ma si lavora per guadagnare ed il fatto di svolgerlo con piacere è solo di aiuto.

Ma da marzo 2020, le cose sono cambiate. Dopo i giorni iniziali, governati dall’ansia di rimanere indietro con il lavoro piuttosto di non essere nel posto giusto al passaggio di quella pratica importante che si aspetta sempre, ho imparato a guardare la vita in modo diverso.

Non potevo uscire di casa. Tutto era sospeso. Mi sono addirittura tolto l’orologio, non lo indosso da quasi due mesi. L’orologio è il compagno inseparabile di un professionista. Solitamente lo tolgo solo in estate, in vacanza. Stare senza orologio è il mio segnale con cui comunico, al mondo, che mi sono fermato.

Ho imparato, forse per non impazzire, a riorganizzare ciò di cui disponevo in abbondanza: IL TEMPO.

Ed allora mi sono accorto di quanto tempo avevo a disposizione. Finalmente avevo tempo per tutto e specialmente per vivermi il tutto. Ho avuto tempo per fare colazione alla mattina, con calma, stando affacciato al balcone; passeggiare, leggere il giornale, leggere quei libri che da mesi avrei voluto prender in mano e che nella mia libreria accumulano polvere. Ho scoperto il piacere di parlare al telefono non perché necessario ma per il gusto di farlo. Ho scoperto quanto sia bello pranzare con qualcuno senza avere fretta. Avere il tempo per parlarsi ed ascoltarsi.

Di colpo ho realizzato di aver sempre creduto di vivere in velocità per poter fare tutto. Invece vivevo di fretta. La fretta, il più delle volte, non ti consente di assaporare il momento. La fretta non è consapevolezza e, conseguentemente, non è  sapienza.

Fretta e Velocità, sono due concetti differenti. Il primo è uno stato dell’anima, il secondo è un concetto prettamente fisico.

La fretta è un anticipare un evento che necessita di tempo, di maturazione. La velocità è uno stile di vita, un obbiettivo.

Entrambi questi concetti non possono prescindere dal TEMPO. Li si potrebbe definire due modi distinti di impiegare il tempo stesso. Con l’avvento del computer o del cellulare, ad esempio, abbiamo avuto la sensazione di diventare più veloci in tutto.

Appartengo a quella generazione che non è nata con il cellulare. Il cellulare avrebbe potuto farci guadagnare tempo. Potevamo essere reperibili e reperire in qualunque momento.

Utile ma, al contempo, spesso non necessario. Eppure se oggi dimentico il cellulare o mi si scarica, mi lascio prendere da uno strano stato ansioso. Se qualcuno ha bisogno o se sta male non potrà trovarmi. Per non parlare della compulsiva necessità di visionare, sul cellulare, internet o i social o i messaggi.

Siamo passati dalla velocità alla fretta. In questi giorni di Coronavirus e di restrizione della libertà, ho potuto, finalmente spegnere, qualche volta, il cellulare.

E allora, rifletto sulle mille paure che lasceranno il posto a questa terribile emergenza sanitaria. Penso a come cambieranno le persone e a come cambierò io. La socialità verrà stravolta, facendo attenzione a non sfiorarci neppure per errore, a parlare con le persone rimanendone distanti e chissà quanto passerà prima di risentire il calore di un abbraccio forte e sincero.

Spero però, almeno per quanto mi riguarda, di non dimenticare troppo velocemente queste mie riflessioni sull’impiego del tempo. Spero di ricordarmi di valorizzare il sapore di una passeggiata senza meta, di un libro letto interpretandolo o di un momento vissuto senza prevederne il finale.

Spero di vivere con quella velocità adeguata al momento, ma che mi faccia percepire ogni istante. Spero di abbandonare la fretta.

A:. Mis:.

12 Maggio 2020

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